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Autore: Ladyhawke83    11/05/2023    0 recensioni
Avevo tanta voglia di tornare a scrivere e questa raccolta di One shot è stata scritta proprio grazie alla “challenge senza scadenza”del gruppo Facebook “Prompts are The Way ~” che mi ha un po’ sbloccato.
I prompts scelti li ho trovati perfetti per ritornare a scrivere dei miei due ragazzacci “mai una gioia” preferiti: Vargas e Callisto.
Vargas riflette sul “dopo” Callisto…
Chi mi legge e mi conosce già, non faticherà a capire da dove riprendo le fila, anzi sono andata un po’ a ritroso in verità, nella loro storia.
Per tutti gli altri: se non vi è chiaro qualcosa, sappiate che ho scritto del loro primo incontro/scontro nella storia “Il bianco e il nero. Il Re e il Mago.”
Questa sarà una nuova raccolta di One shot varie sul rapporto Vargas e Callisto.
Sono passati 5 anni da quella prima storia erotica e slash che ho scritto, e dopo ne sono venute molte altre di di loro, ma a quella resto particolarmente affezionata.
Buona lettura
Ladyhawke83
Genere: Erotico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Questa storia partecipa alla challenge "Una parola al giorno toglie il blocco di scrittura di torno!" del gruppo Facebook Prompts are the way

 

PROMPT 01/05/23

A e B vanno assieme a una fiera del fumetto (o a qualsiasi evento nerdoso). A è unx grande appassionatx, B non ci capisce niente, ma ci va lo stesso per fare contentx A.

 

 

Di archi, pozioni, bastoni e di baci leggendari

 

Ancora non ho capito per quale motivo ho voluto accompagnarti a questa cosa..." Callisto, da perfetto stregone qual era, non capiva il perché di tutto quel trambusto.

Quel giorno, in particolare, era stata organizzata una festa, in occasione dall'anniversario della fondazione della prima Academia dei maghi, e Vargas, in qualità di Arcimago, costretto a partecipare e a vegliare sulla sicurezza di tutti, aveva insistito per avere al suo fianco lo stregone mezzosangue Callisto, abile tanto nella magia, quanto preciso e infallibile con arco e frecce.

Anche se aveva con sé altre guardie, scelte tra i ranghi più fidati dei maghi guerrieri, Simenon Vargas sapeva di poter stare tranquillo solo se a guardargli le spalle fosse stato Callisto.

"Questa cosa, come la chiami tu, è una celebrazione ufficiale per tutti i maghi e gli stregoni di questo paese, dovresti essere onorato, invece di sbuffare..."

"Bell'onore che ho! Costretto a sentire le battutine sui miei capelli, e il resto, dalle tue guardie qui dietro...e devo pure girare tra questi banchi di gente che vende fumo in bottiglia e non so quale altro intruglio o pergamena incantata" Callisto sbuffò perplesso, e un po' schifato, riappoggiando al banco un vasetto colmo di un liquido vischioso e trasparente, insetti morti galleggiavano al suo interno. Un'etichetta, scritta con grafia elfica incerta, recitava: "PERDIRICORDI, usare con cautela".

Vargas rise compostamente, vedendo lo smarrimento di Callisto in mezzo a maghi, incantesimi, pozioni, libri e pergamene. Il mercato magico era qualcosa di imprescindibile rispetto alla celebrazione dell'Academia, però il mezzelfo, in quanto Arcimago, sapeva che una cosa del genere poteva essere davvero stancante e noiosa per chiunque non fosse un mago, o un simpatizzante dei maghi. Callisto non era né un mago, né aveva molta stima della categoria dei maghi in generale. In compenso era uno stregone eccellente e un arciere formidabile, questo Vargas lo sapeva da decenni, dai tempi dell'Oscura Guerra tra maghi, stregoni e orchi risvegliati, dove entrambi si erano ritrovati a combattere insieme sullo stesso fronte.

"Sai, forse dovresti acquistarla quella pozione perdiricordi, potrebbe tornarti utile per affrontare, o dimenticare, la lunga giornata di oggi..." lo prese in giro Vargas.

"Certo, certo, sempre che non mi uccida prima di avermi fatto perdere la memoria". Sottolineò Callisto, per poi passare a camminare alla destra del mago, poiché aveva notato un movimento sospetto.

