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Autore: AlbAM    28/05/2023    11 recensioni
Alba e Azaele finalmente si sono ritrovati e la loro storia sembra filare a gonfie vele. Ma la vita non è mai semplice e i problemi sono sempre dietro l'angolo, soprattutto se il protagonista è un diavolo innamorato e talmente sbadato da rischiare di provocare una nuova "Grande Guerra" tra Inferno e Paradiso. Ma che diavolo avrà combinato stavolta Azaele?
La scombinata banda di Demoni e Angeli di Un diavolo a Roma è tornata più in forma e incasinata che mai!
Genere: Azione, Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 20

Nel mezzo del cammin...



Michele si sentì schiaffeggiare e una piacevole sensazione di fresco sulla fronte lo aiutò a riprendere conoscenza. Un po' gli dispiacque perché era bello il sogno che stava facendo: lui e Sael chiacchieravano sdraiati nudi sull'erba fresca del Paradiso terrestre. Sael era sereno come non lo aveva mai visto e i suoi capelli rosso scuro facevano un bel contrasto con le sue ali candide e l'erba verdissima; aveva l'aureola accesa e Michele pensò che non era mai stato così bello e così felice come lo vedeva in quel momento.

Quando aprì gli occhi però ciò che vide fu tutt'altro che paradisiaco. Il viso scuro di un toro lo fissava con due occhi neri e un'espressione corrucciata. Ma non era quello il peggio. Il peggio era che si trovava ancora sotto terra.

«Immagino tu sia il celestiale amico di quell'idiota!» disse Mino tamponandogli la fronte con un panno bagnato. «Altrimenti non si spiega come tu possa essere stato così idiota da seguirlo quaggiù!»

«È stato un incidente» mormorò debolmente Michele.

Mino sbuffò. «Mi chiedo se sia possibile che quello stupido demonietto si muova senza provocare regolarmente degli incidenti!»

Michele avrebbe voluto ridere, ma riuscì solo a tossire.

«Devi uscire prima possibile da qui, ce la fai ad alzarti?»

Michele provò ad alzarsi in piedi, ma un fortissimo capogiro gli piegò le ginocchia. Il Minotauro lo afferrò prima che si accasciasse di nuovo per terra.

«Provo a pulirti un altro po' le ali e i capelli. Questa polvere di lava infernale ti toglie le forze».

«Grazie, ma è anche stare sottoterra che mi fa male, ti prego, aiutami ad uscire da qui, non riesco a respirare»

Il Minotauro rifletté un attimo, sul da farsi. L'angelo era pallidissimo ed era evidente che non avrebbe resistito ancora molto nel labirinto, ma d'altra parte la polvere di lava infernale che gli ricopriva i capelli biondi e le ali candide, rischiava di ucciderlo ben prima del labirinto. Alla fine decise di fare una corsa verso le sue stanze con Michele in braccio. Appena arrivato, si sbrigò a spogliarlo, metterlo sotto una doccia per ripulirlo dalla polvere di lava, sbattere per bene i suoi vestiti e cercare un mantello protettivo con un cappuccio che avrebbe potuto sia proteggerlo dalla polvere che nascondere l'aureola.

L'angelo, rendendosi conto che il Minotauro stava realmente cercando di aiutarlo, lo lasciò fare e alla fine, quando si fu rivestito, dovette ammettere che si sentiva meglio. Mino si offrì di miracolargli le ali per renderle nere e meno appariscenti. Michele acconsentì, in effetti le sue ali candide all’Inferno erano decisamente fuori luogo.

«Bene, direi che sei pronto. Seguimi, ti riaccompagno verso l'uscita» propose il Minotauro guardandolo soddisfatto.

Mentre camminavano velocemente lungo il labirinto Michele domandò «Ma che ha combinato Azaele per farti incazzare in quel modo? Voglio dire, come ha fatto a farti perdere quei soldi?»

Mino scosse la testa. «Partecipavamo a un torneo di poker a squadre contro i Giganti, i Malebranche e le Furie. Eravamo arrivati all'ultima partita, giocavamo contro le Furie e stavamo vincendo parecchio, quando lui ha avuto la bella idea di bluffare con in mano una coppia di Re. Ti lascio immaginare com'è finita!»

«Avete perso molto?»

«Ovvio! Ma in realtà non me ne frega niente dei soldi!» Rise Mino.

«E allora perché ci hai aggredito in quel modo?»

