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Autore: Dreamer47    28/05/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunters' legacies
Capitolo 72




Si sedette sulla panchina che dava proprio sul parco dove avesse portato la sua Mary, osservandola correre e inseguire uno dei bambini che aveva ormai imparato a conoscere fin troppo bene e con cui molto spesso si ritrovava per giocare; la ragazza sospirò e sorrise con orgoglio mentre osservava la sua bambina che aveva compiuto sei anni proprio qualche giorno prima, per cui avessero dato una grande festa al bunker interamente addobbato da Mary con nastrini rosa e luccichii colorati, che aveva insistito per sorprendere in quel modo la nipote.
C'era sempre stato un legame profondo tra le due, e non soltanto perché portassero lo stesso nome: la piccola Mary amava profondamente sua nonna, l'ascoltava e molto spesso voleva che fosse proprio lei a leggerle la storia della buonanotte od a prepararle la colazione.
E Mary ricambiava questo affetto nei confronti della nipote, in cui non riusciva a non vedere i comportamenti infantili tipici di Dean quando aveva la sua età.
La piccola Mary era stata così contenta di festeggiare il suo compleanno con la sua intera famiglia dopo il modo in cui fossero stati spesso separati negli ultimi tempi: aveva urlato di felicità quando aveva visto Silver, Matt e Nathan scendere le scale del bunker, così come quando aveva visto Dan ed Henry, o Anael e Castiel avvicinarsi con un grosso pacco incartato, con il suo nome scritto sopra.
Quando però aveva visto Andrew scendere dalle scale del bunker alle spalle di Edward, intento a portare i rifornimenti alcolici per gli adulti, Abby aveva sgranato gli occhi per la sorpresa.
Rivedere il ragazzo a cui voleva bene e per cui si sentiva anche un po' responsabile considerandolo anche come un figlio, le aveva fatto battere il cuore più velocemente.
Erano mesi che non vedeva Andrew e non di certo per disinteresse, ma Edward non faceva altro che raccontarle di come il ragazzo si fosse impegnato a scuola e che l'anno successivo sarebbe partito per il college.
Abby aveva lasciato i suoi fratelli con cui stesse parlando e si era fiondata su Andrew, che con una grossa risata felice si era chinato su di lei per abbracciarla e sollevarla di peso.
"Adesso si, la mia famiglia è completa" aveva pensato Abby mentre si stringeva contro il petto muscoloso di Andrew, che nonostante avesse appena diciotto anni fosse già di molto più alto di lei.
Edward aveva osservato la scena soddisfatto e aveva fatto l'occhiolino a Andrew, come a dirgli un evidente te l'avevo detto, ragazzino: Abby ti vuole ancora molto bene.
Abby aveva esultato di gioia sciogliendo l'abbraccio ed osservando quanto Andrew fosse cresciuto e come ancora la guardava con quello sguardo colmo d'amore, ed Abby gli aveva preso la mano dopo aver scambiato una rapida occhiata con Edward, che le sorrise e si affrettò a posare sul tavolo le casse di birra che avesse portato al bunker; la donna si era affrettata a presentare il giovane che ancora le stringesse la mano a chi non lo conoscesse ancora, per poi ridere quando Mary sfuggí dalle braccia di Dean per correre nella sua direzione, come testimonianza che non avesse mai dimenticato il tempo passato al bar di Edward quando Abby viveva lì insieme a lui.
La giornata di festa scivolò velocemente tra una risata ed un altro palloncino scoppiato dal modo irruento in cui Mary, Nathan ed Henry avessero preso a rincorrersi nella grossa sala centrale.
Mary aveva deciso il modo in cui avrebbero giocato tutti insieme, costringendo tutti ad indossare dei cappellini rosa da festa a forma di unicorno che Abby aveva comprato, e nessuno di loro avrebbe mai dimenticato i visi tirati e poco felici di Dean, Sam e Edward mentre indossavano quegli orribili capelli. 
Con ancora il sorriso nel ricordare la festa di sua figlia e l'ultima volta in cui tutta la sua famiglia fosse stata riunita sotto lo stesso tetto, Abby diede un'occhiata al piccolo Richard che fosse tornato a dormire nel passeggino al suo fianco e tirò su la copertina per tenerlo al caldo, per poi lasciar scivolare lo sguardo sul ragazzo in piedi accanto a sé, intento a guardare i bambini giocare e rincorrersi con aria entusiasta e curiosa, ed Abby presto capì che quella fosse proprio la prima volta in cui Jack fosse entrato in un parco. 
Accennò un sorriso intenerito e si morse il labbro inferiore, pensando che dovesse essere davvero strano per lui aver saltato completamente la fase infantile e adolescenziale, crescendo così velocemente fino a che il suo corpo era diventato quello di un giovane adulto. 
Lo osservò distogliere lo sguardo dai bambini e da Mary, avvicinandosi ad Abby con un'espressione corrucciata e sedendosi al suo fianco mentre la guardava con aria stranita. "Credo che il bambino lì in fondo abbia morso quello con cui giocava..". 
Abby accennò una risata leggera, annuendo e facendo spallucce mentre si passava una mano fra i lunghi capelli per lasciarli ricadere sulle spalle, volgendo lo sguardo sui due bambini che stessero giocando in maniera fin troppo animata. "Si, sono un po' troppo energici, ma stanno solamente giocando. Sta' tranquillo e rilassati, Jack". 
Jack la guardò per dei lunghi istanti mentre cercava di capire come quel genere di comportamento da parte dei bambini potesse essere normale e presto accennò un sorriso nella direzione della donna davanti a sé e che aveva insistito tanto affinché uscisse insieme a lei dal bunker per prendere un po' d'aria.
