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Autore: paiton    04/05/2023    2 recensioni
"Ti ricordi quando venivi a casa mia? Pensavo che saremmo cresciuti assieme, speravo di invecchiare con te"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aspetto un passaggio alla stazione dei treni dopo una lunga giornata di intenso lavoro, è quasi notte. Ho già l'acquolina in bocca al pensiero della cena che mi aspetta a casa. Cammino in direzione perpendicolare ai binari, non ci sono mezzi in arrivo. Noto la presenza di una vecchia motrice con attaccati numerosi vagoni: alcuni sono di piccola dimensione mentre altri appaiono molto voluminosi e lunghi.

"Che strano, non sono stato informato dell'arrivo di questo treno" Penso fra me.
“Quando è arrivato? Sicuramente non ha l'autorizzazione per sostare qui."

Mi incammino verso il vagone di coda per ispezionarlo, voglio fare rapporto ai miei superiori: Uno spesso strato di muschio è depositato sulle ruote ed edera rampicante adorna le pareti del vagone.
 
Con grande fatica strappo alcuni rami dai finestrini poi faccio un salto indietro per lo spavento! L'interno della cabina è illuminato a giorno e una copiosa cascata d'acqua sta velocemente allagando tutto, inoltre si vedono piccoli arbusti aggrappati alle rocce.
 
Ho gli occhi fuori dalle orbite e sono sbigottito. Se solo ci fosse qualcuno ad osservare con me questo fatto inspiegabile… la stazione è completamente deserta; L'acqua continua a scendere finché tutto il vagone resta sommerso; tento affannosamente di aprire la porta ma è sigillata.

Mi allontano indietreggiando, inciampo e cado. Quando mi rialzo guardo dentro al finestrino: appaiono colline piene di girasoli con il mare sullo sfondo in un paesaggio molto simile a quello della riviera marchigiana.

Corro in direzione del vagone successivo, la porta d'entrata è aperta! Salgo sui tre gradini ed entro in punta di piedi. La luce soffusa rivela un interno accogliente, sulla destra vedo un tavolo di legno rotondo accerchiato da quattro sedie rustiche con seduta in paglia, un divano e due poltrone di pelle consumata nel lato sinistro. C'è un camino in fondo alla stanza, le braci sembrano ancora accese perché emanano una flebile luce. Mi dirigo verso il focolaio a passi felpati, tocco il divano:


“è proprio come quello della nonna"

Vedo una signora voltata di spalle mentre il rumore inconfondibile dei ferri da uncinetto si diffonde nell'aria.

"Nonna!" E faccio per appoggiarle una mano sulla spalla.
La mia mano trapassa l'immagine poi si fa tutto buio.

Sento che mi manca il fiato, il cuore batte sempre più piano allora tento di uscire ripercorrendo a ritroso i miei passi e inizio a sentire il freddo che mi entra nelle ossa e il vuoto che tanto mi ha fatto soffrire in passato.

Inizio a correre verso il vagone attaccato alla motrice e sento ancora più freddo, mi sento sempre più smarrito, impaurito, abbandonato e so che devo sapere, devo scoprire cosa c'è dentro all’ultimo scompartimento. Il ghiaccio inghiotte quasi interamente gli ultimi due vagoni: con il martello che trovo per terra inizio a battere usando tutta la forza che ho in corpo per rompere quel muro impenetrabile. Una botta dopo l'altra l’arnese fa cadere molti frammenti ghiacciati finché si infrange. Continuo con i pugni e il mio vestito si lacera, il sangue mi scende dalle nocche.

Entro nudo all'interno del vagone, con il respiro affannoso; il mio alito si trasforma in piccole nuvolette di condensa. Dentro c'è una ragazza dagli occhi azzurri glaciali e dai capelli neri e ondulati, anch'essa senza vestiti:

"Ti ricordi quando venivi a casa mia? Pensavo che saremmo cresciuti assieme, speravo di invecchiare con te"

"Certo, non posso scordarlo e non dimenticherò mai che sei arrivata fino a casa mia con la tua vettura nuova, e mi hai lasciato. Mi hai fatto talmente male che ho impiegato quattro anni per riprendermi."

"Allora torna con me"


"No. Tu sei confusa e non sai quello che vuoi, non puoi lasciare una persona che ami solo perché ti senti triste, e tu l'hai fatto. Hai provato ad eliminarmi per vedere se era colpa del nostro rapporto. Non puoi essere incerta anche su questo."

La sua figura di ragazza, in un momento, si trasforma in acqua e un attimo dopo si riversa sul pavimento.
Tutto il vagone inizia a sgorgare i ruscelli di lacrime che scendono dai miei occhi; svengo sanguinante.

Quando mi risveglio ho tutti i vestiti addosso, e non ho ferite esterne; forse si sono finalmente rimarginate quelle sul cuore e sono pronto a cercare un altro treno su cui salire.
   
 
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