''Al mio Dio,che odio tanto''
A piedi nudi avanzo lentamente
verso l'immensa distesa scura del mare,affondando nella sabbia umida della
notte.Passo dopo passo le lacrime scivolano dagli occhi,rigano le guance
arrossate per il freddo,per poi morire sulle labbra lasciando solo un sapore
salato che si mischia all'odore della salsedine dell'aria.I ricordi si fanno
strada nella mia mente sovrastando ogni altro pensiero,scivolano lenti per poi
travolgermi in un vortice di sensazioni.Una lettera nelle mie mani e una
foto:io e la mia bambina.
Ricordi di una vita ormai
abbandonata affollano la testa,riecheggiano come musiche di un folle
compositore,riempiono il cuore e scacciano,anche per un solo istante,le paure
del presente troppo doloroso e di un futuro troppo incerto.
Immagini senza fine si susseguono
nella mente,riaprendo le ferite ancora fresche da cui scorre nuovamente vivo il
sangue cremisi,i colori si mescolano e le parole si fondono in un turbine di
nostalgia ed amara dolcezza.Sento ancora la sua presenza al mio fianco,il suo
caldo abbraccio,il suo sguardo curioso su di me,come avrei voluto dirle che
l'amavo,come avrei voluto raccontarle di quelle notti in cui restavo sveglia a
guardarla mentre dormiva serena.
Mia figlia,la mia vita.
Una bambina dai lunghi ricci
neri,dal viso aggraziato:una bambola dai lineamenti gentili e dagli occhi
smeraldini,vispi,vivi.Quegli occhi che spesso mi scrutavano con
tenerezza,quegli occhi che sapevano infondermi calore,lo stesso calore che mi
dava quando si accoccolava sul mio seno e si lasciava cullare dal mio
respiro.Lei era la scintilla che faceva battere il mio cuore,la mia gioia.
Era la mia bambina...
Ajat Hallah,miracolo di Dio,così
la chiamai in onore di suo padre,tanto fedele alla sua religione da abbandonare
la giovane moglie e la figlia neonata per combattere per la salvezza della
patria,sacrificandosi per quella delle sue donne.
''Un giorno diventerò come
papà.''mi diceva con il sorriso ingenuo di chi non capisce,''Proteggerò la
mamma dai cattivi!''.E continuava a non comprendere per quale motivo ogni volta
che lo dicesse io piangevo,mi abbracciava e mi consolava in silenzio
inebriandomi del suo tenero odore di bambina.
Purtroppo,abbandonò troppo
presto l'infanzia:diventò una giovane donna,alta e fiera,con il suo burqua
turchese che metteva in risalto gli splendidi occhi.Il suo desiderio di seguire
le orme del padre non era mai svanito,anzi col tempo si era
rafforzato.L'innocenza era scivolata via dal suo sguardo,lasciando posto alla
consapevolezza dai dolori della vita,della crudezza della realtà,della
cattiveria della guerra.E proprio in quello sguardo io rivedevo suo padre,la
sua determinazione,la sua bontà,la sua fede,la sua pazzia.Ajat voleva
giustizia,voleva riscattare la nostra popolazione da una situazione di totale
decadenza,voleva vendetta.
''Il mondo è malato,bisogna
purificarlo.Hallah è l'unico capace di questo,e noi sulla terra dobbiamo
seguire il suo volere,attuare il suo progetto.'',mi disse,''Io sono nata per
questo,tutti noi lo siamo.Seguirò il mio destino,morirò se necessario,proteggerò
te e la mia gente.Mamma,io non ho paura.''.
Erano discorsi troppo duri per
una diciottenne,troppo difficili da capire per il cuore di una madre.
''Secondo il Corano il martire
maschio verrà accolto in paradiso da settandue splendide vergini,invece la donna
martire sarà la responsabile,la direttrice,l'ufficiale delle altre.Sarà la più
bella tra le belle.Io ci riuscirò,io sarò ricordata per sempre,io sarò una
shaid.''.
E con queste parole mi
lasciò,abbandonò la nostra casa a soli diciannove anni per arruolarsi
nell'esercito islamico...