Il Minotauro lo guardò divertito. «Per due motivi: il primo è che mi diverto a spaventarlo e il secondo che ho un debole per il suo bel posteriore. Non so se hai presente!»

Michele cominciò a ridere. «Seriamente lo rincorri per ammirargli il fondoschiena?»

«Esattamente! Che ci vuoi fare, ognuno ha le sue debolezze! Promettimi di non dirglielo, però!»

«Te lo, prometto, e non solo perché mi hai salvato la vita!» rispose l'angelo strizzandogli un occhio.

I due continuarono a ridere finché non raggiunsero l'entrata di un corridoio un po' più largo degli altri.

Il Minotauro si fermò. « Siamo arrivati. Durante il periodo di letargo non mi è permesso andare oltre. Continua dritto per questo cunicolo, è il più largo di tutti quelli che incrocierai quindi non puoi sbagliare. Vedrai che in un paio di minuti arriverai all'uscita del labirinto. Non togliere il mantello finché non sarai fuori dall'Inferno e se sei costretto a liberare le ali e volare, appena atterri sbattile per bene per far cadere più polvere possibile. Mi raccomando, sta attento a non abbassare il cappuccio o si accorgeranno che la tua aureola è integra. Un'ultima cosa: non sono molto bravo con i miracoli per cui non so per quanto tempo le tue ali potranno apparire nere, quindi prima trovi un uscita dall'Inferno e meglio sarà. Tutto chiaro?»

«Tutto chiaro, grazie!» Rispose Michele porgendogli la mano e non riuscendo a evitare un'ultima domanda. «Ma perché sei qui? Non capisco, sei così gentile. In fondo nessuno ti obbligava ad aiutarmi»

Mino gli strinse la mano e rispose. «Sono un caso di colpe dei genitori che ricadono sui figli. O forse, semplicemente, anche nei posti più terribili, sì può trovare qualcuno di animo gentile»

Michele sorrise e si avviò verso l'uscita del labirinto salutando il Minotauro che restituì il saluto e facendogli l'occhiolino aggiunse. «E poi sei anche una gran bel pezzo di Angelo! »


#


Merlino miagolò per attirare l'attenzione di Gabriel che lo raggiunse immediatamente.

«Hai trovato qualcosa?» domandò preoccupato. Merlino riprese la sua forma demoniaca e raccolse da terra un berretto da marinaio che porse all'Arcangelo.

«Come immaginavo, ma perché si sarà portato dietro Michele e il ragazzo umano?» Domandò a Razel e Sael che nel frattempo lo avevano raggiunto.

«Sarà stato un errore. Secondo me Azaele se voleva butta' dentro per andare a cercare Safet da solo e Michele ha cercato di trattenerlo. Ce so' sicuramente caduti dentro e nel frattempo la voragine si è chiusa!»

«Ma perché portarsi dietro anche il ragazzo umano?» si domandò pensieroso l'Arcangelo.

Razel si grattò il mento perplesso. «A questo nun te so' dare una risposta manco io!»

Merlino riprese la forma di gatto e miagolò di nuovo.

«Cosa dice?» Domandò Gabriel.

«Che all'inferno i cellulari prendono poco e male!»

«E questo che c'entra?» Chiese perplesso l'Arcangelo rivolgendosi al piccolo demone che lo fissava da un grosso masso, muovendo nervosamente la coda.

Merlino miagolò ancora e Gabriel si innervosì. «Non potresti spiegarti in modo un po' più comprensibile? Per la miseria! Non è che posso ricordarmi tutti i linguaggi dell'Universo senza prima fare un minimo di ripasso!»

Merlino si accucciò spaventato e mortificato.

«Gabriel, i famigli so' muti. O si spiegano con il linguaggio degli animali in cui si trasformano o con scritte infuocate che nun me pare s'addicano ad essere usate in campagna» spiegò Razel un po' spazientito dal comportamento dell'amico.

«Perdonami ragazzo, sono un po' teso e poi non mi capita spesso di parlare con voi famigli, non ricordavo che aveste questo problema!» Si scusò l'Arcangelo sinceramente dispiaciuto.

