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Autore: Marlena_Libby    15/05/2023    4 recensioni
Ariel, Flounder e la loro amica Isla partono alla ricerca di un leggendario tesoro
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ariel, Flounder, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ariel sbuffava spazientita da oltre un'ora, nel vano tentativo di decifrare la mappa che teneva tra le mani. Quel vecchio pezzo di carta ingiallito glielo aveva procurato il gabbiano Scuttle, scoprendolo tra i detriti di una scialuppa infrantasi contro gli scogli al largo della costa, e le aveva messo in testa l'idea che contenesse indicazioni sul tesoro di qualche vecchio pirata.
Flounder però non sembrava molto convinto.
- Ariel, sei sicura che quella sia una mappa? Cioè... Potrebbe trattarsi anche di un'altra cosa, no?
- Che vuoi dire?
- Che non sappiamo neppure cosa c'è scritto sopra!
- Scuttle dice che è una mappa, perciò è una mappa!
- Ma neanche lui sa leggere! - protestò Flounder.
Ariel strinse gli occhi, guardandolo infastidita.
Subito dopo, tuttavia, sospirò rassegnata. Scuttle non era certo il massimo dell'affidabilità, quando si trattava di spiegare le cose con precisione assoluta, e qui Flounder non aveva tutti i torti.
- Va bene - mormorò la sirenetta. - Mi hai convinta, andiamo da Isla!
Così entrambi nuotarono in prossimità della costa di Messina, dove viveva la loro amica principessa. Raggiunsero la riva quando era notte fonda, per non farsi notare da occhi indesiderati, e al riparo del buio Ariel cominciò a bersagliare i vetri della camera di Isla con delle piccole perline bianche per richiamare la sua attenzione.
La fanciulla, svegliatasi per via del rumore, con gli occhi pieni di sonno e la bocca contorta in un mezzo sbadiglio, si affacciò dunque alla finestra afferrando l'orologio dal comodino.
Conosceva solo una creatura capace di svegliarla a quell'ora e in quel modo.
- Ariel, accidenti a te, lo sai che ore sono?!
- Scusa, ma noi non abbiamo quelle cose che segnano il tempo ad Atlantica - disse Flounder.
- Lo sai che mio padre non gradisce quelle... come si chiamano? - chiese Ariel.
- Si chiamano sveglie, Ariel! - ribatté Isla irritata. - Come quella che ti darei in testa in questo momento, se non fosse che siamo amiche! Si può sapere che c'è?
Dal momento che non poteva fare salire un pesce e una sirena dentro casa, Isla si avvolse in fretta nella vestaglia da notte, infilò un paio di ciabattine e scese sulla spiaggia per ascoltare quanto costoro avevano da dirle.
In breve Ariel e Flounder la misero al corrente della situazione, dopodiché le diedero la mappa e la pregarono di leggerne il contenuto per verificare se fosse autentica o meno.
Parte del disegno era scolorito dall'acqua del mare, alcune parti erano illeggibili, ma al centro del foglio vi era riportata un'annotazione chiarissima: "Quaranta gradi a sud della Barriera Corallina, centoventicinque gradi a est della Roccia del Granchio Zoppo, oltrepassando i cancelli dell'Abisso di Polifemo, la perla più grande dei sette mari giacerà qui per sempre..."
- La perla più grande dei sette mari?! - esclamarono Ariel e Flounder increduli.
- Così dice - confermò Isla. - Sembra che qualcuno, prima di naufragare da qualche parte, sia riuscito a localizzare un gioiello conosciuto come "l'Occhio del Ciclope"... Vale a dire, appunto, una perla di dimensioni gigantesche che giace nel luogo indicato!
- Allora andiamo a prenderla - esclamò Ariel.
- Voi andateci se volete, ma io me ne torno a letto! - disse Isla.
- No, dai, vieni con noi! Sarà divertente! - disse Ariel.
- Ariel, non posso mettermi a cercare perle e grotte sommerse con voi adesso! - ribatté Isla. - Le principesse della terraferma, a quest'ora, fanno la nanna!
- Suvvia, non puoi fare un'eccezione? - chiese Flounder.
- Ti prego, ti prego, ti prego!
Dal momento che erano due contro una e non aveva altri validi motivi per controbattere, Isla fu costretta a cedere.
