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Autore: Khailea    08/05/2023    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
Wyen
 
 
 
 
 
 
 
 
Indubbiamente, Lacie era veloce, in particolar modo quando non voleva essere raggiunta da qualcuno. Prima di fiondarsi nel bagno al primo piano la ragazza aveva fatto il giro di quasi ogni corridoio della scuola, continuando a sentire dietro di sé dei passi che la seguivano.
Se si fosse voltata anche solo per un istante forse avrebbe rallentato, o addirittura si sarebbe fermata, visto ad inseguirla non era il fratello, come invece pensava, ma Wyen e Nadeshiko. Entrambe non avevano difficoltà a tenere il suo passo, per quanto Wyen si mostrò sorpresa dalla velocità della ragazza.
Al castello aveva assistito ad alcuni allenamenti dei soldati relativi ad un percorso ad ostacoli, simili a quelli affrontati da Daimonas durante il suo addestramento, ed aveva l’impressione che anche Lacie avrebbe potuto completarli se ci avesse provato.
La corsa comunque per quanto scattante durò giusto un paio di minuti, e Lacie andò a rintanarsi in uno dei bagni, chiudendosi dietro una delle tante porte al suo interno. Le altre due arrivarono poco dopo, trovando giusto un altro paio di ragazze sorprese a confuse dal burrascoso arrivo di Lacie.
Nadeshiko lanciò loro un’occhiataccia in caso avessero voglia di fare qualche commento, e bussò alla porta oltre cui immaginava ci fosse Lacie.
-Lacie, sei qui?-
-No nya.-
Nadeshiko si voltò verso Wyen, facendo un gesto a dire “Sì, è qui”. L’altra si avvicinò, titubante.
Sapeva di essere stata lei stessa a voler venire, per scusarsi dell’accaduto durante la lezione ed assumersi le sue responsabilità, ma non aveva idea su come esprimere quei sentimenti.
Non voleva offenderla più di quanto avesse già fatto…
-Lacie, puoi uscire per favore?- le chiese volendo assicurarsi che stesse bene.
-No nya!-
Alla sua risposta Wyen si sentì ancor più mortificata. Nadeshiko non lo notò, e cercò un modo per convincere l’amica.
-Ehi, che ne dici se ce ne andiamo da qui? Ci facciamo un giro in centro, prendiamo qualche vestito carino.-
-Non mi va nya…-
-Posso prendere la carta di credito di tuo fratello e spendergli tutti i soldi.-
Stavolta Lacie nemmeno rispose. Nadeshiko sbuffò a corto di idee, lasciando il campo a Wyen, che si prese ancora qualche ultimo secondo per pensare alle parole giuste da usare.
-Lacie… ti chiedo scusa per il mio comportamento di poco fa, non era mia intenzione metterti in una situazione di disagio. Mi assumerò tutte le responsabilità.-
Era poco, non bastava. Era una scusa da nulla, e non si sarebbe sorpresa se l’altra avesse continuato a restare in silenzio.
-Di cosa stai parlando nya?- chiese invece Lacie, confusa dalle sue parole. Anche Nadeshiko non sembrava capire a cosa si stesse riferendo.
Ciò agitò nuovamente Wyen, che temette di aver frainteso la situazione. -Io… mi dispiace per… averti chiamata alla lavagna, mettendoti a disagio… ?-
C’era una tale incertezza nella sua voce che sembrava più le stesse chiedendo conferma dei suoi dubbi, ed in effetti era così.
-… a me… aveva fatto piacere nya.-
-Cosa?-
L’udito di Wyen era al pari di quello di Daimonas, perciò era molto difficile che non avesse sentito quelle parole, nonostante fossero state quasi sussurrate, ma chiese comunque, trovando difficile credere le avesse veramente pronunciate.
Lacie si ripeté, stavolta più ad alta voce, ed aprendo uno spiraglio nella porta. -Mi ha fatto piacere nya. Mi ha fatto piacere… che mi ritenessi abbastanza intelligente da riuscirci nya.-
Wyen sbatté le ciglia, sorpresa. -Ma… la tua rabbia… credevo di averti offesa.-
-È Astral che mi ha fatto arrabbiare nya! Ha reagito come se avesse la certezza che avrei sbagliato nya!- sbottò Lacie, spalancando la porta.
