Storie originali > Thriller
Segui la storia  |       
Autore: Milly_Sunshine    13/05/2023    0 recensioni
La A+ Series è una sorta di evoluzione distopica della Formula 1, in cui i risultati possono essere condizionati dall'alto per esigenze di spettacolo e in cui i piloti sono stati privati totalmente della loro personalità, al punto da dovere tenere segreto il proprio nome e a non potere mai mostrare il proprio volto, riconoscibili soltanto dal colore della vettura che guidano e dal loro numero di gara, oltre che dagli occhi nei rari momenti in cui vengono immortalati con la visiera del casco aperta. Noto sportivamente come Argento Quattro, Yannick è sempre stato l'eterno secondo ed è ben disposto a piegarsi al volere della dirigenza, se questo può portarlo alla vittoria dell'ambito titolo mondiale contro gli avversari Viola Cinque e Rosso Ventisette. Il suo incontro con Alysse, che con la dirigenza della A+ Series sembra avere un conto in sospeso, gli apre gli occhi, ma le nuove consapevolezze si scontrano duramente con le regole della serie: Argento Quattro e i suoi stessi avversari rischiano di ritrovarsi con le loro stesse vite appese a un filo. // Remake di una mia fan fiction sulla Formula 1 pubblicata anni fa su Wattpad.
Genere: Azione, Mistero, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Per la prima volta dopo tanto tempo Yannick e Alysse si incontravano di persona, quantomeno non in uno spazio comune e senza indossare tuta e casco. Ormai non erano più avversari diretti: al posto della Mercier, a guidare la monoposto rossa con il numero 27 era un pilota con gli occhi di un azzurro molto più intenso, verosimilmente lo stesso che aveva vinto in Malesia molti mesi prima. Non importava tanto, tuttavia, quello che accadeva in pista: Viola Cinque - Tina Menezez - aveva sempre avuto ragione su tutto, anche quando i suoi discorsi gli apparivano ridicoli.
Già da molti anni, da quando esisteva la A+ Series, i piloti si comportavano come una schiera di automi, costantemente calati nel ruolo per il quale erano stati a lungo preparati. Il loro compito era tenere alto il livello degli ascolti e dei consensi, la contrapposizione così dura tra di loro era una sorta di imposizione dall'alto. Yannick se ne stava accorgendo troppo tardi, e forse a causa dell'apparizione dello spirito errante della Menezes. Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con suo fratello, l'unica persona che aveva sempre saputo della sua carriera nel campionato e dell'identità del suo alter-ego. Doveva essere un assurdo delirio alcolico, a seguito del quale aveva preso la drastica decisione di diventare astemio.
L'incontro con Alysse non sarebbe mai avvenuto, se non con la mediazione di Watanabe. Yannick aveva temuto che Ryuji lo mandasse a quel paese, quando si era messo in contatto con lui, invece il suo vecchio amico era stato ben disposto a starlo a sentire. Doveva anche avere un certo ascendente su Alysse, dato che, in un modo o nell'altro, aveva accettato l'invito di Yannick.
Erano uno di fronte all'altra, dopo che Yannick l'aveva fatta entrare nella stanza d'albergo nella quale aveva passato le poche ore libere per dormire nella settimana e dove sarebbe rimasto ancora un'ultima notte.
Si fissavano in silenzio già da qualche minuto, come se nessuno dei due volesse essere il primo a parlare. Alysse aveva richiuso la porta e con tutta probabilità stava aspettando che Yannick la invitasse a sedersi. O almeno, fu la conclusione a cui arrivò, quando Alysse andò effettivamente ad accomodarsi senza più attendere oltre.
Era giunto il momento di rompere il silenzio, quindi Yannick esordì: «Immagino che tu ti stia chiedendo come mai ti ho chiesto di vederci.»
«Esatto, me lo sto chiedendo» replicò Alysse, con freddezza, «Specie alla luce del fatto che non sono più Rosso Ventisette. O devo ipotizzare che il CEO ti abbia rivelato la mia nuova identità?»
Yannick si sedette accanto a lei.
«È più complicato di quanto tu creda.»
«Eppure mi sembra tutto così semplice.»
«Non volevo fare quello che ho fatto.»