«In ogni modo, ha detto che probabilmente tu' figlio ha chiesto al ragazzo umano di stare vicino alla voragine in modo da riuscire a intercettare un'eventuale chiamata di aiuto e probabilmente ci sono caduti tutti e tre per sbaglio! Conoscendo Azaele è la spiegazione più probabile »

Gabriel sospirò e Razel gli poggiò una mano sulla spalla. «È meglio che vada. Azaele da solo nun credo ci avrebbe messo molto a trovare Safet, ma con Michele e l'umano da proteggere…»

«Vengo anche io con te!» propose deciso Sael.

«No, tu no!» risposero in coro Razel e Gabriel.

«Ma perché? Mio padre e il mio ragazzo sono imprigionati all'Inferno, non ho nessuno intenzione di stare qui a non fare nulla. Mi avete preso per un coglione? Guardate che so combattere anche io!»

Razel sbuffò e Gabriel rispose. «Sael, nessuno qui crede che tu sia un coglione e capisco il tuo desiderio di intervenire. Ma cerca di riflettere con calma: ormai che Safet sia tuo padre deve essere abbastanza noto all'inferno visto che né tu, né lui vi siete più preoccupati di nasconderlo. Lo stesso vale per la tua storia con Michele. Considerando che la battaglia è iniziata, se scendi anche tu, sarai sicuramente un bersaglio da proteggere e rallenterai Razel. Inoltre con Akenet e Kafresh prigionieri e Sakmeel ferito, preferisco averti qui ad aiutarmi a controllare la situazione finché non arriverà Ariel con i rinforzi. E spero che per allora Razel sia già tornato con tuo padre e gli altri»

Sael si rabbuiò. L'idea di lasciare che fossero gli altri a salvare suo padre e Michele, lo faceva sentire in colpa. D'altra parte era anche vero che Safet e Gabriel erano praticamente sempre d'accordo quando c'era da prendere decisioni difficili e sicuramente suo padre avrebbe approvato la scelta del suo migliore amico.

«E va bene!» sospirò. Gabriel gli batté una mano sulla spalla per confortarlo e ringraziarlo per avergli dato ascolto.

«Allora, io vado e speriamo di ritrovare tutti e in fretta, nun credo che Krastet e Zoel tarderanno a riorganizzarsi e mandare altri demoni ad assalirvi, sta attento Gabriel».

«Voglio provare a parlare con Kenni. Adel ha detto che non approvava le scelte di quei due e oltretutto era piuttosto incazzato per il fatto che avessero liberato un suo dannato per metterlo a capo dei demoni che ci hanno attaccato» rifletté l'Arcangelo ad alta voce.

Razel scosse la testa dubbioso. «Davvero hanno usato un suo dannato? Bè allora so' ancora più idioti di quanto me li ricordavo! Comunque nun te fida' troppo. Sarà anche tuo nipote ma è pur sempre un Arcidiavolo e fino a due ore fa aveva intenzione di rapire la tua nipotina subito dopo la nascita, nun vedo perché dovrebbe aver cambiato idea. Considera che lo hai pure messo ko davanti ai suoi sottoposti e sai bene quanto è orgoglioso il ragazzo!»

«È orgoglioso ma non è stupido e un'alleanza momentanea potrebbe tornare utile sia a lui che a noi. Ora vai Razel e torna con Safet e i ragazzi!»

Razel gli rivolse un sorrise rassicurante, aprì le ali e si alzò in volo.

Merlino saltò su un masso di fronte a Gabriel cercando di attirare la sua attenzione.

«Cosa sta dicendo?» domandò Gabriel a Sael.

«Dice che Eowynziel è andata a cercare Ariel per cui forse non dovremo aspettare molto per avere dei rinforzi».

«Speriamo!» sospirò l'Arcangelo afferrando Merlino per la collottola e abbracciandolo gentilmente.

Il famiglio, dopo un primo momento di timore nel ritrovarsi stretto tra le braccia di un Arcangelo, si accomodò godendosi le carezze e i grattini sulla nuca che l'Arcangelo gli elargì distrattamente mentre camminava verso il Bed&breakfast, perso nei suoi pensieri.


#


Azaele, si affacciò per l'ennesima volta sull'ultimo cunicolo del labirinto di Mino, senza aver capito come ritrovare la strada giusta per tornare da Michele. Furioso con se stesso, colpì il muro con un pugno, così forte da rischiare di rompersi una mano. Si piegò in due per il dolore e in quel momento notò una figura nera e incappucciata venire verso di lui. Sudò freddo per qualche istante e si preparò a combattere.

