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Autore: NicoJack    27/05/2023    0 recensioni
A Night City si parlava sempre di leggende, ma nessuno di loro aveva mai visto una vera leggenda in città, ed era giusto che tutti loro imparassero a temere una scimmia.
Crossover tra Cyberpunk (sia anime che videogioco) e il Viaggio in Occidente
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Night City, City Center, Corpo Plaza, Arasaka Tower, 07:45 David trovo l’ufficio del preside in breve tempo, l’uomo che aveva la sfortuna di chiamare preside emanava un’aura di pateticità e di falsa cortesia, indossava uno smoking con cravatta gialla, due pesanti occhiali poggiati sul suo naso a patata (David si chiese se potesse permettersi delle cyberottiche decenti), del cyberware facciale sulle tempie e il ragazzo penso che non l’avesse mai visto alzarsi da quella sedia. Quando David disse che si sarebbe ritirato dall’Academia Arasaka l’uomo chiese i motivi di una decisione del genere, al che il ragazzo (a malincuore) fu costretto a dirli che sua madre era in coma in ospedale e lui avrebbe dovuto pagare le spese mediche; quindi, non sarebbe riuscito a pagare le future rette dell’accademia. Il preside fece le sue condoglianze (che stranamente non sembravano così false) per le loro condizioni e ben conoscendo la loro già difficile situazione economica il preside preparo tutta una serie di moduli nel suo tablet che David avrebbe dovuto firmare per confermare il suo ritiro dall’Accademia Arasaka. David firmo ciò che doveva firmare in modo grafometrico, però leggendo i vari obblighi a cui avrebbe dovuto sottostare, a quanto pare, doveva pagare una specie di tassa di mille eurodollari per disiscriversi dall’accademia (a quanto pare loro dovevano essere rimborsati per tutto il tempo che avevano perso per uno studente) e restituire tutto il materiale scolastico (uniforme, shard e i vari aggiornamenti) in una settimana pena pagare soldi in più. David finita la procedura, diede i suoi saluti al preside che gli auguro buona fortuna e una rapida guarigione di sua madre. Il ragazzo usci dall’Arasaka Tower e decise di ritornare a casa sua per preparare tutto il materiale che doveva riconsegnare all’accademia (meno male che non aveva venduto gli shard contenenti il suo materiale scolastico). Compi qualche altro passo finché non vide Katsuo e i suoi due scagnozzi guardare le scale dalla loro posizione sopraelevata come ad aspettare qualcosa, ma David non volendo più aver a che fare con quelle teste di cazzo decise di allontanarsi il più silenziosamente possibile. Peccato per lui che il più basso di loro, un gonk dai capelli biondi, per un attimo allontano lo sguardo dalla strada che secondo Katsuo Martinez percorreva ogni giorno per andare all’accademia, vide il suddetto che gli aveva appena oltrepassati e si stava allontanando da loro, ripresosi dalla sorpresa afferro la spalla di Katsuo e scuotendola un po' cercò di attirare l’attenzione del suo capo. Katsuo quella mattina dopo essersi svegliato da un sonno ristoratore, chiamo quei due lecchini babbioni che fin dal suo primo giorno all’accademia dopo aver scoperto chi fosse suo padre li giravano intorno come mosche su una carcassa (almeno erano bravi a seguire gli ordini) e disse loro che aveva qualcosa di interessante da farli vedere riguardo a Martinez. Quando si incontrarono disse loro che avrebbero aspettato il mucchio di spazzatura lì sopra (peccato per loro che “il mucchio di spazzatura” era arrivato in anticipo), ma i due non sembravano convinti (conoscevano Katsuo e la sua avversione per Martinez), quindi Katsuo li anticipo una delle cose che avrebbero visto oggi e cioè che David aveva la coda da scimmia, inutile dire che la notizia che il migliore studente dell’Accademia Arasaka fosse un diavolo di exotic incuriosi i due che smisero di fare storie e aspettarono insieme a lui. Martinez sarebbe dovuto venire a momenti, ma sentendo che uno dei due vermi li stava scuotendo la spalla sinistra si giro verso di lui per urlarli cosa volesse, ma poi i suoi occhi seguirono il dito del biondino che indicava Martinez che si stava allontanando nella direzione opposta all’Arasaka Tower. Katsuo a quel punto volendo umiliare il ragazzo dalla coda di scimmia almeno una volta, comincio a seguirlo con passo costante, per poi urlare: “MARTINEZ.” David si fermo e sbuffo capendo che i tre gonk lo avevano notato e si giro verso di loro, vedendo Katsuo con quel sorrisetto da figlio di puttana in faccia insieme alle sue due appendici in più (con lo stesso sorriso sui loro volti), per poi chiedere con voce scazzata: “Che diavolo vuoi, Katsuo?” Katsuo osservo David e la visione gli confermo solamente ciò che già sapeva, anche con l’uniforme dell’Arasaka il ragazzo rimaneva feccia di strada, l’uniforme era leggermente sporca, leggeri peletti da barba sul mento e sulla mascella, sulla fronte sembrava esserci un leggero livido in via di guarigione e la mano destra