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Autore: dirkfelpy89    15/05/2023    2 recensioni
Il giovane Marius Black ha undici anni e mille dubbi per la testa. Perché non ha ancora ricevuto la sua lettera da Hogwarts? Perché non riesce a compiere neanche la più semplice delle magie. Perché sua madre piange e suo padre lo caccia fuori di casa, il 1° Settembre?
Perché dovrebbe starsene buono e non cercare la sua vendetta?
(Questa fic partecipa alla challenge "Gruppo di scrittura!" indetta da Severa Crouch sul forum "Ferisce più la penna")
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Arabella Figg, Famiglia Black, Marius Black, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 5, Addio… o Arrivederci?

 



"Mi sono rotta di questo posto!"
Ottobre era appena arrivato e con lui le giornate si erano fatte via via sempre più fredde, brevi e deprimenti.
Presto gli orfani che non partecipavano alle visite avrebbero dovuto trascorrere il pomeriggio nell'angolo più riparato del cortile, con sommo dispiacere di Marius.
Il ragazzo osservò il cielo plumbeo e poi rivolse nuovamente l'attenzione a Spranga, la quale era seduta su un alto muricciolo, intenta a fischiettare un motivetto molto popolare all'epoca.
"Ormai ho diciotto anni ma quelli… imbecilli non mi lasciano andar via!"

Era il quinto anno di Marius all'interno dell'orfanotrofio; cinque anni che ormai iniziavano a sembrare cinquanta.
Per certi versi si era abituato alla routine mortalmente noiosa ma la mancanza di novità, di cose diverse da fare, lo stava velocemente consumando. La morte del suo responsabile di dormitorio aveva agitato le acque, e per qualche mese si era respirata un'aria di macabra vitalità, ma poi l'argomento si era ben presto esaurito e la noia era tornata sovrana del St. James Orphanage.
"Lo sai, non conta l'età ma vogliono che completi la tua istruzione,” buttò lì. Non ci credeva nemmeno lui, ormai.
"Chiamala istruzione, con il foglio di carta che ci daranno, una volta che saremo usciti da qua, al massimo ci potremo pulire il… vabbè, hai capito," borbottò la ragazza.

Anche Spranga era cambiata nel corso degli ultimi mesi: la mancanza di una nutrizione sana e abbondante avevano contribuito a renderla estremamente magra ma allo stesso tempo c'era un qualcosa di diverso in lei, dei modi di fare e un aspetto più femminili rispetto al passato.
Si era lasciata crescere i capelli, aveva smesso di fare a botte con gli altri bulli e, sebbene il suo caratterino non fosse molto diverso rispetto al passato, era chiaro che di fronte Marius avesse una donna, piccola certo, ma non più una semplice ragazzina.
Non che Marius non fosse cambiato a sua volta: a quindici anni, ormai, era entrato nella pubertà e ciò aveva comportato diversi cambiamenti. La voce gli si era fatta più roca e una peluria, che con molta fantasia avrebbe potuto chiamare barba, aveva iniziato a crescere sulle guance. Una perfetta barba Black, avrebbe detto suo padre.
Non aveva ancora sperimentato, però, i morsi dell'amore, come era già successo ad alcuni dei suoi compagni di stanza, cosa che comportava soste solitarie abbastanza lunghe nei bagni e sessioni di sbaciucchiamenti dietro le alti siepi, nelle poche occasioni nelle quali maschi e femmine condividevano gli stessi spazi.

"Quasi quasi me ne vado via da questo posto," borbottò Spranga.
"Come?"
"Pensaci, ho compiuto diciotto anni, cioè la maggiore età per i Babbani, nulla mi trattiene più in questo posto. Non ha senso che rimanga fino alla fine dell'anno, se devo dirti la verità non ne ho la minima intenzione," spiegò la ragazza.
Nulla la tratteneva qui, eh?
Evidentemente la sua delusione fu piuttosto tangibile visto che l'altra, sorridendo, esclamò: "sciocchino, credi che non tenga a te? Se potessi resterei… ma tanto, comunque vada, alla fine dell'anno le nostre strade si dividerebbero. E allora, mi chiedo se abbia senso rimanere un altro anno…"
"Certo che sei cambiata," borbottò il ragazzo.
"Perché?"
"Sciocchino… una volta mi avresti chiamato idiota…" rispose Marius, sorridendo suo malgrado.
"E sono sempre in tempo a farlo!" Esclamò l'altra, saltando giù dal muretto.

