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Autore: dirkfelpy89    28/04/2023    0 recensioni
1998 - il il Canada–France–Hawaii Telescope osserva per la prima volta, dalla terra, il satellite di un asteroide: 45 - Eugenia. In cerca di ispirazione per dare un nome a quel piccolo satellite, a Lucienne, una ricercatrice, viene chiesto di portare il diario di sua nonna, contenente, tra tante cose, la triste storia di Eugenio Napoleone, l'unico figlio dell'ultimo imperatore francese Napoleone III.
Questa è la storia dei suoi ultimi anni.
"Un piccolo asteroide che orbita intorno a 45 Eugenia… non è possibile," sussurrò Lucienne, osservando il quaderno e cercando ancora una volta di ricacciare indietro le lacrime. "Le Petit Prince."
Genere: Angst, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Napoleonico, Età vittoriana/Inghilterra
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Capitolo 9,Un Posto nel Mondo

 



"Lorsqu'on appartient à une race de soldat ce n'est que par le fer qu'on se fait connaître*”
Luigi Eugenio.

 

L'abitazione era piccola eppure decorata e ammobiliata in maniera elegante e sobria, così come si addiceva a un sottufficiale dell'esercito di sua maestà.
Margaret sedeva composta sul divano del salotto, una piccola creaturina attaccata al seno. Composta, ecco, Luigi Eugenio non sarebbe riuscito a trovare un altro aggettivo per descrivere quella donna e il suo dolore.
Non aveva pianto una volta da quando era entrato a farle visita, non perché non le importasse della sorte infausta del marito, semplicemente il principe aveva capito che il dolore che Margaret stava provando, in quel momento, andava al di là delle lacrime. La poteva comprendere benissimo perché, seppur in tono minore, anche il suo dolore per la perdita di Philip lo aveva annichilito per diverse ore.
Quando un uomo va in guerra, seppur contro una nazione sulla carta di potenza inferiore, ogni donna deve accettare che c'è una certa percentuale di possibilità che il marito non torni a casa.
Un pensiero già difficile in teoria, in pratica impossibile: nella realtà nessuno si aspetta di salutare il marito e di non vederlo mai più tornare.
E in quel caso nemmeno di poter piangere sul suo cadavere perché tutti i soldati morti nella guerra contro gli Zulu erano stati semplicemente seppelliti là, in Africa, tranne gli ufficiali: quelli che erano nelle condizioni migliori erano stati fatti rimpatriare.
Ma non c’era stato posto per Philip e la sua squadra.

Luigi si rigirò il cappello tra le mani. Ormai si trovava in quella abitazione da un quarto d'ora e a parte le condoglianze non era riuscito a esprimere un granché.
"Margaret, io…" si impappinò.
Che cosa poteva dire a una donna appena diventata vedova e madre?
"Conoscevo vostro marito, sono sicuro che sia morto con onore e in fondo… per un soldato morire in battaglia penso possa essere considerata come una morte onorevole. Insomma, credo che…"
Ma cosa stava dicendo?
La donna lo osservò con sguardo vitreo: era ovvio che non lo stesse a sentire e che ogni sua parola non potesse tirarla su di morale.

La sua visita non aveva più alcun senso quindi si alzò, strinse le mani alla vedova e sussurrò: "per qualsiasi cosa non esitate a scrivere a Camden House. Volevo davvero bene a vostro marito."
Nessuna reazione accolse quelle parole.
Luigi si affrettò quindi a uscire dalla casa, salì su una carrozza che lo stava aspettando, e si diresse il più velocemente possibile lontano da quel bozzolo di dolore.