era fasciata (strano Katsuo credeva che David non fosse stato colpito nello scontro della scorsa notte). Dopo uno sbuffo Katsuo disse: “Vedo che ancora non mostri il benché minimo rispetto verso chi ti è superiore, spazzatura.” Poi però Katsuo aggiunse: “Seguimi topo di strada.” David sentendo l’ennesimo insulto provenire dalla bocca di Katsuo e visto che quella per il ragazzo di Santo Domingo non era proprio giornata li crebbe la voglia di far chiudere la bocca a Katsuo a suon di pugni, ma si calmo e disse: “E perché dovrei farlo?” Katsuo aveva sempre quel maledetto sorriso sulla faccia, che si allargava sempre di più e disse con voce mielosa: “Oh dai su fammi questo piccola favore, scimmietta.” Le pupille di David si dilatarono per la sorpresa e il terrore, che Katsuo conoscesse il suo segreto? Il giovane si porto la mano sul retro dei pantaloni quasi per controllare che la sua coda non fosse uscita da essi (mentre sui volti degli scagnozzi di Katsuo comparve un sorriso di derisione nel vedere quel movimento di David), per poi chiedersi come Katsuo faceva a sapere di essa, ma la teoria che la sua mente formulo lo fece solo arrabbiare, non voleva crederci, ma doveva confermare. Quindi mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni comincio a seguire i tre gonk, con un’espressione veramente furiosa in volto, che faceva ben vedere i canini aguzzi dandoli quasi un aspetto bestiale. Alla fine, andarono in un vicolo pieno di bagni pubblici (David se lo ricordava era dove aveva battuto Katsuo a braccio di ferro), appena dietro ad alcune scale e a quanto pare non erano i soli, perché c’era una bel numero di barboni dieci in tutto, uno che rovistava in un cassonetto della spazzatura a cercare qualcosa da mangiare, un altro che dormiva poggiato ad esso, altri sette che sembravano dover riprendersi da quella che era un intossicazione dovuta a varie droghe sintetiche e l’ultimo che era in una bagno chimico con la porta completamente spalancata a fare… la cacca? Per David, comunque, niente contava se non scoprire se Katsuo fosse chi pensava che fosse e cioè il bastardo che aveva inviato il video a sua madre. Il ragazzo si appoggio alla parete in acciaio (senza curarsi se avrebbe sporcato l’uniforme) e disse: “Allora di che cosa vuoi parlare, Katsuo?” Katsuo sempre con quel sorriso sulla sua faccia da schiaffi disse: “Ora non corriamo troppo Martinez, dopotutto devo mostrare ai miei compari una cosa che non crederebbero se non la vedessero di persona. Tira fuori quella coda, scimmietta.” Quindi si, Katsuo conosceva il suo segreto (David era stato molto attento a tenere la sua coda il più nascosta possibile a qualsiasi elemento dell’Accademia Arasaka), quindi tenendo lo sguardo fisso su Katsuo tiro fuori la coda che superava il mezzo metro dalla parte posteriore dei pantaloni, tanto per finire quella storia il più in fretta possibile (e anche perché non lo aveva mai detto a nessuno, ma tenere la coda pelosa appallottolata contro le chiappe li dava un prurito terribile). Quello più grosso dei due scagnozzi di Katsuo vedendo la coda di cui aveva parlato il loro capo scoppio a ridere, mentre tra una risata e l’altra cercava di dire: “Oh mio dio hahahaha, Martinez è un cazzo di exotic.” Anche il moccioso dai capelli biondi comincio a ridere, mentre le sue cyberottiche fissavano David e le sue pupille si illuminavano di rosso, perché stava scattando delle foto a Martinez e alla sua mutazione ridacchiando: “Katsuo di tutte le cose che ci hai mai mostrato questa è sicuramente la migliore.” Intanto l’erede Tanaka sorrideva sia per l’umiliazione che finalmente aveva inferto a Martinez, sia per l’espressione furente sul volto di quest’ultimo, ma dopo aver lasciato che i suoi due sottoposti si sfogassero chiese a quello che doveva fare le foto: “Hai fatto ciò che ho chiesto?” Il ragazzo asciugandosi una lacrima che gli scorreva giù dalla cyberottica sinistra e dopo aver emesso le ultime risate disse: “Si capo, foto scattate.” David sentendo quella frase strinse i pugni, mentre quel suo tic di battere il piede destro tornava prepotentemente, Dio se sentiva sempre di più la voglia impellente di prenderli a pugni in faccia (specialmente Katsuo), ma dovette trattenersi perché voleva la risposta alla sua domanda. Katsuo rivolgendosi a David li disse: “Vedi Martinez il fatto è che io non sono uno che di solito scende a ricatti, ma per te a quanto pare dovrò fare un’eccezione, quindi ecco che cosa ti propongo: tu lascerai l’Accademia Arasaka il prima possibile e io non diffonderò le foto a tutti gli altri studenti dell’accademia…” ma vedendo che David non sembrava particolarmente intimorito dallo stigma sociale Katsuo decise di tirare fuori il pezzo grosso: “E se credi che sia tutto qui ti sbagli, perché con me ho anche un video del tuo lavoretto che se inviato al preside porterebbe alla tua espulsione.” Ok quindi sapeva che partecipava ai combattimenti clandestini, ora David doveva solo