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Autore: MollyTheMole    27/05/2023    0 recensioni
Londra, 1934: il crimine di Londra ha un nuovo James Moriarty. Quest'uomo, però, ha una nemesi: il nuovo ispettore capo di Scotland Yard, per il quale ha in serbo una triste ed amara sorpresa.
Londra, 1936: il rinnovato castello sul lago Loch Awe, in Scozia, apre i battenti ai turisti. Il passato, però, è come la ruggine: incrosta ed imprigiona. Gli ospiti del castello si troveranno, loro malgrado, a fare i conti con esso, con l'oscuro futuro ormai alle porte e con lo spettro di un criminale che infesta i loro ricordi.
Genere: Mistero, Noir, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Non ho testimoni, naturalmente.

 

Quando Richard Webber sedette sulla sedia del salone, aveva l’aria molto contrariata, per quanto potesse esprimere il suo volto apparentemente svampito.

Danielle aveva imparato a diffidare di quelli come lui. Dietro l’aria innocua, spesso nascondevano un animo calcolatore, capace di macchinare i peggiori stratagemmi. Webber non aveva di certo l’aspetto dell’assassino, e i suoi capelli, che sembravano dotati di vita propria, non passavano di certo inosservati. Tuttavia, era un uomo intelligente, un medico innovativo e brillante che nascondeva uno sguardo vivido dietro le palpebre pesanti e gli occhiali di corno. 

Richard Webber costituiva un esempio chiaro di come l’abito non facesse il monaco.

E’ uno psichiatra. Questa volta potrebbe essere una battaglia impari. 

- Come sta, dottore?-

- Starei meglio se non faceste venire a mia moglie una crisi isterica.-

William e Danielle si guardarono. Il dottore non aveva mosso un muscolo, né aveva cambiato espressione, ma il tono passivo aggressivo della frase aveva reso loro chiare molte cose.

- Suppongo - andò avanti il capitano.- Che sua moglie le abbia riferito che ha mentito spudoratamente per proteggerla.-

Webber annuì.

- Jodie ha sbagliato. Vi avrei raccontato comunque tutta la storia.-

I due si fecero tutti orecchie. 

- Dopo aver fatto colazione con mia moglie, siamo usciti in giardino, assieme a Carl ed Eveline. In più di un’occasione ho fatto presente a mio cognato che la presenza di Jodie avrebbe potuto aiutare Eveline a guarire, e quella mattina ha acconsentito a lasciarle assieme. Credo, però, che volesse principalmente parlare con me, ed avesse bisogno di qualcuno che facesse da balia - almeno così Carl era solito dire - a sua moglie. Mi ha invitato a fare una passeggiata attorno al lago e mi ha attirato lontano dall’albergo. Lì mi ha preso a male parole, dicendo che io avevo messo in giro la voce che sua figlia Johanna era morta per un colpo d’arma da fuoco e non per un malore. Io ho negato tutto, ma Carl non ne voleva sapere. Abbiamo discusso per un po’, lui ad accusare ed io a negare. Alla fine, se n’è andato, furibondo. Io l’ho tallonato e sono tornato da mia moglie.-

- Ed è così?-

Il dottore guardò Danielle, un guizzo negli occhi sotto le palpebre pesanti.

- Che cosa?-

- Ha messo lei in giro la voce?-

- Assolutamente no. Johanna è morta per un malore, lo dice il rapporto d’autopsia ed io non traggo alcun vantaggio dal mettere in giro una voce del genere. Ammetto che detestavo mio cognato, ma ogni azione intrapresa contro di lui è un danno a mia cognata, e non farei mai del male alla sorella di mia moglie, nonché mia paziente.- 

Webber, forse perché era specializzato in psichiatria, era difficile da leggere. Sembrava avere un notevole controllo di sé, le sue espressioni facciali erano ridotte al minimo ed anche il suo corpo era perfettamente controllato. Sembrava una sfinge, senza tradire il minimo movimento del piede o tensione nelle dita delle mani. 

Danielle era brava, ma non fino a quel punto. 

Lanciò un’occhiata in tralice a William, che ricambiò lo sguardo di sottecchi.