"Comunque, la mia è solo un'ipotesi," sussurrò.
Marius ne dubitava fortemente: nei cinque anni che avevano passato insieme aveva presto capito come la sua amica fosse decisamente testarda e se era arrivata a confessare la sua intenzione di andarsene… c'era qualcosa di serio sotto.
"E come faresti?"
"Ti sei mai chiesto come mai in questi ultimi mesi, improvvisamente, mi sia calmata e non combini più guai?"
Era vero, Spranga aveva la fama di finire in punizione una settimana sì e l'altra pure, da quella estate le cose erano però inaspettatamente cambiate.
"Gli orfani che frequentano l'ultimo anno hanno meno restrizioni, ogni due settimane si recano al villaggio qui vicino per fare compere," continuò la ragazza, "ma questo privilegio viene concesso solo a chi non combina guai, a chi appare maturato e degno di fiducia."

Ma certo, ora tutto appariva decisamente più chiaro a Marius.
"L'unica occasione che ho per andarmene via di qui è durante uno di questi viaggi al villaggio," spiegò Spranga, abbassando la voce con fare cospiratorio.
"Sì… ma, una volta che sarai riuscita a scappare, dove andrai? Insomma, la vita per noi non è facile là fuori, almeno così sembra," rispose il ragazzo.
Lui poteva contare su sua sorella, forse sulla madre, una volta fuori ma Spranga era da sola.
"Tornerai dai tuoi genitori?"
A quella domanda l'espressione della ragazza si rabbuiò.
"Non ti nego che vorrei provarci… ma ti pare che possa tornare da loro, dopo che mi hanno cacciata di casa quando avevo solo undici anni? Ancora non hai capito, per loro siamo come morti e certo non ci aiuteranno una volta che saremo usciti di qui," esclamò.
"Però sono passati comunque molti anni, potrebbero aver cambiato…"
"Ho conosciuto un tipo al villaggio," Spranga lo interruppe.

Un tipo?
"Cos…"
"È il figlio di uno dei negozianti, gli ho fatto gli occhi dolci, in un paio di visite, e lui sembra desideroso di aiutarmi. Quando tutto sarà pronto, mi nasconderò da lui fino alla sera e poi, approfittando dell’oscurità, me ne andrò per i fatti miei," spiegò la ragazza a un Marius decisamente interdetto. "Lontana da questa... latrina. Libera"
"E non vuole niente in cambio?" Chiese, dubbioso.
Una delle lezioni che aveva imparato nell'orfanotrofio era che normalmente le persone non facevano favori così grossi senza volere qualcosa in cambio.
"Ho un po' di soldi con me ma, tranquillo, se dovesse fare il viscido un calcio in mezzo alle gambe non glielo toglie nessuno, so difendermi, ormai dovresti saperlo," rispose l'altra, sorridendo.
Ma per il ragazzo non c'era niente da ridere, tutto il piano dell'amica sembrava particolarmente fumoso.

Avrebbe dovuto chiederle di rimanere perché, era vero, comunque alla fine dell'anno se ne sarebbe andata ma avevano ancora diversi mesi per stare insieme! Tempo per, lentamente, fare a patti con il fatto che la sua migliore amica, Magonò come lui, se ne sarebbe andata e chissà se l'avrebbe più vista.
Ma, dall'altro canto, si rese conto che sarebbe stata una richiesta forse troppo egoista, da parte sua, perché era chiaro come Spranga non stesse bene e se il suo desiderio era quello di cercare la libertà, chi era lui per impedirglielo?

