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Autore: fiorediloto40    06/05/2023    2 recensioni
Quando arrivò in prossimità del primo tempio, accadde qualcosa di insolito. Normalmente non avrebbe dato peso ad una scena come quella, passando oltre con disinteresse e celerità, tuttavia, qualcosa di più forte di lui lo costrinse a fermarsi...il terzo guardiano non avrebbe saputo spiegare perché, ad un certo punto, sentì il bisogno di sopprimere il proprio cosmo per nascondersi dietro ad una delle colonne...ma fu proprio quello che fece, osservando di nascosto le due persone che parlavano tra di loro.
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I personaggi appartengono a Masami Kurumada, Toei e Bandai.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Gemini Saga
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di iniziare con il nuovo capitolo ci tengo a dire...grazie!

Grazie a tutti coloro che stanno leggendo questa storia, e un ringraziamento speciale a chi ha dedicato un po' del suo tempo per farmi conoscere le sue impressioni e...perché no?...anche consigli!
Il capitolo che segue è più breve del precedente, che, forse, è risultato un po' lunghetto; evidentemente mi sono fatta prendere la mano, tarandolo sui miei gusti, che vorrebbero capitoli lunghi non in base alle pagine, ma alle settimane! ;-)

Grazie ancora per il vostro tempo che, oltre a “non aspettare”, è sempre prezioso...
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Era già passata qualche ora ed i ricordi che Saga riportava man mano alla sua memoria diventavano parole scritte su fogli bianchi dalle mani delicate e veloci di Mu.

- Ed è stato così che l’ho ucciso...anche se era il Patriarca...anche se si era preso cura di me e Kanon quando non avevamo nessuno al mondo a cui importasse di noi... -.

Sforzandosi di non mostrare alcuna emozione, la voce imponente di Saga riecheggiava tra le ampie volte del tempio dell’Ariete, scontrandosi contro le massicce pietre secolari ed infrangendosi, silenziose, contro la loro immutabilità.

- Cosa hai provato in quel momento? Voglio dire...eri parzialmente cosciente, oppure non sentivi nulla? - con la sua tipica delicatezza, Mu tentava di aiutare Saga a sbrogliare la complessa matassa che erano i suoi ricordi quando il demone dentro di lui aveva preso il sopravvento sulla sua volontà...o meglio...aveva preso il sopravvento su tutti...

- È strano...a dire il vero... - Saga muoveva gli occhi mentre tentava di ricordare, ma, soprattutto, di spiegarsi - Era come se...una parte del mio cervello tentasse di impedirlo, ma era debole, molto debole...mentre un’altra, che odiavo, volesse solo proseguire in quella spirale di morte... -.

- Deve essere terribile - Mu parlò tra sé - sentirsi una marionetta nelle proprie mani... -.

Saga lo guardò sorpreso. Lui stesso non avrebbe saputo spiegarlo meglio di come quella breve frase avesse appena fatto.

Una marionetta...un burattino...niente di più, niente di meno che una bambola priva di volontà la cui inerzia era spezzata solo dalle abili mani di quel demone che ne teneva magistralmente le fila...

Tuttavia, non aveva mai tollerato la pietà nei suoi confronti, e non avrebbe di certo cominciato oggi...inoltre, anche se non lo avrebbe mai ammesso, era anche interessato a capire come vedesse le cose il tibetano. Quindi fece ciò che gli riusciva meglio fare...provocarlo.

- È stato così che ti ho reso orfano - apparentemente quella frase uscì senza alcuna emozione - e dopo essermi rivolto contro Atena ed aver fatto uccidere Aiolos, ti ho costretto a scappare dal Santuario e a vivere con il sospetto del tradimento... - lo provocò in attesa di osservare la sua reazione.

Mu smise momentaneamente di scrivere. Con gli occhi bassi sui fiumi di parole che aveva già fissato sulla carta, non le guardava davvero, sembrando piuttosto perdersi nei suoi ricordi.

Saga si aspettava un rimprovero, un biasimo...se non altro per il modo rude con il quale si era espresso. Ed è per questo che quasi gli cadde la mascella quando vide un leggero sorriso sul volto del tibetano.

- Non tutti i mali vengono per nuocere - furono le laconiche parole di Mu prima di tornare a scrivere. E che lasciarono Saga di stucco.

No.…non poteva essere vero. Mu gli stava dicendo che, in fin dei conti, le cose non erano andate poi tanto male...

Perché...perché Mu lo stava giustificando? Perché lo stava difendendo?! 

Non lo merito.

