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Autore: MollyTheMole    13/05/2023    0 recensioni
Londra, 1934: il crimine di Londra ha un nuovo James Moriarty. Quest'uomo, però, ha una nemesi: il nuovo ispettore capo di Scotland Yard, per il quale ha in serbo una triste ed amara sorpresa.
Londra, 1936: il rinnovato castello sul lago Loch Awe, in Scozia, apre i battenti ai turisti. Il passato, però, è come la ruggine: incrosta ed imprigiona. Gli ospiti del castello si troveranno, loro malgrado, a fare i conti con esso, con l'oscuro futuro ormai alle porte e con lo spettro di un criminale che infesta i loro ricordi.
Genere: Mistero, Noir, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Codardo un corno. Quest’uomo ha più fegato di tanti altri.

 

Seduto di fronte ai due, con le mani appena lavate dopo aver maneggiato il cadavere della vittima e i capelli un po’ stropicciati per il pisolino che doveva appena aver schiacciato in camera sua, il dottore sembrava a suo agio, ma Danielle poteva scorgere alcuni piccoli difetti nel suo comportamento che le facevano pensare che, come al solito, si trattasse di una farsa.

 I piedi rivolti verso l’interno, le mani nascoste sotto le cosce. 

- Guten Tag, Doktor. Haben Sie gut geschlafen?-

- Ja, danke.-

D’accordo con il capitano, sarebbe stata lei, ancora una volta, a condurre quella conversazione. In verità, era stata una scelta abbastanza obbligata. William non capiva una parola di tedesco, e lei era l’unica che potesse fornire una traduzione attendibile senza interrompere il flusso del discorso. 

Nonostante ciò, Danielle cercò, per correttezza nei confronti del capitano, di mantenere la conversazione per quanto possibile in inglese: il dottore, infatti, tendeva inconsciamente a tornare ogni tanto nella sua lingua madre, ma con una piccola guida e una parola ben assestata, Dietrich sapeva ritornare all’inglese con estrema semplicità. In più di un’occasione, Danielle fu costretta ad offrire comunque la propria traduzione al capitano, ma le andava bene così. In fondo, quello che voleva era che il dottore si sentisse a proprio agio per snocciolare la verità.

- Ha già dato un’occhiata al povero signor Northwood?-

- Sì. L’esame esterno è l’unico possibile, qua non ci sono i mezzi né l’ambiente per poter svolgere un’autopsia completa. Posso dire che il suo corpo ha subìto grosse alterazioni per la caduta. Salvo ulteriori indizi, è praticamente impossibile stabilire se sia stato ucciso prima di precipitare, o se fosse soltanto stordito al momento della caduta. Non vi sono però segni di armi.-

- Quindi niente pistole, né coltelli.-

- E nemmeno veleno. Non ve ne sono tracce evidenti. Tuttavia, non posso escludere che sia stato usato per stordirlo.-

- Interessante ipotesi.- fece Danielle, aggrottando le sopracciglia. - Spiegherebbe perché non ha reagito.-

- Non posso giurarci. Ad occhio, però, direi che non vi sono segni compatibili.-

Il quadro si stava complicando a vista d’occhio. Aveva sperato - anche se una parte di lei conosceva già l’esito dell’esame del dottore - che venisse trovato qualcosa di più sostanzioso, un indizio che potesse portare loro nella giusta direzione. La testimonianza della signora Northwood sembrava aver aperto uno squarcio in quella fitta nebbia in cui stavano brancolando, ma ecco che Dietrich tornava a gettare acqua sul fuoco.

Niente armi, niente veleno, e niente prove. 

- Sa, dottore, tutta questa faccenda è assurda.- disse la donna, appoggiando la schiena contro la poltrona con aria stanca. - Abbiamo un uomo che è stato rapito, eppure non si è divincolato, però non era sedato. Abbiamo un altro uomo, con le abilità di un funambolo, che salta dalla finestra del primo piano con un uomo del peso di Carl Northwood in spalla e non lascia traccia alcuna.-

Il dottore annuì, piano, una scintilla strana che scoccava nelle sue iridi. Il capitano non seppe capire se si trattasse di sospetto, disagio o semplice curiosità, ma intuì che Danielle aveva un piano e la lasciò fare.