«Di solito lo dicono quelli che ti cornificano con un'altra donna. Mentono, ma almeno hanno seguito solo il richiamo della carne. Non voglio dire che sia qualcosa di positivo, sia chiaro, ma semplicemente che posso comprendere che una persona già impegnata in una relazione possa provare attrazione per qualcun altro. Ma tu? Perché volevi estorcermi informazioni sulla mia vita privata? So che c'è dietro il CEO, ma tu come ci sei finito in mezzo?»
Yannick puntualizzò: «Te l'ho detto che è una storia complicata. Ci sono finito in mezzo perché, a un certo punto, non ho più avuto la possibilità di tirarmi indietro. Il CEO deve avere capito che la mia personalità si incastrava bene con il ruolo che voleva cucirmi addosso. Ho dovuto scegliere tra il mio futuro e il tuo passato. Dici che seguire il richiamo della carne è umano, ma non lo è forse anche piegarsi all'istinto di sopravvivenza?»
«Mi volevi gettare tra le fauci di una belva» replicò Alysse. «Ti sembra così umano?»
«Pensavo di non avere alternative.»
«C'è sempre un'alternativa.»
«Per esempio?»
«Ryuji mi ha detto che mi hai chiesto di vederci perché vuoi propormi un accordo. Non pensi che anche allora avremmo potuto inventarci qualcosa?»
«Non lo so, ai tempi non...»
Yannick non riuscì a finire la frase - e non fu esattamente un male, dato che non avrebbe saputo come concluderla - dal momento che Alysse lo interruppe, sentenziando: «Non ti è nemmeno passato per la testa, perché il CEO ti aveva offerto qualcosa per cui eri disposto a vendermi. Poi, quando ti sei accorto che non era tutto rose e fiori collaborare con lui, ti sei pentito delle tue azioni, quindi hai deciso di venire a cercarmi.»
«Ti assicuro che mi dispiace davvero quello che ho fatto» rispose Yannick. «In ogni caso non ti sto chiedendo di capirmi o di giustificarmi. Non ci girerò intorno: sono in una situazione senza via di uscita e, se il CEO insiste così tanto, significa che lo sei anche tu, anche se magari con te non interagisce più. Il tuo passato gli interessa e non fa altro che mettermi pressione. Hai visto cos'è successo, in questi giorni. Ho avuto guasti in tutte le gare.»
Alysse precisò: «Io non ho avuto guasti. Non vedo perché dovrei aiutarti.»
«Non lo devi fare per me» ribatté Yannick, «Ma per te stessa.»
«Qual è la tua proposta?»
«Gli darò quello che vuole, ma gli dirò esattamente quello che concordiamo insieme. È la soluzione migliore per tutti.»
«No» insisté Alysse, «È la soluzione migliore per te.»
«In alternativa dovrei inventarmi qualcosa» chiarì Yannick. «Preferisci che gli racconti quello che mi viene in mente rischiando di metterti nei casini?»
Alysse sbuffò.
«Mio marito, Alex Mercier, è stato, in passato, uno degli assistenti del CEO. Ha preso parte a una sorta di film sul passato del motorsport. All'inizio pensava fosse una buona idea, ma poi ha iniziato ad avere dei forti dubbi. Iniziava a trovare il lavoro che faceva troppo stressante e questo ha influito negativamente sui problemi psicologici che già aveva. Purtroppo non sono riuscita a capire quanto profondo fosse il suo disagio. Si è tolto la vita, mentre era al lavoro. Io lo stavo aspettando per festeggiare il nostro anniversario di matrimonio. È tutto qui, non c'è altro da aggiungere.»
«Ma è la verità?»
«È la versione che abbiamo concordato e che tu riferirai al CEO in cambio della possibilità di lottare di nuovo per il mondiale. Dopo ti lascerà in pace, al massimo farà morire i tuoi avversari diretti come è successo con Tina Menezes.»
Yannick rabbrividì.
«Non l'ha fatto per me.»
«Lo posso immaginare, il CEO di solito non fa nulla che non gli renda dal punto di vista economico» replicò Alysse. «Quello che non riesco proprio a capire è come mai tu sia finito nel suo mirino. Voglio dire, so che sei uno stronzo, questo l'ho capito, ma non al punto da somigliargli.»