"Spiacente Arcimago, ma io non bevo intrugli che hanno colori palesemente troppo accesi: di solito si che più un fungo è colorato, più è velenoso... lo stesso vale per questi saltimbanchi... vendono cose che basterebbero, da sole, a stecchire un intero esercito di orchi". 

"Tranquillo stregone, tutto qui è sicuro, se si sa come e cosa comprare..."

Lo rimbeccò Vargas, ridendo, per poi fermarsi di colpo davanti ad una bottega che esponeva un bellissimo bastone magico, il mago quasi trattenne il respiro dall'emozione.

"Come mi piacerebbe possedere quel bastone..." la voce di Vargas era quasi implorante.

"E perché non puoi averlo? Acquistalo e basta. Sei l'Arcimago qui, puoi fare tutto. Anche se non capisco cosa tu te ne possa fare di un bastone magico di legno, vecchio, ritorto e tutto scheggiato. Non ha nemmeno pietre preziose o luminescenze..." Callisto davvero non capiva perché Vargas volesse così tanto un oggetto, all'apparenza, così tanto insignificante.

"Non posso semplicemente comprarlo, Callisto, questo è uno dei bastoni leggendari. Ciò significa che è appartenuto ai primi maghi, "I primitivi", e può essere preso e maneggiato solo se in cambio si da qualcosa di pari valore. Io non possiedo nulla di così grande, da poter anche solo pensare di sfiorare quel bastone..." Vargas sembrava davvero afflitto, come un bambino che abbia visto il suo più grande desiderio apparire e poi svanire in un attimo come una nuvola in primavera.

"Ah, la magia e gli artefatti. Sopravvalutati. Io sono un stregone semplice: vedo il pericolo, penso un incantesimo, uso la magia. Noi non abbiamo bisogno di tutte le vostre complicazioni e i vostri orpelli da maghi"

Callisto indicò con un gesto eloquente, tutti gli oggetti magici che Vargas indossava, e portava con sé, in quanto Arcimago. 

"ci credo che ti servano guardie del corpo, te ne vai in giro così conciato, con tanto oro e magia addosso, che ad ogni passo è come se gridassi: venite, derubatemi!". Sottolineò Callisto.

"Sei uno stregone, non puoi capire... tutto questo fa di un mago, un mago: noi non siamo bestie, non usiamo solo l'istinto per incantare, come fanno certi stregoni".

"Mi stai dando dell'animale mago? Solo perché non ho bisogno di studiare incantesimi e pozioni per usare i miei poteri, non significa che io non ragioni. Sarò anche un animale, ma scommetto che ti fa comodo che io possa scoccare frecce nella giugulare dei tuoi nemici anche a occhi chiusi se serve, giusto?"

Lo stregone, dicendo questo, si piantò in mezzo alla strada, fermando il passo sia a Vargas che alle sue stesse guardie.

"Ma perché te la prendi tanto?" Vargas non capiva il repentino cambio di umore di Callisto.

"Me la prendo perché tu ti metti sempre al di sopra di tutti. Non ti interessa davvero come si sentono gli altri. Per te è sempre una sfida che tu sai di poter vincere" Callisto era davvero strano, Vargas non aveva detto niente di così offensivo eppure lo stregone sembrava essersi offeso a morte.

"Non mi piacciono le sfide... e lo sai" gli ricordò Vargas.

"E allora perché mi tratti sempre come se ti dovessi dimostrare qualcosa? Vuoi sfidarmi?" Domandò Callisto.

"No" rispose Vargas. Ma Callisto continuò, coinvolgendo anche altri che guardavano curiosi quel battibecco.

"C'è qualcuno tra gli illustrissimi maghi qui presenti che vuole sfidare uno stupido stregone? Venite a vedere l'animale arciere che si esibisce per sua eccellenza l'Arcimago..." Callisto parlò forte sovrastando la confusione del paese in festa, per farsi udire.