-Beh, in sua difesa i tuoi voti non erano il massimo.- commento Nadeshiko.
-Ma quello è stato prima del periodo di esami nya! Dopo mi sono impegnata, e adesso non ho nemmeno una materia sotto nay!- rispose l’altra, sbuffando mettendosi a sedere sulla tavoletta chiusa. -Per tutti sono solo una ragazzina iperattiva che non sa usare il cervello nya, ma non è così…-
Poteva non darlo a vedere, ma Lacie era perfettamente consapevole del modo in cui certe volte gli amici si rivolgevano a lei, come se avesse avuto la stessa età di Sammy. Solo perché diceva “nya”, non si tratteneva dal dire le cose che le passavano per la mente, o era sempre espansiva ed in movimento, non significava certo che fosse una sciocca.
Anche lei sapeva dimostrarsi intelligente, ed avrebbe tanto voluto che anche gli altri lo vedessero.
Wyen, da parte sua, capiva perfettamente come Lacie potesse sentirsi. Entrare a fare parte di un mondo che non era il tuo, di una cultura di cui non conoscevi nulla… ogni volta che si ritrovava a fare delle domande che per gli altri erano ovvie, si sentiva mortificata.
-Io trovo che tu sia una persona estremamente capace.- disse senza nemmeno pensarci. -Sei in grado di relazionarti con chiunque ma mantieni la tua sincerità, e la tua inventiva è ammirevole.-
Conosceva Lacie da poche settimane, ma l’aveva osservata, proprio come aveva osservato tutti gli altri. Ciascuno di loro aveva le proprie potenzialità, e scoprire che la ragazza si reputasse inferiore l’aveva scioccata.
Lacie alzò lo sguardo su di lei, gli occhi leggermente lucidi dalla commozione. -Veramente?-
Non aveva detto nya, in rarissime occasioni non lo diceva.
Wyen annuì, desiderando di essere in grado di poterle dire di più, ma questo non era necessario.
Lacie si alzò lanciandosi su di lei, stringendola in un forte abbraccio. Wyen la lasciò fare, rispondendo molto lentamente all’abbraccio.
Non era abituata a quei gesti, il padre non era stato certo carico di affetto nei suoi confronti, e non aveva mai avuto nessuno nella sua vita con cui condividere un momento simile. Con Daimonas temeva fosse ancora troppo presto, per quanto fossero fratelli di sangue e già gli volesse bene, voleva prima creare con lui un rapporto dove il ragazzo si sentisse a suo agio e la considerasse veramente come sua sorella. Forse ci pensava troppo, magari avrebbe semplicemente dovuto imitare la spontaneità di Lacie.
Wyen chiuse gli occhi, assaporando quel gesto tanto semplice ma speciale.
-Ooooh, voglio anche io un abbraccio!-
Nadeshiko spalancò le braccia, unendosi alle tre. La spinta della ragazza per poco non le fece cadere, ma almeno restituì la risata a Lacie.
-Allora, sei pronta a tornare dagli altri? Abbiamo la visita dal dottore da fare.- disse Nadeshiko, rompendo per prima l’abbraccio.
-Sì nya… grazie per essere venute da me nya.- annuì Lacie, staccandosi a sua volta.
Wyen rimase ferma, sentendo il corpo inondato dal calore trasmesso da Lacie, ma quella sensazione rapidamente cominciò a svanire, lasciando la ragazza con uno strano senso di vuoto.
-Andiamo allora, prima che uno dei prof venga a tirarci per le orecchie.- disse Nadeshiko, muovendosi verso la porta assieme a Lacie.
Wyen sentì il calore della ragazza scivolare via dal suo corpo, lasciando un’impercettibile traccia sulla pelle di cui sentiva già la mancanza. Mentre le due proseguivano indugiò lo sguardo su Lacie, ed alla mente le tornò una cosa che Nadeshiko e Yume le avevano chiesto durante la vacanza al mare.
“-E tu Wyen? Che tipo ti piace?-“
-Oh…- sospirò, pochi secondi prima che Lacie si voltasse.