confermare se fosse lui quello che aveva registrato l’incontro o fosse solo un altro che aveva ricevuto il video. Comunque, dovette trattenersi dal ridere per tutta l’ironia della situazione, era ovvio che Katsuo voleva un “immondizia” come lui fuori dall’Accademia Arasaka (e David se ne sarebbe pure andato volentieri prima se non fosse che sua madre ci teneva che lui avesse quella buona istruzione e un lavoro da corporativo) e proprio ora che aveva trovato il materiale di ricatto per lavarselo di mezzo, David era andato a parlare col preside per ritirarsi (c’era qualche sorta di scherzo malato del destino dietro tutto questo). Però David adesso doveva rimanere concentrato per capire se quel figlio di puttana avesse mandato a sua madre il video; quindi, stacco la schiena dal muro e si avvicinò Katsuo, ma si fermo quando quello grosso disse riguardo al lavoretto di Martinez: “Che cosa potrebbe fare Katsuo, il joytoy? Cioè, so che a molti pervertiti piacciono molti li exotic…” Non riuscì a concludere la frase, perché David sentendolo insinuare che si prostituisse, con una voce che sembrava essere uscita dall’inferno, tanto che spavento non solo Katsuo e le due appendici, ma anche i senzatetto vicini: “Sta zitto o ti spacco in due, stronzo.” Su quell’angolo oscuro di Night City cadde un silenzio di tomba, come se in quel momento avesse parlato una specie di divinità, il barbone che cercava cibo nella spazzatura prese tutto ciò che aveva raccattato e con lo zaino in spalla cerco di allontanarsi il più silenziosamente possibile da lì (come se avesse paura di David), quello che dormiva contro il cassonetto si sveglio, solo per rimettersi a dormire poco dopo, mentre tutti quelli che erano vicino ai bagni pubblici fecero qualche passo indietro e nonostante erano in preda dai postumi da sostanze stupefacenti percepivano chiaramente il pericolo provenire dal ragazzo di origini latine (E con la coda da scimmia? Forse avevano sniffato troppa coca sintetica?). I due scagnozzi di Katsuo tremavano come foglie al vento (soprattutto quello che aveva dato a David del joytoy) e anche Katsuo stava provando paura, quella paura che aveva provato verso una sola persona in vita sua (fin ora) suo padre. David invece come se non si fosse affatto accorto dell’effetto che quelle parole che aveva pronunciato con così tanto astio, emise un sospiro per liberarsi un po' (parola chiave un po') di rabbia di dosso e comincio a realizzare il suo piano dicendo: “Va bene Katsuo, lascerò l’accademia, ma vorrei che in cambio tu fossi completamente onesto con me in questo momento.” Una persona come Katsuo in genere non sarebbe mai scesa a patti con uno come Martinez, ma cercando di riprendere un po' il controllo della situazione acconsenti alla richiesta (dopotutto cosa mai avrebbe potuto chiederli?) dicendo mentre cercava di riportare su di sé l’immagine di una persona con il coltello dalla parte del manico: “Ok, cosa vuoi sapere?” David fece le sue domande: “Mia madre ha ricevuto un video ieri sera riguardo al mio lavoretto e volevo sapere se fossi stato tu a inviarlo o se fossi stato tu a registrarlo?” Katsuo non avrebbe dovuto sorprendersi per l’acume mostrato in quel momento da David visto i suoi voti alti all’accademia, ma preso dalla sua arroganza e dal suo sentirsi superiore a David fece la cosa peggiore che avrebbe potuto fare in quella situazione dirli la verità: “La risposta a entrambe le domande è sì Martinez sono stato io.” David non aveva bisogno di sentire altro e con una velocità sorprendente diede un ceffone con il destro in faccia a Katsuo, facendolo inciampare di qualche passo indietro, il suono dello schiaffo riecheggio con un eco nel vicolo e la guancia di Katsuo faceva un male cane (e fortunato lui che David si era pure trattenuto). Katsuo sorpreso (come anche i suoi due scagnozzi) dell’aggressività mostrata da Martinez chiese stupito (quasi non credendoci): “Ma che ca…?” Però fu David a prendere la parola e dire: “Avanti Katsuo dopotutto era questo che in realtà volevi o sbaglio? Oppure credi che anche il cyberware comprato da paparino non sia abbastanza” poi con gesto di scherno e di aria di sfida li fece segno di farsi sotto con la mano sinistra “Avanti figlio di puttana, vediamo cosa sai fare.” Katsuo non ci vide più dalla rabbia e non solo attivo i suoi Strong Arms, ma anche il chip di combattimento che si era installato (un misto tra MMA e vari stili di combattimento cinesi), per poi gettarsi all’assalto confidando nella superiorità del suo cyberware (non aveva imparato niente dall’esperienza di un anno prima). Katsuo comincio a sferrare una raffica di pugni contro Martinez, ma il ragazzo conosceva un paio di cose sui chip di combattimento: nonostante dessero ai loro utilizzatori i movimenti perfetti del corpo e la conoscenza delle tecniche di qualsiasi arte marziale fosse installata su di loro rendevano i movimenti dell’utilizzatore legnosi e abbastanza prevedibili, insomma potenza e