"Callisto, ti prego, non fare il solito idiota..." Vargas fece un passo avanti con la mano alzata per calmarlo, ma Callisto fu più rapido. Gli afferrò il polso e gli portò la mano in alto, gridando: "Abbiamo trovato uno sfidante! Venite a vedere il vostro illustrissimo Arcimago che mostra la propria superiorità nei confronti dei rozzi stregoni..." lo stregone sorrise, ma era più un ghigno di sfida il suo.

"Callisto... no..." bisbigliò Vargas cercando di uscire da quella difficile situazione, senza dover umiliare lo stregone.

Una delle guardie dell'Arcimago, però, si fece avanti e cogliendo l'occasione per rimarcare il suo profondo disprezzo per lo stregone, proclamò: "Il nostro Arcimago darà una dimostrazione di magia... Lo sfidante sarà lo stregone Logan Callisto.

Fu preparato il cerchio, lo spazio sicuro entro il quale i due si sarebbero misurati.

"Forza mago, dai al tuo pubblico ciò che vuole vedere..." lo incalzò Callisto, già con un barlume di fuoco nella mano. Ormai non aveva più importanza il futile pretesto da cui era partito. 

"Callisto... ti prego, ripensaci" implorò, per l'ultima volta, Vargas all'indirizzo dello stregone.

"No. Io sono solo uno stregone che non ragiona, ricordi? Quindi questa sfida è la dimostrazione perfetta di quanto io sia più animale di te... allora attacca e fammi vedere quanto sono superiori i maghi agli stregoni..."

"Va bene, odio fare questo, lo sai che io non lo penso davvero, che tu sia un animale..." sospirò l'Arcimago prima di lanciare l'incantesimo che aveva già iniziato a recitare a mente.

Callisto scoccò un dardo di fuoco verso il mago, utilizzando il suo arco doppio, il famoso Tamujiin.

Vargas chiuse gli occhi, poi li riaprì:  un bagliore violetto lasciava le sue mani immobili lungo i fianchi, e il tempo rallentò fino a fermarsi, per tutti tranne che per lui.

Tutto fu immobile, persino il dardo di fuoco, che galleggiava ora a mezz'aria tra Vargas e Callisto.

L'Arcimago prese la freccia tra le mani, la spense e la spezzò, mentre tutto intorno restava fermo, lui si muoveva calmo e determinato fissando negli occhi Callisto, con quel suo sguardo così infuriato, e quasi si dispiacque di averlo sconfitto così facilmente.

"Eppure lo sapeva che avrei usato l'incantesimo per fermare il tempo..." disse Vargas tra sé, mentre disegnava con il dito il simbolo della famiglia Vargas sulla nera tunica dello stregone dai capelli bianco azzurri, lasciando un lieve segno luminescente sui suoi abiti.

Il tempo riprese a scorrere come un fiume in piena, non appena Vargas si fu scansato dal viso di Callisto. Lo stregone si ritrovò sbilanciato in avanti, la corda dell'arco ancora calda vibrante e la freccia spezzata ai suoi piedi. Sulla tunica il simbolo di Vargas, segno della sconfitta subita dallo stregone.

"L'Arcimago vince questa sfida, che lo stregone si inchini di fronte al nostro illustrissimo mago, riconoscendogli il rispetto che gli è dovuto". Disse la guardia alla sinistra di Vargas.

Callisto non si mosse, né si inchinò. 

Nei suoi occhi sempre la sfida, ma non la furia, di poco prima, solo un mezzo sorriso beffardo di chi sapeva che sarebbe andata a finire così.

"Inchinati al tuo Signore, stregone!". Ruggì nuovamente la guardia.

Callisto rimase immobile.

Il mago guerriero allora lo spinse a terra, colpendogli le gambe con il bastone che portava con sé, Callisto piombò sulle ginocchia con un tonfo e un leggero lamento. La folla curiosa, attorno a loro, non emise un fiato, restando in attesa.

"Lui non è il mio Signore, i draghi non hanno padroni..." ribadì Callisto alludendo alla sua eredità di sangue draconico.

Vargas lo guardò senza parlare, ma gli fece capire che si sentiva a disagio, Callisto lo aveva messo in una situazione difficile.

La guardia colpì sulla testa Callisto: "China la testa davanti all'Arcimago! E Chiudi la bocca, stupido mezzosangue!".