- Sono d’accordo con lei, Frauerin. La cosa, però, non mi stupisce per niente. Northwood era un uomo potente, a Londra. Doveva sicuramente avere molti nemici, specie quando un uomo si fa strada nel settore dell’imprenditoria edile, come lui.-

Danielle si finse stupita, e William capì immediatamente che cosa avesse intenzione di fare. Era incredibile constatare con quale facilità avesse fatto cadere il dottore nella sua trappola e ne rimase affascinato. 

Adesso capiva come mai i criminali di Londra avevano paura di essere interrogati da lei. 

- Vi conoscevate, dunque?-

- No.- disse un po’ troppo in fretta, ma ancora in inglese. - Ma mi sposto molto quando visito a domicilio, e ho visto molte delle sue opere in costruzione.-

Gli occhi della donna, invece, si fecero volpini.

- Mi scusi, temo di non aver capito. Io credevo che lei fosse un medico legale.-

- Lo sono.- rispose quello, annuendo visibilmente.

- E per quale motivo visita a domicilio?-

Il medico si irrigidì impercettibilmente sulla poltrona e si aggiustò un poco.

- Sono medico legale, ma qua in Inghilterra esercito come medico generico.-

- In Germania esercitava come medico legale?-

- Ja. Aber, Nein.-

Primo cambio di lingua e con una evidente contraddizione. Poteva essere un segnale interessante. Forse valeva davvero la pena di battere il ferro finché era caldo.

- Ovvero?-

- Ero medico chirurgo, ma ho esercitato anche come medico legale.-

- E perché qua non esercita la sua professione originaria?-

- Ich wollte den Beruf wechseln.-

Volevo cambiare professione.

Danielle alzò un sopracciglio. 

Troppo facile.

- Capisco. I morti non devono essere di grande compagnia, così ha cambiato di nuovo?-

- Già.- concluse il dottore, e si accomodò meglio nella sua seduta.

Ritorno all’inglese. Singolare.

- Spero che mi perdonerà se la tedio con questa storia, dottore, ma abbiamo bisogno che anche lei, come tutti gli altri, ripercorra la sua giornata.-

L’uomo sbatté le palpebre in segno d’assenso. Tutto bianco come era, sembrava un saggio aristotelico sopravvissuto fino al Trentasei.

- Mi sono alzato piuttosto tardi per i miei gusti, e sono sceso a colazione. Ho passato tutto il giorno con Mercedes, per aiutarla con l’inglese. Abbiamo chiacchierato tutta la mattina in riva al lago. Poi, siamo andati a pranzo. Infine ci siamo seduti sotto l’albero, quando voi ci avete incontrato, e le stavo insegnando un po’ di tedesco, anche se lo parla già in modo abbastanza comprensibile.-

- Il flauto magico di Mozart. Ricordo.-

- Poi siamo rientrati per un bicchiere nel salone, quando abbiamo sentito un grido. Ho lasciato Mercedes con la signora Smith e sono uscito con il domestico e lo studente per cercare Northwood, ma non lo abbiamo trovato. Pioveva tanto e non si vedeva niente. Abbiamo abbandonato le ricerche poco prima che rientraste voi due con la cattiva notizia.-

Danielle annuì, apparentemente concorde. Poi, poggiando i gomiti sul tavolo con un’aria sempre apparentemente sconsolata, continuò:

- Siamo in una situazione terribile, dottore. Non abbiamo nulla. Non abbiamo l’esatta causa della morte, non abbiamo un movente, né un indiziato. Di una cosa, però, sono certa.-

William Collins sedeva sull’attenti, col fiato sospeso, perché questa volta la furbizia sul volto della donna si era fatta evidente.

- Io vivo a Londra da molto più tempo di lei, e non ho mai visto un cartello con un’impresa che facesse capo direttamente al signor Northwood.-

Il dottore sembrava molto a disagio adesso. I suoi occhi avevano acquisito una mobilità curiosa, come se stesse osservando ogni singolo movimento dentro la stanza. Il capitano lo trovò estremamente interessante. 