precisione, ma a discapito di vera esperienza e imprevedibilità (è per questo che Viktor li odiava). David senza battere ciglio e grazie all’aiuto dei suoi riflessi naturali affinati dall’allenamento oltre che dagli scontri afferro entrambe le braccia cromate di Katsuo, con grande sorpresa di tutti i presenti stringendole in modo che non potesse scappare dalla sua presa (meno male che la ferita alla mano destra sembrava guarita). L’espressione sul volto di Katsuo lo faceva sembrare veramente un gonk , provo a scivolare via dalla presa di David, ma era come se i suoi Strong Arms fossero tenuti in una morsa d’acciaio, ma la paura torno a insidiarsi nel cuore del rampollo Tanaka quando vide sul volto di Martinez quello che poteva essere descritto solo come un sorriso furioso. Per David era arrivato il momento di farla pagare a Katsuo per tutto il casino che aveva combinato; quindi, comincio a stringere la presa sulle braccia cromate del suo avversario, strinse forte, strinse così forte che la sua presa aveva la stessa forza del morso di uno squalo e comincio a sentirsi il suono di metallo che prima si piego e poi si spezzò, misto a carne che si squarciava. Le braccia cromate di Katsuo vennero distrutte, il metallo e il cromo che componevano gli Strong Arms erano ridotti a schegge e componenti che cadevano ai piedi dei due adolescenti, oppure quelle schegge penetravano di forza nella carne di Katsuo trasformando i suoi avambracci in un colabrodo di sangue. Se prima la sberla aveva fatto un male cane a Katsuo adesso il giovane corporativo stava provando il dolore più atroce della sua giovane vita, ma ancora non voleva credere che anche in quello che doveva essere il momento in cui avrebbe finalmente sbattuto in faccia la sua superiorità a Martinez, quel sudicio topo di strada si stava ancora dimostrando superiore a lui. Il maledetto aveva distrutto i suoi Strong Arms, come diavolo era possibile? Dopotutto il suo non era cromo di scarsa qualità o riciclato, ma appena uscito dai centri di produzione Arasaka e impostato per essere compatibile con il suo organismo e il suo cyberware. Però quello non era tempo per farsi domande, perché il giovane corporativo si ritrovo a fare un passo indietro ogni volta che David faceva un passo avanti, i suoi due sgherri erano scappati non appena avevano visto il cromo rompersi, insieme agli altri sette drogati di coca sintetica, mentre quello sul water chiuse la porta del bagno chimico come per nascondersi, mentre il clochard più vicino continuava a dormire beatamente usando il bidone della spazzatura come cuscino. David vedendo che nessuno voleva interferire e che (più o meno) erano rimasti soli comincio a dire: “Sai Katsuo adesso tocca a me dirti una cosa, proprio poche ore fa sono passato dall’ufficio del preside per ritirarmi dall’Accademia Arasaka. E sai perché l’ho fatto? Perché, quando un maledetto bastardo ha spifferato a mia madre riguardo ai miei incontri, lei mi è venuta a prendere, poi sulla strada di casa abbiamo fatto un incidente stradale causato da dei fottuti Animals e lei, in questo momento, è in ospedale e non si è ancora svegliata. Quindi Katsuo adesso viene la mia domanda: se tu non le avessi inviato quel video, lei sarebbe in bilico tra la vita e la morte?” Katsuo non aveva sentito niente, perché il dolore che provava li impediva di ascoltare, il suo istinto di sopravvivenza percepiva semplicemente che Martinez si arrabbiava sempre di più a ogni parola che pronunciava, però quello stesso istinto non li diceva di combattere o scappare (entrambe azioni inutili visto l’avversario) solo di pregare, cosa che Katsuo fece: “Ti prego, non prendermi a pugni.” David disse semplicemente: “Ok” prima di darli un calcio sul mento facendolo cadere schiena a terra (il corporativo aveva fatto una pessima scelta di parole). Il ragazzo di Santo Domingo però non aveva ancora finito, prima diede un calcio allo stomaco di Katsuo, togliendoli l’aria dai polmoni, poi un calcio sul naso che glielo ruppe e infine un calcio alla mandibola spezzandogliela. Una parte di David vedendolo dimenarsi a terra, sanguinante e in preda alle convulsioni, provava quasi pietà per lui (non era un gran combattente), ma una parte più oscura della sua mente pensava di ucciderlo, per tutto quello che aveva combinato, ma poi sfogata la rabbia pensò che alla fine sua madre era ancora viva quindi non c’era niente da vendicare. Fu a quel punto che senti una voce profonda, ma amichevole dirli: “Ragazzo vattene via, il moccioso avrà sicuramente l’assicurazione al Trauma Team, quindi saranno qui tra poco.” David si guardò intorno cercando chi li avesse parlato, ma a parte il clochard che dormiva appoggiato al bidone e Katsuo che rantolava e sanguinava per terra non c’era anima viva in quel vicolo a parte lui. Quindi cerco di capire chi fosse stato cercando la sua presenza vocalmente: “Ehi, dove sei?” Risenti la voce, questa volta più spazientita che li disse: “Meno chiacchere e più