Callisto a quel punto reagì, nonostante si trovasse prostrato in ginocchio e con la testa dolorante per il colpo ricevuto, fece guizzare dalle mani un rapido incantesimo, che fece incendiare gli abiti della guardia che lo aveva insultato e colpito.

Il mago guerriero fu, per un attimo, sbalordito, poiché Callisto aveva oltrepassato senza nessuna difficoltà il suo scudo protettivo, poi si mise a saltellare e a gridare, agitandosi come fosse stato morso da diversi insetti, mentre l'altro suo compagno spegneva le fiamme sui suoi preziosi abiti da mago, ormai resi stracci inservibili e anneriti. 

Lo stregone rise forte, una risata liberatoria, poi si rialzò lentamente fissando lo sguardo su Simenon Vargas.

"illustrissimo Arcimago, direi che se non avete intenzione di punirmi, o di trattenermi, io possa ritenere congedato, poiché è evidente che non avete bisogno di me, qui, né mi volete..." disse Callisto, alludendo al come, senza sforzo, avesse reso inoffensive le guardie, con la magia, .

"Puoi andare..." disse stancamente Vargas, anche se avrebbe voluto aggiungere molto altro. Non c'era bisogno di tutto questo  pensò il mago.

Quando ti renderai conto mezzorecchie che sono più bravo di te, sarà sempre troppo tardi, mi raccomando, guardati le spalle gli rispose Callisto mentalmente, mentre se ne andava per la strada, fuori da quel baccano, da quelle bancarelle di cui non capiva il senso, lontano dalla boria dei maghi e dalla loro stupida festa.

 

***

La cerimonia finì, e Vargas esausto, congedò tutti i suoi maghi e con essi, anche gran parte della folla, che si era radunata per vedere la benedizione dell'Academia e il rinnovo del giuramento da Arcimago del mezzelfo, si era dispersa.

Era quasi notte, oramai. 

Di Callisto nessuna traccia, Vargas sospirò, quello stregone lo faceva veramente impazzire coi suoi modi discutibili e atteggiamenti sempre sopra le righe, ma il mago doveva anche ammettere a se stesso come Callisto fosse sempre stato leale e diretto con lui, e questo gli piaceva.

Lo stregone, in tutti gli anni della loro lunga conoscenza, non gli aveva mai mentito, o non aveva cercato di ingraziarselo con sotterfugi.

Per anni, anche a causa di Isabeau, si erano odiati apertamente, ma mai in maniera subdola, adesso, però, si trovavano in una situazione di stallo: non erano amici, non erano amanti, e non erano più rivali in amore per la druida.

Cosa erano?

Bastava il sesso, che Vargas spesso lasciava fare a Callisto, bastavano i segni che Vargas gli lasciava sulla pelle, il sapore che si ritrovava addosso, a definire cosa erano l'uno per l'altro?

Vargas scosse la testa, rinunciando a trovare una definizione del loro rapporto. Ripensò, invece, alla sfida del pomeriggio, Vargas aveva capito che Callisto si era fatto battere in quella sorta di duello magico, però non comprendeva il perché.

Callisto Voleva dimostrare che cosa, e a chi? 

Lo stregone era stato umiliato dalle sue guardie del corpo, poi all'ultimo aveva tirato fuori il suo vero io, i suoi artigli da drago.

Perché verso le guardie e non verso di lui?

Vargas era talmente assorto nelle sue meditazioni, che non si accorse di essere tornato verso la piazza principale del paese, e sul sagrato della cattedrale stava Callisto, con gli occhi chiusi, come se dormisse.

"Ehi!" Chiamò il mago "Allora non sei fuggito poi tanto lontano..." 

"Così pare... Avevo una cosa da fare..." rispose laconico lo stregone.

"Posso sedermi?" Chiese Vargas, salendo i gradini per mettersi accanto a Callisto.

"Non hai bisogno di chiedermi il permesso, Vargas. Sei tu la persona importante qui, non io..." 

Al mezzelfo non sfuggì la punta di gelosia nella voce di Callisto.

"Dai! Sei ancora adirato per prima?" Vargas lo colpì piano con la mano.

"No" 

"E allora cosa c'è? Sei arrabbiato con me, per il duello? Sai che io non lo volevo fare..." cercò di giustificarsi Vargas.