«Bravo, ci manca solo che ti rompa una mano!» Lo rimproverò la figura scura abbassando il cappuccio.

«Stai bene!» Esclamò felice il demone gettandosi tra le braccia dell'angelo. «Ero così preoccupato! Ma come hai fatto ad arrivare fin qui e chi ti ha dato quel mantello?»

«È stato Mino, ma te lo racconto dopo che saremo usciti da qui, sto meglio, ma non sto bene!» rispose l'angelo coprendosi di nuovo la testa.

Azaele, che capiva benissimo il disagio dell'amico e che sopratutto aveva notato le sue occhiaie profonde e scure non fece altre domande, si limitò a seguirlo. Una volta fuori, raggiunsero Yetunde che era rimasto tutto il tempo nascosto dietro un enorme masso.

«Oh, meno male che Azaele ti ha portato fuori di lì!»

Michele lanciò un'occhiata ironica ad Azaele che fece finta di non accorgersene e cambiò argomento. «Andiamo. Meglio non perdere altro tempo!»

«Concordo, facci strada, magari evitando di perderti!» rispose Michele con una punta di polemica.

Azaele arrossì ma evitò di replicare, Michele aveva tutte le ragioni di essere arrabbiato.

Volarono silenziosi oltrepassando l'Ottavo girone, stavolta senza problemi, a parte un paio di occhiate perplesse ricevute da Michele e Yetunde. Ma visto che all'Inferno vigeva per lo più la regola del fatti gli affari tuoi e eviterai torture inutili, nessun demone aveva fatto domande.

Una volta atterrati la situazione si fece più pericolosa perché nei pressi del Daemon Bar era facile trovare demoni ubriachi e litigiosi. Si nascosero dietro una roccia per discutere le mosse successive e Azaele propose a Michele di cercare subito l'uscita.

«No, visto che mi sento un po' meglio, prima di andare via voglio almeno sapere dov'è finito Safet. Se sta bene, deciderò cosa fare. In ogni modo prima di agire accompagneremo Yetunde all'uscita!»

«Se permettete arrivati a questo punto non ho nessuna intenzione di andarmene come un vigliacco e lasciarvi qui da soli!» protestò il giovane che tutto sommato cominciava a divertirsi.

«Non dire scemenze Yet, guarda che non è un gioco!» rispose Azaele.

Yetunde non riuscì a reprimere un sorrisetto ironico. «Detto da te, poi!»

«Guarda che non è che siccome te la sei scampata due volte, sei diventato un Avenger!» rispose sarcastico il demone.

Michele intervenne per interrompere la discussione e prendere una decisione. «Facciamo così: tu ora entri dentro e fai un po' di domande, se riesci a scoprire qualcosa torni immediatamente indietro e a seconda di quanto sarà pericoloso raggiungere Safet, decideremo come comportarci!»

«Mi sembra ragionevole!» rispose Azaele dirigendosi verso l'entrata del bar.

Yetunde e Michele si sedettero a terra all'ombra della roccia

L'angelo ne approfittò per chiudere gli occhi e cercare di riprendere un po' di forze.

Si era assopito da qualche minuto quando la voce tesa di Yetunde lo svegliò. «Qui all'inferno ci sono anche demoni femmina, vero?»

«Si, certo» rispose un po' assonnato.

«E sono aggressive?» Domandò ancora Yetunde.

«Non lo so, dipende, perché?»

«Perché ce n'è una che ci sta osservando!»

«Fa finta di nulla, vedrai che se ne andrà!» rispose Michele senza aprire gli occhi.

«Io posso anche far finta di nulla, ma quella è appena atterrata e sta venendo proprio verso di noi!»

Michele aprì gli occhi e vide una bellissima demone avvicinarsi e fermarsi a pochi passi da lui e Yetunde.

«Oh, allora avevo visto bene! Tu sei un celestiale e tu un umano!»

Michele posò la mano sull'elsa della spada. Il gesto non sfuggì alla demone che piegò la testa da un lato e lo sfidò. «Puoi anche provarci, Michele, ma nel giro di qualche secondo saresti circondato da una marea di demoni, quindi pensaci bene!»

L'angelo lasciò andare la spada stupito. «Come fai a conoscere il mio nome?»