-Non vieni Wyen nya?-
L’altra si riscosse, annuendo. -Arrivo.-
 
 
 
 
 
 
 
 
La fila per l’infermeria, come i ragazzi avevano immaginato, era già oltre la metà del corridoio. Per attendere il proprio turno difficilmente il gruppo avrebbe avuto tempo di andare in mensa, perciò avevano deciso che qualcuno sarebbe andato a prendere da mangiare, portandolo agli altri.
A compiere questo incarico vennero scelti Astral, che così poteva distrarsi dal pensiero di avere offeso sua sorella, Seraph, Ryujin, Cirno, che aveva assicurato sarebbe riuscita a portare abbastanza cibo per tutti anche da sola, Grace e Zell. Anche Ailea in verità avrebbe voluto accompagnarli, visto rimanere lì ferma a non fare nulla la irritava, ma visto Khal non aveva intenzione di muoversi preferì evitare.
Quando i sei si furono allontanati, senza farsi vedere dagli altri Khal sfiorò la mano di Ailea, stringendola nella sua.
Bastone e carota, era la semplice strategia per controllarla, e di fatti questa aveva rilassato le spalle al suo tocco.
Gli altri non erano ancora, tornati, ma la fila si muoveva talmente in fretta che presto fu già il turno di Sammy, messa per prima in modo che dopo non fosse costretta a stare in piedi tutto il tempo.
-Vuoi che venga con te?- le chiese Hope, subito dopo di lei.
-No no, tranquilla.- rispose la piccola, entrando nella porta superando un infermiere vestito da capo a piedi, con il volto coperto da una mascherina.
Dentro c’erano almeno altre quattro persone, una seduta su una sedia, le altre messe attorno alla stanza.
-Si sieda.- disse la persona sullo sgabello.
Sammy annuì, mettendosi comoda. L’uomo prese da dietro di sé una siringa ed un laccio emostatico.
-Come ti chiami?-
-Samantha.- rispose educata la piccola, lasciandolo fare mentre sollevava il braccio della camicia legandole il laccio.
Non le fece altre domande, si limitò a prelevarle del sangue ed a mettere un cerotto sul braccio.
La scena era talmente fredda e rigida che la piccola si sentì quasi in soggezione, e fu un sollievo quando aprirono la porta alle sue spalle.
-Può andare.-
Nel frattempo, gli altri avevano aspettato pazientemente il suo ritorno, con Hope allarmata dalle mascherine che gli infermieri indossavano.
-Dite che è successo qualcosa mentre eravamo via?-
-Tipo un virus? Forse.- rispose Vladimir.
-Sono certo sia solo per procedura.- disse invece Alexander cercando di tranquillizzarla.
-Forse hai ragione…- annuì Hope, sorprendendosi quando vite tornare subito dopo Sammy.
-Già finito?- chiese infatti Johanna.
-Sì! Sono stata brava!-
-Ti hanno dato una caramella?- le chiese Vladimir.
-Oh, no in realtà… forse se la sono dimenticata.- rispose lei, senza dire di come in realtà non ci aveva nemmeno pensato, desiderosa di andarsene subito.
-Allora glielo ricorderò io dopo.- rispose lui intanto che Hope entrava.
Esattamente come avevano fatto con Sammy gli uomini erano sparsi per la stanza, e rigidi guardarono Hope superarli.
-Buongiorno.-
Nessuna risposta, cosa che non fece sentire particolarmente a suo agio la ragazza.
-Si sieda.-
Silenziosamente Hope fece come le veniva detto, l’uomo sullo sgabello le prese il braccio sollevando la manica della camicia.
-Come si chiama?-
-Hope…-
Nessun’altra domanda, nessuna chiacchierata amichevole. Le presero del sangue e riaprirono la porta.
-Può andare.-
Intanto che lei era nell’infermeria, Vladimir aveva continuato a parlare con Sammy. -Che ti hanno fatto fare?-
-Mi hanno chiesto il nome e mi hanno preso un po’ di sangue, e basta.-
-Alla faccia del controllo.- commentò Ailea, e con la stessa velocità della bambina anche Hope fu di ritorno.
-È stato… strano.- ammise la ragazza, allarmando Alexander.