"No, Vargas. Tu non capisci... Lascia perdere" tagliò corto lo stregone, evitando di guardare il mezzelfo.

"Spiegamelo allora... te lo ordina il tuo Signore" Vargas usò volutamente quella formula per prendersi gioco dei toni altisonanti che avevano usato gli altri maghi per definire Vargas di fronte allo stregone, qualche ora prima.

"Io non sarò mai alla tua altezza..." sputò fuori Callisto.

"In effetti sono, e sarò sempre, più alto di te.... prenditela con mio padre che mi ha donato la sua statura, ma non i suoi muscoli, purtroppo..." Vargas rise, ma notando che Callisto restava scuro in volto, si fece di nuovo serio.

"Scusami... seriamente, quello che voglio dire è che non deve esserci una gara. Noi siamo diversi. Lo saremo sempre. E va bene così. O no?" 

Vargas fissò il profilo di Callisto, cercando di decifrarne lo sguardo, sotto la luce pallida della luna e delle torce accese.

"La questione non è su ciò che sono io, o su quello che sei tu. Il problema è che tu non mi vedrai mai come un tuo pari... come Qualcuno al tuo livello. Io sono quello che lancia frecce, incantesimi, Callisto: la testa calda che agisce a caso. A caso, secondo il mio capriccio..."

Callisto si agitò sui gradini, tirando fuori dalla propria faretra un involto.

"Non sono un cazzone, non sono solo uno stregone folle, mi importa della tua opinione, ma ogni volta che ti guardo vedo quella stupida aria di superiorità, o peggio rassegnazione sul tuo viso e non la posso sopportare. Vorrei solo strappartela dalla faccia, ma poi mi ricordo chi sono, e chi sono stato, e penso che hai ragione tu..."

Lo stregone mise l'involto sulle gambe di Vargas.

"Tu sei l'Arcimago, io sono solo lo stregone mezzosangue..."

"Callisto, sei ubriaco? Cosa dici? E cosa è questo?" Domandò Vargas, indeciso se infuriarsi o essere in imbarazzo per quelle parole e ciò che stava tra le righe, tutto il non detto che Callisto era abilissimo a nascondere.

"No, non sono ubriaco. Vedi? Non mi prendi mai sul serio, nemmeno quando cerco di dirti che di te mi importa. Sei proprio un mago!". 

Callisto sbuffò e fece per andarsene, ma Vargas fu più veloce e lo fermò con uno scatto. 

"Aspetta". La mano del mago afferrò il braccio dello stregone tenendolo stretto, ma nel fermarlo, l'involto, di cui nella discussione si era scordato, gli cadde dalle ginocchia e rovinò sui gradini della chiesa, scoprendone il contenuto.

"L'hai rubato!" Proseguì Vargas con voce tremante rendendosi conto di stringere fra le mani il "bastone leggendario" che aveva visto esposto poche ore prima.

"Adesso pensi pure che io sia un ladro? Incredibile... tu sei incredibile!" Gridò Callisto "L'ho regolarmente scambiato, se vuoi saperlo ed è un regalo per te, idiota!" Lo stregone scese i gradini, piuttosto arrabbiato e avrebbe voluto prendere a pugni qualcosa, o qualcuno, peccato che l'unica persona presente in quella piazza fosse proprio Vargas, e Callisto non aveva nessuna voglia di sporcarsi le mani con il sangue di quel mago.

"Perché? Perché mi hai regalato una cosa così preziosa? Non oso nemmeno immaginare cosa tu abbia dovuto dare in cambio per averlo, ma poi, io non me lo merito. Proprio no..." sottolineò Vargas cercando di restituire il bastone a Callisto.

"Per lo stesso motivo di prima. Mi interessa di te e della tua opinione su di me..." ribadì Callisto, un poco più calmo.

"Lo sai che un dono così può essere equivocato? Non è esattamente un regalo che fai ad un amico, o a qualcuno a cui non tieni..." Vargas lo disse senza rendersi subito conto delle implicazioni delle sue stesse parole.

"Sei un po' lento a capire, vero mago? E da un po' che sto cercando di dirti qualcosa. Forse, però, le parole non bastano..." disse Callisto, e poi lo baciò sulla bocca.