Il ragazzo appoggiò la schiena alla spalliera con un sospiro, guardandosi attorno fin oltre il parco giochi ed osservando per bene un punto in cui vi fossero riuniti molti ragazzi sui diciotto-vent'anni, e quando Abby seguì il suo sguardo persistente si iniziò a chiedere se degli amici coetanei fossero ciò che servissero a Jack per integrarsi a tutti gli effetti, adesso che aveva perso i suoi poteri da Nephilim dopo che Lucifer gli avesse rubato la grazia. 
Aveva infatti visto il modo inesperto e ingenuo con cui Jack avesse tentato in tutti i modi di interagire con Andrew per tutta la durata della festa di Mary, ed Andrew era stato molto disponibile con lui, soddisfando ogni sua curiosità e lasciandogli il suo numero, nel caso in cui avesse voluto un amico con cui parlare o uscire.
La donna sospirò appena e scosse la testa, tornando a guardare Mary giocare con una bambina della sua età mentre la sua mente tornò indietro di qualche giorno, quando insieme ai ragazzi al bunker e grazie all'aiuto di Jody avessero scoperto che la cicatrice sull'avambraccio di Dean fosse stata provocata dalla lancia di Kaia; erano riusciti a trovarla e presto erano riusciti a spingerla a confidare loro che Micheal aveva mandato dei suoi ibridi per prendere la sua arma, unica in grado di ferirlo mortalmente fino a costringerlo a lasciare il tramite che stesse possedendo. 
Abby sospirò pensando che era stato proprio un peccato che non fossero stati in grado di fermare la fuga Kaia e con lei anche la sua lancia, l'unica arma che avrebbero potuto usare per sconfiggere una volta per tutte Micheal.
La sera di quel giorno, Abby aveva sentito la conversazione che Dean avesse avuto con Sam, Edward e Dan quando, riuniti nella sala centrale, aveva raccontato loro quanto fossero state atroci quelle settimane in cui era stato posseduto da Micheal, confessando che si fosse sentito per tutto il tempo come se stesse annegando e non avesse la minima possibilità di sopravvivere. 
Abby lo aveva sentito discutere su quanto avesse avuto paura che Micheal facesse del male a lei, dato il modo con cui l'arcangelo continuava a tenere Abby vicina proprio perché era del tutto identica a Syria. 
Abby aveva capito perché Dean aveva preferito sfogarsi e parlare di quell'argomento con Sam, con Dan che era diventato come un fratello per entrambi i Winchester ormai da anni, e con Edward che aveva iniziato solo recentemente ad apprezzare.
In fondo Dean sapeva quanto Edward fosse buono e gentile, oltre che uno dei cacciatori più forti e intelligenti che avesse mai conosciuto.
Aveva spirito di iniziativa, sapeva affrontare le situazioni molto difficili in forti momenti di stress, ed inoltre era riuscito a tenere unita l'intera famiglia mentre lui ed Abby erano stati via, rapiti da Micheal.
Dean sapeva che Edward aveva protetto Sam molte volte durante la sua assenza, suo fratello glielo aveva confidato.
E si era persino preso cura di Mary e dei cacciatori provenienti dall'altro mondo.
Aveva organizzato una fitta rete di comunicazione attraverso la quale i diversi cacciatori potessero scambiare le informazioni durante le varie cacce, ed aveva lasciato che a guidare tutto ciò fosse proprio Sam.
Ed in più Edward non aveva mai smesso di prendersi cura dei bambini, né tantomeno di cercare Dean ed Abby per riportarli a casa insieme.
Quando lo guardava, Dean non provava più solamente un forte odio nei suoi confronti per ciò che fosse accaduto tra lui ed Abby.
Adesso provava gratitudine ed anche un po' di affetto amichevole, riuscendo a sentire che fosse del tutto ricambiato, ma per farlo Dean aveva dovuto dimenticare il piccolo dettaglio che Edward fosse ancora innamorato di Abby e che fosse il vero padre di Richard.
Più il bambino cresceva, più Dean riusciva a cogliere delle enormi somiglianze fra i due: a partire dagli occhi nocciola che brillavano nello stesso modo, fino ad arrivare allo sguardo penetrante ed all'essere esageratamente permalosi.
Ed inoltre Richard era così dannatamente legato ad Edward da fargli salire il sangue al cervello per il nervosismo, perché non importava quale sangue scorresse nelle sue vene, Richard sarebbe sempre stato un Winchester e sarebbe sempre stato suo, esattamente come la piccola Mary.
Lo squillare del suo cellulare fece distogliere Abby da quei pensieri che avesse letto scorrere sul viso di Dean quando lo aveva colto a guardare storto Edward che teneva fra le braccia Richard, e la ragazza istintivamente si affrettò ad afferrare il telefono dalla sua tasca per rispondere il più velocemente possibile perché non voleva che Richard potesse sentirsi disturbato ed iniziasse a piangere proprio al parco, mentre Jack si voltò ad osservarla con aria seria. "Pronto?". 
"Ciao ragazzina, abbiamo un caso: Maggie non risponde da qualche giorno e stando alle ultime immagini che ha mandato pensiamo che possa essere stata attaccata da un ghoul o una creatura simile". 
Ascoltò le parole di Dean con molta attenzione e aggrottò le sopracciglia, roteando gli occhi mentre si chiedeva perché non potesse avere mai un momento di tranquillità e normalità insieme ai suoi bambini. "Sam fa indossare ai cacciatori delle telecamere? Ingegnoso. Ma anche pauroso, quasi da sociopatico". 
"È solo prudenza, Abby". 
Si ritrovò a sorridere ed a scuotere la testa mentre sentiva la voce del minore dei Winchester giungere dall'altro capo del telefono, e presto capì che Dean l'avesse messa in vivavoce e che anche Sam la stesse ascoltando. 
