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Autore: Biblioteca    02/05/2023    2 recensioni
E se Harry non fosse mai cresciuto con i Dursley?
Se la McGrannitt, Hagrid e Piton, di comune accordo (e con molti complici) avessero deciso di portare Harry a Hogwarts prima del tempo e di crescerlo al sicuro?
Harry Potter sarebbe sicuramente stato diverso, al primo anno come ai successivi. Ma come e quanto sarebbe cambiato? E perchè?
In questa prima storia (che inizia la notte prima dei suoi undici anni e finisce con il suo smistamento) voglio presentarvi un Harry Potter diverso e vedere, insieme a voi, se può diventare un personaggio interessante su cui lavorare o restare solo una fantasia di una storia diversa dalle solite...
Genere: Fantasy, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Minerva McGranitt, Rubeus Hagrid, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Quercia era la prima creatura vivente che conosceva dopo due anni.
A parte la McGrannitt, Piton, Hagrid e Thor, a Harry non era stata mai data la possibilità di incontrare altri esseri viventi.
La McGrannitt e Piton avevano parlato di fantasmi, ma a quanto pareva evitavano i sotterranei, preferendo le parti superiori del castello.
Solo uno di loro, Il Barone Sanguinario, preferiva i sotterranei e per questo era diventato il fantasma ufficiale della casa Serpeverde.
Ma Piton, che di quella casa era capo, aveva assicurato a Harry che il fantasma non si sarebbe fatto vedere.
“Non abbiamo scelto questa stanza a caso, Potter.” Aveva detto Piton seccato di fronte alle continue domande di Harry, terrorizzato dall’idea di potersi svegliare una notte e vedere un fantasma girargli attorno al letto. E con quel nome poi, chissà che aspetto terrificante doveva avere…
Ma Piton si era rifiutato di rispondere oltre, gli aveva però offerto un libro che raccontava la storia di Hogwarts. Oltre a quella dei quattro fondatori, veniva spiegata anche quella dei fantasmi delle case. E Harry si rattristò molto quando lesse dell’orribile fine del Barone Sanguinario e di Helena Corvonero. Lei uccisa da lui, che subito dopo si era suicidato.
“Forse per questo sta sempre nei sotterranei. Se salisse, la vedrebbe…” aveva pensato il bambino.
Tuttavia, anche se la stanza era a quanto pare una delle più segrete del castello, c’erano state due occasioni in cui Harry aveva avuto occasione di incontrare qualcuno dentro Hogwarts.
La prima quando una notte aveva sentito raschiare al legno della sua porta.
Non era riuscito a prendere sonno, forse perché dalla finestra incantata aveva intravisto un fantasma passare nel giardino con la luna piena.
Immobile aveva ascoltato il raspare delle unghie, domandandosi cosa ci fosse fuori ad aspettarlo, finchè non aveva udito un miagolio, seguito da una voce gracchiante: “Principessina, te l’ho già detto, questa stanza è sotto la custodia di Piton che ci ha detto che non possiamo entrare…”
Un altro miagolio, poi delle forti fusa.
“Su, dolcezza mia, andiamocene.”
Harry era rimasto sveglio fino all’alba poi aveva parlato alla McGrannitt dell’accaduto.
“Erano Gazza e la sua gatta, Mrs Purr. Niente di cui preoccuparsi, ma sono contenta che non hai provato ad aprirgli la porta.”
La maga, seduta vicino a Harry, aveva spiegato al bambino che Gazza era un uomo molto duro, che odiava i ragazzi allievi della scuola perché era un Magono (nato da maghi, ma senza poteri magici).
Era stato nominato custode del castello e aveva come unica amica la sua gatta.
Dalla voce, Harry aveva provato un istintivo timore per quell’individuo. Ma sentendo la sua storia si domandò se anche lui avesse vissuto un’infanzia come la sua: in una casa dove veniva maltrattato in quanto diverso.