- Inoltre, so per certo che lei non ha fatto colazione con Mercedes, e che la ragazza ha passato la mattina a studiare Shakespeare da sola nella sua camera.-

Le mani del dottore si erano strette convulsamente al gambale dei pantaloni. 

- Le dirò di più. E’ stato fatto il suo nome…-

Pericoloso, pensò il capitano. Logicamente, l’unica che poteva averlo fatto era la signora Northwood. Per quale motivo Danielle aveva implicato la signora di fronte ad un potenziale assassino?

- … Assieme a quello di Gordon Van Allen.-

Questa volta il dottore attraversò una serie di fasi, tutte visibili sul suo volto bianco come la neve. All’improvviso divenne grigio come un topo, poi sbottò in una serie di sfumature di rosso per poi esplodere in un turbinio di baffi bianchi e saliva.

- Nein!- gridò, dondolandosi avanti e indietro sulla sedia e strusciando le mani sui pantaloni di velluto. Sembrava volersi alzare, o battere i pugni sul tavolo, ma non fece né l’una, né l’altra cosa.- Ich bin ein guter und ehrlicher Mann!- aggiunse, enfatizzando la frase con il moto delle mani.- Mein Name sollte niemals mit dem Morder zusammengehen!- e continuava a mulinare le mani per aria con movimenti bruschi.  

Danielle non si scompose.

- Sono felice che lei si definisca un uomo buono ed onesto, ma perché, allora, sta mentendo ad un pubblico ufficiale?- concluse, indicando con un gesto eloquente il capitano. 

Il dottore scuoteva il capo ed anche i capelli bianchi cominciarono a scomporsi.

- Io con quel farabutto non ho niente a che fare!-

- E con Northwood, invece?-

Joseph Dietrich la guardò male.

- Vorrei non averlo mai incontrato.-

Danielle si accomodò sulla sedia, una penna e un foglio pronti per essere usati. Il capitano, taccuino alla mano, non vedeva l’ora di prendere appunti.

Il dottore, per parte sua, consapevole che ormai aveva perso completamente la battaglia, abbassò le spalle in segno di resa e riprese fiato:

- Mi sono laureato in medicina e chirurgia a Colonia. Ero giovane, all’epoca, e la guerra mi ha colto non appena ho cominciato ad esercitare la professione. Ho fatto il medico in trincea, un’esperienza che non dimenticherò mai. Non è stato piacevole. Si può dire che il conflitto abbia distrutto le nostre vite. La mia e quella di Ute. Era mia moglie, l’avevo conosciuta all’università. Era auditrice alla facoltà di astrofisica e finché è vissuta ha insegnato e fatto ricerca, ma la guerra può fare ammalare. E’ morta nel Ventidue.-  

Danielle fece un paio di conti. Se la guerra aveva colto il dottore fresco di laurea e nuovo all’esercizio della professione, significava che doveva aver avuto di certo meno di trent’anni. Questo significava che, ad occhio e croce, nell’anno corrente il dottor Dietrich doveva avere circa cinquant’anni, anno più, anno meno.

Un età che purtroppo non dimostrava.  

- Ho sempre amato il mio paese, anche se non mi ha dato molte soddisfazioni. La guerra è stata un disappunto che mi ha quasi fatto allontanare dalla cosa pubblica. Quando è finita, però, avevamo tutti una gran voglia di rinascere e lasciarci il passato alle spalle. Così, mi sono riavvicinato a certi movimenti politici moderati, anche se non mi piaceva per niente il loro atteggiamento nei confronti di alcuni, soprattutto generali.-

Danielle ricordava distintamente di aver approfondito l’argomento a tavola con suo padre, tanti anni prima. Edgar Peters era stato chiamato al fronte sotto l’Inghilterra, nonostante avesse la doppia cittadinanza elvetica. Era rimasto ferito ad una gamba e, siccome non era più giovanissimo, era stato rispedito a casa, congedato, con il compito di provvedere agli approvvigionamenti per il fronte.

