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Autore: desigra2005    22/05/2023    0 recensioni
Ci sono amori che nascono per magia quando gli sguardi si accarezzano e le pelli si sfiorano, che non conoscono limiti, distanze e religioni, amori incondizionati, puri. Questa è la storia di Loredana, giovane fisioterapista, che tra amori, drammi, spensieratezza e speranze colorerà la campagna romana.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Avete un posto speciale tutto vostro? Il mio rifugio è sempre stato una vecchia altalena che mio nonno aveva appeso ad una grande quercia; quando ero triste, pensierosa o semplicemente dovevo prendere una decisione mi sedevo su questa piccola tavola di legno intagliata a mano e mi lasciavo trasportare dal vento tra i capelli e dal calore del sole sulla pelle. “Antonio mi ha detto che ti avrei trovata qui. E’ stata una giornata pesante?”. L’arrivo di Andrea aveva portato il sereno. “Abbastanza, hai già saputo le novità?”. Si abbassò e mi diede un rapido bacio sulla fronte. “Si si. A dir la verità avevo già pensato di coinvolgere Mattia nella nostra indagine segreta, come ultima spiaggia, e la sua presenza nei dintorni non può far altro che agevolare la situazione. Vuoi cenare qui o preferisci che andiamo via?”. Smisi di dondolarmi. “Vorrei solo stare tra le tue braccia e rimanerci per sempre”. Andrea mi guardò dolcemente e mi porse la mano. “Avremo tutto il tempo per farlo tesoro mio. Ci meritiamo una bella cenetta romantica?”. Annuì immediatamente ed andammo a congedarci dalla mia famiglia; vicino la porta di ingresso trovammo mio padre intento a discutere animatamente con Anastasia. “Antonio, non puoi reagire così ogni volta che sei in disaccordo con un suo comportamento o con una sua idea. E’ un’adolescente che ha perso l’unico punto di riferimento che aveva, ha lasciato i suoi amici, il paese nel quale è cresciuta e si è ritrovata in una realtà che fino a poco fa non le apparteneva. Dovete imparare a conoscervi e a smussare i vostri caratteri trovando un punto di incontro”. Mio padre sbuffava e gesticolava nervosamente. “Ci sto provando! Ho cresciuto tre figlie e penso di essere in grado di gestire una ragazzina ribelle ma Aurora è una continua provocazione nei miei confronti. Anche quando c’è di mezzo la sua sicurezza non riesce a comprendere che i miei no sono solo per il suo bene!”. Andrea tossì e annunciò così il nostro arrivo, mio padre smise di parlare e si girò rivolgendomi un sorriso amorevole. “Non starete già andando via vero? Vi fate vedere troppo poco”. Andrea tentò di rassicurare mio padre dicendogli che nei prossimi giorni gli avremmo dedicato più tempo; Mattia che nel frattempo ci aveva raggiunto raccolse le sue cose e ci accompagnò alla macchina. “Vecchio mio, cosa ne pensi di tutta questa storia?”. Mattia mi fece l’occhiolino. “Penso che tu sia un uomo sfacciatamente fortunato per essere circondato da tutte queste belle donne”. Andrea gli diede una pacca sulla spalla. “Dobbiamo parlarti anche di una questione molto delicata ma lo faremo quando sarai stabile qui”. Mattia raccolse l’informazione e come al solito tirò fuori il suo umorismo. “Spero che non si tratti di nulla di grave, vecchio mio, c’è ancora tempo per accasarsi, sei ancora troppo giovane! Nonostante la prigione non sembri niente male, non farti abbagliare da tutto quello che luccica”. Alzai gli occhi al cielo perché questo scambio di battute e di testosterone cominciava ad annoiarmi. “Amico mio, prima o dopo, troverai colei che ti farà desiderare di essere diverso”. Entrammo in macchina e Mattia si chinò sul finestrino aperto. “Fate attenzione in questi giorni, quando tornerò metteremo a punto un nuovo piano di sicurezza. Mi raccomando Loredana, tieni