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Autore: jung_lia0812    06/05/2023    0 recensioni
Faithbridge era una volta una delle città più verdi e luminose del mondo intero. In quella terra tanto felice e tranquilla la vita scorreva serena, sotto la guida di un saggio e giusto sovrano. Ma era una pace purtroppo effimera e destinata a finire. Tutto accadde una primavera, pochi mesi dopo la morte del re. Il fratellastro del principe ereditario, così ambizioso e desideroso di indossare la corona, sicuro di meritare il trono più del legittimo erede, decise di macchiarsi del sangue di suo fratello. Pugnalò a morte il sangue del suo sangue, solo per la sua sete di potere. E quello non fu che l'inizio della sua maledizione. Quella che prima era una sola, e minuscola, macchia di male nel suo cuore, si espanse fino ad avvolgerlo completamente, a consumarlo. Di lui non rimase altro che quello, male puro. La famiglia reale, portatrice di quel sangue maledetto ed impuro, era destinata a sottomettersi al male. Nessuno di loro riusciva a resistere al suo richiamo. All'armonioso richiamo dell'oscurità.
Di sovrano in sovrano, secolo dopo secolo, egli non poté essere sconfitto ma soltanto rinchiuso e messo a tacere, grazie al sacrificio dell'ultimo protettore dell'Ordine dei Cavalieri.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un immenso stormo di pipistrelli era inconcepibile persino per una cittadina dimenticata dal mondo come Faithbridge, dove era palpabile l’aura oscura che aleggiava sull’intera comunità che vi abitava. Non era mai capitato nulla del genere in città, non da secoli almeno. Da molto tempo ormai non si verificavano fatti insoliti. Ma quella sera, tutti quei pipistrelli avevano sentito l’impulso di gettarsi in picchiata su una giovane ragazza. Per quanto lei cercasse di scacciarli, non c’era verso di mandarli via. Quei piccoli ratti volanti le tiravano i capelli e la graffiavano. E quando, uno di loro raggiunse la sua schiena, affondò i due piccoli denti provocandole un dolore lancinante, mai provato prima in vita sua. La giovane urlò ma subito dopo la vista le si offuscò e si lasciò cadere sul prato di quell’anonimo parco cittadino.
Quando lei riaprì gli occhi, le sembrò essere stato nient'altro che un sogno, o sarebbe meglio dire un incubo. Batté più volte le palpebre nel tentativo di rimettere a fuoco ciò che le era davanti. Il bianco soffitto di quell’ospedale – l’unico che c’era in città – fu come un lampo di luce accecante, per i suoi occhi ancora assopiti. Si rese conto che non era stato affatto un incubo, era davvero successo qualcosa, qualcosa che aveva rovinato i suoi piani.
Era stato il peggiore compleanno della sua vita.
Avrebbe dovuto trascorrerlo con il ragazzo per cui aveva una cotta da sempre, ed invece eccola risvegliarsi in un letto di ospedale.
  «Ehi!», era proprio lui, Liam, il ragazzo con cui avrebbe dovuto festeggiare i suoi diciotto anni. Le si avvicinò rapido e le prese la mano. «Come ti senti? Va tutto bene?»
  «Non lo so… credo di sì.» mormorò lei ancora un po’ stordita.
  «Che cos’è successo? Quando sono arrivato, eri a terra priva di sensi… »
La ragazza non sapeva come raccontare ciò che le era accaduto. «È stata una cosa stranissima.» disse. «C’erano dei– »
Proprio in quel momento, i genitori di Sharon spalancarono la tenda, che circondava la piccola area intorno al letto, e corsero dalla loro bambina. Ronny – come ormai tutti la chiamavano – non capì assolutamente nulla di quello che le stavano dicendo. Suo padre e sua madre continuavano a parlare contemporaneamente e le loro frasi si mescolavano confondendola ancora di più.
Quando finalmente si resero conto di averla letteralmente assalita si ricomposero e la lasciarono respirare.
Fu la madre a parlare. «Tesoro, come ti senti? Che cos’è successo?»
  «Non lo so… il vento ha iniziato a soffiare e poi… c’erano… c’erano così tanti pipistrelli.» disse ripensando alla scena.
  «Pipistrelli?» le fece eco il padre.
  «Sì, mi hanno… attaccata.» disse, ma dal tono della sua voce era evidente che neanche lei ci credesse poi così tanto. Dicendolo ad alta voce, si rese conto di quanto poco verosimile fosse il suo racconto. Cominciò a pensare fosse stato probabilmente tutto frutto della sua immaginazione.
  «Tesoro ma che dici! I pipistrelli non att– »
  «Uno di loro mi ha morsa.» gridò ricordando quel terribile dolore, che le era sembrato piuttosto reale. «Qui sulla schiena.», Ronny provò ad indicare il punto in cui aveva sentito quell’atroce male, ancora vivido nella sua memoria. Si abbassò parte della maglietta e fece una leggera torsione col busto, perché, anche gli altri presenti, potessero verificare con i loro occhi.
Liam osservò attentamente la spalla di Ronny, che emergeva parzialmente, ma non vide assolutamente niente.
  «Non c’è nulla.» le disse sua madre.
Forse avevano ragione, forse aveva visto troppi film e si era lasciata impressionare. Ma perché era svenuta allora? Ronny non riusciva a spiegarselo. Alla fine stava quasi per arrendersi al fatto che fosse stata solo la sua immaginazione, ma poi ricordò di quella storia. Della leggenda di quella oscura città.
   
 
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