- Di che diavolo stai parlando Ariete?! - quando Saga uscì dalla confusione nella quale lo avevano gettato le parole di Mu, non riuscì a controllare il tono con il quale parlò - Mi stai forse dicendo che non ti importa che abbia ucciso la persona che si prendeva cura di te? Che non ti importa di essere stato emarginato a lungo a causa mia? Che non ti interessa tutto quello che ho fatto? Perché mi difendi...perché non riesci a vedere che razza di mostro sono?! -.

Per istanti che nessuno dei presenti avrebbe potuto quantificare, gli unici suoni presenti nella prima casa furono gli echi delle urla di Saga, che dopo aver risuonato sempre più debolmente tra le imponenti mura del primo tempio, andarono a morire nella calma che naturalmente consegue ad uno sfogo di quella portata.

Il silenzio che seguì mise Saga in allerta. Il respiro accelerato mentre i suoi occhi erano ancora fissi sulla testa bassa di Mu, gli fece capire che, con tutta probabilità, la sua reazione era stata completamente fuori luogo. 

E allora rifletté.

Mu fino a quel momento era stato gentile, non gli aveva fatto pesare nulla, lo aveva accolto nella propria casa nonostante le sue prese in giro...e sebbene avesse rievocato ricordi che, ne era certo, lo avessero fatto soffrire, aveva cercato di alleviargli la pena.

E lui lo aveva ripagato provocandolo ed urlandogli contro. Nel suo tempio. 

Sapeva quanto fastidio provasse Mu per quel tipo di atteggiamenti...era una persona discreta, cercava di dare ai compagni i minori fastidi possibili, non era mai stato invadente con la vita altrui...

Per un momento, avrebbe voluto essersi morso la lingua prima di parlare, ma quando realizzò quel pensiero, si stupì di se stesso. 

Quando accidenti gli era interessato urtare la sensibilità altrui?!

Tuttavia, prima che potesse analizzare le sue azioni, i grandi occhi di Mu si posarono su di lui guardandolo in modo indecifrabile.

In un attimo, il terzo guardiano smise di interrogarsi tendendo inconsapevolmente i nervi, in attesa di una qualunque reazione da parte dell’Ariete.

- Hai mai conosciuto qualcuno che sappia leggere le stelle meglio di Shion? - domandò Mu non distogliendo lo sguardo dagli occhi di Saga neanche per muovere le palpebre.

In prima battuta Saga rimase perplesso. Si aspettava di essere cacciato per la sua maleducazione, o quantomeno ripreso, ma, come ormai stava diventando d’abitudine, Mu lo aveva spiazzato con qualcosa che, almeno per lui, non aveva nulla a che vedere con la questione. Tuttavia, sapendo che l’Ariete difficilmente parlava a vanvera, accettò di seguire il filo dei suoi pensieri.

Sebbene in quel momento si sentisse nudo sotto gli occhi di Mu, resse il suo sguardo limitandosi a negare con il capo senza proferire parola. Dandogli così la possibilità di spiegarsi.

- Saga... - la sua voce uscì con un tono talmente dolce da impressionare chi aveva di fronte - sei uno dei più potenti cavalieri di tutti i tempi...lo sei sempre stato...tuttavia... - Mu prese un momento per soppesare le parole - credi davvero che Shion, un cavaliere d’oro, uno dei reduci della penultima guerra santa, un fabbro celeste, il Patriarca...si sarebbe fatto cogliere impreparato da un ragazzo di quattordici anni? -.

Nei secondi di silenzio che seguirono, Saga si mostrò sorpreso, attutendo il colpo mentre la sua mente elaborava le parole di Mu.

In tutta onestà, quella era una domanda che in tanti anni non si era mai posto.

Aveva sempre pensato di essere riuscito a sopraffare facilmente Shion a causa dell’età avanzata di quest’ultimo...d’altronde, all’epoca dei fatti l’ex cavaliere dell’Ariete aveva già 243 anni, e Saga aveva immaginato che non avesse potuto difendersi dall’irruenza e dalla forza con le quali il suo demone lo aveva attaccato. Onestamente non si era interrogato più di tanto sulla questione, ritenendola di semplice spiegazione.

Tuttavia, Mu sembrava pensarla diversamente, dandogli una nuova chiave di lettura degli eventi. E questo inevitabilmente accese la sua curiosità.

- Che intendi dire Ariete? Che Shion si è fatto uccidere volontariamente? - provò ad infastidirlo con una smorfia di scherno - Forse si era stancato di vivere così a lungo? - e nonostante l’intenzione fosse quella di essere ironico, la voce tradì il suo interesse. Saga era davvero curioso di ciò che Mu aveva detto.