Lei e sua madre avevano passato orribili nottate insonni cercando di calmare i suoi incubi, quando ancora credeva di essere chiuso in trincea sotto il fuoco tedesco, stringendo i pugni così forte da farsi male, convinto di star reggendo la baionetta.

Suo padre aveva sempre avuto simpatie socialiste, nemmeno troppo moderate. Per questo motivo, quando aveva avuto notizia delle rivolte successive all’arresto dei marinai della Flotta d’alto mare tedesca, ammutinatisi dopo aver ricevuto l’ordine di portare a compimento un’azione militare senza speranza che avrebbe interrotto inutilmente le trattative per la pace, ne era stato ben contento ed aveva accolto con favore l’insediamento dei consigli dei lavoratori.

Che poi un borghese orologiaio svizzero tifasse per i socialisti, era stato motivo di dileggio durante le loro chiacchierate a casa. 

Era stato un po’ meno felice del passaggio di poteri - giuridicamente discutibile - tra il Principe Massimiliano e Friedrich Ebert, capo dei Socialdemocratici Maggioritari, e del successivo patto stretto con il Comando Supremo dell’Esercito, guidato dal Capo di Stato Maggiore Paul Von Hindenburg, dal suo collega Erich Ludendorff e dal suo successore Wilhelm Groener. Il patto stabiliva che il governo non avrebbe cercato di riformare l'esercito fino a quando l'esercito avesse giurato di difendere il governo. 

Se da una parte questo accordo aveva simboleggiato l'accettazione di un nuovo governo da parte dei militari - fatto che, la storia le aveva insegnato, non era mai del tutto scontato - e mitigato il nervosismo del ceto medio, dall'altra parte era stato considerato dai movimenti di sinistra un tradimento degli interessi dei lavoratori. 

Suo padre, poi, le aveva anche fatto notare che con quell’accordo l’Esercito sarebbe divenuto un gruppo indipendente e conservatore all'interno dello Stato, in grado di influenzarne il destino.

Il dottore continuò.

- Nonostante avessi una visione diversa della società da quella dei Socialdemocratici, ho partecipato a diverse manifestazioni, che non sempre sono finite bene. Avete mai sentito parlare di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg?-

- Gli Spartachisti?-

- Sì. Con loro non c’entravo, ma quel giorno mi trovavo comunque là. Qualcuno tra i membri dei Freikorps forse si ricorda ancora di me. - e sogghignò, guardandosi le mani, come a dire che gliele aveva suonate. - Quello è stato anche il giorno in cui ho capito che non c’erano affinità elettive tra me e i movimenti socialisti. Mi sono allontanato, ancora, e mi sono tenuto fuori dalla politica, salvo qualche saltuaria partecipazione, fino a che non è arrivato un uomo di grande valore morale che, posso dire con onore, è stato mio amico. Gustav Stresemann.- 

Danielle e William si lanciarono uno sguardo perplesso.

La storia del buon dottore stava diventando davvero complessa ed intrigante e, se le circostanze non fossero state così difficili, avrebbero ascoltato a non finire.

Entrambi infatti conoscevano bene i Freikorps, gruppi armati irregolari che, dopo la fine del conflitto, si erano trasformati in milizie composte da ex-soldati e volontari solitamente di estrema destra. Quei corpi armati, ingaggiati dallo stesso Ebert, avevano sedato nel sangue i tentativi di instaurare uno Stato socialista, scontri conclusisi e culminati con il duplice omicidio degli spartachisti Liebknecht e Luxemburg. 

- Mi sono avvicinato al Partito Popolare di Stresemann poco prima del colpo di Stato di Wolfgang Kapp. Lo conoscete?-

Danielle e William annuirono.

Kapp era il giornalista di estrema destra che, nel Venti, proprio grazie all’aiuto dei Freikorps che il dottore diceva di aver ripetutamente percosso, aveva preso Berlino, salvo poi trovarsi a dover gestire gli stessi Freikorps, che gli si erano rivoltanti contro, preferendogli la creazione di uno Stato autoritario come l'Impero del 1871.