/ / / / / / /



I giorni successivi si rivelarono particolarmente strani per il principe. Divenne irrequieto, Camden House una gabbia contro la quale sbatteva a ripetizione, le tediose chiacchiere politiche un'inutile perdita di tempo, il cervello e la mente in preda a mille idee diverse e a loro contrarie.
E quel che era peggio, non riusciva a confidarsi con nessuno.
Sua madre e i collaboratori che lo seguivano lo avrebbero considerato ancora una volta uno stupido viziato e perciò fu solo con una visita di Beatrice che riuscì a esprimere ciò che lo turbava da giorni.

I due decisero di occupare uno dei salottini che dava sul prato dietro la residenza, una delle stanze che offriva la maggiore privacy perché la più lontana, in linea d'aria, dalle stanze di sua madre e degli altri collaboratori.
Beatrice osservò a lungo il principe e non appena vennero serviti tè e pasticcini e rimasero da soli, non poté rimanere oltre in silenzio.
"Si può sapere cosa c'è? Sembri agitato, come se qualcosa ti rodesse dentro."
Luigi Eugenio sorrise, suo malgrado. Quei due ormai si conoscevano talmente bene che non c'era bisogno di parlare per esprimere i loro stati d'animo più nascosti e remoti.

Bevve un sorso di tè scuro e poi, finalmente, parlò.
"Ci ho pensato a lungo e ho un'idea che non mi passa più dalla testa e la quale, ormai da giorni, mi impedisce di svolgere anche la più stupida e semplice attività."
"E sarebbe?"
Il principe rimase in silenzio per alcuni secondi, assaporando l'aria carica di attesa.
"Voglio andare in Africa e unirmi alla guerra contro gli Zulu."

Beatrice l'osservò per qualche istante, l'espressione basita.
"L'esercito inglese si sta già organizzando e sta per mandare una seconda ondata di soldati per vendicare la sconfitta subita a gennaio. Per via traverse, sono riuscito a sapere che la mia vecchia compagnia verrà mandata in Africa perciò gli ho scritto, chiedendogli di potermi aggregare a loro e sarebbero felicissimi di farlo," spiegò il ragazzo. "Mi hanno risposto proprio stamattina. I tempi sono stretti… ma la cosa è fattibile."
"Ma… perché?" Chiese Beatrice, ancora stupita. "Perché vuoi combattere una guerra che non è nemmeno la tua?
L'altro rispose, pronto, si era aspettato quella domanda e sapeva bene cosa dire perché aveva scandagliato la sua anima per giorni e giorni.
"Potrei dirti che voglio vendicare il mio amico, e quella in effetti è stata una delle molle che mi ha spinto a pensare di partire, ma in realtà è da mesi che voglio andarmene via di qui. Non che stia male in Inghilterra, anzi, ma mi sembra di star sprecando il mio tempo. Noi Bonaparte siamo riusciti a dimostrare il nostro valore solo con la guerra, non con la mera politica," rispose, sorseggiando il tè. "Mi sento ancora un ragazzino, benché sia capo dei Bonapartisti. Ci ho pensato a lungo e alla fine mi sono convinto che la situazione è così perché non ho ancora dimostrato il mio valore in battaglia."

"Perdonami, ma è una motivazione che non riesco proprio a comprendere," sussurrò Beatrice.
"Non puoi, solo mio padre poteva farlo perché anche lui, da esiliato, riuscì a risalire al potere e solo grazie alle guerre che intraprese poté sentirsi davvero un uomo forte e un imperatore a tutti gli effetti," spiegò Eugenio.
"Ecco perché mi annoio, ecco il motivo della mia ricerca costante di distrazioni e di viaggi. Devo mostrare il mio valore e se non posso farlo con la Francia… allora forse lo potrò fare per l'Inghilterra.
E se non posso mostrare il mio valore con la politica allora ci riuscirò con la guerra."