- Non sto dicendo questo...sto dicendo altro - Mu fece scivolare nel vuoto la provocazione di Saga, mantenendo il suo tono morbido - e cioè che Shion sapeva quello che sarebbe accaduto...lo aveva letto nelle stelle molto tempo prima, accettando che tutto si compisse per come era stato destinato - vide Saga guardarlo sorpreso - Ti sei mai chiesto perché a sette anni fossi già un cavaliere d’oro? Perché i miei allenamenti come cavaliere e come fabbro ad un certo punto si fossero intensificati? - per un momento tornò indietro con la memoria - Non sei stato tu stesso a raccogliermi più di una volta svenuto a causa del sangue versato per riparare le armature perché ero ancora inesperto? -.

- Perché non aveva tempo... - Saga sussurrò tra sé spostando nel vuoto lo sguardo incredulo, prima di riportarlo sul lemuriano e scontrarsi con le sue belle iridi smeraldo. 

Per un momento rimase ipnotizzato dall’espressione dolce e comprensiva che vide rivolta verso di sé, e senza poter controllare i suoi pensieri, si chiese perché uno come lui meritasse l’affetto di una persona come Mu.

Sapeva che Mu era speciale, lo era sempre stato...fin da quando era solo un bambino la spiccata sensibilità del tibetano gli aveva fatto immaginare che, oltre che un valoroso cavaliere, sarebbe diventato un grande uomo. La sua attenzione ai dettagli, la gentilezza ed il rispetto che mostrava nei confronti di tutti, da coloro che occupavano le cariche più alte nel Santuario, ai suoi compagni, agli inservienti...c’era una nobiltà innata in lui che, lungi dall’essere fastidiosa, lo rendeva solo più amabile. 

Anche se...e qui Saga fece un leggero sorriso riportando alla memoria quei ricordi...non tutto era idilliaco. Il piccolo Mu aveva un livello di testardaggine insolito per la sua età, oltreché una certa tendenza ad essere permaloso...ricordava perfettamente quanto poco saggio fosse stuzzicarlo ad oltranza...

E lo era ancora. La soglia di tolleranza di Mu era alta, ma una volta superata, l’Ariete non aveva remore a mostrare la sua natura...

Nel frattempo, Mu guardava Saga sentendo un macigno sul petto...perché insisteva a caricare sulle sue spalle il peso del mondo? Cosa lo spingeva a torturarsi inutilmente?

Nonostante la sua espressione comprensiva, il lemuriano sentiva il suo cuore spezzarsi al dolore che Saga cercava di nascondere, ma che traspariva dalle parole sprezzanti che rivolgeva nei confronti di se stesso. Mostro...così si era definito...

Mu aveva finto di ignorare le sue parole ma gli avevano fatto male, attraversandogli il petto con la forza di una lama.

Aveva visto Saga pagare per tutte le sue colpe, prendendo su di sé anche quelle che non meritava, e per lui non sarebbe mai stato un mostro. Per lui era solo l’uomo che amava...e così sarebbe sempre stato, a costo di portare da solo il peso di quel sentimento inevitabilmente forte ed inesorabilmente doloroso.

- Non sto dicendo che sei esente da colpe Saga... - la voce morbida di Mu arrivò alle orecchie del Gemello riportandolo alla realtà - ma che non ha senso caricarti anche di quelle che non ti appartengono -.

- Perché? - il tono incrinato della sua voce tradiva ciò che stava provando - Perché mi dici queste cose? Se è per consolarmi, ti avverto che... -.

- Non ti sto consolando - lo interruppe Mu - ti sto solo dicendo la verità...sei stato parte del destino e hai svolto il tuo ruolo, come ha fatto ognuno di noi, nel bene e nel male... -.

Senza aggiungere altro, i due cavalieri si guardarono negli occhi.

Non c’era ombra di menzogna, né di dubbio, nelle sfere limpide di Mu, e questo provocò in Saga emozioni contrastanti...speranza, perché per la prima volta in tutto quel tempo in cui si era considerato niente di più che un misero traditore, c’era la possibilità che le cose non stessero come aveva sempre pensato...che forse, forse, poteva illudersi di essere migliore di come si era sempre visto…

Ma anche una paura folle...paura di non sapere come vivere una vita in cui il peso delle colpe non gravasse sul suo cuore come un macigno...paura di non sapere come svegliarsi ogni mattina senza pensare a come redimere la sua persona agli occhi degli altri...

Paura di non saper affrontare una vita senza senso di colpa.

E Mu vide tutto questo...nello sguardo perso dei bellissimi occhi del greco vide lo smarrimento di non saper sostenere un’esistenza che non conosceva. Infatti, per quanto male gli facesse, Saga aveva già pianificato di vivere la sua vita all’ombra del dolore, lottando contro di esso e nutrendosene al tempo stesso per alimentare le sue colpe. 