Poteva comunque cercare di convincerla a rimandare di qualche settimana, dubitava che lei si rendesse conto fino in fondo di quanto fosse stata importante per lui, ma Marius non era stato mai particolarmente bravo con le parole.
Rimase in silenzio, cercando di trovare le parole giuste per introdurre l'argomento all'amica, ma ci mise evidentemente troppo tempo perché il suono della campanella interruppe quel momento tra di loro.

"Io…" borbottò ma già i compagni si avviavano verso l'uscita.
Spranga abbracciò forte Marius e prima che quest'ultimo potesse anche solo reagire se n'era già andata.

/ / / / / / /

I giorni successivi Marius li passò in uno stato di agitazione e ansia perenni.
La conversazione avuta con l'amica lo torturava, durante il giorno, e la notte faceva strani incubi.
Ma la giornata peggiore, per lui, divenne ben presto la domenica: il giorno delle compere, quello dove Spranga avrebbe potuto andarsene via.

La prima domenica, in realtà, il ragazzo la trascorse abbastanza tranquillamente, perché sapeva che Spranga non se ne sarebbe andata così presto, o così per lo meno aveva compreso dalle parole dell'amica.
La seconda fu più difficile perché la ragazza fu l'ultima a rientrare nell'orfanotrofio, diversi minuti dopo i suoi compagni.
Forse si era accordato con il fantomatico "tipo del villaggio"?
Non aveva cuore di chiederle qualcosa, tantomeno le possibilità: non aveva più occasione di svolgere i suoi compiti con la ragazza, durante i pasti appariva sempre la stessa, eppure quel ritardo…

Quel ritardo dette molte risposte a Marius e quando, durante la terza domenica, vide gli orfani tornare al St. James senza Spranga, capì e si allontanò dagli altri, rifugiandosi nel suo dormitorio, da solo.
Quando passarono due ore, e i responsabili dell'orfanotrofio inviarono alcune persone a cercare la ragazza, seppe che non l'avrebbero trovata.
Quando arrivò la polizia e l'intero perimetro del St. James e del villaggio vennero perquisiti, palmo dopo palmo, Marius era già a letto.

Aveva trascorso la serata seduto, da solo nella camerata, sentendo le notizie della fuga di un'orfana. Spranga. Alla fine ce l'aveva fatta, era riuscita a scappare e chissà dove si trovava, che cosa avrebbe fatto e se l'avrebbe mai più rivista.

Ripensò ai momenti felici passati insieme, ai pomeriggi trascorsi durante le visite, e trovò davvero difficile addormentarsi; quando lo fece le sue guance erano bagnate da lacrime salate.
Era un pensiero sciocco, perché comunque le loro strade si sarebbero divise lo stesso, ma non poté, inconsciamente, sentirsi abbandonato per la seconda volta nella sua breve vita.

/ / / / / / /

Uno dei motivi per il quale Marius non era impazzito era stata l'attesa delle visite mensili e dei pomeriggi trascorsi insieme all'amica. Ma adesso che era venuto meno quello stimolo, il ragazzo fu davvero sul punto di crollare: che senso aveva alzarsi la mattina, trascorrere giornate sempre uguali, se non aveva un vero e proprio obiettivo?
Senza una vera, tangibile, motivazione per andare avanti, il giovane Black cadde ben presto in depressione.
Le giornate apparivano vuote, inutili, l'assenza di Spranga quanto mai tangibile e dura da affrontare, considerando anche che ormai non c'era più nessuno disponibile ad ascoltare le pene di Marius.
Spranga era chissà dove e il nuovo responsabile del dormitorio, un ragazzino di diciotto anni appena uscito dal St. James, si rivelò ben presto particolarmente ottuso e stupido.