Purtroppo a quell'ora era impossibile sperare in qualche aiuto magico, dal momento che le fate erano già tutte a dormire, quindi non rimaneva altro che rivolgersi all'unica persona in grado di consentire a Isla un'immersione a tale profondità... Sperando che costei la prendesse con altrettanta filosofia.

- Isla, accidenti a te, ma lo sai che ore sono?!
- Eccome se lo so - disse Isla con rassegnazione.
Forse non era stata una buona idea rivolgersi a Fanny per chiederle in prestito la muta fashion da sub e l'attrezzatura per principesse nuotatrici. L'amica di Isla era un genio per quanto riguardava vestiti ed accessori utili a ogni necessità, ma c'era una cosa che non sopportava assolutamente: essere buttata giù dal letto alle due di notte.
Quando però Isla menzionò Ariel e la loro ricerca della perla gigante, gli occhi di Fanny si illuminarono attraverso gli occhiali. Costei cambiò dunque espressione e tirò fuori dall'armadio una vasta selezione delle sue creazioni appositamente progettate per esplorare il mondo sommerso.
- Grazie Fanny, ti prometto che ti riporto tutto domani.
- Nessuna fretta! - disse Fanny con uno sbadiglio. - Per una principessa, questo e altro! Solo lasciami recuperare qualche ora di sonno domattina, ok?
Isla annuì, ringraziò Fanny dell'aiuto, e si affrettò a raggiungere Ariel e Flounder in riva al molo per indossare l'attrezzatura e cominciare l'immersione.
La muta era un elegantissimo capo di abbigliamento subacqueo color rosa e avorio, tempestato finemente di lustrini luccicanti, e sul petto vi era scritto MINEUS a grandi lettere dorate. La maschera era finemente intarsiata, un capolavoro di artigianato composto da cristalli trasparenti resistentissimi, mentre le pinne erano così comode che sembravano fatte su misura. Persino le bombole d'ossigeno e la cintura finemente cesellata completavano l'insieme, con un tocco di classe inconfondibile.
Neppure una fata avrebbe saputo creare di meglio.
- Non è un po' scomodo nuotare con tutta quella roba addosso? - domandò Flounder perplesso.
Isla osservò il pesciolino con una smorfia e gli diede un leggerissimo buffetto sul muso.
- Non puoi neanche immaginare di quanta roba avresti bisogno tu, per ballare in discoteca!
Ariel soffocò a stento una risatina.
Isla provò il respiratore, per verificare che funzionasse, dopodiché fece un cenno agli amici e tutti e tre si immersero nello stesso momento per cominciare la ricerca della misteriosa grotta sottomarina.

Per fortuna il respiratore di Isla era dotato di un meccanismo che le consentiva di parlare sott'acqua, in modo che potesse comunicare con Ariel e Flounder in qualsiasi momento.
L'Abisso di Polifemo era una gigantesca voragine irregolare che tagliava in due il fondale marino, come una specie di orribile ferita aperta, e nelle profondità di quelle viscere rocciose l'oscurità rendeva impossibile vedere ogni cosa.
Grazie al previdente ingegno di Fanny, neppure questo sarebbe stato un problema per Isla. La speciale maschera subacquea infatti era munita di due speciali lampade al LED colorate, in stile con gli altri accessori, e anche i braccialetti e le cavigliere disponevano di tale congegno per distribuire meglio l'illuminazione.
I fasci luminosi gettavano delle tinte cangianti sul corpo di Flounder, a metà tra il fucsia e il viola acceso, ed era talmente buffo a vedersi che Ariel non poté fare a meno di ridere a crepapelle.
- Oh Flounder, come sei buffo!
- Ariel, non è divertente!
- Sai Flounder, dovresti considerare l'idea di un cambio di colore, il rosa ti dona molto! - disse Isla. - Perché non provi ad abbronzarti la prossima estate?
- Ma la smettete di prendermi in giro, uffa!
Si immersero in quel freddo crepaccio.
Isla spiegò ad Ariel e a Flounder che, stando alle indicazioni sulla mappa, la perla doveva trovarsi sulla sommità di un pilastro roccioso situato proprio sul fondo del cratere.
- In fondo alla mappa c'è una nota che mi ricorda un po' la leggenda di Ulisse...