Tuttavia, per quanto quei sentimenti negativi occupassero un grande spazio nella mente e nel cuore di Saga, Mu lo vide...sebbene fosse relegato nel fondo del suo sguardo turbato, il desiderio che le parole ascoltate fossero vere, illuminava gli occhi di Saga di speranza...quella che non aveva più visto da tanti, troppi, anni.

In quel momento, Mu si costrinse pragmaticamente ad uscire dai suoi pensieri. Temeva infatti che, rendendosi conto di essersi scoperto imprudentemente, da un momento all’altro, Saga potesse rinchiudersi nel suo guscio corazzato di spavalderia e sofferenza mettendo fine a quello che avrebbe potuto considerare un attimo di vulnerabilità. 

Doveva insistere. Ora o mai più. 

- Tutti abbiamo sbagliato Saga...nessuno di noi è esente da colpe... -.

- Ah sì? - gli fece eco Saga con un sorriso amaro - E di quali colpe ti saresti macchiato tu? -.

- Avrei potuto lottare per farti tornare... - Mu si morse la lingua rendendosi conto di ciò che stava per dire, correggendosi all’ultimo secondo - ...indietro...avrei potuto lottare per farti tornare indietro... -.

Saga si accigliò. Aveva notato l’esitazione di Mu...sebbene fosse sconcertato dalla piega che aveva preso quel confronto lo sapeva...c’era qualcosa che Mu non gli diceva...lo sentiva...tuttavia il tibetano non gli dette molto spazio per interrogarsi, cosicché Saga relegò quel particolare in un angolo della sua mente. Ma non cancellandolo affatto.

- Tutti abbiamo dovuto fare uno sforzo enorme per tornare alla nostra quotidianità - la voce dolce di Mu lo riportò alla discussione - Credi che sia stato facile per Shura e Camus cominciare una nuova vita con coloro ai quali avevano fatto tanto male? Come credi che affrontino le loro colpe Aphrodite e Deathmask, se non sperando che ogni giorno vada sempre meglio? - prese una breve pausa affinché Saga assimilasse le sue parole - Non passa giorno senza che Milo pensi al disastro provocato sull’isola di Andromeda...Aiolia e Aldebaran si sentono responsabili di molte delle azioni commesse negli anni in cui reggevi il Santuario, perché non hanno fatto nulla per opporsi...e persino Aiolos non riesce a comprendere come abbia potuto ignorare i segnali che qualcosa non andava... -.

Volutamente omise il nome di Shaka. E la ragione era che non poteva nominarlo, perché in Shaka non aveva mai percepito ombra di pentimento.

Ad onor del vero, non pensava che l’indiano fosse una cattiva persona. Avevano anche lottato fianco a fianco più volte, arrivando a provare una totale sintonia in battaglia, tuttavia, c’era qualcosa in cui Shaka difettava completamente...qualcosa che lo rendeva un perfetto cavaliere ed un mediocre essere umano. La sua immensa arroganza. Che era anche il suo più grande limite, perché Shaka non aveva mai compreso che le sue eccezionali qualità dovessero essere messe al servizio di tutti, e non rivolte a nutrire un ego che aveva solo finito per fagocitare ogni traccia di umanità dentro di lui.

Ovviamente quella dimenticanza non passò inosservata a Saga.

- Non hai detto nulla su Shaka... - gli fece notare, anche se, stavolta, senza malizia.

- Perché non lo conosco abbastanza... - fu la laconica risposta di Mu - forse su questo dovresti interrogare te stesso -.

Impercettibile...minuscola...chiunque altro non avrebbe colto la sfumatura nella voce morbida di Mu. Ma Saga non era chiunque...

E conosceva perfettamente il modo sottile e affilato con cui Mu esternava ciò che lo infastidiva.

Gelosia. 

Il terzo guardiano sorrise a quella reazione apparentemente normale, ma chiaramente irritata agli occhi di chi conosceva il montone...per qualche ragione, quella piccola dimostrazione gli fece venire voglia di avvicinarsi a Mu, tuttavia, decise saggiamente di non muoversi.

Non era ancora arrivato il momento. 

E così trascorse quella prima giornata di lavoro, nella quale i due cavalieri si concessero solo una veloce pausa per il pranzo, nei rispettivi templi, prima di ricominciare a mettere ordine tra gli eventi accaduti al Santuario durante i lunghi anni di patriarcato del terzo guardiano.

Era quasi ora di cena, quando Saga, infine, tornò nella propria casa. 

Passando oltre l’ingresso ed infilando il corridoio che portava alla parte privata del tempio, si fermò davanti alla porta della cucina. Vide Kanon affettare delle verdure mentre, al tempo stesso, teneva sotto controllo una pentola che bolliva sul fuoco.