Per un attimo il paesaggio che
mi circonda mi distrae dai miei pensieri: le onde danzano nell'oscurità
infrangendosi armoniosamente sulla riva,ritirandosi immediatamente per poi
ricominciare all'infinito.Il vento freddo accarezza il mio viso,ormai,solcato
da leggere rughe e un brivido sale lungo la schiena attraversando velocemente
la pelle.Come vorrei dimenticare,come vorrei porre fine al dolore dilaniante
che mi preme sul cuore,vorrei ma non posso.Non potrò mai.
Mi abbandono sulla sabbia,le
ginocchia al petto,la fronte poggiata su di esse.Dopo un po' di tempo riapro
gli occhi ,riprendendo a camminare lungo il gelido litorale.Scruto il cielo
stellato che si fonde nell'immensa distesa d'acqua del mare alla ricerca di un
orizzonte sempre più lontano ed irraggiungibile.Fa sempre più freddo,vento
soffia forte alzando leggeri mulinelli di granelli dorati,nella mia mano
stringo ancora la lettera sigillata da un francobollo straniero,consegnata
poche ore fà.La paura di aprirla è troppa,la consapevolezza di ciò che potrebbe
esserci scritto fa scaturire in me un profondo senso d'ansia.Cerco di farmi
coraggio e tremando apro quella busta proveniente dall'America,rileggo il nome
del mittente per l'ennesima volta:Ajat Hallah.
All'interno un piccolo ciondolo
d'oro,quello che il padre aveva donato alla piccola prima di partire per la
guerra dalla quale non sarebbe mai più tornato, ed una lettere scritta a mano
con una grafia dolce e tonda quasi infantile che dice:
Cara madre,
sicuramente sarai sorpresa di
aver ricevuto questa lettera.Ho poco tempo per scriverti purtroppo,forse non
avrei neanche dovuto ma ne sentivo davvero il bisogno.So bene che speravi in un
futuro diverso per me,so che volevi che continuassi gli studi, magari
all'estero,in Italia, e che mi trovassi un buon marito.Sai,forse nel profondo
del mio cuore lo desideravo anche io,ma sappiamo entrambe che il mio destino è
diverso: è inciso nel mio spirito,sulla mia pelle e nella mia mente dalla
nascita.Lo stesso Hallah ha scelto per me questa sorte: egli mi ha ritenuta
degna di combattere nel suo esercito in una guerra in cui solo la fede può
portare alla vittoria,in cui la salvezza del paese dipende solo dai nostri
sacrifici e dal nostro valore.
Domani salirò sul mio aereo,così
finalmente, potrò portare a termine il mio compito su questa terra e sia tu che
papà potrete essere davvero orgogliosi di me.
Mamma ti chiedo solo di non
piangere per me lacrime sporche di dolore ma sorridi poichè tua figlia si è
battuta dolorosamente per il tuo bene e per quello di tutta la popolazione..
Ti saluto per l'ultima
volta,cara madre,ricorda che ti amo.
Tua figlia
Ajat Hallah.
Come può una madre non impazzire
dal dolore leggendo tali parole?
Mi dispiace,ma non potrò
esaudire il desiderio della mia bambina,non riesco a trattenere le lacrime dai
miei occhi.Non riesco ad affrontare la realtà,continuo a sperare che sia solo
un sogno ingannatore e che svegliandomi la troverò ancora tra le mie braccia
teneramente addormentata.
Come si può continuare a vivere
quando si ha perso tutto quello per cui valeva la pena andare avanti?
Mi dispiace,ma adesso non riesco
più a credere in quel Dio che tanto il mio caro marito ha amato,non posso più
sostenere gli ideali per i quali la mia famiglia si è sacrificata.
Come può il mondo restare
indifferente dinanzi allo sterminio di un'intera popolazione,al suicidio folle
di ragazzi innocenti colmi d'odio e allo stesso tempo di speranza?Vorrei
chiederlo al mio Dio questo,vorrei sapere il perchè di tanta sofferenza,cosa
abbiamo fatto di male per meritarci cio'?
Il sole sta sorgendo
all'orizzonte infuocando l 'oscuro cielo con i suoi scarlatti raggi,le stelle
piano piano si spengono con dolcezza ed io resto qui,seduta aspettando che la
mia bambina riesca a tornare da me,che il mondo riesca a ribellarsi al mio
Dio,che odio tanto.