Ma quel che era peggio, senza più la protezione offerta dall'amica, Marius era ben presto tornato ad essere uno dei bersagli preferiti dai bulli.
La guerra sotterranea portata avanti dalle gang di Orco e Bulldog non si era affatto fermata, sebbene i due protagonisti fossero ormai usciti dall'orfanotrofio.
Toccava ora a Spada e Tigre portare avanti quella guerra, che ormai nessuno si ricordava bene il perché fosse scoppiata.
Marius fino a quel momento ne era rimasto fuori, un po' perché Spranga lo difendeva e un po' perché Bulldog alla fine lo aveva preso in simpatia.
Adesso che i suoi protettori se ne erano andati, però, il giovane Black era tornato ben presto nell'occhio del ciclone: estraniato dal suo dormitorio e preso di mira dalla gang di Spada.

"Cazzo, devi darti una svegliata!" Aveva esclamato Billy, il nuovo responsabile, di fronte a un Marius con, nuovamente, un grosso occhio nero.
Eh, facile a dirsi. Ma cosa ne sapeva quel rozzo dei suoi problemi? Avrebbe potuto raccontargli di Spranga, dei suoi rapporti con le due gang presenti all'interno dell'orfanotrofio, ma a cosa sarebbe servito? Non era certo quell'ottuso ragazzo a poterlo aiutare.

Il suo morale era così a terra che il mese successivo pensò di partecipare alle visite ma non lo fece, aveva ancora abbastanza amor proprio per non gettare al vento il suo piano.
Voleva tornare ad essere un Black, sapeva che aveva ancora qualche possibilità di rincontrare i suoi parenti, una volta uscito dall'orfanotrofio, era l'unica motivazione ormai che lo tenesse in vita.
Perciò, per l'ennesima volta, rifiutò di partecipare alle visite delle varie famiglie in cerca di un figlio da adottare, e anche quel pomeriggio di novembre lo trascorse all'interno del cortile del St. James.

Sedersi sul suo solito muretto e non vedere Spranga che si dirigeva ad ampie falcate verso di lui fu il momento più difficile al suo arrivo all'interno dell'orfanotrofio.
Ogni volta che sentiva rumori di passi, il ragazzo alzava speranzoso la testa, certo di poter vedere l'amica… ma in realtà non c'era nessuno.

Dopo un'ora di solitaria attesa, Marius era giunto al limite della sopportazione: per i mesi successivi avrebbe dovuto trovare qualcosa da fare per trascorrere i pomeriggi delle visite.
Stava per alzarsi e controllare alcune piante in dei vasi vicino a lui, quando vide una ragazza avvicinarsi.
No, non era Spranga, non avrebbe potuto essere più diversa: doveva avere più o meno la sua età, ma più in carne e con lunghi capelli biondi che svolazzavano nel vento.
"Sei Damerino, vero?" chiese, la voce incerta e timida.
"Sì. Che vuoi?"
Non voleva essere così scontroso ma, insomma, non era certo la giornata giusta per fare nuove conoscenze.
La bionda, per tutta risposta, estrasse da una delle tasche della divisa un foglio di carta spiegazzato e lo porse al ragazzo.
"Che cos'è?"
"Una lettera… di Spranga. Avrei dovuto consegnartela da tempo ma non ho mai avuto occasione," rispose, pronta.

Marius prese il foglio e ringraziò la ragazza che subito si allontanò.
Chi era, come faceva a conoscere Spranga? Era una compagna di dormitorio?
Ma ormai l'altra si era allontanata e la curiosità di leggere la lettera lo vinse. Aprì il foglio di carta e lesse velocemente le parole che l'amica aveva scritto con la sua grafia quasi illeggibile.

"Caro Marius,
Spero che ricevere questa mia lettera ti faccia piacere.
Ti conosco bene, so che sarai rimasto deluso o persino arrabbiato dal mio gesto, dalla mia fuga che ti sarà apparsa così improvvisa. Ti prego di non esserlo.

“È da quando sono arrivata al St. James che medito di scappare, ci ho anche provato in svariate occasioni. La verità è che non ne potevo più e dopo lo 'scandalo fiammifero' ho davvero capito quanta miseria umana si nascondesse dentro le mura dell'orfanotrofio.
Tu sei stata l'unica persona che mi ha trattenuto dall'andarmene via, dallo scappare in ogni modo possibile.
Ti prego di credermi.