- Ciao Saguita...dammi un quarto d’ora...un quarto d’ora e la cena è pronta! - disse con il suo abituale tono vivace, avendo percepito la presenza del gemello nella stanza.

Saga non rispose, limitandosi ad osservare suo fratello districarsi abilmente tra i fornelli, mentre la sua mente vagava oltre i confini della loro casa.

Dovette riconoscerlo. Kanon era energico, deciso, forte...sebbene portasse colpe simili o peggiori delle sue, sembrava essere riuscito a perdonarsi e ad andare oltre. Ed i compagni d’armi sembravano apprezzare il suo modo di fare, non imputandogli nulla del suo passato, né portandogli rancore.

Per un attimo pensò che la cosa più naturale, per il primo cavaliere, sarebbe stata quella di innamorarsi di Kanon, una versione ben più smagliante ed empatica di se stesso...tuttavia, il fastidio che quell’osservazione generò fino allo strato più superficiale della sua pelle, rese quel pensiero molto breve, facendolo durare la frazione di secondo necessaria a ricacciarlo da dove era venuto.

Saga sospirò.

Ormai aveva deciso di rinunciare a capire. Di una cosa era certo...non aveva più il controllo delle sue emozioni. E la cosa davvero strana era che non si sentiva così bene da tanto tempo...

Di spalle, impegnato nella preparazione del cibo, Kanon sorrideva maliziosamente, sapendo che suo fratello non poteva vederlo.

Ci aveva visto giusto, ne era certo...il fatto che, rincasando, Saga non avesse emesso i soliti grugniti o non l’avesse rimproverato per qualcosa, era un chiaro segnale del fatto che, in un modo o nell’altro, la vicinanza di Mu stesse sortendo su di lui gli effetti che sperava.

Chiuse gli occhi e strizzò le palpebre, augurandosi, dal profondo del suo cuore, che la pazienza dell’Ariete potesse reggere l’inflessibilità del suo gemello...

****

Siberia del Nord, al limite del Circolo Polare Artico.

- Signore...purtroppo portiamo brutte notizie... -.

Nella sala principale del palazzo, un uomo anziano, seduto sul suo scranno, si passò stancamente una mano sul volto. Temeva l’esito della missione, tuttavia, era conscio sin dall’inizio delle scarse probabilità che potesse portare buoni risultati.

- Dimmi...Einar... - la voce suonò gravemente tra le gelide pareti del palazzo.

- Abbiamo riportato i corpi dei ragazzi alle loro famiglie - disse dolorosamente il capo della spedizione - Non c’è nulla da esaminare, nulla da ispezionare...le modalità sono sempre le stesse... -.

Trascorsero lunghi minuti di silenzio, durante i quali i presenti si presero il loro tempo per elaborare la triste notizia, prima che il capo della missione, l’uomo di nome Einar, tornasse a parlare.

- Signore... - richiamò l’attenzione dell’anziano, che stava ancora versando copiose lacrime per la sorte dei ragazzi che aveva visto crescere, e che vedeva scomparire giorno dopo giorno senza poter fare nulla.

- Signore...credo che sia arrivato il momento di chiedere aiuto...da soli non siamo più in grado di proteggere la nostra gente...-.

Il più anziano si alzò, dirigendosi a passo lento verso una delle grandi finestre, oltre la quale la luce della luna riverberava il suo pallore sulla terra ghiacciata rimandando l’immagine di una distesa brillante. Un paesaggio incantevole, che avrebbe potuto apprezzare se il suo cuore non fosse stato afflitto dal dispiacere.

Sospirò, abbassando le palpebre e creando, con il suo respiro, un piccolo alone in un angolo del vetro.

- Sì, hai ragione...spero che Shion possa darci una mano, o saremo presto condannati all’estinzione... -.

****

Era passata da poco la mezzanotte quando Saga si distese nel suo letto. L’indomani lo avrebbe atteso un’altra giornata di lavoro con l’Ariete, e questo, lungi dal dargli fastidio, gli rendeva difficile riuscire a prendere sonno.

Le parole di Mu sfilavano davanti ai suoi occhi, rimbombandogli nelle orecchie e scendendo fino al petto, dove irradiavano una insolita e piacevole pace.

Shion sapeva quello che sarebbe accaduto, lo aveva letto nelle stelle molto tempo prima, accettando che tutto si compisse per come era stato destinato...

Sei stato parte del destino e hai svolto il tuo ruolo, come ha fatto ognuno di noi, nel bene e nel male...

Credi che sia stato facile per Shura e Camus cominciare una nuova vita con coloro ai quali avevano fatto tanto male? Come credi che affrontino le loro colpe Aphrodite e Deathmask, se non sperando che ogni giorno vada sempre meglio? 