- Continui.-

- Quando siamo tornati, Eveline si sentiva già male ed abbiamo provato a portarla in camera sua. Carl si è opposto ed ha voluto fare da solo. Era prevedibile, del resto. Le pillole che prende sono forti, ed è probabile che il sole le abbia abbassato la pressione. Dopodiché, sono rimasto sempre con Jodie, tranne - e fermò Danielle, con un cenno della mano.- Nel pomeriggio, quando io e lei siamo usciti a prendere il sole, ed io ho avuto un piccolo problema. L’ho lasciata che dormiva in giardino, mentre io sono andato in bagno. Credo che sia stato qualcosa che ho mangiato ieri sera. Sono tornato a prendere mia moglie in giardino, che nel frattempo si era svegliata e, siccome stava per piovere, siamo rientrati. Non ho testimoni, naturalmente.-

William sembrava infastidito. Non aveva motivo di non credere al dottore, ma il suo atteggiamento da quando era entrato nel salone gli era sembrato antipatico. Aveva dimenticato, forse, che non era lui a condurre la conversazione e che, se volevano, potevano metterlo molto in difficoltà. Danielle, ad esempio, avrebbe potuto usare uno dei suoi trucchi da maestro e prenderlo in castagna con la questione del rapporto d’autopsia. 

Era un uomo abituato a dominare, ad avere sempre l’ultima parola sui suoi pazienti.

Uno che dava lezioni e non ne riceveva da altri. 

Danielle, tuttavia, sembrava non avere la benché minima intenzione di sfoderare gli artigli. Continuava a studiare il dottore, senza ricavarne alcun dettaglio utile, ed in quel momento stava maledicendo l’intero ordine degli psichiatri.

- Successivamente, invece?-

- Sono stato vicino ad Eveline per tutta la sera, con Jodie e la signora Rogers. Incredibile quanto sia brava. Deve aver fatto l’infermiera, o magari lo è ancora. So che non è molto loquace - e quando parla si rimpiangono i suoi silenzi - ma è una donna molto competente. A giudicare da quello che ho visto, deve soffrire di qualche male di trincea. Deve aver visto la guerra.-

William annuì e per la prima volta si rese conto che il dottor Webber aveva provato a dirottare la conversazione sulla signora Rogers. Quello, forse, era il primo indizio di disagio che aveva mostrato dall’inizio del colloquio. 

A pensarci bene, era lampante che Danielle avesse ragione. I loro interventi erano ridotti al minimo, ed era stato il dottor Webber a condurre la conversazione. Evidentemente, tendeva a diventare loquace solo quando era sotto pressione. 

- Che cosa pensava di suo cognato?-

Il dottor Webber spostò lo sguardo sul capitano, e questa volta una luce di sospetto attraversò i suoi occhi.

- Non lo odiavo e non lo amavo. Quando Eveline lo ha conosciuto, io avevo già sposato Jodie. Era un uomo curioso, un tipo strano e senza scrupoli, uno che se aveva problemi sapeva sempre come risolverli, o scomparivano magicamente, non so se mi spiego. Eveline, però, lo amava, e credo che, da qualche parte nel suo cuore di pietra, anche Carl la amasse. Dopo qualche tempo, mio cognato ha cominciato a fare un sacco di soldi. Non so come abbia fatto, ma è diventato improvvisamente ricco, ed i rapporti con sua moglie si sono raffreddati. I rapporti con noi non erano mai stati molto calorosi, per cui non ne abbiamo sofferto più di tanto. Tuttavia, Eveline era diventata il suo bersaglio preferito. La maltrattava, ed ho ragione di credere che la picchiasse. Poi è morta Johanna, e sono diventati due estranei sotto lo stesso tetto. Mi sono permesso di suggerirgli una terapia e lui, benché non credesse nella psichiatria, ha deciso di acconsentire. Così sono diventato il medico personale di mia cognata, e la cosa le ha permesso di rivedere Jodie dopo tanto tempo. Carl aveva isolato Eveline dal mondo. Povera donna.-

Danielle rimase a fissare il dottor Webber, e lui rimase a fissare lei. William rimase ad osservare lo scambio, muto, tra i due. Poi, con sua grande sorpresa, Danielle afferrò la lista degli interrogati e gliela porse.