Lei rise. «A parte che potevi anche mentire, volendo, quale altro angelico potrebbe essere così idiota da intrufolarsi quaggiù oltre all'amico fraterno di quello squinternato di Azaele? Comunque potrei anche offendermi per la tua memoria corta visto che siamo stati entrambi studenti di Safet! Vero è che sono cambiata abbastanza da quando ero un'adolescente piatta e timida, ma insomma…»

Michele finalmente riconobbe la demone. «Atriel, sei proprio tu?»

«A quanto pare!» sorrise lei.

«No, vabbè. Ma seriamente anche angeli e demoni vanno a scuola?» Commentò trasecolato Yetunde.

Atriel si voltò a osservarlo. «A dire il vero a quei tempi eravamo tutti angeli, comunque non era proprio come la vostra scuola… Ma, piuttosto, tu chi sei, che ci fai qui con Michele e Azaele…» Atriel si interruppe intuendo cosa stava succedendo «Oh, state cercando Safet, vero?»

Michele e Yetunde si scambiarono un'occhiata.

«Tu sai dov'è?»

«Si, e ha bisogno urgente di aiuto; vi accompagnerò da lui, ma sappiate che ho fatto un accordo con Safet per cui immediatamente dopo andrò a cercare Akenet»

Yetunde rise. «Mi sa che lo cercherai a lungo, Gabriel lo ha… »

Michele gli rivolse un'occhiata raggelante ma ormai era troppo tardi. Gli occhi della demone diventarono rossi e le mani si trasformarono in artigli. «Che cosa gli ha fatto, Gabriel?» sibilò.

Yetunde diventò bianco come un lenzuolo, ma Michele non si scompose. «Rilassati Atriel, lo ha solo ferito e neppure in modo grave. Ora è nostro prigioniero e una nostra amica lo sta curando. Akenet non è minimamente in pericolo. Perché dopo aver liberato Safet non vieni con noi, così potrai sincerarti delle sue condizioni.»

La demone si calmò, conosceva Michele e sapeva che non era solito mentire e poi l'idea di seguirli per incontrare Akenet non era male. Avrebbe potuto verificare come stava e magari aiutarlo a fuggire.

«Va, bene. Ma è meglio che vi sbrighiate a recuperare Azaele, Safet ha bisogno di aiuto al più presto».

«È andato in quel bar, forse è meglio se vai tu a chiamarlo» propose Yetunde sperando di farsi perdonare da Michele per l'uscita poco felice di poco prima.

«Hai ragione, ragazzo umano, è meglio che vada io» concordò Atriel avviandosi verso il Daemon Bar.

Appena entrata si trovò di fonte a una scena abbastanza curiosa: Azaele era inginocchiato sul bancone del bar, aveva in mano una grossa biglia di vetro infuocata e con aria concentratissima fissava una tortuoso percorso composto da bicchierini di whisky, ponti ottenuti dalle palette di legno per lo zucchero, tazzine e piattini da caffè posizionati lungo tutto il bancone.

«Ma che diavolo ha intenzione di fare?» domandò a un grosso demone lì accanto.

«Ha scommesso che se riesce a far tagliare il traguardo alla biglia con un solo tiro, Carryel gli rivela dove hanno imprigionato il suo Supervisore».

«Carryel è impazzito, per caso? Scusa, ma se Azaele ci riesce?»

Il demone rise sguaiatamente. «Scherzi, quell'imbranato?»

«Qualcuno ha scommesso su di lui?»

«Ma figurati!»

Atriel memore della storica scommessa delle Termopili, pensò che tutto sommato poteva anche tentare la fortuna.

«Bé, io punto su Azaele, chi sta raccogliendo le scommesse?»

«Se hai così tanta voglia di buttare i tuoi soldi puoi darli a Bukowskiel» rispose il demone indicando il barista del Daemon Bar.

Atriel si avvicinò al bancone, attirò l'attenzione del barista che si avvicinò, prese i soldi e poi poggiando lo straccio per asciugare il banco su una spalla, alzò le braccia per chiedere silenzio e annunciò. «Scommesse chiuse. Se vince Carryel, Aza gli consegna suo figlio, il nostro futuro Alfiere del Male, in caso contrario Carryel gli spiegherà dove tengono prigioniero Safet e gli concederà un'ora di tempo per liberarlo prima di informare Krastet e Zoel. Sempre che il moretto riesca ad uscire vivo dal bar visto che gli unici a non aver puntato contro di lui siamo stati io e questa bella signorina!» concluse indicando Atriel.