"Si certo, sono d'accordo Sammy.." sussurrò Abby con ironia, seguendo con lo sguardo Mary sull'altalena che veniva spinta dalla sua amichetta, mentre si divertiva parecchio. "Comunque non azzardatevi a partire senza di me: sarò al bunker fra dieci minuti. Ho proprio bisogno di prendere a calci in culo un ghoul!". 
Non diede loro il tempo di rispondere né di obiettare sul suo piano, che chiuse la chiamata subito dopo aver finito di parlare e fece l'occhiolino in direzione di Jack, che nel frattempo si fosse già alzato e che avesse capito che fosse l'ora di andare, recandosi con dolcezza all'interno del parco giochi per richiamare Mary per poi prenderla fra le braccia con agilità, sorridendole in maniera buffa e facendola ridere.
Ciò scaldò il cuore di Abby a tal punto che quando Jack le si avvicinò tenendo ancora Mary in braccio, la donna si sporse per carezzargli la guancia in modo così amorevole che per un momento ricordò a Jack la dolcezza con cui Kelly lo accarezzasse e gli parlasse quando non era ancora nato.
Il ragazzo la guardò con uno dei suoi buffi e goffi sorrisi mentre sentiva che il suo desiderio di avere la sua grossa famiglia unita si fosse davvero avverato; mise giù la piccola Mary che subito prese la mano di Jack e lo spinse verso la direzione di casa ed Abby accennò un sorriso dolce affrettandosi a spingere il passeggino con il piccolo Richard all'interno, mentre pensava che il ruolo di fratello maggiore calzasse davvero perfettamente a Jack. 
 


"Mamma, papà!!".
Aprí di scatto gli occhi quando le voci distinte di due bambini giunsero alle sue orecchie facendola sussultare e ridestare dal suo sonno, ed Abby si mise seduta come una molla e accese la bajour posta sul suo comodino mentre si stropicciava gli occhi con le dita della mano sinistra. 
Sentí due diversi pesi saltare sul suo letto e accennò un sorriso divertito quando acchiappò il suo Richard di quattro anni e mezzo fra le braccia, baciandogli la fronte e stringendolo forte a sé mentre osservava la sua Mary di quasi dieci anni scivolare sul corpo dell'uomo che ancora provava a resistere a quella sveglia senza pietà.
Abby rise gusto e afferrò anche Mary facendola cadere su di sé, chinandosi a baciarle le guance farle il solletico mentre pensava che quella fosse la solita piacevole routine di ogni mattina; desiderava che i suoi bambini non crescessero mai e che ogni risveglio fosse uguale a quello, mentre Mary e Richard la assalivano e l'abbracciavano stretta.
Abby sentí i suoi bambini ridere e rise anche lei mentre li carezzava entrambi, pensando con malinconia che fossero cresciuti fin troppo in fretta. "Piccola mia, perché non aiuti tuo fratello a prepararsi per la scuola mentre io e papà prepariamo la colazione?". 
Mary sbuffò e roteò gli occhi al cielo, ma obbedí alla madre e afferrò il suo fratellino per una mano per guidarlo fino alla sua stanza, ed Abby sentí il cuore scaldarsi a quella vista; rimase ad osservarli sparire oltre la porta e si strinse appena di più nel piumone quando avvertí la presa ferrea sul suo ventre di due grosse mani che conoscevano bene il suo corpo e l'avvicinavano a sé. 
"Finalmente soli..". 
Abby rise divertita e si strinse in quell'abbraccio caldo e confortevole, sentendo il viso barbuto dell'uomo contro la sua guancia mentre il suo profumo arrivava dritto alle sue narici; si voltò senza pensarci due volte, mettendosi a cavalcioni su di lui e chinandosi per baciarlo con avidità e dolcezza, mentre sentiva le sue grosse mani intrufolarsi sotto la sua maglietta di cotone che usava come pigiama. 
Ben presto l'uomo che si fosse ormai del tutto svegliato, invertí le posizioni e si mise su di lei, insinuandosi fra le sue cosce e baciandola in quel modo che le faceva sempre perdere la testa, mentre Abby lasciò scivolare le dita fra i suoi lunghi capelli scuri e ricci, attirandolo più vicino a sé. 
Quando sentí le sue labbra scendere a torturarle il collo, la donna gemette di piacere e scosse la testa provando ad allontanarlo nonostante tutto ciò che volesse fosse continuare a rimanere sotto le coperte insieme a suo marito stringendolo più forte a sé, ma l'uomo rise divertito e mise un po di distanza per osservarla meglio.
Edward allungò una mano fino al suo viso mentre le sorrideva con l'espressione più felice che avesse, sfiorandole la guancia ed il labbro inferiore. "Dio, sei sempre così bella". 
Abby rise di gusto e se lo scrollò di dosso dopo avergli dato un ultimo e non proprio casto bacio, alzandosi dal letto mentre lo sentiva sbuffare contrariato ed appoggiare la schiena alle testiera del loro grande letto, per riuscire ad osservarla meglio mentre si muoveva per la loro stanza alla ricerca del suo cardigan rosa pastello, incrociando il suo sguardo con aria divertita; si avvicinò nuovamente al letto per sedersi accanto al marito mentre inevitabilmente il suo sguardo vagava sul suo petto nudo e la sua chioma scompigliata dal sonno, soffermandosi con le dita ad accarezzare i contorni del tatuaggio sul suo avambraccio sinistro, ed Abby si ritrovò a sospirare di felicità perché finalmente aveva tutto ciò che avesse sempre voluto. "Com'è andata al locale ieri sera?". 