azione ragazzo, a meno che tu non voglia che gli specialisti del Trauma vedendoti sporco del sangue del loro cliente ti sparino addosso.” David decise di fare come gli aveva detto quella strana voce (chiedendosi anche se lo stress delle ultime ore non lo stesse facendo impazzire) e si allontanò più velocemente possibile da quel luogo. Solo quando usci dal City Center e arrivo ad Heywood il ragazzo si senti abbastanza lontano dal Trauma Team e smise di correre, per poi cercare di togliersi da dosso l’uniforme il sangue di Katsuo che li era schizzato addosso quando li aveva rotto le braccia, ormai però l’uniforme era macchiata e David appena tornato a casa avrebbe dovuto rimetterla in lavatrice (se voleva restituirla all’Accademia Arasaka, dubitava che l’accettassero imbrattata di sangue). Già che c’era decise finalmente di togliersi la garza dalla mano destra, credendo che ormai la sua ferita fosse guarita, vista la sua innaturale velocità di guarigione (Viktor diceva a riguardo: “Un'altra prova che sei costruito diversamente, ragazzo”) e così era. Poi però senti di nuovo quella voce che li disse: “Esci da Night City e vai verso est.” David si guardo di nuovo intorno per vedere chi li avesse parlato, ma tra i vari passanti che circolavano in quella strada di Vista del Rey nessuno sembrava prestarli la benché minima attenzione, al che il ragazzo pur di farla finita con quella storia si mise a urlare in mezzo alla strada: “CHI SEI? DOVE SEI?” I cittadini di Night City vedendo un giovane ragazzo con l’uniforme dell’Accademia Arasaka leggermente sporca di sangue e che si era messo a urlare su un marciapiede, cominciarono a farsi idee diverse su cosa li prendesse: o stava parlando troppo ad alta voce in un olochiamata, o che fosse sotto l’influsso di droghe sintetiche o che fosse un cyberpsicopatico in erba (anche se quest’ultimo veniva smentita da quella che sembrava poca presenza di cromo sul suo organismo), comunque ognuno di loro fece la classica cosa che fanno le persone di Night City in situazioni come quella: andare avanti ed evitare il più possibile un probabile problema. David vedendo tutte quelle persone che lo guardavano come si guarda la macchia di muffa sul pavimento del tuo megaedificio (ti dà fastidio, ma finché non è nel tuo appartamento sono cazzi del sovraintendente), cerco tra di loro qualcuno che mostrasse qualche segno di essere la voce, ma niente (zero reazioni da parte delli individui che li circondavano). “Smettila di urlare in mezzo alla strada, ti prenderanno per matto, se vuoi comunicare con me pensa a ciò che vuoi dirmi” disse la voce come se fosse sempre stata al fianco di David. Il ragazzo si giro un’ennesima volta su sé stesso per cercare chiunque li parlasse, ma niente era come se la voce fosse dentro di lui, allora provo a controllare il suo cyberaudio per vedere se avesse risposto inconsapevolmente alla chiamata di qualcuno (era così su di giri mentre pestava Katsuo che magari non se ne era nemmeno accorto), ma il cyberaudio indicava che nessuna olochiamata era in corso. David a quel punto si preoccupò che qualcuno li avesse hackerato il cyberaudio e si fosse connesso in modo pirata ad esso, allora il ragazzo decise di farsi un’autodiagnostica agli impianti (vista l’assenza di Viktor al momento era la strada migliore dà percorrere, anche se non la più precisa), ma, a quanto pare, sembrava tutto a posto. Al che decise di stare al gioco di chiunque li stesse parlando e fece come avrebbe fatto con qualsiasi olochiamata e cioè pensò a cosa voleva dire al suo misterioso interlocutore chiedendoli: “Chi sei? Cosa vuoi da me?” Il tono della voce ritorno amichevole: “Beh che cosa voglio mi sembra di avertelo già detto: esci da Nigh City e dirigiti verso est. Se vuoi sapere invece chi sono lo scoprirai solo facendo ciò che ti ho detto di fare, fino ad allora posso solo dirti che io sono il tuo più grande benefattore.” Chiunque fosse a parlarli David già lo stava già detestando per il modo in cui stava rispondendo con mezze verità o evitando del tutto le sue domande, quindi chiese: “Ah sì e perché mai dovrei fidarmi di te?” La voce rispose alla domanda posta dal ragazzo dicendo: “Perché io posso darti la forza e il potere necessari per difendere chi ami, anche da questa maledetta città.” L’offerta avrebbe fatto gola a David, soprattutto in quel momento, se solo non avesse vissuto tutta la vita a Night City e sapeva che offerte del genere in una città come quella o erano false promesse o c’era una grossa inculata che si presentava al momento meno opportuno; quindi, il ragazzo disse alla voce quello che pensava della sua offerta: “Va a farti fottere.” La voce semplicemente ridacchio un po’con una risata così stridula (e scimmiesca) che David per un attimo credette di stare parlando con un altro individuo, ma poi disse con un tono paterno: “Lingua ragazzo, ma non posso biasimarti dopotutto in questa città chiunque ti fregherebbe solo per fare qualche ED