Azaele fece rimbalzare la sfera infuocata sul palmo della mano, chiuse gli occhi per concentrarsi qualche istante e quando li riaprì Atriel vide chiaramente una fiamma bruciare nelle sue iridi nere.

Il demone riccioluto, prese un lungo respiro e poi lanciò la biglia. Intorno si fece un silenzio carico di aspettativa.

L'unico rumore che si sentiva era quello del rotolare sommesso della sfera che superò ogni curva, ogni ponticello e ogni altro ostacolo posto tra Azaele e la salvezza di Safet, fino a quando raggiunse l'ultima curva e per un attimo sembrò quasi fermarsi.

I demoni trattennero il respiro, ma Azaele mantenne la calma, sapeva bene che in quel punto il bancone era stato leggermente sfondato da una manata di Razel (che a dire il vero mirava alla sua testa) e non a caso aveva insistito perché l'ultima curva fosse sistemata proprio lì. La biglia scivolò nell'incavo creato dal demone rosso e riprese velocità tagliando il traguardo.

Ci fu un momento di silenzio sbigottito. Atriel ne approfittò per saltare sul banco e tirare Azaele per una manica.

«Sei un pazzo furioso, usciamo da qui prima che ti ammazzino. Ti porto io da Safet. So dov'è».

Azaele si guardò intorno e notando che i demoni stavano passando velocemente dallo sbigottimento all'ira funesta, pensò bene di fidarsi di Atriel. La seguì fuori dal Daemon bar e chiuse la porta.

«Aiutami a bloccarla!» le urlò sigillando la porta con un miracolo.

La demone lanciò un miracolo di rinforzo.

«Ottimo, questo ci darà un po' di vantaggio, andiamo a recuperare i miei amici e poi voliamo da Safet prima che quel branco di assatanati sfondi la porta» propose Azaele soddisfatto.


#


«Posso chiederti chi è questo Safet a cui tu e Azale tenete tanto?» domandò Yetunde un po' per chiacchierare e un po' perché davvero curioso.

Non ottenne risposta perché furono raggiunti da Azaele e Atriel.

«Andiamo, Atriel ci accompagna da Safet» disse Azaele sbrigativo inginocchiandosi per far salire Yetunde sulle spalle.

Michele incrociò lo sguardo di Atriel e capì che era il caso di fare alla svelta.

Stavano volando spediti verso il canyon in cui era incatenato Safet quando incrociarono Razel che volava verso il Daemon Bar. Il demone fece una brusca frenata, invertì la sua direzione e li raggiunse. «Ditemi che sapete dove state andando!» domandò seguendoli.

«A liberare Safet!» rispose Azaele senza fermarsi.

«E ci stai andando co' un umano e un angelico? Complimenti, il modo migliore per nun essere notato!»

«È stato un incidente e comunque non c'era tempo per accompagnarli fuori!» replicò Azaele continuando a volare. Non aveva voglia di discutere, Yetunde cominciava a pesargli sulla schiena, volare così velocemente stava indebolendo Michele e Safet aveva bisogno di aiuto. Non c'era davvero tempo per le polemiche.

Razel, annuì. Effettivamente prima avrebbero raggiunto Safet e prima sarebbero potuti uscire da lì.

Si avvicinò ad Atriel e le domandò. «Tu da che parte stai?»

«Voglio aiutare il prof. Ma sono comunque dalla parte di Akenet» rispose lei con sicurezza.

«Buono a sapersi per noi, ma non per te!» replicò lui con le pupille rosse.

Atriel si strinse leggermente le spalle. «Non mi fai paura Razel. Comunque stai sereno, saremo dalla stessa parte fino a che Safet non sarà in salvo, poi si vedrà».

«Giusto, poi si vedrà!» approvò lui sorridendo. Apprezzava sempre la sincerità e il coraggio nei suoi avversari.

Il variegato gruppetto di alleati, raggiunse finalmente Safet, che ormai aveva quasi rinunciato a sperare.

Razel nel vedere il suo vecchio amico incatenato e sporco di sangue si inferocì. «Li ammazzo questi bastardi!»

«Prima liberiamo il prof! State attenti, c'è un miracolo sulle catene che impedisce ai demoni di aprirle»

Razel afferrò le catene senza badarle più di tanto ottenendo solo di essere respinto da una potente scossa di corrente che per poco uccise Safet il cui corpo ormai pendeva immobile stretto tra le catene.