-Ti hanno fatto qualcosa?-
-Oh no, nulla di che, mi hanno solo prelevato del sangue chiedendomi nome e cognome.-
-Anche a Sammy hanno fatto la stessa cosa. Sarà la procedura.- confermò Khal, guardando poi il fratello. -Forza Alexander, non fare aspettare i dottori.-
L’altro annuì, dileguandosi rapidamente. Entrò senza dire nulla, lanciando dei semplici sguardi ai dottori che risposero allo stesso modo, avvicinandosi all’unico seduto.
-Si sieda.-
Il ragazzo si accomodò, lasciando che l’uomo gli sollevasse la manica.
-Il suo nome?-
-Alexander.-
Il fatto che non ci fossero convenevoli e che il loro atteggiamento fosse tanto sterile non disturbò il ragazzo, che certo lo preferiva ad inutili monologhi, ma non per questo non trovò strana la cosa.
Fuori quelli che ancora dovevano entrare ammazzavano il tempo chiacchierando.
-Secondo voi come se la stanno cavando Wyen e Nadeshiko con Lacie?- chiese Johanna, controllando se le ragazze stessero arrivando.
-Probabilmente l’avranno trovata e la staranno convincendo a tornare.- azzardò ad indovinare Milton.
-A meno che Nadeshiko non abbia proposto di andare via.- ribatté Yume.
-Non credo che Wyen lo farebbe, l’avremmo già vista in quel caso.-
-È vero, probabilmente sono ancora assieme.- rispose d’accordo Daimonas, intanto che Alexander tornava ed arrivava il turno di Khal.
Un po’ il fatto che la sorella fosse sola con Nadeshiko lo preoccupava, temendo che questa potesse scavalcarla, ma era giusto che si mettesse alla prova da sola.
Confidava anche che, in caso, Lacie l’avrebbe aiutata, ma probabilmente stava pensando in maniera troppo protettiva.
-L’importante è che tornino prima della fine dell’intervallo, altrimenti dovranno stare dopo le lezioni.- commentò Lighneers, sorprendendo tutti con il suo intervento.
-Da quando ha ripreso a parlarci?- sussurrò in effetti Ailea, non così piano in verità, ma Lighneers non raccolse la frecciatina.
Capiva il suo risentimento, ed anche quello di Yume che lo stava guardando.
-Sicuramente arriveranno tra poco.- gli rispose invece Annabelle, cercando di sostenerlo nella conversazione. -Semmai le possiamo andare a chiamare.-
Stavolta Lighneers si limitò solo ad annuire, tornando a guardare la porta dell’infermeria dalla quale era appena uscito Khal, mentre Ailea lo superava.
All’interno il ragazzo aveva vissuto una situazione identica a quella del fratello, e naturalmente la scena aveva stuzzicato la sua curiosità nei confronti dell’ente che stava facendo quei prelievi. Più tardi probabilmente avrebbe controllato, ma per il momento avrebbe aspettato il ritorno del suo giocattolino.
Una volta dentro, ad Ailea venne fatto un cenno sulla sedia accanto all’uomo sullo sgabello.
-Si sieda.-
La ragazza ubbidì, guardandosi attorno dubbiosa. -Non avevo mai sentito di un controllo così specifico.-
-È annuale. Molte scuole lo fanno.- rispose l’uomo accanto a lei. -Lei ha degli occhi piuttosto… mostruosi. Il suo nome?-
Ailea sbatté le ciglia un paio di volte, ad assicurarsi di avere sentito bene. Gli altri uomini la stavano guardando, e questo non fece altro che aumentare la sua rabbia.
Chi credevano di essere per poterle parlare così?
-…-
Lo sconosciuto alzò lo sguardo, tenendole ancora il polso anche se ormai aveva terminato il prelievo. -Il suo nome?- si ripeté.
L’istinto della ragazza di tirargli un pugno si fece vivo, e dovette intuirsi dal modo in cui lui la lasciò andare dopo aver lanciato uno sguardo ai suoi coltelli. -Chiederemo ai professori.-
Ailea mantenne ancora il contatto visivo, alzandosi mostrando a tutti il dito medio uscendo dalla stanza.
-Coglioni.-
Khal la raggiunse, dandole un bacio sulla fronte. -Ti hanno dato fastidio?-
Ailea arrossì, appoggiandosi a lui, sollevata che finalmente avesse smesso di avercela con lei. -No…-
-Avevi paura degli aghi?-
Dopo il modo in cui Ailea lo fulminò, Vladimir corse nell’infermeria, salutando con un gesto della mano il personale. -Salve.-
Nessuna risposta, solo un cenno verso la sedia accanto all’unico uomo seduto.