Non passa giorno senza che Milo pensi al disastro provocato sull’isola di Andromeda...Aiolia e Aldebaran si sentono responsabili di molte delle azioni commesse negli anni in cui reggevi il Santuario, perché non hanno fatto nulla per opporsi...e persino Aiolos non riesce a comprendere come abbia potuto ignorare i segnali che qualcosa non andava...

Per la prima volta nella sua vita qualcuno lo aveva messo di fronte alla realtà della quale lui, giudice spietato di se stesso, non si era mai reso conto. Ma che era, di fatto, vera, tangibile, reale.

Tutti avevano dovuto superare le proprie barriere, i sensi di colpa, i rimpianti, i rimorsi...

Ora gli era anche più semplice comprendere come Shion si fosse lasciato tutto alle spalle.

D’altronde, quello che Mu aveva detto era più che plausibile. Un uomo come Shion non si sarebbe mai lasciato sopraffare da un ragazzo. A meno che non lo avesse voluto lui stesso...

Ma c’era anche qualcos’altro che si insinuava nella sua mente...qualcosa che solo momentaneamente aveva relegato in un angolo della sua memoria.

Avrei potuto lottare per farti tornare... - Mu si morse la lingua rendendosi conto di ciò che stava per dire, correggendosi all’ultimo secondo - ...indietro... -.

C’era stata un’esitazione di troppo. 

Pensieroso, Saga si alzò dal letto portandosi alla finestra e scostando la tenda che oscurava la stanza. Ironia della sorte, da quel punto era visibile una parte del primo tempio, e nonostante l’ora tarda, poteva facilmente scorgere la luce ancora accesa. Un involontario sorriso si formò spontaneamente sulle sue labbra.

Proprio in quella casa, rassegnandosi al fatto che, pur guardando da diversi minuti la stessa pagina, la sua concentrazione fosse altrove, Mu sospirò, chiudendo il libro che stava tentando di leggere, e riponendolo sul comodino accanto al letto.

Perché mi difendi...perché non riesci a vedere che razza di mostro sono?!

Quelle parole continuavano a vorticargli nella mente. Una su tutte...mostro...

Adesso era solo, e potendo lasciare libero sfogo alle sue emozioni, chiuse gli occhi, sentendo calde lacrime scivolargli lungo le guance.

Mai...neanche all’inferno avrebbe potuto considerare Saga un mostro.

Fin da quando era bambino aveva ammirato quel cavaliere elegante e potente, e nonostante tutto quello che era accaduto, lo sapeva...sebbene il demone con gli occhi di fuoco avesse soppiantato il valoroso guardiano dei Gemelli, sapeva che Saga, quello vero, era lì da qualche parte. In attesa di essere riportato alla luce.

E per un attimo era successo...lui, Mu, era stata quella luce. 

E fu in quel momento che comprese che, al di là di tutto, oltre al male e all’oscurità in cui quel cuore nero aveva gettato l’esistenza di colui al quale aveva usurpato il corpo, non avrebbe mai potuto smettere di amarlo.

Di amare quel cavaliere...tanto nobile ed intransigente...quanto fragile...

Con il dorso della mano Mu raccolse le sue lacrime, e dopo essersi rannicchiato su un fianco, spense il lume sul comodino oscurando la stanza. 

Si calmò nel tentativo di addormentarsi, e, quando chiuse gli occhi, il suo cervello riportò alla mente momenti ben precisi della giornata.

Si vide intrappolato tra la cucina ed il corpo di Saga...sentì il proprio respiro mescolarsi a quello del greco mentre inconsciamente si portava pericolosamente vicino al suo viso...

Abbandonandosi a quelle immagini, Mu scivolò lentamente in un sonno del quale aveva disperatamente bisogno, ma prima di perdere del tutto conoscenza un suono dolce uscì dalle sue labbra, evocando un nome a lui ben noto...

Due templi più su, Saga sussultò leggermente vedendo il primo tempio oscurarsi. Quando l’immagine di Mu abbandonato al sonno degli angeli gli passò per la mente, sorrise nuovamente, pensando che probabilmente l’Ariete avesse le sembianze di un angelo quando dormiva...

Richiuse le tende con l’intenzione di tornare al letto, ma, quando ebbe mosso solo qualche passo, si voltò di scatto. Per un attimo, solo per un breve momento, la sensazione di ascoltare il proprio nome gli accarezzò dolcemente le orecchie...

Scosse leggermente il capo rendendosi conto di essere solo, tuttavia, mentre si dirigeva verso il letto, una insolita e piacevole sensazione di calore si irradiò dal suo petto raggiungendo ogni fibra del suo corpo.