- Chi sarebbe questo Ulisse? - domandò Flounder.
- Uno che avrebbe fatto meglio a restarsene a casa - spiegò Isla con una nota di sarcasmo nella voce. - Durante uno dei suoi viaggi, si ritrovò nelle mani di un enorme gigante con un occhio solo che divorava le persone. Si chiamava Polifemo, proprio come questo abisso, e per riuscire a scappare da lui Ulisse fu costretto ad accecarlo!
- Accidenti! - esclamò Ariel inorridita.
- Secondo la mappa, Polifemo avrebbe gettato in mare il suo occhio ferito per mostrare a suo padre Poseidone ciò che gli aveva fatto Ulisse... Vedendolo il dio del mare si adirò e, dopo aver trasformato l'occhio del figlio in una perla, decise di collocarla in questa spelonca, in attesa che gli altri dèi acconsentissero a rendere la vista al ciclope!
- Ma se dovevano rendergli la vista, che senso aveva buttare l'occhio in mare? - osservò Flounder perplesso.
- Diciamo che era tutta gente un po' strana - disse Isla. - Facevano un bel po' di cose senza senso ma, dal momento che più assurde erano e più ci ricavavano sopra, per ogni cosa gli dedicavano una leggenda!
- Quindi potrebbero dedicare una leggenda anche a noi e alla nostra ricerca? - fece Ariel.
- Non credo, forse a malapena un racconto - disse Isla. - Ma lasciamo perdere, scendiamo piuttosto!
Probabilmente loro tre erano i primi esseri viventi ad inoltrarsi nelle viscere di quella tetra gola da chissà quanto tempo. Isla nuotava in testa al gruppo, per illuminare il percorso man mano che scendevano, mentre Ariel e Flounder osservavano gli anfratti rocciosi attorno a loro con un misto di timore ed eccitazione.
- Impressionante! - disse Ariel.
- Fa venire i brividi - fece eco Flounder. - Non sei d'accordo, Isla?
- Shhh!
Sia Ariel che Flounder tacquero di colpo.
Intorno sembrava non esserci anima viva, eppure Isla si sentiva osservata. Era tutto così calmo e silenzioso... persino troppo.
Generalmente l'udito sott'acqua diventa molto più acuto, così che ogni suono o rumore viene percepito con chiarezza, invece in quell'antro di tenebra vi era un silenzio tale da lasciare presagire qualcosa di spaventoso.
Ariel temeva l'apparizione improvvisa di viscidi tentacoli da dietro le spalle, Flounder tremava al pensiero della bocca di un pescecane irta di denti acuminati, mentre Isla continuava a guardarsi attorno in cerca di qualcosa che rivelasse o meno la presenza di un agguato tra quelle rocce.
- Non mi piace! - mormorò Flounder.
Non aveva ancora finito di dirlo che, con uno spostamento d'acqua improvviso al di sopra delle loro teste, tutti e tre si avvidero appena in tempo dell'ombra di un gigantesco masso che stava scendendo proprio verso di loro, lentamente ma inesorabilmente.
Isla fece cenno ad Ariele Flounder di ripararsi tra le cavità irregolari del crepaccio. Entrambi la imitarono, rintanandosi dietro di lei al sicuro, mentre il masso andò ad ostruire l'accesso alla gola.
Ora erano tutti e tre intrappolati là sotto.
Non potevano rimuovere l'ostacolo, neppure unendo assieme le loro forze, e non potevano nemmeno sperare in qualche aiuto dall'esterno.
- Dobbiamo sperare che questa grotta abbia almeno due uscite! - esclamò Isla. - Fanny mi ucciderà se non le riporto la sua attrezzatura intatta!
- Isla, ma ti sembra questo il momento per scherzare?! - disse Flounder.
Evidentemente lui non conosceva bene Fanny quanto Isla.
Per quanto la situazione non fosse allegra, né Ariel né Isla intendevano mandar giù l'idea di restare là sotto senza neppure cercare una via di scampo. Al momento non potevano far altro che percorrere la grotta, sperando di trovare appunto un'altra via di comunicazione con l'esterno, e l'obiettivo della loro caccia al tesoro non era più in cima ai loro pensieri.
Tuttavia, man mano che procedevano lungo il tunnel, i nervi di Ariel cominciarono a cedere.
