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Autore: oops_logout    29/04/2023    0 recensioni
[...]Nemmeno la sua tomba aveva lasciato agli eredi che con sorpresa scoprirono che la zia Ortensia aveva donato il suo corpo alla scienza e che una volta finito nulla sarebbe dovuto andare alla famiglia, una famiglia che viveva lontana, assente, ma affamata di eredità, ma un’eredità a loro insaputa davvero insolita.[...]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Numero parole racconto: 875

Una piccola e speciale eredità


Era già trascorso un mese dalla dipartita della zia Ortensia, era finalmente andata a l’università per farsi studiare come aveva detto per tutta una vita. Nemmeno la sua tomba aveva lasciato agli eredi che con sorpresa scoprirono che la zia Ortensia aveva donato il suo corpo alla scienza e che una volta finito nulla sarebbe dovuto andare alla famiglia, una famiglia che viveva lontana, assente, ma affamata di eredità, ma un’eredità a loro insaputa davvero insolita.
 
Erano stati convocati dal notaio tutti i parenti successori dato che la zia Ortensia non aveva figli né marito, e chi quel giorno non si fosse presentato in prima persona a tale ora e a tale posto sarebbe stato esonerato dall’eredità. Era astuta la zia Ortensia e studiava la legge per poter girare le cose in suo favore. C’erano una quarantina di persona, tutti figli di cugini o figli dei figli dei cugini, Yan che pur non essendo parte della famiglia fu convocato anche lui dal notaio. Discretamente li scrutava uno per uno con espressione vacua di chi pensa ai fatti suoi seduto su una poltrona in un angolo della stanza in cui erano stati tutti radunati. Volti sconosciuti, non li aveva mai visti nemmeno una volta in vent’anni. «La cara zia Ortensia aveva una grande stalla con dentro i cavalli, la mia parte la venderà, non so che farmene di una stalla» disse una, «Io invece spero abbia lasciato dei gioielli. Aveva i cavalli dunque era ricca, no?» rispose l’altra con indosso pacchiana bigiotteria. A Yan venne da ridere sentendo le due fanciulle ciarliere a pochi metri da lui e camuffò prontamente la risata in un colpo di tosse, sapeva benissimo che quella stalla non era della zia Ortensia ormai da decenni ma di Nilde, allieva di Ortensia. «E tu sei?» gli rivolse la parola quella con la pacchiana bigiotteria accorgendosi della sua esistenza, «Oh ehm Yan, lo stalliere della scuderia» la tipa si sedette sul bracciolo della poltrona e Yan si strinse di lato, lo sguardo che guizzava dalla tipa al resto della stanza, lo metteva a disagio la vicinanza degli estranei «Bene, lo stalliere. Anche tu sei parte dell’eredità?». Il notaio entrò nella stanza e li invitò tutti a prendere posto attorno al grande e pesante tavolo di legno scuro, era dello stesso legno della mobilia della stanza arredata in stile barocco, a Yan sembrava tanto una delle stanze della casa della famiglia Addams. Il notaio, un uomo pallido, parzialmente calvo e molto magro aveva tra le mani una piccola scatola e una lettera. C’era il silenzio, tutti aspettavano la loro fetta di eredità. Posizionò la scatola al centro del tavolo. Era una graziosa scatolina di fiammiferi in cartone di quelle che si aprono a scorrimento, lunga sette centimetri e larga quattro, alta due, tutta di colore bordeaux e sulla faccia la riproduzione del dipinto di Luca Giordano in cui Ercole getta Diomede in pasto alle sue giumente1. Il notaio indossò i suoi occhiali quadrati dalla montatura leggera color argento che con il completo grigio gli davano un’aria ancor più distinta, illustrò loro tutti i termini legali e poi, finalmente, aprì la lettera e lesse con serietà: “Miei cari, carissimi, sconosciuti eredi, se dovessi incontrarvi per strada nemmeno vi riconoscerei, ci siamo visti una volta o forse due, qualcuno di voi non l’ho nemmeno mai incontrato. So bene che siete a conoscenza della mia scuderia, della mia casa, dei miei cavalli, dei miei terreni. Ebbene, sappiate che ho dato via tutto molti anni fa, compresi i soldi del ricavo e tutto ciò che vi lascio oggi in eredità è questa scatolina di fiammiferi. Spero apprezziate la riproduzione del dipinto, purtroppo io, al contrario di Diomede, non ho mai avuto giumente a cui dare in pasto le persone… che peccato!
Vi lascio questa mia unica eredità, mi auguro ve la godiate.
Yan, a te non spetta niente, volevo solo che tu fossi presente, dopotutto te lo avevo detto che lo avrei fatto. Ci rivedremo in un’altra vita fiore di sulla.”
Ripiegò la lettera e aprì la scatolina di fiammiferi e dentro c’era un bigliettino piegato in due, il notaio lo aprì, era scritto in elegante corsivo “E mo’ spartitavelli2!”. Posò sul tavolo affinché tutti potessero vedere la scatolina aperta e il bigliettino spiegato. Tutti guardarono. Qualcuno inorridì, qualcun altro si arrabbiò. Dentro la scatolina c’era una manciata di pidocchi morti e rinsecchiti. Accadde il caos, alcuni iniziarono a sbraitare, altri iniziarono a litigare per il possesso della scatolina, qualcuno piangeva ed il notaio cercava invano di calmare quella quarantina di persone chiassose che erano lì con la sola speranza di ricevere del denaro da una zia che nemmeno conoscevano se non di nome. Yan si alzò e uscì dalla caotica stanza e mentre percorreva il corridoio cominciò a ridere divertito. Gli tornò in mente la zia Ortensia che rideva a crepapelle ogni volta che raccontava della scatola di pidocchi da lasciare in eredità. Era avvenuto esattamente come lei lo raccontava ogni volta vivendolo tramite l’immaginazione. Una scura stanza in stile barocco, tutti gli eredi speranzosi di ricevere qualcosa, il notaio serio e grigio, la scatola di pidocchi e il caos. Ora che lo aveva vissuto comprese il perché delle tante risate della cara e particolare zia Ortensia.



1 Dipinto di Luca Giordano; 1685; Ercole getta diomede in pasto alle sue giumente Clicca qui per vedere il dipinto 
2 Spartitavelli = divideteveli 

I nomi e gli eventi sono frutto dell’immaginazione e puramente casuali, non si riferiscono a fatti accaduti e persone esistenti, se poi lascerete in eredità una scatola di pidocchi, affari vostri. 
 
   
 
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