facile.” Sentendo che quella strana voce aveva letto i suoi pensieri, David comincio seriamente a preoccuparsi e chiese sempre comunicando ad essa con il pensiero: “Tu come hai fatto? Tu chi sei?” La voce rispose usando un tono aulico: “Come già detto giovane uomo se vuoi scoprire chi sono segui le mie indicazioni, fino ad allora puoi rivolgerti a me come al tuo benefattore. Ti ho seguito fin dal giorno in cui sei venuto alla luce, fin dai tuoi primi passi incerti, alle tue prime parole pronunciate male, ero al tuo fianco ogni volta che tua madre ti abbracciava o che sti sgridava. Ero con te ogni volta che da bambino ti insultavano per la tua coda, era con te ogni volta che da preadolescente salivi sul tetto della scuola per sognare di essere come l’eroe della tua infanzia, ed ero con te quando Viktor ha cominciato ad allenarti. In effetti si potrebbe dire che è colpa mia se tu possieda questa indole così battagliera.” David all’inizio si ritrovo quasi rapito dal modo in cui quella voce parlava, finché non si mise a parlare di questa sua “indole battagliera” al che chiese tra il confuso e l’offeso: “Cosa?” Questo suo “benefattore” misterioso disse: “David, io conosco la sensazione che provi ogni volta che combatti. Quella sensazione che ti ha portato a insistere come non avevi mai insistito in vita tua perché Viktor ti insegnasse a boxare, la sensazione che provi ogni volta che scendi sul ring e metti al tappetto l’avversario, quella sensazione che ti porta a dare il massimo non solo nello scontro ma anche nell’allenamento, e quella sensazione che ti fa comportare in modo avventato in mezzo allo scontro non perché tu voglia vedere cosa può fare l’avversario, ma per scoprire il tuo limite, quando sarai tu ad andare al tappetto.” David non voleva ammetterlo, ma era vero sul ring poteva essere un campione e non doveva sottomettersi a nessuno, era come se ogni volta che entrasse sul ring il mondo e le sue interferenze esterne svanissero, rimaneva solo lui, un avversario e le sue capacità. Capacità di cui non aveva ancora scoperto il limite. Però una domanda rimaneva e ormai il ragazzo decise che, se proprio fosse dovuto stare al gioco, tanto sarebbe valso finire la partita, quindi, disse alla voce: “Ok, ma in che senso è colpa tua se ho questa indole battagliera?” Il suo misterioso interlocutore sbuffo deluso per poi dire: “Cazzo ragazzo sei bravo ad apprendere, ma per quanto riguarda ad intuire fai veramente cagare. Te l’ho già detto ragazzo io ti sono stato a fianco in ogni momento della tua vita, solo adesso ho deciso di palesarmi per guidarti in questo momento difficile.” David si pizzico il braccio destro per verificare che non stesse ancora dormento nel suo appartamento nel Megaedificio H4 e che non stesse sognando di essere in uno di quei libri che leggeva da ragazzo, ma quando senti dolore e non si sveglio sul suo scomodo divano capi che non stava sognando. Quindi si passava alla seconda teoria più plausibile: stava impazzendo. Lo stress per tutto ciò che era successo in quelle quattrodici ore lo aveva colpito così forte che ormai era arrivato a sentire una voce nella sua testa che li diceva di andare fuori da Night City così li avrebbe potuto darli potere per proteggere e aiutare chi amava. Visto che la voce sentiva ciò che David stava pensando, non era contenta dei tentativi del ragazzo di cercare di razionalizzare ciò che li stava accadendo e perdere tempo, quindi, disse: “Ragazzo hai finito di ragionare come una testa di cazzo?” David sentendosi chiamare testa di cazzo dalla voce che, a quanto pare, riusciva a sentire solo lui aveva voglia di cominciare a gridarle addosso, ma se non voleva che qualcuno lo prendesse veramente per matto era meglio darsi un contegno. Poi però il suo sguardo si sposto verso est, dove il sole era sorto poche ore prima e dove questo suo “benefattore” li diceva di andare e il ragazzo ebbe quasi la sensazione che là fuori nelle Badlands ci fosse qualcosa di importante che lo stava aspettando, che lo stava richiamando. Tutto quello che li stava succedendo era pura follia, però David era così tentato, che una parte di lui non poté che chiedersi se ne valesse la pena, quindi alla fine chiese: “Cosa dovrei fare?” La voce rispose, soddisfatta che finalmente il ragazzo su cui aveva investito per tutto questo tempo, cominciasse ad ascoltare le sue richieste: “Esci da Night City e dirigiti verso est, sarà un viaggio molto lungo nelle Badlands.” David aveva paura di abbandonare però Viktor e soprattutto sua madre che era ancora in quel maledetto ospedale in mano a medici dalla dubbia moralità, quindi chiese a quella voce: “Quanto ci metterò?” La voce percependo le preoccupazioni di David tentò di rassicurarlo dicendoli: “Tranquillo ragazzo non stiamo abbandonando Night City, dopotutto la città non ci ha ancora sconfitto. Se parti adesso e corri arriveremo a mezzanotte, il premio che ti darò né varrà sicuramente la pena.” David era ancora titubante ad accettare