Beatrice prese le sue mani e le strinse, lucide lacrime apparivano agli angoli degli occhi.
"Ti capisco, sei sconvolto dalla morte del tuo amico e allora credi che sia necessaria la guerra ma non lo è, hai già dimostrato il tuo valore, lo fai ogni giorno portando avanti la tua lotta in Francia!"
"Ma, cara Beatrice, sono tutto tranne che sconvolto, anzi, non sono mai stato più lucido in vita mia!” Esclamò l’altro. “Sono convinto che se andassi in Africa e dimostrassi il mio valore poi potrei tornare qui e finalmente prendere in mano la mia vita, il mio futuro. Non posso ancora farlo ma perché mi sento ancora un ragazzino sbarbato e imbelle e solo una guerra può estirpare questa sensazione che mi perseguita!”

Si alzò in piedi, avvicinandosi alla finestra.
"Quando si appartiene a una stirpe di soldati è solo con il ferro che ci si può far conoscere."*
Beatrice scosse la testa, ancora sconvolta.
"Tua madre non sarà affatto d'accordo con questa decisione, scommetto che non gliel'avrai ancora detto."
"Già, ma accetterà il mio volere."
La ragazza sorrise, amara.
"Tu ancora non la conosci…"
"Non ti preoccupare. Se vuoi aiutarmi, te ne sarei grato, introduci l'argomento a tua madre. Alla mia ci penserò io."

/ / / / / / /



Furono parole molto coraggiose ma distanti dalla realtà. Il principe conosceva la madre e sapeva che non l'avrebbe presa affatto bene.

Quella sera non mangiò quasi nulla, lo stomaco contratto dall'ansia per la conversazione che avrebbe dovuto affrontare.
Ecco, come poteva pensare di diventare Imperatore quando aveva ancora timore della propria madre?

Eugenia, d'altrocanto, s'accorse immediatamente che qualcosa non andava, del resto suo figlio era una buona forchetta, ma attese il termine della cena per rivolgergli la parola.
"C'è qualcosa che ti turba?"
Luigi alzò il capo dal bicchiere di vino rosso ancora a metà. Aveva senso mentire a quella donna?
"Sì. In realtà ho un proposito in mente ma so che a voi non piacerà," rispose, osservando la madre.
"Di cosa si tratta? Forse, dopo che avrai espresso questo proposito, la mia reazione sarà diversa da quella che credi," osservò la donna, curiosa.
Luigi sorrise, scuotendo la testa.
"Non credo… ma tanto non ha senso fingere. Voglio andare in Africa a combattere gli Zulu," disse, quasi senza prendere fiato.

Si era aspettato una reazione fragorosa da parte della madre, urla, strepiti, ma quella rimase in silenzio, una singola ruga tra gli occhi a far capire come quella rivelazione la turbasse.
Raccogliendo il coraggio a due mani, il principe continuò, parlando velocemente, le parole che incespicavano.
"In realtà, questo pensiero mi passa per la mente da mesi. Noi Bonaparte siamo una razza di guerrieri, non di semplici politicanti, desideravo da tempo una guerra per mettermi alla prova e per dimostrare il mio coraggio, il valore della mia stirpe. E questa, forse, può essere l'occasione giusta."
Prese fiato e continuò.
"Non nego che la morte del mio amico abbia aggiunto un certo peso ma sarei voluto partire comunque, anche senza la perdita di Philip."
Cos'altro poteva aggiungere?

La donna rimase in silenzio per qualche altro istante, poi si riscosse.
"Sono lieta del fatto che il tuo giudizio sia migliorato. In effetti hai ragione, non sono per niente d'accordo con quello che hai appena detto."
"Lo sapevo, infatti…"
"Ancora una volta, però, ti dimostri molto egoista, Luigi," la donna lo interruppe, "per l'ennesima volta pensi prima alle tue esigenze e poi a quella delle centinaia, migliaia di persone che credono nella nostra causa."
Erano parole dure, proprio quelle che si aspettava di ricevere.
Ma non avrebbe mollato, quello non era il capriccio di un ragazzino viziato e sua madre avrebbe dovuto capirlo e accettarlo.
"Già il fatto che tu abbandoni l'Inghilterra per andartene in Africa metterà in discussione il nostro movimento ma pensa se dovesse succederti qualcosa! Spezzeresti il cuore a tua madre ed a un'intera Nazione."
"Adesso siete terribilmente melodrammatica," sbottò Luigi.
"No, sono terribilmente realista. Che cosa penseranno i nostri oppositori, vedendoti partire? Che a te non importa nulla della Francia. E non saranno i soli a pensarlo, tanti dietro le tue spalle ti criticheranno aspramente e ferocemente per questo viaggio, per la partecipazione di una guerra che non ti appartiene minimamente."