“Gazza non sa nulla di te, Potter. E non deve. Non lo considero personalmente malvagio, ma non possiamo fidarci di lui. Troppa gelosia annebbia la sua mente, mi capisci?”
Harry aveva annuito silenzioso.
La seconda occasione si era presentata quando, in una notte particolarmente fredda, aveva sentito uno scalpiccio sconosciuto percorrere il corridoio e delle voci basse, ma chiare, di ragazzi forse poco più grandi di lui.
“Ti dico che qui c’è qualcosa! Questa mappa non ha mai mentito!”
“Sì George, ma pensa a Peter Minus. È morto, no? Eppure la mappa lo mostra lo stesso. Silente ha parlato chiaro: Harry Potter diventerà uno studente, ma ci vuole ancora del tempo.”
Harry si era teso.
La sua presenza lì doveva essere un segreto e ora due persone che conoscevano il suo nome erano a un passo da lui.
“Comunque, la porta è questa.”
Harry aveva visto la porta di legno aprirsi.
“Lumos”
Harry si era seduto sul letto e aveva osservato immobile i due intrusi.
Non si era sbagliato: erano poco più grandi di lui.
Alla luce della luna aveva visto che avevano i capelli rossi e le lentiggini.
Si era domandato come mai loro non guardassero verso di lui né verso la finestra che illuminava la stanza. Quell’invasione, che l’aveva inizialmente spaventato, lo riempiva in realtà di una gioia non indifferente: finalmente conosceva qualcuno della sua età!
Magari avrebbe potuto convincere quei ragazzi a mantenere il segreto del suo rifugio e la McGrannitt lo avrebbe lasciato conversare e giocare con loro!
Avevano l’aria simpatica, anche se si atteggiavano in modo strano: osservavano le pareti e le toccavano, ma non lo degnavano di uno sguardo.
Ad un certo punto, uno dei ragazzi pose la mano di fronte a lui e iniziò a tastare il vuoto.
“Sono qui…” mormorò piano Harry alzandosi dal letto e avvicinandosi.
Ma il ragazzo parve non accorgersene.
Poi l’altro gli mise una mano sulla spalla.
“George, come vedi è vuota. E pure più piccola di come la fanno vedere sulla mappa.”
Solo allora Harry si era accorto di due cose: la prima era che i due ragazzi si somigliavano in modo impressionante, anzi erano identici. Perfino le lentiggini sul viso sembravano disposte nella stessa posizione!
La seconda era che quello che non si chiamava George teneva in mano una pergamena su cui sopra era scritto qualcosa. Harry non fu sicuro ma gli parve che alcune scritte si muovessero.
“Questa mappa è molto vecchia. Magari questa parte del castello era più grande quando l’hanno fatta. E poi Peter Minus, ricordi? Lui è morto ma la mappa lo fa vedere.”
Il ragazzo di nome George annuì. Posò gli occhi sulla pergamena che gli porgeva l’altro e sobbalzò.
“Gazza e Mrs. Purr!”
I due corsero via chiudendosi la porta alle spalle.
Harry rimase immobile in mezzo alla stanza con lo sguardo fisso e il cuore in gola.
Il giorno successivo, Hagrid gli portò la colazione, ma Harry gli chiese di chiamare al più presto la McGrannitt.
La professoressa lo raggiunse in serata con la cena.
“Mi dispiace, Potter, oggi è stata una giornata piuttosto affaccendata. Cosa volevi dirmi?”
Harry le raccontò di quanto accaduto la notte precedente, senza tuttavia dare troppi dettagli sui due ragazzi che erano entrati in camera sua, e la donna si innervosì molto.
“Puoi dirmi qualcosa di più su questi due ragazzi, Potter?”
Harry stava per rispondere, ma qualcosa lo bloccò: “Perché?”
“Hanno infranto il regolamento della scuola, mettendo così in pericolo loro stessi e anche te!”
“Non mi sembra che tenendo me qui noi stiamo seguendo il regolamento.”
La McGrannitt era rimasta impassibile nella sua posa severa per un po', prima di sciogliersi in un sorriso.
