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Autore: Fiore di Giada    25/05/2023    0 recensioni
− Sei bellissimo… E vorrei godere di più… − spiegò. Il suo corpo anelava ad un contatto più profondo.
Un lampo divertito balenò negli occhi dell’altro. Gli stava chiedendo una vicinanza intima.
Di nuovo, i loro desideri erano speculari.
− Beh, cosa ne dici se andiamo a letto? C’è spazio per entrambi. – disse, divertito.
Poi, con un rapido movimento, lo sollevò tra le braccia e si avviò verso il letto, mentre un’onda si infranse contro la prua della nave.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kilik, Maxi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A passo rapido e deciso, Kilik si avviò verso la cabina del comandante.
Perché Maxi ha voluto questo colloquio sulla sua nave?, si domandava. Erano riusciti ad allontanare la minaccia della Soul Edge dalla Terra.
Nessuno avrebbe più dovuto temere l’oscuro potere di quell’arma tenebrosa.
Maxi era ritornato dall’Oltretomba, libero da quel vincolo crudele, e il loro legame si era evoluto.
Non gli bastava più la loro amicizia fraterna.
Rimase immobile davanti alla porta, la mano destra sollevata verso l’alto. L’indecisione stringeva il suo stomaco in una morsa.
Quando il suo sguardo si posava su Maxi, il suo cuore era inondato dall’emozione.
Non riusciva a non perdersi nel lucore oscuro delle iridi del compagno.
Gli parevano due frammenti di cielo notturno.
Inoltre, spesso, sognava lui e Maxi impegnati a darsi piacere in modi assai poco casti, lontani dalla sua educazione.
Fremette. Per tanto tempo, aveva provato a reprimere queste sue emozioni, ma la sua tempra di monaco era stata sconfitta.
Il suo cuore, come un uccello, tornava sempre all’immagine di Maxi e al suo splendido volto.
Ma lui cosa prova per me?, si chiese. Se gli avesse aperto il suo cuore, come avrebbe reagito?
Si sarebbe arrabbiato? O avrebbe ironizzato su di lui?
Si scosse dai suoi pensieri e, con tre colpi alla porta, bussò.
 
– Sei tu, Kilik? – risuonò la voce di Maxi, dall’altra parte della stanza.
– Sì. – rispose lui, il tono apparentemente deciso.
– Entra. – replicò l'altro, amichevole.
Kilik poggiò la mano sulla maniglia e, per alcuni istanti, esitò.
Poi, risolutamente, aprì la porta ed entrò. Non aveva senso la sua titubanza.
La certezza, per quanto dolorosa, era preferibile allo stillicidio di angosciosa insicurezza.
L'ambiente, di dimensioni ampie, era di forma rettangolare e. al centro di esso, era collocato un tavolo ligneo rotondo, circondato da tre sedie, su cui erano poggiati strumenti e carte nautiche.
Alla parete di sinistra, era collocata una rastrelliera, a cui erano appese armi bianche d'ogni foggia e lunghezza e differenti tipologie di pistole e fucili e, alla parete opposta, era appoggiato un letto con coperte blu.
Accanto al letto, c'era un portacatino di ceramica e, a poca distanza da questo, era presente un camino, su cui era appesa una lampada spenta.
Sulla parete frontale, si apriva un'ampia finestra, semiaperta, dalla quale filtrava la luce del sole, che bagnava la cabina d'una intensa luce dorata, e, accanto alle sedie, erano presenti un cannocchiale e un mappamondo.
Maxi, seduto al tavolo, visionava una cartina ed effettuava alcuni calcoli.
Sentendo il fruscio della porta, alzò la testa e le sue labbra si sollevarono in un ampio sorriso.
− Amico mio, che cosa ti porta qui? – domandò il pirata, una luce allegra nelle iridi blu.
Il monaco, nervoso, si passò una mano tra i capelli castani. Quello sguardo, così luminoso, turbava il suo cuore.
Il suo cuore accelerava i suoi battiti, quasi volesse spaccare le sue costole, mentre il suo viso si scolorò.
Maxi, vedendo quel mutamento, aggrottò le sopracciglia. Che cosa era successo?
− Stai bene? Sei molto pallido… − mormorò.
Allungò il braccio e le sue dita, leggere, sfiorarono la mascella dell’amico. Non voleva scorgere segni di malessere sulle persone a lui più care.
Un lungo brivido godurioso accarezzò la schiena di Kilik. Quanto avrebbe voluto sentire carezze d’altro tipo…
− Sai. Io non voglio vedere stare male le persone a me care. Soprattutto… Io voglio che tu sia felice. – mormorò, gli occhi lustri.
Kilik sbarrò gli occhi, sorpreso. Quel mutamento non era sfuggito ai suoi sensi.
Un calore gradevole riscaldò le sue guance e le colorò d’un tenue rosato. Forse, il suo desiderio non era così insensato.
Maxi strinse le labbra. Tutto, in quel momento, si colorava di nuove tinte.
La domanda di Kilik aveva rivelato la realtà di un sentimento mutato.
Strinse le mani sulle guance dell’altro e fissò i suoi occhi nelle iridi castane dell’amico. Come aveva fatto a non comprendere la verità?
− Io… Io non posso permettere che tu stia male a causa mia, perché… Perché ti amo… E l’amore non vuole il dolore, vero? – domandò. 
Ci sono riuscito., pensò, gioioso. Era riuscito a schiudere il suo cuore a Kilik.
Lo amava e desiderava essere il suo compagno.
Kilik, d’istinto, lo abbracciò e lo baciò sulle labbra. Il suo sogno impossibile si stava concretizzando.
Ed era stato Maxi a fargli un simile, splendido dono.
 
 
Poco dopo, i loro volti si allontanarono.
Con un sospiro voluttuoso, Kilik appoggiò la testa sulla spalla del giovane pirata e chiuse gli occhi. Il calore di Maxi era dolce, quasi ipnotico
Se avesse potuto, non si sarebbe mai allontanato da quel corpo magnifico.
− Cosa senti? – chiese Maxi, gentile. Adorava l’espressione beata dell’altro, quando era stretto a lui.
Kilik, per alcuni istanti, tacque e aspirò il profumo marino di Maxi, come un’essenza preziosa. La premura dell’altro era sincera, ma le risposte faticavano a giungere.
La sua mente era prigioniera del desiderio.
− Sei bellissimo… E vorrei godere di più… − spiegò. Il suo corpo anelava ad un contatto più profondo.
Un lampo divertito balenò negli occhi dell’altro. Gli stava chiedendo una vicinanza intima.
Di nuovo, i loro desideri erano speculari.
− Beh, cosa ne dici se andiamo a letto? C’è spazio per entrambi. – disse, divertito.
Poi, con un rapido movimento, lo sollevò tra le braccia e si avviò verso il letto, mentre un’onda si infranse contro la prua della nave.
   
 
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