Dopo aver spento il lume, si rannicchiò di lato, lasciando che quel delizioso calore intorpidisse i suoi sensi, e, forse per la prima volta dopo innumerevoli anni, scivolò in un sonno ristoratore...un sonno senza incubi...

****

L’indomani mattina, Saga si presentò al tempio dell’Ariete in perfetto orario.

Al contrario del giorno precedente, in cui l’incertezza dell’interazione con Mu aveva giocato brutti scherzi sui suoi nervi, si sentiva più tranquillo. A dire il vero aveva passato una notte serena come non succedeva ormai da tempo immemore...il sonno pacifico e quieto gli aveva permesso di alzarsi con uno spirito più leggero, e questo si riverberava inevitabilmente sul suo umore, rendendolo, se non proprio buono, di sicuro meno amaro del solito.

- Buongiorno - rivolgendo il saluto mattutino, la voce suonò ammorbidita, provocando un lieve sorriso nel padrone di casa. 

Per la prima volta dopo molto tempo, Mu non si era sentito chiamare con il suo segno zodiacale.

- Buongiorno Saga - gli rispose con il solito tono calmo, aprendo verso di lui i suoi grandi occhi verdi - accomodati -.

A differenza del giorno prima, in cui Mu lo aveva invitato a sedersi distante da lui, ora gli stava indicando un punto qualunque...e Saga non se lo fece ripetere due volte, scegliendo di accomodarsi proprio accanto all’Ariete.

Deciso a vivere tutto come il suo istinto lo spingeva a fare, ormai aveva anche smesso di fingere disinteresse per le reazioni del suo corpo quando era vicino a Mu. D’altronde, se, ad un certo punto della sua nuova vita, il destino lo aveva messo di fronte all’Ariete, una ragione doveva pur esserci...

Mentre Mu traduceva in parole tutto ciò che risorgeva dai meandri della memoria di Saga, quest’ultimo non poteva fare a meno di guardare di sottecchi il suo compagno di lavoro...

Mu era bello, nel senso più autentico del termine. I lineamenti fini e delicati...quasi femminili...la pelle perfetta...quelle labbra piccole e carnose che sussurravano dolcemente ciò che la sua mano scriveva...

Come accidenti aveva fatto a non notarlo finora?!

Quando portò alle labbra la penna che aveva tra le dita cominciando a morderne distrattamente l’estremità, Saga sentì i suoi sensi mettersi in allerta, mentre un calore, che non aveva nulla di innocente, percorreva come una scarica elettrica i suoi muscoli.

- Saga...va tutto bene? - quando Mu si accorse della strana espressione sul volto del compagno, si fermò all’istante, allarmandosi e rivolgendogli tutta la sua attenzione - Aspetta...ti prendo un po' d’acqua, sembri accaldato... -.

Se avesse saputo di cosa si trattava...e che sarebbe servito altro per spegnere quel fuoco...

Mentre Mu correva in cucina, Saga non poteva fare a meno di sorridere dolcemente dell’ingenuità dell’Ariete. Pensò che, con tutta probabilità, non ne sapesse molto di relazioni, soprattutto in termini di intimità...

D’altronde Mu aveva vissuto molti anni in Jamir, che era a tutti gli effetti un posto fuori dal mondo, e dubitava che avesse mai avuto un compagno, o anche solo un partner fisico...stranamente, questo pensiero gli piacque, e molto, ritrovandosi inconsapevolmente a rivolgere uno sguardo compiaciuto al suo compagno, che ora si dirigeva verso di lui. 

Oltre ad avergli fatto bere un bicchiere d’acqua del quale, effettivamente, Saga non avrebbe avuto alcun bisogno e che mandò giù solo per non essere scortese, Mu pretese poi che si stendesse sul divano per riposare, senza dargli alcuna possibilità di obiettare.

Il tibetano, infatti, era convinto che il suo compagno si sentisse provato dal rievocare gli anni in cui era stato Patriarca, e, temendo che il suo disagio potesse diventare un malore, volle dargli il maggior conforto possibile.

Ragion per cui sistemò sul divano dei cuscini che prese dalla sua stanza, sui quali fece distendere il cavaliere dei Gemelli, dopodiché rimodulò l’illuminazione della stanza per permettergli di riposare un momento. 

Saga si mostrò stranamente docile alle indicazioni dell’Ariete...ma la realtà era che, contrariamente a quanto avesse mai pensato, si stava godendo quelle attenzioni come mai gli era accaduto prima di allora...

In quei pochi minuti scoprì che gli piaceva essere accudito, ma soprattutto, gli piaceva guardare il lemuriano muoversi per la sua stessa casa. La delicatezza con la quale si spostava per non disturbarlo...la discrezione affinché lui potesse riposare. Il brontolio dell’acqua proveniente dalla cucina lo fece sorridere lievemente...di certo Mu aveva messo in infusione il suo tè per farlo riprendere.