-Che ospitalità…- borbottò il ragazzo, accomodandosi.
-Il suo nome?- chiese l’uomo, cominciando il prelievo.
-Mattia.-
La reazione di Ailea lo aveva insospettito, ed il gelo di quegli uomini ancora di più, unito all’improvviso arrivo di questo controllo privo di qualsiasi avviso.
Avrebbe dato una bella occhiata al loro ente più tardi, e chissà, magari avrebbe scoperto che in realtà non erano effettivamente chi dicevano di essere.
Giusto per portarsi avanti con il lavoro, prese il cellulare dalla tasca, digitando un semplice comando alla su intelligenza artificiale, per comunicarle di creare un contatto con il cellulare di almeno uno di questi individui.
Così, se avesse avuto bisogno di rintracciarli, sarebbe stato più facile.
Intanto, Khal aveva continuato a stringere a sé Ailea, che più che felice l’aveva lasciato fare.
-Come ti sono sembrati?- le aveva chiesto Hope, riferendosi ai medici.
-Delle teste di cazzo.-
Non voleva dire cosa era successo, non voleva fare notare ancora di più gli orribili occhi che era costretta ad avere, soprattutto di fronte a Khal.
Al ritorno di Vladimir fu Annabelle stavolta ad entrare, e Lighneers con la coda dell’occhio continuò a fissare tutto il tempo la porta, augurandosi l’avrebbero trattata con rispetto.
Quella ragazza lo meritava, ma come tutti gli altri Annabelle ricevette semplicemente un trattamento del silenzio.
-Buongiorno.-
Anche di fronte alla sua cortesia nessuno batté ciglio, dandole giusto un cenno per farla sedere prendendole poi il campione di sangue.
Dietro l’uomo la ragazza notò alcune valigette, una aperta e piena di flaconcini, probabilmente degli altri studenti.
Uno dei medici riaprì la porta alle sue spalle, lasciandola uscire per fare entrare stavolta Yume.
-Ehilà! Ciao a tutti!- sorrise la ragazza, non suscitando particolari reazione. -Uuuh, siete gelidi proprio come dicono.-
-… si sieda prego.- rispose l’uomo allo sgabello.
Yume fece come le aveva chiesto, notando l’ago. -Oh, vuole mettermelo dentro? Sia gentile la prego…-
L’uomo non rispose, limitandosi a prelevare il sangue ed a lasciarla andare.
-È stato veloce… ciao ciao allora.- li salutò nuovamente la ragazza, uscendo dalla porta lasciando entrare Milton.
-Che pezzi di ghiaccio… nemmeno a me hanno dato un lecca-lecca.- sospirò la ragazza.
-Oh, quindi non ne avevano veramente?- chiese Sammy.
-Già, non sono molto professionali.- annuì la ragazza, e certo anche per Milton non fu piacevole i pochi minuti che trascorse all’interno.
Gli ospedali ed i medici non le creavano particolari problemi, ma l’austerità di quelle persone le ricordavano quella delle suore nel vecchio orfanotrofio in cui aveva vissuto assieme a Daimonas, e le mise una brutta sensazione addosso.
-Il suo nome?-
- Sara Milton.- rispose senza nemmeno guardare l’uomo, tenendo la testa rivolta verso la porta.
Il prelievo però fu rapido, e senza alcuna stranezza.
-Può andare.-
Non dovette ripeterglielo due volte, fu un vero sollievo uscire da quella stanza, e nemmeno notò Ayame passarle accanto quando uscì.
-Come è andata?- le chiese Daimonas, notandola pallida.
-Sono molto freddi…-
Non voleva dirgli che le avevano ricordato le suore nel loro passato, sarebbero stati ricordi troppo dolorosi per lui.
Ad Ayame sinceramente che i medici fossero calorosi o meno importava poco, quindi si limitò ad usare il cellulare tutto il tempo ignorando chiunque nella stanza, lasciando che facessero il prelievo.