- È colpa mia! - singhiozzò Ariel. - Non dovevo trascinarvi in questa stupida ricerca... Io... È tutta colpa mia!
- Non piangere, dai - provò a consolarla Isla.
- Se non mi fosse mai venuto in mente di cercare questa caverna, noi ora saremmo...
- Sì certo, tu e Flounder sareste ad Atlantica a divertirvi e io mi starei godendo una bella dormita. Il punto è che adesso siamo qui, stiamo cercando un modo per uscire, e piangere non risolve nulla!
Ariel si sfregò le lacrime, annuendo lievemente con il capo.
Anche Isla era preoccupata ma, non volendo peggiorare una situazione già di per sé abbastanza seria, cercava di mantenere la calma con ogni mezzo. Flounder era fin troppo impressionabile e Ariel era pur sempre una ragazzina. Se anche lei si fosse messa a piangere, nella peggiore delle ipotesi, l'intero abisso sarebbe franato con le vibrazioni delle loro urla disperate.
Guidati dalla luce artificiale della sua maschera subacquea, continuarono a scendere sempre più giù, senza che il percorso accennasse minimamente ad una risalita verso l'esterno.
- Ho un dubbio... E se fosse senza fondo?
- Flounder, zitto! - disse Isla.
- Ma potremmo continuare a scendere per sempre, oppure imbatterci in un mostro che non aspetta altro che divorarci e... Mmmppphhh!!!
Non potendo sopportare oltre lo straparlare del piccolo pesce spaventato, Isla lo agguantò saldamente per imbavagliarlo con uno dei nastri colorati che Fanny le aveva messo in dotazione, tra le altre cose.
Ariel lo sbavagliò, ridacchiando, ma gli fece comunque cenno di tacere con l'indice sulle labbra e il povero Flounder sospirò rassegnato.
Improvvisamente furono attratti da un chiarore dinanzi a loro. La luce della maschera sembrava riflettersi in lontananza contro una qualche superficie lucida e trasparente. Subito tutti e tre nuotarono in quella direzione e, sgranando gli occhi per lo stupore, si ritrovarono al cospetto di una grande porta intagliata in avorio purissimo.
- Wow!
Sulla porta era scolpita l'immagine di un essere muscoloso, dalle fattezze umane ma gigantesco. La testa era glabra, con una bocca irta di denti appuntiti, e al centro della fronte, al posto degli occhi, vi era una grande orbita nera e vuota.
Non ci voleva troppa immaginazione per capire di chi potesse trattarsi.
- È Polifemo! - disse Isla.
- Ne sei sicura? - chiese Ariel.
- Beh, certo l'immagine corrisponde alla descrizione della leggenda!
- Questo significa che il tesoro è lì dentro?
- L'unico modo per scoprirlo è quello di entrare!
- Sai come fare?
Isla rimuginò un attimo.
La porta non era menzionata sulla mappa, e la chiave per aprirla doveva risiedere proprio nell'incisione raffigurante il ciclope. Due cose, in particolare, attiravano la sua attenzione: l'orbita nera senza occhio e la grande bocca spalancata con tutti quei denti bianchi appuntiti.
- Non so perché, ma questa immagine mi ricorda un po' il gioco della Bocca della Verità - disse Isla.
- Cioè? - chiesero Ariel e Flounder incuriositi.
- Si tratta di una statua di marmo che rappresenta un grosso faccione con la bocca aperta. Se ci si mette dentro la mano, a seconda delle intenzioni, si può ottenere la verità oppure la mano viene staccata via... Questa porta forse adotta lo stesso principio, ma mi sembra strano!
- Andiamo via, andiamo via! - strillò Flounder terrorizzato.
- E dove, di grazia? - gli ricordò Ariel.
- Hai ragione, scusa!
- D'accordo, riflettiamo un momento - proseguì Isla. - L'occhio e la bocca del ciclope sono senza dubbio le chiavi dell'indovinello: una per garantire l'accesso al tesoro, l'altra per togliere le mani agli intrusi...
- Non vorrai mica ficcare la mano là dentro? - disse Flounder.
- Direi che non ci sono molte alternative... Però non mi dispiacerebbe azzeccare quella giusta al primo colpo!