Era stato in quel periodo che avevano cominciato a mettere in giro la voce che i principali partiti protagonisti della neonata Repubblica di Weimar fossero complici della sconfitta bellica tedesca, la famigerata pugnalata alla schiena che aveva convinto tanti a cercare vendetta, sostenendo successivamente un piccoletto baffuto di loro conoscenza che, in quel momento, era Cancelliere del Reich da qualche anno. 

- Ebert aveva spostato il governo da Berlino a Dresda ed indetto uno sciopero generale, che aveva paralizzato letteralmente l’economia e costretto Kapp, già minato nel sostegno politico, al collasso. Nel Ventuno conobbi Stresemann casualmente ad un comizio. Aveva viaggiato tanto ed era stanco, ebbe un calo di pressione assolutamente innocuo, ma allarmò i suoi, che cercarono un medico in sala. Gli offrii qualcosa da bere e del cibo e cominciammo a chiacchierare delle spese insostenibili imposte dal Trattato di Versailles, delle bugie della destra estrema, che continuava a pestare i manifestanti e a sedare le rivolte senza ricevere ordini da parte del governo. Era chiaro che prima o poi sarebbe successo qualcosa che avrebbe fatto esplodere il paese, e c’era bisogno di un piano. Un piano che lui aveva e che mise in atto nel Ventitré, quando divenne cancelliere. Mi chiese se volessi lavorare per la Repubblica, e così feci. Mi occupavo delle comunicazioni, anche se non erano esattamente la mia specialità.-

Danielle conosceva Stresemann di fama. Leader del Partito Popolare Tedesco, democratico liberale, era stato Cancelliere nel Ventitré e Ministro degli Esteri fino alla morte, nel Ventinove. La sua politica aveva ottenuto discreti risultati: aveva arginato l’inflazione e dilazionato i debiti di guerra, ma era stato soprattutto in politica estera che aveva dato il meglio di sé. Ricordava il suo grande successo con gli Accordi di Locarno del Venticinque, riconoscendo la perdita dell’Alsazia e della Lorena e la smilitarizzazione della Renania. Con quella decisione, aveva trasformato la Germania da vinto a interlocutore internazionale, portandola addirittura all’interno della Società delle Nazioni voluta dal presidente americano Woodrow Wilson.

Si poteva dire che avesse fatto un solo errore, se di errore si poteva parlare. 

Ovvero, sottovalutare un certo ometto baffuto in una birreria, che aveva fondato il Partito Nazionalsocialista tedesco dei Lavoratori, al momento noto come Partito Nazista, e che aveva goduto dell’appoggio di nientemeno che del summenzionato Generale Ludendorff. 

Se Danielle ricordava bene, infatti, il giovane Hitler era finito in carcere, condannato a cinque anni per aver tentato di prendere Monaco a capo di tremila rivoltosi, scontandone nei fatti solo uno. 

Chissà come sarebbero andate le cose, se il giudice avesse stabilito altro. 

- Ma Stresemann era malato e la sua salute è peggiorata. E’ morto e tutto è finito. Per i gruppi politici come il Partito Nazionalsocialista, le persone liberali e democratiche come noi sono il vero e proprio male della società. Praticamente chiunque sia diverso da loro è un cancro da estirpare. Per non parlare degli ebrei. Loro odiano gli ebrei. Guardate che cosa fanno e dicono adesso che sono al governo. Inqualificabili.-

Danielle e William si guardarono, consapevoli di non potergli dare torto, e lo lasciarono proseguire.

- Molti di loro mi conoscevano per il mio attivismo politico. Altri mi evitavano semplicemente perché per loro ero ebreo.-

- E lo è?-

- Cambierebbe qualcosa?- disse, guardandoli male. 

William e Danielle scossero la testa come un sol uomo.

- No, non lo sono.- concluse il medico, sospirando. - Ma dicono che ho l’aspetto da giudeo, e la mia Ute era di stirpe ebraica.- concluse.