In quel momento Saga pensò che stare a casa non fosse poi così male. Ovviamente, quella sensazione di conforto non poteva prescindere dalla compagnia...

Adagiandosi più comodamente tra i cuscini, sentì le sue narici inebriarsi del dolce profumo del lemuriano, e inalando ad ogni respiro quella delicata fragranza, avvertì il suo corpo rilassarsi completamente. 

Quella sensazione di benessere lo invase al punto da farlo scivolare in un piacevole torpore, e quando sentì un lieve tocco scostargli dolcemente i capelli dalla fronte, la sua reazione fu di fermare la mano per portarla più in basso e accarezzarla con il solo tocco delle labbra.

Un movimento delicato, e tremendamente dolce...

Mu rimase spiazzato da quella reazione. Pensando che Saga dormisse si era avvicinato per controllare la temperatura corporea, ma quando la mano del greco bloccò la sua, immaginava di trovarlo arrabbiato, o infastidito. E invece no...

Ringraziando gli dei dello stato di dormiveglia nel quale Saga versava, e che gli impediva di vedere il rossore che rendeva scarlatte le sue guance, Mu chiuse gli occhi, abbandonandosi per un momento a quelle carezze inaspettate...e dannatamente deliziose.

Tuttavia, si sa...le cose più piacevoli sono anche le più brevi, e infatti...

Sia Mu che Saga trasalirono, quando un cosmo, ben noto ad entrambi, annunciò la sua presenza all’ingresso dell’Ariete. 

In realtà, più che sorpresa, quella che traspariva dal volto di Mu era frustrazione, dalla quale cercò di riprendersi in fretta per non dare al suo compagno l’idea che si stesse godendo quel momento, mentre il sentimento evidente sul volto di Saga era ben diverso. 

Fastidio.

Sì, un enorme fastidio, perché...in effetti...si stava godendo quel momento...e, diversamente da Mu, non fece nulla per nasconderlo.

Senza attendere che gli venisse accordato il permesso, il nuovo arrivato entrò liberamente nel tempio, muovendosi con una disinvoltura eccessiva per chi non fosse il suo guardiano, e quando arrivò in soggiorno, trovò i due cavalieri nuovamente seduti al tavolo.

Conoscendo l’indole di chi stava entrando ed immaginando che non avesse intenzioni pacifiche, entrambi avevano deciso, in silenzio e saggiamente, di riprendere le loro posizioni.

- Saga...sapevo di trovarti qui... - il tono suonava infastidito, oltreché ansioso.

- Buongiorno anche a te Shaka...non mi sembra di aver sentito la tua richiesta di passaggio... - gli fece notare Mu quando si rese conto del fatto che, oltre a non aver mostrato alcun riguardo per la proprietà che presidiava, la Vergine non si era neanche premurata di essere cortese.

Per tutta risposta, Shaka sollevò un sopracciglio, guardando dall’alto in basso chi aveva osato riprenderlo.

- Non ho mai avuto bisogno di chiedere il passaggio... questo tempio è sempre stato vuoto... -.

- Non più Vergine... - Mu gli rispose con un tono calmo, ma che non ammetteva repliche - per cui, se hai intenzione di visitare il mio tempio, ti chiedo di uscire, attendere che ti accordi il passaggio, e poi...eventualmente...rientrare... -.

Shaka spalancò gli occhi. Chi accidenti pensava di essere quell’insignificante Ariete?! Nessuno...nessuno aveva mai osato parlargli in quel modo.

- Come diavolo osi? Traditore... -.

Tuttavia, il sorriso ironico che gli rimandò Mu lo zittì all’istante. Quell’atteggiamento avrebbe potuto funzionare fino a qualche tempo prima, quando i suoi compagni lo consideravano a tutti gli effetti un traditore del Santuario, ma ora, dopo che la verità era venuta alla luce nella sua interezza, quelle parole sprezzanti suonavano solo grottesche.

- Per cortesia Shaka...abbi almeno un minimo di senso del ridicolo! - fu Saga a parlare mettendo fine alla discussione - E fai quello che ha detto Mu...tu stesso non tollereresti mai che qualcuno si comportasse nel tuo tempio come stai facendo! - concluse visibilmente irritato.

Le due paia di orecchie in ascolto rimasero allibite a quello sfogo. Shaka, perché era stato ripreso come uno scolaretto indisciplinato, e Mu...beh...Mu fece un leggero sorriso tra sé quando si rese conto di cosa fosse accaduto...

Per la prima volta dopo tanto tempo Saga lo aveva chiamato con il suo nome
   
 
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