“Comunque, mi sono resa conto che ho raggiunto il limite di sopportazione e, dato che comunque le nostre strade si sarebbero divise alla fine di quest'anno, ho deciso di prendere la palla al balzo.
Ti sentirai abbandonato un'altra volta, ma non devi perché non ho alcuna intenzione di lasciarti solo. Io ti aspetterò.
Chissà, forse darò retta al tuo consiglio, andrò dai miei genitori, ma non so come reagiranno. In ogni caso, loro vivono nei sobborghi di Liverpool, una volta che sarai uscito dall'orfanotrofio vieni in questa città.

“Se vorrai, potremo ricominciare insieme, io ti aspetterò ma promettimi di combattere, non farti abbattere, ma vai avanti, giorno per giorno.
So che la tentazione di mollare è forte ma io ti aspetterò e se l'attesa delle visite non ti darà più stimoli per andare avanti, spero che l'attesa di un nostro futuro incontro, fuori dal St. James, possa fungere da un sostituto all'altezza e darti un motivo per non crollare.

Ti voglio bene, tua Sarah.
Spranga."


Marius lesse la lettera velocemente, poi sospirò e ricominciò da capo, questa volta in maniera più lenta e accorta, cercando di comprendere le parole scritte nella strana grafia di… Sarah.
Ci teneva a lui, avrebbe provato a dare ascolto ai suoi consigli e cercare di rimettersi in contatto con i suoi parenti… lo avrebbe aspettato.
Prospettava un futuro insieme, un futuro nel quale evidentemente Marius non sarebbe stato più solo e abbandonato.
Strinse il foglio e sentì nuove lacrime agli angoli degli occhi ma questa volta erano lacrime di gioia.

"Come disse, una volta? È facile fare delle promesse, molto più difficile mantenerle," una vocina maligna sussurrò all'orecchio sinistro del ragazzo.
Conosceva bene Spran… Sarah, voleva iniziare a chiamarla in quel modo, non si sarebbe arresa di fronte alle difficoltà che la vita le avrebbe opposto.
"La conosci davvero fino in fondo? Non ci hai parlato poi molte volte, non sai come reagirà una volta all'esterno di questa gabbia."

Il suono della campanella riscosse il ragazzo… sembrava incredibile ma aveva trascorso un'intera ora, chino su quella lettera! Si riscosse, infilando il foglio di carta in una tasca della divisa, e si affrettò a seguire i suoi compagni fuori dal cortile.
Nella inevitabile piccola ressa che si venne a creare per uscire dal cortile, però, l'allegria di Marius ebbe vita breve: mentre si stava affrettando a mettersi in coda sentì una poderosa spinta proprio in mezzo alle scapole e cadde per terra.
Udì alcune risate sguaiate, riconobbe quella di Sgorbio, ma ciò che lo disturbò davvero fu vedere la lettera dell'amica cadere nel fango, schiacciata inavvertitamente dai piedi degli altri orfani.

Fece per alzarsi, rabbioso, e affrontare quell'idiota di Sgorbio, ma si bloccò quasi subito.
Sarebbe stato da sciocco affrontare tutti quei bulli da solo, avrebbe avuto la peggio e si sarebbe preso una punizione.
No, doveva dare retta ai consigli di Sarah: non mollare o fare stupidaggini fino a quando lui avrebbe compiuto diciotto anni e allora sarebbe potuto scappare, proprio come lei.

Due anni.
Quanto possono mai essere lunghi due anni?

/ / / / / / /



Capitolo di passaggio, ma che vedrete avrà la sua importanza nella vita del giovane Marius.
Adesso la sua unica fonte di protezione non c'è più e per due anni Marius dovrà vedersela da solo. Saprà cavarsela e ci sarà un lieto fine per i due Magonò?

Lo scoprirete nel corso dei prossimi capitoli!
Ammetto che questi sono i capitoli che mi piace meno scrivere, vedendo anche che cosa ho in mente di fare in futuro, però avranno la loro importanza negli eventi futuri e nel creare la psiche di Marius.
Quindi tocca scriverli :D

  
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