Isla strinse gli occhi, concentrando lo sguardo su entrambe le fessure, così da poter scorgere eventuali segni che la aiutassero a decidere. La bocca sembrava la scelta più classica, in riferimento alle leggende e alla tradizione, ma quei denti ispiravano davvero molta poca fiducia.
Poi le venne un'illuminazione.
Il tesoro era l'occhio, ovvero ciò che mancava alla porta ed era celato dietro la porta stessa. Polifemo aveva l'abitudine di divorare gli ospiti sgraditi, dunque mettergli la mano in bocca era il modo sicuro per perderla.
Sicuramente Poseidone aveva concepito lo stratagemma ad un'epoca in cui ogni essere umano ci sarebbe cascato.
Ma Isla era una principessa e, oltre a ciò, non era affatto stupida.
Chiudendo gli occhi e respirando profondamente, infilò dunque la mano nell'occhio del ciclope.
Ma non successe nulla.
Niente, neppure un lieve scatto di meccanismo.
D'istinto Isla provò ad esplorare con le dita la cavità e, tastando attentamente, incontrò il sottile pomello di una levetta.
Con un distinto click, questa volta, la porta cominciò lentamente ad aprirsi e a rivelare il tesoro nascosto dietro di essa. Le due principesse e Flounder rimasero a bocca aperta quando, davanti ai loro occhi increduli, apparve l'altare sottomarino e la perla lì custodita.
L'occhio doveva essere grande più o meno quanto un pallone da calcio, anche se molto più pesante, ed emanava un vivido bagliore bianco lattiginoso.
Era veramente una perla stupenda.
Ariel quasi non osava toccarla, tanto era affascinata. In realtà nessuno di loro provava realmente il desiderio di impossessarsi di quel tesoro.
- Forse dovremmo lasciarla qui dov'è - disse Isla.
- Sono d'accordo - disse Ariel. - In fondo siamo riusciti a raggiungere uno dei tesori del mare più misteriosi di sempre, non sarebbe giusto portarla via!
- Tanto non possiamo andarcene via comunque - sospirò Flounder.
Con la coda dell'occhio, Ariel guardò nella sua direzione e vide che il pesciolino si era adagiato in una specie di pozza circolare schiumante di bollicine.
- Flounder, togliti di lì, presto, ho un brutto presentimento!
- Eh?
- Flounder! - fece eco Isla vedendo quei vapori sospetti di acqua calda.
- Cosa?
- Attento!
Fortunatamente per il pesciolino, l'avvertimento lo fece allontanare giusto in tempo per evitare di finire lessato da un forte getto di acqua bollente che, dalle profondità vulcaniche della terra, spingeva forte verso l'esterno ad intervalli regolari.
- Miseriaccia! - imprecò Flounder. - Ma che diavolo è?
- Un geyser - esclamò Isla. - Se siamo fortunati, può essere la nostra salvezza!
- Sul serio? E come?
Isla spiegò che i geyser spingono potenti getti d'acqua, attraverso particolari fessure geologiche, e quello che avevano davanti certamente doveva avere una via di sbocco dalla caverna.
- Osservate: dobbiamo cogliere bene il tempo che impiega il geyser ad eruttare e, nel momento in cui è inattivo, cercare di risalire lungo il cunicolo!
- Ma sei impazzita? Ci bruceremo tutti! - protestò Flounder.
- Preferisci restare qua sotto in eterno?
- No ma...
- Allora zitto e comincia a contare - concluse Ariel.
Il geyser smise di eruttare. Isla e gli altri presero a contare i secondi e i minuti almeno due o tre volte, calcolando il lasso di tempo tra uno spruzzo e l'altro. Il tempo in cui restava inattivo corrispondeva circa a sei o sette minuti, il che significava che dovevano risalire a nuoto lo sfiatatoio prima che l'acqua bollente ne riempisse la cavità.
- Dovremo nuotare più velocemente che possiamo! - mormorò Isla.
- Ma ce la faremo? - mormorò Flounder preoccupato.
- Dobbiamo farcela! - tagliò corto Ariel decisa. - È l'unico modo che abbiamo per andarcene!
- Bene allora, state pronti... È quasi il momento!
Lo spruzzo cominciò ad affievolirsi e, non appena il livello delle bollicine rimase immobile sulla bocca del cratere, Isla fece cenno agli altri e tutti e tre schizzarono verso l'alto con un colpo di pinne.