"Madre, so che siete arrabbiata, ma dovete capire che il mio non è un cruccio ma un tormento che mi assilla tanto e adesso ho scoperto la causa di questo tormento," Luigi Eugenio disse, dopo qualche secondo di silenzio nei quali madre e figlio si occhieggiarono senza dire nulla.
"Per noi Bonaparte è attraverso il ferro che è arrivata la gloria e l'onore e io non posso essere da meno. Certo, in tanti mi criticheranno perché andrò in Africa, invece di rimanere qui a pensare alla Francia e alla politica, ma quando tornerò vincitore, ricoperto di onore, quando avrò mostrato a tutti che non sono un semplice ragazzino ma un uomo, allora le cose cambieranno e tutti mi guarderanno con rispetto e non con semplice condiscendenza!"
"Sembra di sentire parlare tuo padre. Ma non pensi a quello che proverò io, sapendoti a migliaia di chilometri di distanza, aspettando qualche notizia?" Chiese la donna. "Ci sono già passata molte volte con tuo padre e anche con te, durante la guerra Franco-Prussiana. Ma allora eri vicino, seppure nell'occhio della battaglia potevo sapere tutto entro pochi giorni… ma se tu vai in Africa io rimarrò qui, sorda e cieca."

Il principe si alzò in piedi e si avvicinò velocemente alla madre, mettendosi in ginocchio al suo fianco.
Prese le mani della donna tra le sue e sussurrò: "so che questo pensiero vi dilania ma il fatto di non poter fare niente divora anche me. Ho chiesto a Beatrice di parlare con la regina Vittoria, il mio vecchio reggimento mi accoglierebbe a braccia aperte. Sapete, in cuor vostro, che mio padre mi avrebbe dato ragione."
Eugenia accarezzò il volto del figlio poi, a sua volta, si alzò in piedi.
"Sì, lui avrebbe capito questa tua richiesta."
Aveva caricato in maniera forte e precisa il ‘lui’: era chiaro che lei non fosse dello stesso avviso ma non disse altro. Volse le spalle a Luigi e uscì dalla sala da pranzo senza aggiungere altro.

Il principe si alzò sbuffando e si rimise a sedere, terminando di bere il vino rosso.

Conosceva sua madre, ci sarebbe voluto del tempo per farle digerire quella sua scelta ma alla fine l'avrebbe accettata, la scelta di nominare Napoleone III si era rivelata vincente perché era chiaro che la donna non potesse contraddire il figlio. Non su quell’argomento, perlomeno.
Adesso rimaneva da convincere solo la regina Vittoria, ma contava sull'ascendente che Beatrice aveva sulla donna.
E poi l'Africa, il viaggio, la guerra e l'onore.

/ / / / / / /



Qui finalmente sono riuscito a recuperare un po' di informazioni frastagliate.
Sappiamo che Luigi voleva andare in Africa per mostrare il suo valore e che la madre all'inizio era contrario a questa scelta. Ho fatto 1 + 1 e spero che in questo capitolo le motivazioni del principe e quelle della madre siano chiare e soprattutto valide.
Si avvicina terribilmente la parte finale, da una parte non vedo l'ora di affrontarla dall'altra mi dispiace davvero tanto perché mi sto affezionando sempre più a questa storia e al povero principe.
Alla prossima!

  
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