“Hai ragione Potter. Hai decisamente ragione. E no, non è mai bello fare la spia verso i propri compagni… Per questo esistono i prefetti. Loro devono gestire la cosa senza che intervengano i professori, salvo casi molto eccezionali ovviamente.”
La donna si era seduta vicina a lui.
“Ti senti molto solo qui, vero Potter?”
Lui aveva abbassato lo sguardo. Si era vergognato e anche un po' spaventato: quella stanza era per lui come un tesoro e gli dispiaceva deludere la McGrannitt.
La donna gli mise una mano sulla spalla.
“Non devi preoccuparti. Manca poco, sai? Poi potrai entrare come studente.”
“Professoressa?”
“Sì?”
“Perché non mi hanno visto? Io ho visto loro e la luna li illuminava… ma non hanno visto né me né la finestra.”
“Oh questa stanza è molto speciale, Potter! Io e Piton ci siamo impegnati molto per rendere la tua presenza la più discreta possibile. Ora tu non lo puoi vedere, ma da un certo punto in poi, chiunque entra, vede solo un grosso muro, perfettamente uguale alle altre mura. E no, loro non possono vedere la luce della finestra. Anche se questa li illumina.”
Harry aveva annuito, incantato. La McGrannitt e Piton dovevano essere molto potenti.
“Chi è Peter Minus?”
La donna aveva sgranato gli occhi.
“Dove hai sentito questo nome?”
“Lo ha detto uno dei ragazzi… Non so perché… Ha solo detto che era morto.”
“È così, Potter. Peter Minus è morto molto tempo fa. Ma non è ancora ora che tu sappia la sua storia. C’è un tempo giusto per ogni cosa. Pensi che quando avevo la tua età ero già in grado di creare una stanza perfettamente invisibile come questa?”
“E perché no? Quando si è bravi…”
Di nuovo la McGrannitt aveva sorriso.
“Ascolta Potter, prenderemo delle precauzioni ulteriori. Però ora pensa a mangiare la cena e stasera recupera un po' di sonno. Se tutto andrà bene, tra un paio di notti, potrai uscire di nuovo…”
 
“Non ho mai più visto quegli strani ragazzi coi capelli rossi, ma spero di incontrarli… Mi sembravano simpatici… Comunque sai cosa? Anche se non mi dispiacerebbe stare nella casa di Piton, i Serpeverde, sono stato troppo tempo nei sotterranei. Già solo questo mi porta a pensare che un’altra casa sia meglio per me.”
Il puledro di unicorno lentamente strofinò il naso contro il braccio di Harry.
“Ho esplorato poco del castello. La McGrannitt ha paura che venga visto da qualche fantasma o che Silente, che a quanto ho capito è quasi sempre a Hogwarts, possa notare la mia presenza. Tutti parlano bene di Silente e sembra che tutti lo ammirino. A quanto pare l’unica cosa che non gli hanno saputo perdonare è il fatto che ha voluto lasciarmi dai miei zii. Mi piacerebbe incontrarlo, sai? Lui è Grifondoro. La casa del coraggio. Come la McGrannitt. Ma io non mi sento molto coraggioso. O se anche lo fossi… Non è a quello che voglio pensare, ora.”
Harry sospirò. Il puledro sbuffò insieme a lui.
“E se non vengo smistato? A quanto pare la cerimonia di smistamento è una cosa molto seria… e… non è mai capitato che qualcuno non venisse smistato… Ma se capitasse a me?”
Il puledro l’aveva guardato negli occhi.
“Io sono diverso anche dai maghi… O almeno, ho questa sensazione… e ho paura che sia colpa di questo.” Harry si era scoperto la cicatrice sulla fronte e il puledro aveva reagito con un sobbalzo e un nitrito forte.
Harry si era affrettato a carezzarlo per calmarlo.
“Lo vedi? Nemmeno a te piace… Ma domani è il mio compleanno e mi diranno la verità!”

 
  
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