d’occhio Aurora per me. Quella ragazzina è una vera e propria forza della natura ed ho seriamente paura che vada a cacciarsi in qualche guaio; ha ottenuto informazioni di difficile reperibilità e questo vuol dire che si è già spinta troppo in là. Le sue teorie e le prove che ha raccolto hanno fondamento anche se non sono collegate tra loro”. E così, molto probabilmente, il nostro problema principale era ancora David Smith. “Me ne occuperò io in tua assenza; sto pensando di organizzare alcune attività per tenermi impegnata in questi giorni e penso proprio che alle ragazze potrebbe piacere passare un po' di tempo con me!”. Mattia si scambiò un ultimo sguardo di intesa con Andrea e poi ci lasciò andare. “Ho pensato di accompagnare Aurora a comprare l’attrezzatura per dipingere e di portarmi dietro anche Caterina. Pensi che per tua madre sia un problema?”. Andrea non distolse lo sguardo dalla strada. “Non credo, anzi, suppongo che mia sorella sarà molto contenta di non essere trascinata come una bambolina da nostra madre. A colazione mi ha raccontato che Lucia e le sue amiche sono state più di tre ore a discutere delle fattezze di un pasticcino!”. Risi di gusto, la cosa non mi stupì affatto; il telefono di Andrea squillò e mi chiese di leggergli il messaggio. “Buongiorno sig. De Barbieri, sono riuscito ad incastrare i miei impegni e a ritagliarmi un’oretta di tempo per la nostra questione. Preferisce che ci incontriamo direttamente lì per le 19.30? Leonardo Ricci”. Rimasi perplessa. “Cosa devi fare con l’avvocato?”. Andrea sembrava pensieroso. “C’è qualcosa che non va con l’auto, la sento strana. Forse è meglio se torniamo alla fattoria e la facciamo vedere. Dopo risponderò anche a lui, al momento non posso dirti altro anche perché si tratta di una sorpresa tesoro”. Sorrisi, Andrea non smetteva di stupirmi; non avrei mai immaginato di poter costruire con lui qualcosa di serio e di duraturo. “Loredana, chiama Mattia e avvertilo che stiamo tornando indietro per problemi alla macchina e che prima che vada via vorrei che rimanesse per verificare insieme il guasto: suo papà è un appassionato d’auto d’epoca e lui è cresciuto tra i motori”. Annuì e feci partire la chiamata, nel frattempo iniziai ad accorgermi che la fronte di Andrea era imperlata di sudore. “Tutto bene tesoro?”. Andrea manteneva ferma la presa sul volante, le nocche erano quasi bianche. “Loredana, devi mantenere la calma. Il tuo comportamento potrebbe essere determinante per i prossimi minuti; poco fa ho provato a frenare e nonostante il piede sia andato a fondo la macchina non ha minimamente rallentato. Penso ci sia un danno importante all’impianto frenante e per questo ti ho chiesto di chiamare Mattia. Ora controlla che la tua cintura sia allacciata correttamente ed appena risponde mettilo in vivavoce”. Rimasi a fissarlo per un lungo minuto persa nell’osservare un rivolo di sudore colargli lentamente fino all’orecchio, non mi accorsi nemmeno che in lontananza qualcuno ci stava chiamando. “Loredana, ti prego, avvicinami il telefono in modo che possa parlare con Mattia e lui possa sentirmi”. Nello stesso momento in cui mi toccò la gamba il mio cervello riprese a funzionare, sbarrai gli occhi ed eseguii alla lettera le indicazioni che Andrea mi aveva dato. “Bravissima. Mattia, non ho molto tempo, i freni sono danneggiati. Sto cercando di mantenere una bassa velocità procedendo a zig-zag, siamo circa sui 60 km/h; come posso fermarmi limitando al massimo i danni per noi?”