 Il dottore sembrava riluttante a parlare di lei, e i due preferirono non interrompere il suo racconto, così gli fecero cenno di continuare.

- Quindi?-

- Per loro sposare un’ebrea è praticamente un crimine. Dopo il governo di Stresemann ho lasciato la politica ad alti livelli per ricominciare ad esercitare. Sono stato il suo medico fino alla fine. Poi, gli estremisti hanno fatto in modo di farmi perdere il lavoro all’ospedale. Ho provato ad esercitare come medico generico, ma per me e per molti altri come me, ormai, l’unica strada resta l’emigrazione. Così me ne sono andato, prima che fosse troppo tardi. Sono stato un codardo, lo so. Non c’è bisogno di dirlo.- disse, fissando il capitano, intensamente.

- Non mi sarei mai permesso, dottore.-

Ed era sincero.

- In molti lo pensano. Io per primo. Anche Northwood la pensava così. L’ho conosciuto appena arrivato in Inghilterra, nel Trentatré. L’ho incontrato in un pub, davanti ad una pinta di birra. Mi offrì un locale per esercitare la professione. Per me era un momento molto difficile ed accettai. Quel piccolo appartamento mi ha salvato la vita, ma presto capii che affidarmi a Northwood era stato un enorme errore.-

- Per quale motivo, dottore?-

- Cominciò a chiedermi soldi, sempre più spesso, sempre di più. Sono sempre stato parsimonioso, ho risparmiato fino al centesimo per affittare un altro appartamento, così un giorno gli ho dato il benservito. Non la prese bene. Mi minacciò. Mi puntò un coltello alla gola. Poi ha mandato qualcuno dei suoi amici durante il trasloco, hanno rotto un po’ di cose e volevano rompere anche le mie ossa. Ci sarebbero anche riusciti, se non fossi stato preparato.-

William sollevò le sopracciglia e il dottore abbozzò un sorriso mesto. La sua figura, da algida, austera e rigorosamente composta si era piegata sotto il peso dell’interrogatorio, come una canna da giunco nel forte vento. 

- Insomma, ho fatto a botte contro i Freikorps. Non sono proprio gracile come sembro.-

Poi, continuò:

- Mi sono trasferito e ho perso ogni contatto con lui. Mi ha ricercato un’altra volta. Ci siamo dati appuntamento in un caffè. Voleva propormi di fare pace in cambio di un nuovo affare. Qualcosa a proposito della vendita di medicinali ospedalieri. Non lo ascoltai nemmeno. Gli dissi che non volevo entrarci, e che anche lui avrebbe dovuto finirla, o prima o poi qualcuno gliel’avrebbe fatta pagare cara. Se ne andò, arrabbiatissimo. Poi, mi ha cercato un’ultima volta, in preda alla disperazione. Voleva che falsificassi un rapporto d’autopsia. Non l’avrei mai fatto, ma quando mi resi conto che si trattava di una bambina, della sua bambina, che aveva pagato per i suoi sbagli, persi il lume dagli occhi. Quell’uomo non aveva un briciolo di rispetto nemmeno per sua figlia. Lo lasciai da solo.-

William e Danielle non sapevano che cosa dire. 

La storia del dottore era molto affascinante. Sostanzialmente era un rifugiato politico. Immaginarsi Joseph Dietrich nel bel mezzo di una rissa con gli estremisti della destra nazionalista era quasi impossibile, data la sua corporatura magra e sottile. Riusciva loro ancora più difficile immaginarselo come l’ebreo stereotipato della propaganda, dal momento che era talmente bianco da sembrare albino e dal loro punto di vista non c’era quindi niente di più nordico. 

Un medico che aveva tenuto testa ai sodali di Gordon Van Allen e l’aveva pure avuta vinta.

Niente male, per un laureato in medicina.

Inoltre, il buon dottore aveva appena risolto il mistero della morte di Johanna.

Altro che morte naturale. Qualcuno aveva falsificato il suo rapporto d’autopsia, ed era, probabilmente, proprio la ragione per cui avevano voluto assegnare quel caso a Danielle anni prima, se lei non avesse dato le dimissioni da Scotland Yard. 