Edward fece spallucce e sorrise, appoggiando meglio la schiena contro la testiera ed afferrando le mani della donna fra le sue, baciandole il dorso in un gesto romantico mentre tornava a guardarla con l'amore che traboccava dagli occhi. "Solite risse, solita gente. Niente di diverso da ogni altra sera, rossa. Ho sentito la tua mancanza tutto il tempo".
Abby sorrise dolcemente e fece scivolare la mano su cui spiccava il suo grosso anello sul petto di Edward per sfiorarlo con dolcezza, facendo spallucce e sollevando un sopracciglio. "Dubito che portare i bambini in un locale come il tuo sia la scelta più saggia, bartender". 
L'uomo sorrise dolcemente nell'udire quel soprannome e annuì, facendo vagare le sue forze mani sui fianchi di Abby per avvicinarla di più a sé e poterla stringere con possessività, udendo poi i bambini litigare nella stanza a fianco mentre Abby roteava gli occhi al cielo. "Lo so, ma mi manchi, rossa: la mattina vai a lavoro, il pomeriggio ti occupi dei bambini, la sera io gestisco il locale. Ci incrociamo solamente la mattina, ma sei sempre di fretta". 
Abby sospirò rumorosamente e si avvicinò a lui ancora, sfiorandogli il viso e la folta barba scura con delicatezza mentre guardava nei suoi occhioni marroni, accennando un sorriso amorevole prima di tuffarsi sulle sue labbra e baciarlo con dolcezza.
Negli ultimi quattro anni erano cambiate davvero molte cose: dalla morte di Dean per mano di Micheal, al matrimonio con Edward dopo che Abby aveva trovato dentro di sé il coraggio di ammettere quanto in realtà lo amasse, a Jack che aveva finalmente ucciso Micheal permettendo così che potessero vivere tutti quanti una vita normale al di fuori della caccia. 
Ma mai Abby avrebbe pensato di non essere in grado di incastrare tutti i pezzi della sua vita normale in maniera tale da non far sentire nessuno della sua famiglia trascurato. "Mi manchi anche tu Edward, ogni momento che non stiamo insieme. Oggi cercherò di uscire prima dal lavoro, ok? Prendo i bambini e passiamo la giornata insieme, solo noi quattro". 
Edward la guardò per qualche secondo e lesse nei suoi occhi quanto anche lei volesse fare funzionare  il loro rapporto, e con un sorriso contento annullò la distanza fra di loro con un bacio casto e dolce mentre pensava a quanto amasse la sua vita insieme ad Abby e ai bambini; proprio quando entrambi sentivano che quel contatto stesse diventando qualcosa di più profondo, le grida dei bambini nell'altra stanza si fecero più forti e il pianto del piccolo Richard divenne più forte al punto tale che i due ragazzi si distaccarono controvoglia, ridendo però di gusto perché in fondo la vita da genitori normali non gli dispiacesse più di tanto. 
"Papà!!".
La voce di Richard giunse alle loro orecchie ed Edward si alzò dal letto con un grosso sorriso dopo aver baciato un'ultima volta sua moglie e andò a controllare cosa stesse accadendo nella stanza dei bambini, mentre Abby sorrise amorevolmente rimanendo sulla soglia ad osservare come il piccolo Richard si fosse lasciato prendere dal padre, rifugiandosi fra le sue grandi braccia mentre piangeva per uno stupido dispetto fatto da Mary, che adesso guardava suo fratello con rabbia mentre si massaggiava il braccio destro, segno che Richard le avesse probabilmente dato un morso.
Edward le fece l'occhiolino e le lasciò intendere che ci avrebbe pensato lui, così Abby annuí divertita mentre scendeva la scala interna della loro casa, arrivando al piano di sotto ed iniziando a preparare la colazione per tutti. 
Mise la padella sul fuoco per prepare le uova ed iniziò a prepare il latte per il suo piccolo ometto, ed Abby avrebbe anche continuando a cucinare, se non fosse per una strana sensazione che nacque dentro di lei: osservò quella cucina, quegli utensili e tutte le foto appese sul frigorifero di viaggi fatti negli ultimi quattro anni in giro per il mondo insieme alla sua famiglia, eppure non riuscì a ricordare nulla di tutto ciò. 
Venne colta da un fortissimo mal di testa mentre si sforzava di portare alla mente tutto ciò che non ricordasse, quando delle forti fitte alla testa la fecero cadere in ginocchio ed ansimare sempre di più per il dolore, finendo per cadere sul pavimento con un forte tonfo mentre una strana sensazione di freddo e di buio l'avvolgeva completamente. 



"Sto bene, quante volte devo ripeterlo?". 
Abby roteò gli occhi in preda alla frustrazione, seduta sul divano del salotto con le gambe appoggiate al tavolino posto davanti a sé mentre guardava Edward tenere il telefono all'orecchio, intento a parlare con un medico mentre la sua espressione tradiva preoccupazione e agitazione. 
Non riuscì a capire cosa davvero stesse accadendo, ma Abby sapeva di aver perso i sensi probabilmente per un semplice abbassamento di pressione; non c'era nulla di cui preoccuparsi, stava bene.
Udí la porta di casa aprirsi ed i suoi bambini correre giù dalle scale già perfettamente vestiti e pronti per la scuola, ed Abby li osservò con aria accigliata salutarla e darle un bacio a testa per poi scappare via correndo fuori dalla porta di casa che Edward tenesse aperta. 
Si alzò velocemente ignorando l'ennesimo capogiro e si avvicinò all'ingresso reggendosi alla parete ed ai mobili che incontrava lungo il suo tragitto, raggiungendo l'uomo che stesse ancora salutando Mary e Richard con un sorriso mentre entravano all'interno dell'auto nera che Abby conoscesse bene e la ragazza si sporse per salutare il fratello Dan e il nipote Henry, che mossero la mano nella sua direzione con un sorriso. 