«Tu ce l'hai con lui, e non solo per il modo in cui gestisce il campionato» affermò Yannick. «Si capisce che c'è qualcosa di più profondo. Pensi che sia stato lui a istigare tuo marito al suicidio? Oppure che l'abbia direttamente ammazzato? È vero che Alex aveva problemi di depressione?»
«Non intendo rispondere a queste domande.»
«Puoi fidarti di me.»
«Questa è la cosa più ridicola che ti abbia mai sentito dire.»
«Davvero, Alysse, io ci ho sempre tenuto a te.»
«Ti prego, non dirlo. Hai fatto sesso con me nello sgabuzzino di un locale e subito dopo mi hai minacciata di mettere fine alla mia carriera di pilota se non ti avessi dato le informazioni che volevi. Sei una persona squallida. Se fossi al posto tuo, non ci terrei a sembrare ancora più squallido.»
Yannick sospirò.
«Hai ragione, quello che ti ho fatto è stato terribile, ma ti assicuro che non l'ho fatto a cuore leggero e che lo considero il più grande errore della mia vita.»
Alysse si alzò in piedi.
«Cerca di non commetterne altri.»
«Di cosa parli?»
«Dico in generale. Prima o poi verrà il momento di ribaltare le assurdità di questo campionato. È solo questione di tempo. Quando verrà il momento, non stare dalla parte sbagliata. Solo se tutti ci ribelleremo, allora ci sarà qualche speranza.»
«Non capisco.»
«Pochi mesi fa è stato innescato di proposito un grave incidente che ha portato alla morte di un pilota. Adesso dobbiamo gareggiare senza che ci sia abbastanza luce e dobbiamo farlo sempre e comunque con gomme da asciutto, anche se per domani il meteo dà pioggia torrenziale. Quando abbiamo minacciato di non scendere in pista, è stata fatta trapelare alla vigilia del gran premio l'identità di uno di noi, che si è ritrovato fuori senza avere violato alcuna regola.»
Yannick minimizzò.
«Si dice che il Verde Quindici di quest'anno fosse il Nero Trentasei della passata stagione. Era solo un backmarker. L'identità dei piloti seri non verrebbe mai rivelata. Per non parlare del fatto che è stato scelto lui solo perché suo padre era un importante pilota del passato. Serviva a dimostrare che i campioni del passato non hanno lasciato niente, al massimo qualche figlio d'arte incapace di avvicinarsi anche solo minimamente al loro successo. Il CEO non voleva colpire noi, voleva solo dare un segnale. È stata una scusa, prima o poi sarebbe accaduto comunque. Anzi, mi stupisce che nessuno si sia mai insospettito nel vedere quel ragazzo. Ha l'aria molto più da modello, ma se lo giri ha lo stesso profilo del padre.»
«Io sapevo chi fosse» obiettò Alysse, «L'ho scoperto molto tempo fa. Tu dici che non importa quello che è successo, perché era solo un backmarker e si è trattato di un'azione dimostrativa per cercare di infangare la memoria di Silberblitz e dei suoi colleghi di un tempo, ma non capisci che è ancora più grave? Uno dei nostri colleghi è stato espulso dalla A+ Series nonostante abbia rispettato le regole, solo perché la dirigenza ha deciso così. Come puoi pensare che sia tutto a posto?»
«Nessuno toccherà te, e probabilmente nemmeno il tuo nuovo compagno di squadra» la rassicurò Yannick. «A proposito, hai già indagato sulla sua identità?»
Alysse scosse la testa.
«Trentacinque, per me, è solo Trentacinque, un pilota che viene snobbato dai fanboy senza alcuna ragione precisa e che si dice convinto che, se mai dovesse morire al volante di una monoposto, i suoi hater finirebbero per diventare suoi accesi sostenitori.»
«Lo vedi? Trentacinque si preoccupa delle solite faccende di sempre. La A+ Series è ben lontana dalla fine. Non ci sarà chiesto di schierarci contro le sue regole, né a favore. Ci toccherà fare quello che abbiamo sempre fatto.» Yannick guardò Alysse negli occhi. «Lo so, non è il massimo, ma se vogliamo correre in questo campionato dobbiamo sottostare alle sue imposizioni. Del resto tu stessa l'hai sempre fatto.»