Flounder nuotava come se avesse avuto un pescecane alle calcagna.
Anche Ariel e Isla, per quanto possibile, cercavano di guadagnare la libertà attraverso lo stretto canale roccioso.
Dopo cinque minuti, ancora non si intravedeva neppure uno sbocco sopra di loro. Al sesto minuto la pozza alla base del cratere cominciò a ribollire, pronta ad eruttare di nuovo, e stava ormai per sopraggiungere il fatidico settimo minuto.
- Presto, dobbiamo fare presto!
- Aiuto!
Flounder guardò in basso inorridito e i suoi occhi si fecero grandi come due ostriche aperte nel vedere il potente getto d'acqua bollente risalire dritto dietro di loro.
- Ci siamo! - esclamò Ariel. - C'è una fessura lassù!
- Dev'essere l'uscita - mormorò Isla. - Ma è troppo tardi, non la raggiungeremo mai in tempo, a meno che...
All'improvviso ebbe un'idea geniale.
- Svelti, aggrappatevi a me, ora!
Rapida come un fulmine, Isla si sfilò la bombola di ossigeno dalle spalle e, girando la valvola di sicurezza, liberò tutto in una volta il flusso d'aria compressa, dirigendolo verso il basso, per consentire loro una spinta potentissima che li fece schizzare fuori dalla caverna, proprio come tre proiettili sparati fuori attraverso la canna di un fucile.
La spinta della bombola, unita al getto del geyser come una sorta di cuscinetto isolante, permise loro di continuare la risalita per diversi metri.
Ormai la superficie era vicina e, uscendo fuori dall'acqua, si ritrovarono tutti e tre appollaiati sulla cima di un piccolo atollo sporgente in mezzo all'oceano.
- Ehi, Ariel - esclamò una voce nota. - Sei venuta anche tu per vedermi ballare? Non per vantarmi ma, modestamente, ho vinto tutte le gare di danza al Festival del Gabbiano degli ultimi dieci anni...
- Scuttle?!
Il loro simpatico amico pennuto, con addosso una specie di gonnellino ridicolo fatto con foglie di palma, stava cercando di imitare quella che, molto probabilmente, doveva essere una qualche danza originaria dei Mari del Sud.
- Non ho idea di come tornare a casa da qui! - gemette Isla. - Andarci a nuoto significa trascorrere chissà quanti giorni in mezzo al nulla...
- Ah, se volete, io e i miei amici possiamo darvi volentieri un passaggio! - disse Scuttle.
Strinse le penne dell'ala sul becco ed emise un lungo fischio acuto. In men che non si dica, uno stormo di gabbiani rispose al richiamo, ciascuno reggendo col becco un lembo di quella che sembrava essere una grossa coperta colorata.
- Non sarà un tappeto volante, ma è il miglior mezzo di trasporto che noi umili uccelli possiamo mettere al servizio di Vostra Altezza!
Il gabbiano si inchinò a fece a Isla un timido baciamano.
Le due principesse si accoccolarono al centro della coperta, facendosi sollevare in volo dagli energici e robusti amici di Scuttle, e tutti insieme fecero rotta verso la spiaggia dalla quale erano partiti.
- È stata una bella avventura! - commentò Ariel eccitata. - Non sei d'accordo Isla? E non dovrai nemmeno farti a nuoto la strada di casa!
- Ah, sì, certamente!
- Qualcosa non va?
- Il fatto è che, oltre a dover spiegare a Fanny in che modo ho perso la sua bombola da sub, dovrò anche ammettermi di essermi dimenticata di scattare almeno una foto alla perla!
- Dici che se la prenderà?
- Beh forse, se tu potessi farmi un favore per ricambiare, magari...
- Ma certo, di che si tratta?
- Ecco, se tu potessi prestarci il tuo Eric: una cosetta intima, cena a lume di candela per quattro persone...
- COSA?! - esclamò Ariel arrossendo.
- Rilassati, sto scherzando! - disse Isla.
C'era da aspettarselo, in fondo.
Una principessa può cedere e rinunciare facilmente ai tesori, ai gioielli e a tutte le perle del mondo... Ma il suo principe non si tocca!
   
 
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