. L’imprecazione del nostro amico arrivò forte e chiara. “Ascoltatemi bene ragazzi: accendete tutte le luci e qualsiasi accessorio elettrico, premete tutti i pulsanti, azionate l’aria condizionata alla massima velocità; Andrea cerca di scalare la marcia e portare il motore a circa 3.000/4.000 giri e poi aprite tutti i finestrini in modo da aumentare la resistenza dell’aria sull’auto. Quando avete fatto tutto, Andrea, inizia a tirare lentamente il freno a mano: devi essere molto delicato perché altrimenti rischi di bloccare le ruote e di perdere completamente il controllo della vettura. Quando vedi che la velocità è nettamente diminuita cerca di fermarti a bordo strada o contro un albero; tra poco saremo lì per aiutarvi. Mantenete la calma, è determinante in queste occasioni”. Andrea iniziò ad eseguire le istruzioni di Mattia e se in un primo momento sembrava tutto andare per il verso giusto la situazione precipitò quando ci trovammo davanti ad una discesa seguita successivamente da una stretta curva. “Loredana, al mio tre devi slacciarti la cintura, aprire lo sportello ed uscire dall’auto. Non sarei mai voluto arrivare a questo ma purtroppo tra poco con la discesa riacquisteremo troppa velocità e non riuscirò più a mantenere il controllo dell’auto; è meno pericoloso lanciarsi adesso piuttosto che affrontare il ribaltamento del mezzo. Tesoro, ti prometto che andrà tutto bene. Uno, due e…tre”. Feci esattamente come mi era stato chiesto, incapace di razionalizzare quanto stava succedendo; nel cadere al suolo sbattei il braccio ancora in riabilitazione dall’incidente e il dolore che provai fu indescrivibile. Persi la cognizione del tempo e l’incessante pulsare del dolore non mi faceva essere lucida; la macchina si ribaltò all’inizio della curva e dopo diverse capriole si fermò distrutta contro un grosso tronco. “Andrea? Andrea dove sei?”. Nessuna risposta. “Andrea? Andrea?”. La mia voce isterica si perse nel vento, cercai di alzarmi ma la caviglia sinistra cedette e mi ritrovai accasciata a terra: si stava gonfiando velocemente. Mi guardai intorno, la mia borsa era rimasta in auto ma da qualche parte doveva esserci il telefono di Andrea visto che ero saltata giù con quello in mano. Disperatamente cercai tra l’erba, la pioggia che era caduta nelle sere precedenti non stava facilitando la mia impresa in quanto aveva creato uno strato di fanghiglia sul terreno rendendolo scivoloso. “Andrea? Andrea? Mi senti? Ti prego rispondimi!”. Non sapevo se fosse riuscito a saltare dall’auto, ero all’oscuro delle sue condizioni visto che non riuscivo a muovermi per prestargli soccorso e quindi l’unica speranza era nell’arrivo tempestivo dei soccorsi. Quando ormai le mie unghie si erano consumate per cercare il telefono nel terreno fangoso vidi i fari di alcune auto sopraggiungere e con le ultime forze che mi erano rimaste cercai di sbracciarmi. “Siamo qui! Siamo qui! Qualcuno mi aiuti!”. La prima auto accostò a bordo strada ed immediatamente Mattia e Marco mi raggiunsero. “Loredana stai bene?”. Marco cercò di aiutarmi a mettermi in piedi ma nonostante gli forzi non ci riuscì; gli feci notare che la caviglia era troppo gonfia per tenermi eretta e così lui decise di prendermi in braccio mentre Anastasia accorreva in nostro soccorso con una coperta per riscaldarmi da quella gelida poltiglia che si stava asciugando velocemente su quello che restava dei miei abiti. “Non so dove sia Andrea! Non mi risponde, non sono sicura che sia riuscito a scendere in tempo prima che l’auto si ribaltasse. Vi prego cercatelo!”. Anastasia mi teneva abbracciata stretta noncurante dello sporco che avevo addosso e che così facendo stava macchiando anche i suoi abiti; calde lacrime iniziarono a lavare via le incrostazioni che via via si erano seccate sul mio viso. In lontananza sentii mio padre richiedere al telefono l’arrivo tempestivo dei soccorsi, Marco e Mattia gridavano il nome di Andrea ma l’unico suono udibile era l’eco della loro voce.
   
 
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