Quando l'auto partí, Abby volse lo sguardo verso Edward che accennò un sorriso amaro e la invitò a tornare a sedersi ed a stare a riposo, guidandola nuovamente fino al divano del salotto dove si sedette anche lui. 
"Deduco che tu abbia detto a Dan di non aspettarmi a lavoro" disse Abby sospirando rumorosamente, sollevando un sopracciglio e guardandolo in cagnesco perché odiava essere trattata in quel modo. 
Serrò le braccia al petto e sbuffò sonoramente, guardando nei suoi occhi marroni così fieri e orgogliosi, nonostante Abby sapesse che Edward stava cercando di prendersi cura di lei come aveva promesso ormai da quattro anni. "Senti, apprezzo che ti preoccupi per me, ma sto bene! Ho avuto un capogiro e poi sono caduta, ma non c'è niente di strano e non sono malata!". 
Edward guardò nei suoi occhi azzurri ed osservò come il suo viso fosse tornato roseo, così sciolse la sua espressione preoccupata e sospirò rumorosamente scuotendo la testa, abbassando per qualche secondo lo sguardo sulle sue mani che muoveva in maniera nervosa, e poi tornò a guardarla con uno sguardo quasi terrorizzato. "Forse ho esagerato a chiamare Dan, ma devi capirmi: per me è tutto nuovo, tu ci sei già passata due volte. Ti ho vista a terra e mi è preso il panico, ho avuto paura che fosse successo qualcosa a te o alla bambina".
Abby aggrottò le sopracciglia e lo guardò con aria confusa, grattandosi nervosamente la nuca e mordendosi il labbro mentre sentiva il cuore battere più velocemente. "Di che stai parlando, Ed?". 
"Della gravidanza ovviamente" rispose Edward guardandola con aria un po' meno seria, sciogliendo la sua espressione in un grosso sorriso intenerito mentre si sporgeva verso di lei ed allungava una mano per sfiorarle il ventre con dolcezza, avvicinandola di più per baciarle la tempia con dolcezza. "Non vedo l'ora di conoscere la nostra piccola Audrey". 
Abby sgranò gli occhi e lo guardò con aria incredula sentendo il sangue ghiacciarsi nelle vene, mentre rimaneva inerme davanti a quelle parole di cui capì il significato solamente quando abbassò lo sguardo sulla mano dell'uomo che la stesse toccando.
Riusciva a percepire dentro di sé la sensazione che tutto fosse sbagliato e che le stesse sfuggendo qualcosa, eppure si era ritrovata a sorridere mentre osservava il viso felice e rilassato di Edward. 
Sentiva nel più profondo del suo cuore che Edward fosse tutto ciò che desiderava davvero e che costruire una vita insieme a lui fosse stata la scelta più sensata della sua vita.
Si sporse nella sua direzione quel tanto che bastava per baciarlo, mentre lo stesso sorriso felice si faceva largo anche sulle sue labbra.
Abby era felice.
Davvero, davvero felice.
Come probabilmente non era mai stata.
Aveva tutto ciò che avesse sempre desiderato.
Aveva desiderato quella vita ordinaria e tranquilla, una vera casa dove crescere i suoi bambini che non ricordasse neanche lontanamente il bunker.
Amava aver lasciato la caccia e non dover più rischiare la vita per ogni caso.
Amava quella stabilità.
Amava Edward ed i suoi bambini, e nonostante le sembrasse così strano di essere di nuovo in dolce attesa, Abby si strinse più forte ad Edward e sorrise felicemente.
Era tutto così perfetto, tutto così come lo aveva sognato tante volte durante le notti insonne in cui se ne stava distesa sul materasso malridotto di uno squallido motel, aspettando l'alba per potersi rimettere in marcia.
Era tutto troppo perfetto.
Non ebbe neanche il tempo di pensarlo, che Abby venne invasa con prepotenza da una sensazione di stranezza mentre un altro forte mal di testa le fece stringere gli occhi per il dolore, mentre delle strane visioni di un magazzino buio e umido la fecero sussultare e tirare indietro dalla presa di Edward, che aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria confusa. 
"Stai bene, Abby?".
Non fece in tempo a rispondere, che l'oscurità l'avvolse e tutto ciò che la ragazza riuscí a sentire era solamente la fastidiosa sensazione degli aghi incastrati nelle sue vene che le succhiavano via la linfa vitale, mentre tutto si faceva buio e perdeva definitivamente conoscenza.



Mosse lentamente i passi incerti sul curatissimo prato verde, perché voleva concedersi ancora qualche altro minuto per schiarirsi le idee.
Abby si era recata davvero poche volte in quel posto: si era sempre detta che i bambini prendessero tutto il suo tempo e che avesse il lavoro e la sua famiglia a cui pensare. 
Ma dentro di sé Abby sapeva che era solamente una scusa per non trovarsi in quel luogo, faccia a faccia con uno dei suoi dolori più grandi. 
Una folata di vento le solleticò il viso quasi come se fosse una carezza invisibile ed Abby diede un'occhiata distratta alle fitte nuvole grigie che schermassero la luce del sole nel cielo e si strinse nel suo cappotto scuro, mentre nervosamente si mordeva il labbro e si voltava a guardare la lapide di pietra; osservò la foto che spiccava dell'uomo sorridente e sospirò rumorosamente. 
Si avvicinò lentamente fino a chinarsi sui talloni, sfiorando l'immagine con le dita mentre un sorriso amaro le si dipinse sul volto: non aveva mai capito perché Sam avesse voluto quel tipo di sepoltura per suo fratello, né si era mai opposta o aveva detto la sua, ma adesso che si trovava davanti alla tomba di Dean si iniziò a chiedere se quella sarebbe potuta essere proprio l'opzione scelta da lui. 