quella offerta, dopotutto avrebbe dovuto andare nelle Badlands uno dei posti più pericolosi di cui avesse sentito parlare (non che Night City fosse tanto meglio) e sarebbe uscito per la prima volta dalla giungla di acciaio che aveva chiamato casa per tutta la sua vita. Però se quello che diceva la voce fosse stato vero allora avrebbe potuto guadagnare più facilmente per pagare le cure di sua madre, l’affitto e poter pagare la tassa di quei maledetti dell’Arasaka. In fondo ormai era in gioco e come si era detto poco prima tanto valeva finire quella partita e vedere cosa tutta quella storia avrebbe portato, quindi mormoro sottovoce: “Se provi a fregarmi, non importa chi sei, io ti troverò e ti ammazzerò.” Il benefattore misterioso voleva ridere della falsa minaccia del ragazzo (visto che David non aveva ammazzato nessuno in vita sua e lui beh lui era fuori dalla sua portata) e disse con il tono di un padre che annuisce al figlio quando gli chiede se può acchiappare la luna: “Oh sicuro ragazzo.” Dopo un enorme sospiro e chiedersi che diavolo stesse per fare David comincio a correre verso est, in poco tempo superò Heywood e rientrò a Santo Domingo per poi arrivare all’Interstatale 9 che usciva da Night City e David comincio a percorrerla uscendo per la prima volta dalla città. Superata anche Santo Domingo David comincio a notare le prime differenze tra Night City e le Badlands, mentre in città era sempre circondato da qualcosa, che fossero monumentali edifici di acciaio, vari negozi o bancarelle, pubblicità e alcuni ambienti potevano essere veramente il peggiore incubo per un claustrofobico; là fuori invece sembrava invece, al contrario, l’incubo di un agorafobico, vasti spazi aperti in cui la sabbia la faceva da padrone, con sparsi in giro vari relitti di vecchie auto, Rose di Gerico (o come direbbero i più ignoranti cespugli secchi che rotolano) e cartelloni pubblicitari ai lati della strada (mannaggia alle corporazioni, la pubblicità anche in mezzo al deserto). Il giovane respiro l’aria del deserto e doveva dire che era inquinata quanto quella della città, ma poi i suoi pensieri vennero disturbati da un sospiro sconsolato della voce nella sua testa, prima che David gli potesse chiedere cosa li prendesse la voce si spiegò dicendoli: “Scusa ragazzo è che poco meno di qualche secolo fa qua c’era un piccolo, ma bellissimo bosco, ed è veramente brutto vedere ciò che è diventato.” David non si fece domande, sperando che arrivato alla fine di tutto quello che stava attraversando (ammesso che ne uscisse vivo) avrebbe ricevuto tutte le risposte che voleva. Intanto però correre nel deserto delle Badlands, con addosso l’uniforme dell’Accademia Arasaka (che non era esattamente una tuta da jogging), David comincio a sentire caldo e sete, per fortuna si imbatte nel Sunset Motel che il ragazzo raggiunse, per poi entrare dentro esso e ordinare un po' di Real Water (naturale), pagare con i pochi ED che aveva con sé e ritornare a correre. Il proprietario e barista del piccolo Motel, Noah, né aveva viste di cotte e di crude nella sua vita, di solito i suoi normali clienti erano nomadi o viaggiatori che venivano da molto lontano o che se ne andavano dalla città, ma mai avrebbe potuto immaginare che un diciasettenne vestito con l’uniforme dell’Arasaka e con una coda da scimmia che usciva fuori dai suoi pantaloni, entrasse abbastanza sudaticcio, ordinasse della Real Water e poi dopo aver pagato se ne andasse per correre verso est (ci voleva del broseph). Intanto David con la lattina di Real Water in mano continuava a correre, mentre ogni tanto quando doveva bagnarsi la gola si portava il liquido alla bocca e lo beveva, continuava a seguire l’interstatale e visto che la voce non li diceva niente credeva che stesse andando nella direzione giusta. Alla fine, arrivo alla fine dell’intestale dove l’asfalto finiva per fare spazio alla selvaggia distesa del deserto delle Badlands, un luogo i cui pochi rimasugli della civiltà umana erano reliquie della Quarta Guerra Corporativa, città fantasma abbandonate, vecchie pale eoliche inutilizzate e veri e propri campi minati. La voce li disse di andare avanti, al che David controllo il suo orologio interno e vide che ormai era mezzogiorno e lo si capiva anche dal fatto che faceva così caldo che il giovane percepiva quasi le sue scarpe andare a fuoco e teneva la coda legata intorno la vita in modo che non toccasse terra, ma dopo un altro sorso di real water il ragazzo ricomincio a correre. Stavolta la voce si fece sentire più spesso, per dodici ore guido David attraverso i vari pericoli delle Badlands come bande di nomadi, mine e predatori come i pochi coyote che vagavano ancora in quell’ambiente così ostico, era come se conoscesse i pericoli che avrebbe incontrato in anticipo. David notò come adesso erano il più lontani possibili dalla tecnologia e quindi l’ipotesi che qualcuno avesse hackerato i suoi sistemi andava a farsi fottere (a meno che non fosse