Vargas rimase sorpreso e frastornato e, prima che potesse ricambiare il bacio a dovere, Callisto si staccò da lui, ancora con quel mezzo sorriso sulla faccia, anche se aveva gli occhi tristi.

"Tu sei importante per me, e volevo fare qualcosa di importante per te, visto che come guardia del corpo non sono un granché..." Callisto lo disse con gli occhi lucidi, o forse era la luce delle torce che li faceva apparire così. Tutta la spavalderia che spesso mostrava in pubblico, come una corazza, spesso verso Vargas, adesso era sparita.

"Grazie, ma non c'era bisogno di farmi nessun regalo, non certo uno come questo..." Vargas era davvero in imbarazzo per quel gesto, che non sapeva come ricambiare.

"Per me è solo un vecchio bastone scheggiato e pure brutto, ma se per te significa qualcosa, allora sono felice di averlo barattato. Sai che io di cose magiche non mi intendo granché. Preferisco occuparmi di archi, legni, frecce, corde e spade".

"Non è vero. Tu sapevi quanto valeva il bastone... dimmi cosa hai dato in cambio..." lo pungolò Vargas.

"Dammi un altro bacio e forse te lo dirò mago..." lo stregone sorrise. Era sempre stato bravo a mercanteggiare. Doveva tutto al suo carisma da mezzo drago. Ma con Vargas era impresa ardua. 

Convincere il mago a lasciarsi andare richiedeva una forte dose di pazienza e perseveranza.

"Non mi dirai che hai fatto tutto questo per un mio bacio? Va bene che sono l'Arcimago, ma non sono poi così bravo in queste cose..." Vargas lo guardò, in attesa, gli angoli della bocca piegati in un lieve sorriso, anche se un po' si vergognava.

"No, non certo solo per un bacio, speravo in qualcosa di più, ovviamente..." ribadì Callisto con quell'aria da mascalzone e strappacuori.

"Beh allora puoi riprenderti il bastone..." Disse Vargas a denti stretti.

Callisto sgranò gli occhi, quasi rimanendoci male, poi, però, si accorse del luccichio nello sguardo di Vargas, lo stesso sguardo che gli aveva già visto fare, prima di passare la notte con lui, tra lenzuola sfatte e grida trattenute.

"Non ti serve un bastone magico per convincermi a baciarti..." disse Vargas prendendo il volto di Callisto fra le mani e baciandolo, come solo il mago sapeva fare. 

Si cercarono e sfidarono con le labbra, con la bocca, con la lingua, con i denti, con la mente, con le mani, e con i respiri.

"Non mi farei guardare le spalle da nessun altro. Lee naa curucuar"

Pensò Vargas, e Callisto gli rispose di getto, più rapido del pensiero: "Amina naa tualle.

La brina salendo dal terreno li avvolse, come una coperta, e quando si dissolse per l'arrivo di un vento freddo, lasciò dietro di sé solo una leggera scia di magia.

Vargas e Callisto non avevano avuto bisogno di parlare, si erano teletrasportati nelle stanze dell'Arcimago e lì avevano atteso l'aurora, pelle contro pelle, si erano scambiati carezze morbide e graffi profondi, grida e sussurri, abbracci lenti e battiti veloci.

L'arco senza la sua corda, e il bastone leggendario erano stati appoggiati di fretta, alla parete della grande stanza dell'Arcimago, e ora se ne stavano uno vicino all'altro, tanto potenti, quanto diversi fra loro. Eppure la loro anima di legno fremeva e languiva nello stesso modo, oggetti inanimati eppure vitali, in attesa di essere di nuovo impugnati l'indomani dalle mani affusolate di un mago e da quelle forti e misurate di uno stregone. Quelle stesse mani che ora stavano intrecciate l'una nell'altra, stringendosi per sciogliersi, come un tempo erano state le parti dello stesso legno usato per dar forma all'arco di Callisto e al bastone antico  di Vargas.

 

***

 

Note dell'autrice: ehm... doveva essere breve... doveva essere una piccola One shot comica, e invece come sempre i miei due ragazzacci fanno un po' come gli pare e finiscono sempre o a litigare o tra le lenzuola... 

 

Buona lettura!

A presto

Ladyhawke83

   
 
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