«Non posso cambiare la A+ Series da sola» replicò Alysse. «Lo so, certe cose non ti toccano. Hai sempre detto che i migliori piloti riescono a guidare con le slick anche sotto la pioggia e che le regole valgono comunque per tutti, ma ti prego di pensarci. Prima le gomme da asciutto con il bagnato, poi le notturne senza la giusta illuminazione, poi un pilota a caso viene smascherato senza ragione per ledere il buon nome del vecchio campionato, il tutto mentre la morte di Tina Menezes è stata orchestrata in nome dello spettacolo. Se accettiamo tutto, finiamo per diventare marionette ancora più di quanto già siamo. Ora mi dirai che se vogliamo gareggiare nella massima categoria motoristica dobbiamo accettarlo... invece no, non è così. Ne ho parlato con diversi nostri colleghi, sai. Se domani andrà tutto bene, per qualche assurdo miracolo, allora daremo fiducia alla A+ Series ancora una volta. Se qualcosa dovesse andare storto, però, dopo la fine della gara ci toglieremo tutti il casco e riveleremo al mondo i nostri nomi.»
«Siete pazzi.»
«Siamo già più della metà e gli amici di Tina potrebbero coinvolgere anche qualcun altro.»
«Vi cacceranno.»
«Così dopo potrai scendere in pista da solo» sbottò Alysse, con voce tagliente. «Non sei contento? Vinceresti un altro agognato mondiale.»
«Non hai capito niente di me.»
«Invece ho capito tutto. In fondo sei disposto ad accettare qualsiasi cosa, purché non ti colpisca direttamente. Te ne fregavi degli incidenti degli altri piloti, te ne fregavi di tutto. Anche adesso pensi solo alla tua possibilità di vittoria.»
Yannick la smentì.
«No, Alysse, non è così. Sto solo cercando di comportarmi da adulto. Solo i ragazzini si ribellano a qualsiasi cosa, spesso per partito preso. Dobbiamo rimanere seri, almeno noi.»
«Ma infatti non si tratta di ribellarsi a qualsiasi cosa, ma a ciò che è profondamente sbagliato» insisté Alysse. «Non stiamo più parlando di gareggiare su circuiti trash, o fatti ai quali si può passare sopra. Potrebbero esserci le nostre vite di mezzo. Sei davvero disposto a rimanere ancora tra le mani di chi potrebbe ucciderti da un momento all'altro premendo un pulsante?»
«Certo che no.»
«E allora smettila di pensare di non avere scelta! Prima dicevi che ti dispiaceva esserti accordato con il CEO. Non credi che sia il momento di dimostrarlo?»
Yannick puntualizzò: «Mi dispiaceva di essermi accordato con lui per fare qualcosa che ti ha ferita. Mi dispiaceva per te, per averti persa. Non me ne frega un cazzo che Junior Silberblitz abbia o no un volante nella A+ Series e che venga utilizzato come strumento per denigrare il padre e, di conseguenza, la Formula 1. Nessuno gli ha imposto di diventare pilota. Poteva diventare giocatore di golf, per esempio, o qualsiasi altra cosa.»
«Tutti noi avremmo potuto diventare giocatori di golf» replicò Alysse, «Però siamo piloti della A+ Series e dobbiamo affrontarne le conseguenze. Non te ne importa dei backmarker? Va bene. Allora, se ti importa di me, stai dalla nostra parte. Fallo perché te lo chiedo io. Se succede qualcosa, rivelati anche tu.» Si avviò verso la porta. «O almeno pensaci. Potrebbe essere la tua ultima opportunità per dimostrare che Argento Quattro non è lo stronzo che tutti descrivono.»
Se ne andò, senza aggiungere altro. Yannick si domandò se avesse ragione. Il cuore gli diceva di sì, ma la mente obiettava che non spettava ai piloti della A+ Series comportarsi da idealisti. Non l'avevano mai fatto. Era da oltre un decennio che non lo facevano. Erano parte di un sistema già radicato che non sarebbe cambiato.
"E poi andrà tutto bene" cercò di convincersi Yannick. "Al massimo avrò l'ennesimo guasto al motore o al cambio, ma a nessuno importerà un fico secco di me e dei miei problemi."

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: Milly_Sunshine