veramente un pezzo grosso e non stesse utilizzando qualche satellite in orbita), perciò il ragazzo decise di fare una domanda alla voce che si teneva dentro da abbastanza tempo: “Perché hai scelto me? Che cosa vuoi da me?” La voce, dopo qualche secondo di silenzio, rispose: “In realtà non ti avrei scelto io, ma il mio capo. Ragazzo è un discorso estremamente complicato, ma per riassumerlo mi annoiavo a morte; quindi, il mio capo mi ha dato il compito di tenerti d’occhio e aiutarti a raggiungere il tuo vero potenziale.” Il ragazzo non aveva capito niente se non che questo suo “benefattore” lavorava per qualcuno di più potente e quel qualcuno di più potente aveva gli occhi puntati su di lui, ma non capiva perché dicevano che volevano aiutarlo (perché ancora non si fidava del tutto di questi atti di altruismo, specialmente a NC), per fortuna il suo “benefattore” percependo i suoi dubbi li disse: “Ragazzo continua a correre, ti prometto che quando avrai recuperato ciò che devi recuperare allora cercherò di spiegarti il tutto.” Intorno a mezzanotte David stava scalando una leggera collinetta di roccia, cercando di evitare di rovinarsi l’uniforme dell’Arasaka (avrebbe dovuto fermarsi a casa e cambiarsi con qualcosa di migliore per l’attività fisica) e nonostante la ripidità della parete rocciosa e l’oscurità della notte, il giovane si arrampicava con l’abilità di una scimmia e la sua vista non veniva in nessun modo messa in difficoltà dal buio (Viktor diceva che i suoi occhi erano meglio di certe Ottiche Kiroshi). Alla fine, David arrivo alla cima di quella altura e lì il suo sguardo vide per la prima volta le stelle nel cielo, visto che a Night City a causa del vastissimo inquinamento luminoso non si potevano vedere, a proposito della città dei sogni David rivolse lo sguardo verso ovest, da dove era venuto e ormai aveva percorso così tanta strada che era solo un puntino luminoso in mezzo all’oscurità del deserto (sembrava così piccola da lontano). David chiese alla voce riprendendo fiato (visto che tutta quella attività fisica in una sola giornata aveva messo a dura prova anche la sua vasta stamina): “Siamo arrivati?” La voce rispose: “Si ragazzo siamo arrivati va verso l’ingresso della miniera.” David porto lo sguardo verso l’ingresso scavato nella roccia di quella che doveva essere una miniera abbandonata (tipo quelle che nell’Ottocento venivano usate dai disperati in cerca dell’oro), al che il ragazzo ben intuendo quanto fossero pericolosi posti del genere e leggermente impaurito dalla totale mancanza di luce provenire dall’entrata disse a chiunque lo avesse guidato fin lì: “Se vuoi che io entri lì dentro scordatelo, non ci entrerei di giorno figurati di notte.” La voce disse tranquillamente al ragazzo: “Tranquillo ti ho detto solo di avvicinarti.” David, leggermente titubante (e guardandosi intorno per vedere se ci fosse qualcuno che voleva giocarli un brutto scherzo), fece come li aveva detto la voce che lo seguiva da prima mattina (e che lui aveva assecondato fino a quel momento) e portandosi a pochi passi dall’entrata chiese ad alta voce: “E adesso?” La voce rispose: “E adesso allunga il braccio e aspettiamo.” Quando il ragazzo fece anche quello e pochi istanti dopo che lui aveva allungato il braccio destro, si senti provenire dalla minera suoni che si facevano sempre più forti, sembrava qualcosa di metallico che frantumava la roccia e che sembrava avvicinarsi sempre di più verso la sua posizione, cominciando a spaventare il giovane Martienz, che si stava chiedendo se non fosse il caso di scappare. All’improvviso però dalla minera li volo nella mano, del braccio disteso qualcosa di fottutamente pesante, che per poco non lo fece cadere a terra, però il ragazzo punto i piedi e resistette, per poi afferrare quel pesante oggetto in metallo anche con la mano sinistra in modo da avere una buona presa su di esso. Il giovane nonostante il peso eccesivo della cosa più pesante che avesse mai stretto, non poté che sentirsi anche più forte del normale, come se potesse sollevare venti armadi e trenta divani; quindi, il suo sguardo si sposto verso ciò che le sue mani stringevano e vide che era un bastone dal colore scuro come la notte, dai bordi intarsiati in oro illuminati dalla luce delle stelle e lungo due metri e mezzo. David si ricordo di averlo sognato quel bastone, ma non voleva crederci: quello era il Ruyi Jingu Bang, ma non potte nemmeno tentare di razionalizzare il fatto che teneva l’arma del suo eroe in mano, perché dai suoi occhi stava provenendo una strana sensazione, come se qualcosa dovesse liberarsi da essi, ma non erano lacrime era come pura energia. Il ragazzo punto il suo sguardo una seconda volta verso il cielo, ma non per ammirare le stelle, ma perché dai suoi occhi uscirono due immensi raggi di energia dorata, che si poterono vedere fin da Night City e che per un breve istante illuminarono quella notte oscura.
   
 
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