Atriel ne rimase sconvolta. «Se, neanche Razel riesce a spezzare quelle catene come potremo salvare il prof?» domandò piangendo.

«Posso provare io che sono un angelo» propose Michele.

«No, un'altra scossa potrebbe uccidere Safet, dobbiamo trovare un'altra soluzione!» intervenne fermo Azaele.

«Ma così morirà lo stesso!» esclamò furente Razel che nel frattempo era ritornato fremente di rabbia.

Mentre angeli e demoni discutevano animatamente sul da farsi, Yetunde ebbe un'intuizione. Si sporse verso Safet e allungò timidamente una mano verso uno dei perni che chiudevano gli anelli che gli stringevano i polsi. Chiuse gli occhi e lo afferrò con il pollice e l'indice della mano destra. Non successe niente. Allora sorrise e lentamente lo sfilò liberando il polso del malcapitato Supervisore che aprì gli occhi e gli sorrise debolmente. «Sei sveglio, giovane umano»

Yetunde sorrise e attirò l'attenzione dei suoi compagni esclamando allegramente. «A quanto pare la maledizione sugli umani non funziona!»

Tutti si girano verso di lui, a parte Azaele che ovviamente aveva qualche difficoltà, visto che il ragazzo era cavalcioni sulla sua schiena.

«E bravo il regazzino umano! Ora però finisci di liberarlo!» esclamò ammirato Razel che tutto si sarebbe aspettato tranne che un umano vivo all'Inferno potesse avere una qualsivoglia utilità a parte l'essere un passatempo per il sadismo di certi suoi colleghi.

Yetunde si gonfiò d'orgoglio e senza riflettere abbandonò la schiena di Azaele per aggrapparsi alle catene che imprigionavano Safet e liberarlo più velocemente possibile. In pochi istanti sfilò tutti i perni che bloccavano le catene di Safet girandosi poi a mostrarli orgoglioso ad Angeli e Demoni. Peccato però che non avesse tenuto conto della debolezza del prigioniero che non riuscendo ad aprire le ali precipitò nel buio profondo del burrone trascinandoselo dietro.

«Dovevo aspettarmi che n'amico tuo non potesse astenersi dal fare 'na cazzata!» esclamò Razel lanciandosi a salvare Safet.

«Non gliel'ho mica detto io di saltare via dalla mia schiena!» si lamentò Azaele seguendolo.

Purtroppo superata la metà del burrone i due demoni furono circondati da un buio così profondo che non riuscirono quasi più a distinguere Safet e Yetunde che continuavano a precipitare.

«Porca merda non si vede più nulla» si lamentò disperato Azaele.

Un istante dopo il canyon fu illuminato a giorno. I due demoni riuscirono a raggiungere Safet e Yetunde prima di essere di nuovo avvolti nel buio. Ma a quel punto risalire lungo le pareti del canyon non costituì più un problema.

«Che era quella luce?» domandò Razel.

Atriel indicò Michele accasciato su uno spuntone di roccia. «È stato lui, si è tolto il mantello e ha acceso l'aureola. Credo che gli dobbiate tutti la vita, se non avesse consumato le sue forze per farvi luce, vi sareste sfracellati al suolo».

Azaele si avvicinò a Michele e gli accarezzò i capelli biondi. «Coraggio fratello, riprenditi!»

«Siete tutti vivi?» domandò l'angelo aprendo gli occhi.

«Si!» rispose il demone.

Michele si mise faticosamente a sedere e aprì le ali. «Allora vediamo di sbrigarci a trovare un'uscita, francamente ne ho le palle stracolme di questo posto di merda!»

«Concordo» intervenne debolmente Safet. «Proseguiamo dritti verso ovest per un centinaio di metri e troveremo una porta. Facciamo in fretta perché non mi sento affatto bene. Temo che Zamesh, mi abbia infilato nello stomaco qualcosa che si è risvegliato non appena il ragazzo umano mi ha liberato dalle catene».

Razel abbassò lo sguardo sul suo vecchio amico e si rese conto che sul suo corpo si stavano difondendo delle orribili venature nere. «Safet ha ragione. Diamoce 'na mossa che il nostro tempo qui ormai è quasi scaduto!» ordinò preoccupato. La salvezza di Safet era ancora lontana e cominciava a sentire il clamore di una masnada di demoni infuriati che con ogni probabilità stava venendo a cercare proprio loro.


   
 
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