- Anche se Carl Northwood ne aveva combinate di tutti i colori, non avevo motivo per ucciderlo.- proseguì il dottore, finalmente rilassato, come se si fosse tolto un peso dal petto. - Era antipatico e senza scrupoli, certo, ma aveva più da perdere di me, se fosse circolata la voce della sua richiesta di falsificare il rapporto d’autopsia della figlia, ad esempio. Io non ho niente da nascondere. Ce lo avrei- disse, facendo una strana pausa e lanciando occhiate significative ai due.- Se mi trovassi, ipoteticamente, ad aiutare altri fuggiaschi come me.-

- Ipoteticamente.-

- Natürlich.-

Danielle e William si guardarono e sogghignarono.

- Quindi come sono andate veramente le cose, dottore?- chiese il capitano.

L’uomo sospirò.

- Sono venuto in vacanza qua per aiutare Mercedes, e sono sincero. Non avevo la più pallida idea che Carl fosse qui. Sono sceso a colazione e mi sono successivamente riposato su una sedia sdraio vicino al lago. Non so se qualcuno mi abbia visto. Poi, dopo pranzo, io e Mercedes ci siamo intrattenuti sotto l’albero, come voi sapete, fino al calar del sole. Eravamo nel salone assieme a tutti gli altri.-

- Per curiosità - chiese Danielle, furbescamente.- Anche Mercedes conosceva Northwood?-

Il dottore scosse il capo.

- Non che io sappia.-

- E allora di che cosa parlate così spesso?-

Questa volta, fu il turno del dottore di fare il furbo.

- Credo che questo dovreste chiederlo a lei. Del resto, è spagnola.- disse, rivolgendosi al capitano.- Giusto?-

Il capitano, questa volta, sorrise.

- Giusto.-

Comprendendo che, sotto questo profilo, il dottore aveva la bocca cucita, Danielle gli porse il foglio.

- La lista degli interrogati.-

L’uomo prese la penna con la mano sinistra e firmò agilmente. I suoi piedi erano grandi, ma proporzionati con il resto del corpo.

Il medico prese la porta e se ne andò, lasciando i due soli dentro la stanza

- Hai capito il dottor Dietrich.- sbuffò Danielle, passandosi una mano tra i ricci folti.

- Che avrei dato per vederlo in azione.- disse il capitano, finendo di appuntare qualcosa sul suo taccuino. - Codardo un corno. Quest’uomo ha più fegato di tanti altri.-

- Cos’era quell’allusione alla Spagna?- chiese Danielle, curiosa.

Il capitano fece un sorriso furbetto.

- Credo che la nostra Mercedes non sia solo una studentessa di lingue, o una ballerina di flamenco.- disse, sistemandosi meglio sulla poltrona.- Ma non ho ancora le prove per dimostrarlo, e non vedo l’ora di interrogarla.-

- Non credo che sia coinvolta nell’omicidio.- disse Danielle, dondolandosi lentamente sulla sedia.- Mi sembra che, di tutti, sia l’unica veramente estranea. Non c’entra niente con la figura che ha visto la signora Northwood.-

- Tendo a concordare con te.- disse il capitano, mentre si avviava a chiamare la signora Smith un’altra volta. - Considerata però la posizione dei coniugi Webber, credo che sia meglio parlare con loro, prima di interrogare lei.-

 

TRADUZIONI DAL TEDESCO

Guten Tag, Doktor. Haben Sie gut geschlafen?: Buongiorno, dottore. Ha dormito bene?

Ja, danke: Sì, grazie.

Ja. Aber, Nein: Sì, cioè, no.

Ich wollte den Beruf wechseln: Volevo cambiare professione. 

Nein! Ich bin ein guter und ehrlicher Mann! Mein Name sollte niemals mit dem Morder zusammengehen!: No! Io sono un uomo onesto e probo! Il mio nome non deve nemmeno essere associato a quello di quell’assassino!

Natürlich: Naturalmente.

  
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