"Ciao Dean.." sussurrò Abby a denti stretti mentre sentiva il dolore che teneva sempre chiuso e celato nel più profondo di se stessa iniziare a scuotersi fino a liberarsi, attraversandola completamente. 
Tirò su con il naso e sentí il labbro inferiore tremare, perché avrebbe solamente voluto sentire il tocco di Dean contro la sua pelle, le sue dita sul suo viso, la sua voce rispondere al suo saluto e pronunciare un'ultima volta il suo tipico Ciao ragazzina
Nonostante fossero passati ormai quattro anni dalla sua morte, il dolore di Abby rimaneva intatto ed immutabile, ed ogni giorno si chiedeva perché quella caccia glielo avesse portato via per sempre: lei e Sam avevano provato di tutto arrivando persino a supplicare Morte, ma tutto fu inutile perché niente riuscì a riportarlo indietro. 
Erano stati anni difficili, anni pieni di dolore e di tormento. 
Dopo un lungo periodo di disorientamento, Sam era tornato all'università per completare gli ultimi esami e per abilitarsi alla professione di avvocato e fra un caso giuridico ed un altro, aveva conosciuto una donna piuttosto intelligente e dolce con cui fosse andato presto a convivere. 
"Come vorrei che tu fossi qui. Darei qualsiasi cosa per farti tornare.." sussurrò Abby con voce rotta, sfiorando la foto sulla pietra e sospirando rumorosamente mentre due lacrime si fecero strada sul suo viso. Le spazzò via e scosse la testa, deglutendo a fatica per poi tornare a guardare il sorriso sghembo di Dean in quella foto che non gli rendesse abbastanza giustizia, e la sfiorò ancora con un sorriso più convinto. "Mi sembra di non avere la più pallida idea di come io sia arrivata fin qui, dopo la tua morte. I bambini sono cresciuti così velocemente, Edward è davvero fantastico. È tutto quello che ho sempre desiderato, davvero. Ma ho una strana sensazione dentro di me, che non mi permette di essere totalmente felice".
Abby tirò su col naso, mentre altre calde lacrime le rigarono le guance e strinse forte i pugni per la rabbia che prese a montare dentro di lei tenendo ancora gli occhi fissi sul volto di Dean rappresentato in quella foto. "È solo un sogno, non è vero? Niente di tutto questo è reale? Il mio lavoro, il mio matrimonio con Ed e la nostra famiglia, la bambina in arrivo.. è frutto della mia mente. Deve esserlo. Perché sono davvero felice qui e se fossimo nella vita reale, sarebbe già accaduto qualcosa di brutto a sconvolgere l'equilibrio..".
Con gli occhi pieni di lacrime, Abby non riuscì a continuare e si appoggiò completamente contro la lapide, scuotendo la testa e chiudendo gli occhi mentre il respiro divenne corto e irregolare, sentendo il cuore battere forte nel petto focalizzando nella sua mente tutti i momenti più felici e belli che avesse condiviso con Dean. 
Mentre scivolava seduta sul terreno e stringeva forte le dita attorno alla lapide, Abby si rendeva conto che tutti i suoi sogni si erano realizzati e che fosse pienamente felice ed appagata, ma si sentiva così tremendamente in colpa per non essere riuscita a condividere le stesse cose con Dean. 
Si sentí sfiorare una spalla ed Abby scosse la testa affrettandosi a spazzare via le lacrime sul suo viso perché sapeva che l'unico ad averla trovata lì sarebbe potuto essere solamente Edward, e si preparò a voltarsi per incrociare il suo sguardo perché aveva così bisogno di lui in quel momento; ma ciò che vide quando si voltò la fece rimanere impietrita e senza parole, costringendola a chiudere gli occhi per via della forte luce che improvvisamente si irradiò verso di lei, riuscendo solamente a distinguere la figura maschile che le si parò davanti e che avrebbe riconosciuto ovunque. "Dean?!". 


"Non mi farai nulla con quella!". 
Abby sbatté le palpebre e si sentí così disorientata e debole da riuscire appena a percepire la presa ferrea di due braccia sconosciute sul suo torace, che la tenevano in piedi schiacciata contro il petto di un uomo che non aveva mai visto nella sua vita. 
Sentí quelle parole giungere alle sue orecchie in maniera ovattata, ma solamente quando riuscì a mettere a fuoco la stanza attorno a sé si rese conto che quell'uomo non stesse parlando con lei: Abby riconobbe la figura di Dean e di Sam distanti solamente pochi metri da loro e quella di Edward, legato dalle braccia attraverso delle corde che penzolavano dal tetto: la maglietta che indossava zuppa di sangue, così come il suo viso, era il segno che Edward avesse combattuto fino alla fine prima di essere catturato.
La donna diede una rapida occhiata a sé stessa nel momento in cui uno strano pizzichio alle braccia la costrinse ad abbassare lo sguardo, notando gli aghi di alcune flebo che ancora affondavano dentro alle sue vene; notò i suoi polsi pieni di escoriazioni per il modo in cui quell'uomo avesse stretto le corde e l'avesse tirata su per cibarsi della sua linfa vitale mentre Abby rimaneva chiusa nella sua mente a vivere forse il sogno più bello della sua vita.
E in quell'istante, Abby venne investita da una grossa quantità di ricordi e capì: era stata catturata dal Djinn e, insieme a lei, anche Edward. 
Abby gemette appena quando si sentí strattonare indietro dalle possenti braccia del Djinn, ma non avendo la forza di reagire si limitò a sollevare lo sguardo per incrociare quello di Dean, che accennò un sorriso sicuro di sé nella sua direzione e le fece l'occhiolino mentre teneva la sua pistola sollevata e puntata verso la creatura che ancora la teneva in piedi.