-Sarà meglio che trattiate il mio sangue come oro colato, è chiaro?-
-Il suo nome?-
-Tsk, incompetenti. Dovreste saperlo.- sibilò la ragazza irritata. -Ayame, vedete di ricordarvelo.-
Nessuna risposta, e lei non si degnò di dire altro fino a quando non uscì dall’infermeria, lasciando entrare Johanna.
Poco dopo intanto, Zell, Astral, Seraph, Grace, Ryujin e Cirno tornarono con alcuni vassoi in mano, giusto in tempo prima che l’intervallo arrivasse agli sgoccioli.
-Cosa ci siamo persi?- chiese Zell, con un mezz’uovo in bocca.
-I tipi là dentro sono degli stronzi.- affermò Ailea.
-Sicura di non essere stata tu la stronza?- obbiettò Seraph, ma stavolta Milton diede ragione ad Ailea.
-Non sono esattamente accoglienti.-
Vedendosi dare ragione Ailea alzò il dito medio a Seraph, che sollevò gli occhi al cielo. -Come non detto allora…-
-Almeno però sono molto veloci.- aggiunse Hope. -Adesso Johanna è dentro.-
Al commento di Milton, sul fatto quegli uomini non fossero accoglienti, Johanna si sarebbe trovata completamente d’accordo. Anche lei provò a salutare educatamente, venendo ignorata.
-Il suo nome?-
-Johanna…-
Senza aggiungere altro le prelevarono il sangue, facendola uscire per accogliere il prossimo studente.
-Ehi, com’è andata?- le chiese Jack, incamminandosi verso la porta.
-Eh… non ho molto da dire rispetto agli altri…-
-Capito. Dai, vai a mangiare allora, non ci pensare più.- la rassicurò Jack, superando la porta.
La reazione che si aspettò era decisamente diversa da quella che ottenne; il ragazzo si era immagino di passare praticamente inosservato, invece nell’istante in cui lo videro gli uomini nella stanza cominciarono a fissarlo con una tale intensità da fargli venire i brividi.
I loro occhi erano spalancati, come se avessero appena visto un miraggio.
-… ho una così brutta cera?- disse cercando di smorzare la situazione, ma non ottenne altre reazioni.
Tossendo a disagio si guardò attorno, notando l’uomo seduto con una siringa in mano.
-… devo… venire lì?-
Qualche secondo trascorse in silenzio, poi l’altro lentamente annuì. -Esatto.-
Grande, doveva solo avvicinarsi ad uno di questi sciroccati, perché no?
Il disagio non faceva altro che aumentare, soprattutto quando sedendosi ebbe la chiara impressione che quei tizi stessero fissando le sue cuciture.
Tentare di giustificarle sarebbe solo stato inutile.
-Ok… facciamo in fretta allora.- disse il ragazzo, rimanendo comunque fermo.
-Certo… il braccio.-
L’uomo sollevò la siringa, e Jack non poté certo dirsi entusiasta all’idea che simili persone gli prelevassero del sangue, non solo perché l’avrebbero probabilmente trovato ancora più strano delle cuciture, ma perché non aveva idea su come avrebbero reagito.
Non avevano esattamente l’aria di essere dei veri medici.
-Sa una cosa… ho la fobia degli aghi, credo sia meglio che chiami qui il mio ragazzo.-
Era una scusa come tante per uscire da lì, ma l’altro non reagì molo bene.
-Fermo subito!-
Gli afferrò il polso, tirandolo indietro per costringerlo a sedersi. Jack reagì immediatamente tirandogli un pugno, e gli altri uomini si avventarono su di lui, alcuni addirittura armati con dei coltelli o dei teaser.
Jack riuscì a saltare sul letto, schivando uno shock, ma l’uomo caduto raccolse da lì vicino un bisturi, tentando una sferzata. Purtroppo, pur riuscendo appena a sfiorarlo, la lama riuscì a tagliare una delle cuciture al polso del ragazzo, e la mano cadde con un tonfo a terra proprio ai piedi dell’infermiere. Jack reagì istintivamente, comandandole di saltargli addosso per affondare le unghie negli occhi.
Era pronto a gridare per chiamare i suoi amici, quando uno degli uomini riuscì a raggiungerlo al fianco colpendolo con il teaser.
La scarica elettrica gli attraversò il corpo irrigidendo i muscoli, impedendogli di difendersi quando gli aggressori si avventarono su di lui.
   
 
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