- Firmi qua, per favore.-

L’uomo firmò con la destra rapidamente, ringraziò, si alzò e se ne andò, il rumore dei suoi grossi piedi trascinati lungo la sala da pranzo che scompariva lentamente. 

 

- E’ stato…-

- Da manuale. Uno psichiatra magistrale. Difficilissimo da interpretare, ma di una cosa sono certa. Richard Webber ha qualcosa da nascondere, anche se non so che cosa.-

William si passò le mani nei capelli ed allungò le gambe per sgranchirsele, stanco. 

- Tutto ciò che ha detto collima con le ricostruzioni che abbiamo e con le altre testimonianze.-

- Anche troppo. E’ stato perfetto. L’uomo che spiega tutto, che mette tutto a posto, mi spiego?-

William annuì e dette un’occhiata all’orologio. 

Era tardi e non avevano ancora cenato. 

- Questo caso è curioso, molto curioso.-

Il capitano aggrottò le sopracciglia, sorpreso, anche se non poteva fare a meno che concordare con Danielle.

- Ovvero?-

- La signora Northwood ha l’alibi solo per mezza giornata, finché è rimasta in compagnia della sorella, ma per il resto l’unico testimone sarebbe il morto, che, ovviamente non può provare nulla.  Dietrich aveva il movente, dopo tutti gli screzi che aveva avuto con la vittima. I coniugi Webber si difendono a vicenda. Jodie aveva un valido motivo per fare fuori il cognato, con tutto quello che aveva fatto alla sorella, ed ho il sospetto che anche Webber abbia qualche scheletro nell’armadio, oltre a ciò che ci ha appena raccontato.-

- Perché non lo hai torchiato di più, allora?-

- Con che cosa? Le mie sarebbero state solo illazioni. L’istinto mi dice che è dentro fino al collo nell’affaire del falso rapporto autoptico della nipote, ma non posso provarlo.-

William sapeva perfettamente che Danielle aveva ragione.

- Per non parlare di tutta questa storia, che ha dell’incredibile davvero.- continuò la donna, scuotendosi delicatamente i ricci rossi, come se così facendo volesse mettere ordine nei suoi pensieri.- Northwood che si fa seguire fino in vacanza dal suo assassino, che probabilmente agisce su commissione. Si fa portare via da un uomo corpulento che salta la finestra senza lasciare traccia, si fa trascinare senza fare uno strillo e si lascia buttare simpaticamente di sotto dall’unico strapiombo di tutta la valle. Senza opposi e senza essere drogato, vedi bene.-

- In effetti è tutto molto strano.-

- C’è anche qualcos’altro, e secondo me è la cosa più importante.- aggiunse Danielle, pensierosa.- Sia io che te abbiamo avuto a che fare con Gordon Van Allen e con i suoi sicari, e sia io che te possiamo dire che sono soliti avere il grilletto facile. La piccola Johanna concorderebbe.-

Il capitano annuì, intuendo la domanda.

- Com’è che Carl Northwood non è morto per un colpo di pistola?-

- Converrai con me che questa non è la modalità utilizzata di solito per le esecuzioni.-

Questo, però, complicava le cose. William stava per replicare, quando Danielle anticipò la sua conclusione.

- L’esecuzione non era programmata, ma questo contraddice l’ipotesi di un assassinio su commissione. Insomma, mi sembra davvero molto strano che un sicario di Gordon Van Allen, vista la mala partita, preferisca uccidere con una pietra piuttosto che con un colpo di pistola.-  

Danielle continuò ad arruffarsi i ricci, pensando.

- Forse Northwood aveva altri nemici.-

- Sono assolutamente d’accordo.- disse il capitano, alzandosi.- E sono anche convinto che mettere qualcosa sotto i denti non sarebbe una cattiva idea.-

- Ricordati che ce ne preparerebbe la signora Smith, potenziale indiziata.-

Il capitano rise di cuore.

- Amo correre il rischio di morire avvelenato. La verità è che ho fame.-

  
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