"Infatti questo proiettile non è per te". 
La voce di Dean giunse alle sue orecchie e subito ad essa seguí il forte suono di uno sparo che la costrinse a chiudere gli occhi senza potersi difendere; presto sentí la spinta dell'uomo che fino a quel momento l'avesse tenuta forte a sé come garanzia che non gli venisse fatto del male, adesso liberarla e sbilanciarla, tanto che Abby non riuscì a mantenere l'equilibrio e cadde in avanti senza forza, scontrandosi con il freddo pavimento polveroso che la fece appena gemere di dolore. 
Sentí dei passi avvicinarsi a lei con velocità, forti braccia familiari afferrarla e caricarsela addosso per poi scostarle i capelli dal viso per incrociare il suo sguardo, colpendole delicatamente le guance per farla riprendere, ed Abby si costrinse a recuperare le energie rimaste ed a guardarsi attorno per rendersi conto di ciò che fosse accaduto: Dean doveva aver sparato al lampadario di ferro sotto cui il Djinn l'avesse tenuta in ostaggio, facendo si che la lasciasse andare per evitare di finire schiacciato. 
Vide Sam correre verso il Djinn a terra e li sentí parlare di come quello fosse stato tutto un piano di Micheal, che gli avesse chiesto di uccidere più cacciatori possibile e di infettare Abby con il suo veleno in attesa che arrivasse. 
La ragazza non fu sorpresa e scosse la testa debolmente, lasciando scivolare lo sguardo verso quello preoccupato di Dean e accennò un sorriso amaro nella sua direzione prima di perdere nuovamente conoscenza fra le sue braccia. 
"Stai bene. Sei salva adesso, ragazzina..".

Abby non seppe dire come si fosse conclusa quella caccia o quando avesse lasciato quel luogo, ma si ritrovò distesa sul letto familiare del bunker, con le ferite disinfettate sul corpo ed una flebo probabilmente messa da suo fratello Dan per riuscire ad eliminare dal suo corpo il veleno del Djinn il più in fretta possibile; sospirò e si sedette sil bordo del letto mentre osservava Dean dormire al suo fianco con l'aria parecchio stanca, le occhiaie scure e marcate sul viso testimoniavano come non si fosse mai fermato da quando Abby e Edward erano spariti insieme.
Dean doveva aver capito che qualcosa non andasse e che il Djinn doveva averli presi, e aveva sicuramente fatto l'impossibile pur di ritrovarla.
Abby sorrise nella sua direzione e si limitò a coprirlo meglio per non svegliarlo, sorridendo poi amaramente mentre sgusciava silenziosamente fuori dal letto e dalla stanza il più silenziosamente possibile. 
Passò davanti alla camera dei suoi bambini che dormivano profondamente e si diresse in cucina in cerca di suo fratello o di Mary, ma la trovò vuota; si passò una mano sul collo e gemette appena sentendosi ancora molto indolenzita e stanca, ma camminò ugualmente fino alla sala comune pensando che una bevuta fosse ciò di cui avesse bisogno, quando invece vide il suo bartender personale di spalle intento a bere qualche sorso dalla sua bottiglia di birra. 
Abby rimase qualche momento in silenzio ad osservarlo dal corridoio, mentre le immagini del sogno indotto dal Djinn piombarono in maniera fin troppo prepotente nella sua mente ricordandole che fosse ancora in tempo per vivere quella vita che aveva assaporato: sicura per lei e per i suoi bambini, lontana dalla caccia e piena di amore. Perfetta.
Allora perché Dean non ne faceva parte? si chiese Abby aggrottando le sopracciglia.
Sospirò e fece qualche passo in avanti, giungendo fino al fianco di Edward che la notò subito, accennando un piccolo sorriso mentre la guardava e la invitava a sedersi accanto a lui; Abby non se lo fece ripetere e prese posto sulla sedia accanto alla sua ed accettò la birra che l'uomo le passò con un sorriso, bevendo qualche lungo sorso per poi passargliela con un sorriso. 
Abby lo osservò per una manciata di secondi interminabili, notando il labbro spaccato che si stesse lentamente rimarginando e le ferite sulle braccia, ed Abby increspò il labbro e storse il naso al pensiero che qualcuno gli avesse potuto fare del male; Edward ricambiò quello sguardo con aria sorridente e tranquilla, lasciando Abby a chiedersi cosa gli passasse per la testa in quel momento. "Tu sei sempre intorno ultimamente..". 
Edward aggrottò le sopracciglia e accennò un sorriso, facendo spallucce e gustando qualche sorso della sua birra, continuando a percepire lo sguardo della ragazza su di sé. "Non crederai che voglia lasciare tutto il divertimento con quel pazzo di Micheal unicamente a voi?". 
Abby lo guardò ancora per qualche istante, annuì e fece spallucce, rilassandosi sulla sedia e guardando un punto davanti a sé perché capiva cosa Edward volesse dire: sapeva ciò che aveva passato quando Micheal lo avesse rapito per usarlo come ostaggio contro Abby, immaginava cosa doveva aver provato quando il Djinn li avesse presi entrambi, e si ritrovò a pensare che probabilmente non esistesse nessuno in grado di comprenderla come facesse lui. 
"Stai bene, rossa?". 
Abby tornò a guardarlo con estrema naturalezza e accennò un sorriso amaro, facendo spallucce e stringendosi più su se stessa. "Solo qualche graffio, e tu?". 
Edward la guardò con aria seria e indagatrice, allungando istintivamente una mano sul suo volto per spostarle una ciocca dietro l'orecchio e osservare meglio il suo viso, accennando poi un sorriso. "Lo sai, rossa: ci vuole più di una botta in testa e del veleno da Djinn per stroncarmi". 
