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Autore: Jeremymarsh    18/05/2023    1 recensioni
"La sera in cui Berenilde trovò quel bambino alto e magro di fronte casa sua, i suoi vestiti erano già da tempo logori, i capelli biondi bagnati e il viso troppo pallido anche per lui il cui incarnato non era mai stato scuro. Ai suoi piedi una piccola borsa il cui contenuto era rovesciato a terra e non ammontava nemmeno a un cambio; dalle impronte su di essa capì che probabilmente era stato proprio Thorn l’artefice del gesto, anche se ora sembrava il ritratto della tranquillità."
[Piccola raccolta di Missing Moments che esplorano il rapporto tra Berenilde e Thorn]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Berenilde, Thorn
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Questa missing moment è ambientato tra il secondo e il terzo libro, per la precisione poco dopo la nascita di Vittoria. 
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Nessuna Notizia

 

 

Sentiva il battito insistente del suo cuore rimbombarle nelle orecchie, mentre le chiacchiere che la circondavano perdevano senso e voce. La mascella le doleva e la pelle tirava a causa dei lunghi e falsi sorrisi protratti troppo a lungo per il bene delle apparenze. Il braccio era pesante e desiderava poterlo abbassare e abbandonare la pipa, ma fumare era un gesto così naturale in quell'ambiente che non vi riuscì; agiva come una macchinetta, una perfetta, agli occhi delle dame che le facevano compagnia.

Lo stomaco si contraeva, spasmi e fitte si diffondevano in tutto il suo corpo, ma mai ruppe il sorriso tirato con il quale gratificava ogni persona che le chiedeva incessantemente come stesse o cosa significasse essere madre. Come se quella sensazione le fosse nuova o l'infante dai capelli argentei fosse la sua primogenita.

Un'altra fitta.

Un'altra ancora.

Una per ogni figlio che aveva partorito.

Qualcuna in più per quello che non aveva portato in grembo.

Non ricordava i dolori del parto così forti e diffusi.

Il cuore batteva più forte, più velocemente, e i muscoli del viso e delle braccia tiravano, tiravano, senza che lei potesse far nulla. Non le era concesso abbandonare quella farsa.

Uno spasmo ancora, uno per ogni bambino che aveva perso.

Distese il sorriso aprendo le labbra in una piccola 'o' e cacciando una sottile nuvoletta di fumo dalla bocca, dando, così facendo, un po' di sollievo al viso.

Un dolore lungo e straziante le attorcigliò le viscere, mettendola a dura prova; dovette interrompere l’ennesimo tiro della pipa e non riuscì ad allungare la mano verso la tazzina di caffè. Fu così forte da renderle per un istante lo sguardo vitreo.

Pelle d'oca sulle braccia bianche e un rivolo di sudore che le scendeva lungo la colonna vertebrale mentre i brividi la percorrevano tutta.

Sperò che nessuno l'avesse notato.

Questo, si disse con certezza non appena si riprese, era proprio per colui che non aveva partorito ma che aveva perduto allo stesso modo, trafiggendola con la sua assenza improvvisa in modo ancora più crudele.

Colui che aveva cresciuto tanto da vederlo diventare un uomo, che era rimasto così a lungo da farsi amare più di ogni altro.

Le orecchie divennero sorde alle chiacchiere vuote mentre le sue viscere continuavano quella danza dolorosa e le ricordavano l'effetto che, ogni giorno, le faceva la mancanza di notizie. Ma in mezzo a quel silenzio totale riconobbe i gorgoglii provenienti dalla culla e il velo che l’aveva ricoperta fino a quell’istante si dissolse.

Raddrizzò la schiena mentre del dolore ora scomparso rimanevano i fantasmi che le lasciavano formicolii in tutto il corpo e allungò infine la mano per assaggiare la bevanda ormai tiepida.

“Oh, anche la sua voce è perfetta,” pronunciò qualcuno alla sua destra.

“Non potevamo aspettarci diversamente dalla figlia di un Dio,” concordò una seconda dama.

Berenilde si chiese quanto ancora sarebbero andati avanti, quando e se la novità che la figlia rappresentava sarebbe scemata e chi avrebbe avuto il coraggio di cominciare a elencare i difetti che la bambina aveva ereditato esclusivamente da lei.

E intanto mentre il mignolo alzato le vibrava per mezzo secondo, considerò le bugie di quelle donne: Vittoria non era perfetta, ma lo era per lei.

Così come lo era stato un bambino che le era valso l'odio di sua madre, della sua famiglia, ma che con i suoi silenzi era riuscito a riempire il vuoto che la morte del marito e dei figli le aveva scavato dentro.

No, il perfetto non esisteva davvero, ma mentre il caffè esacerbava il suo mal di stomaco e le provocava nuovi spasmi, si trovò comunque a desiderare di poter discutere almeno un’ultima volta con il nipote prima di aggiungerlo alla sua lunga lista di rimpianti.

 
   
 
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