Abby sorrise alla sua affermazione e rimase a guardarlo ancora per qualche secondo, fin quando provò una forte malinconia per ciò che avesse vissuto insieme a lui nel sogno indotto dal Djinn e si sentí appena arrossire per il modo in cui la stesse guardando, così abbassò lo sguardo con un sospiro pronunciato.
Edward afferrò il suo mento con molta delicatezza, sollevandolo con pollice e indice destri mentre la guardava con la stessa dolcezza di qualche istante prima. "Posso chiederti che cos'hai visto, quando il Djinn ci ha intrappolati?". 
Guardare Edward negli occhi da così vicino assumeva tutto un altro significato, dopo ciò che avesse visto e vissuto sotto effetto dell'influenza del Djinn, che aveva svelato ciò che il suo cuore desiderasse di più.
Avrebbe voluto sfiorare il suo volto anche lei.
Quella notte Abby si stava ritrovando a desiderare di più: più contatto con Edward, più vicinanza, più sintonia, più fisicità.
Voleva così disperatamente tornare nel suo sogno e baciarlo un'ultima volta, per dire addio a quella vita splendente che aveva visto.
Ma adesso era tornata alla realtà, alla vita vera dove era tutto molto diverso 
Scosse la testa ed annullò quel contatto visivo troppo intimo liberandosi dalla presa dell'omone accanto a lei mettendosi più dritta con la schiena per schiarirsi la gola, spostando lo sguardo un po' ovunque pur di non incrociare i suoi occhi.  
"Ho visto una vita bella e tranquilla, dove i miei figli non dovevano avere paura di cosa ci fosse nell'ombra.." sussurrò Abby con un filo di voce che tradiva una certa nostalgia e sofferenza, torturandosi le dita per concentrarsi sul dolore piuttosto che sul piacere e l'appagamento che le avesse dato quella vita. 
Prese un lungo respiro e presto tornò a guardarlo negli occhi con aria rassegnata e dispiaciuta, mentre i suoi occhi si riempivano di un sottile strato lucido. "Era davvero una vita meravigliosa, Ed. Semplice e fantastica. Così tanto che sarei voluta restare lì".
L'uomo rimase ad osservare con aria molto seria i suoi occhi azzurri arrossati dal pianto, serrando la mascella mentre provava il forte disagio che Abby avesse completamente realizzato i suoi sogni attraverso il Djinn; strinse le labbra in una smorfia e fece spallucce, sospirando mentre la guardava. "Beh, dovevi essere davvero felice di vivere la tua vita perfetta insieme a Dean".
Il suo cuore prese a battere più velocemente del solito e deglutì a fatica mentre ancora lo guardava, quando arrivò sul punto di distogliere lo sguardo, ma presto Edward notò l'aria seria con cui Abby lo stesse guardando ed il modo in cui si stesse torturando il labbro nel tentativo di non dire ciò che così disperatamente voleva che uscisse dalle sue labbra.
Ma Dean non era l'unico a conoscere bene Abby: Edward conosceva il significato dietro ad ogni suo sguardo, riusciva a decifrare i suoi pensieri, anche quello più oscuri ed annodati in delle complicate matasse.
E quando riuscí a leggere nei suoi occhi azzurri le parole che Abby non volesse assolutamente pronunciare, Edward dischiuse appena le labbra per la sorpresa e la guardò allo stesso modo. "Non eri con Dean". 
La ragazza sospirò a quell'affermazione ed abbassò lo sguardo facendo spallucce, pensando di aver forse rivelato troppo nonostante non avesse detto neanche una parola; si alzò per dirigersi nella sua stanza e tornare da Dean, sperando di avere almeno un'altra oretta di sonno, ma proprio prima di incamminarsi verso il corridoio Abby tornò a guardare Edward alle sue spalle, con un sorriso sereno e tranquillo sul  volto perché sapeva che i suoi segreti sarebbero stati al sicuro con lui. "Quando stavamo insieme mi hai parlato della tua sorellina più piccola, che non c'è più da parecchi anni. Mi sto sforzando così tanto di ricordare il suo nome, ma probabilmente non ho ancora smaltito tutto il veleno del Djinn". 
Per qualche istante Edward sgranò gli occhi e si pietrificò come se fosse un'antica statua di bronzo, guardandola con aria sorpresa e sconvolta perché iniziava a pensare che Abby voleva a tutti i costi che sapesse ciò che avesse davvero visto in quel mondo creato dal Djinn, che era stato plasmato sui suoi desideri più inconsci. 
"Audrey. Mia sorella si chiamava Audrey". 
"Esattamente. Come la bambina del sogno.." sussurrò Abby accennando un sorriso dolce e avvicinandosi quel tanto che bastasse per sfiorargli il viso adornato dalla lunga barba curata e soffice, scostandogli i capelli mossi all'indietro, mentre leggeva nei suoi occhi nocciola la consapevolezza che si stesse proprio rendendo conto solo in quel momento che avessero condiviso lo stesso identico sogno. 
Senza averne mai davvero discusso insieme, i loro cuori avevano espresso lo stesso identico desiderio.
Si guardarono per qualche altro secondo rimanendo in silenzio, prima che Abby si chinasse su Edward che fosse ancora seduto per depositare un bacio sulla sua guancia barbuta e respirando il suo profumo mischiato a quello del suo solito sigaro, stringendo leggermente la presa su di lui.
Presto Abby annullò quel contatto e si sottrasse ai suoi occhi, abbassando lo sguardo e sospirando con aria più seria mentre si dirigeva verso il corridoio. "Buonanotte bartender".
 
  
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