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Autore: Brume    01/06/2023    2 recensioni
1788, autunno. Oscar e André sono in viaggio per conto del generale e, dopo una notte agitata - soprattutto per lui - arrivano a Le Havre, dove si imbarcheranno per Londra. Ma, durante una sosta forzata in attesa dell' imbarco, arriva nella locanda dove alloggiano un uomo del padre e consegna ad Oscar una lettera. I due saranno costretti a tornare indietro e verrà loro affidato un incarico segreto, anzi, segretissimo.
Storiella di pochi capitoli, lontanamente ispirata alle storie gotiche ma, più che altro, alla figura (secentesca) di Madame Catherine Montvoisin (o Monvoisin)...meglio conosciuta come La Voisin: chiaroveggente, ostetrica,maga...ma , soprattutto, esperta nel creare veleni, per i quali si faceva profumatamente pagare.
Genere: Fantasy, Noir, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio. Buio.

E’ questa, la morte?
…Un silenzio assordante , dove solamente l’ anima può spaziare, avere una forma?
E’ tutto così calmo, così tranquillo.
Sembra di essere sospesi, tra un mondo e l’altro, tra l’ inferno e il paradiso…dove andrai, Oscar?
Quale destino ha in serbo per te il Creatore di tutte le cose?


Oscar, gli occhi chiusi, istintivamente mosse la mano.

La mia mano…si muove…no, aspetta…qualcosa mi tiene ferma…

Il cuore ricominciò a battere…o forse era lei a non avere percepito i battiti, un attimo prima?

Oscar provò ad aprire gli occhi ed una fitta di dolore la prese.
Non proverei dolore, se fossi morta….

Il viso doleva, bruciava. Facendo attenzione, tentò di aprire gli occhi pesti e scoprì che si trovava ancora in quel luogo.

Sono ancora viva, dunque? 

Nella stanza, in quel momento non vi era nessuno.

Dove….dove si trova?…dove è, Lei?

Silenzio.Eppure, ricordava di avere visto quello sguardo minaccioso molto, molto vicino…

Provò a muoversi, allora, per quanto le corde che la tenevano legata alla sedia fossero strette. Le candele si stavano lentamente consumando ed intorno a lei non vi era nessuno. Controllò in ogni anfratto che fosse alla portata dei propri occhi.

André! Il mio Andrè…!!! L’ improvvisa  immagine di lui, oltre quella porta, le strinse il cuore. Lo aveva visto solo che per un istante…

“André!” gridò.

L’ uomo,  esanime dopo il colpo che aveva ricevuto da Lucien, si trovava disteso proprio davanti alla porta che li separava e non poteva, al momento, sentirla. Il suo corpo era fermo in una posa innaturale…Ma questo Oscar non poteva saperlo; infatti,  provò ancora e ancora… senza successo.
 
André…
Esausta, dolorante, le lacrime agli occhi…si lasciò andare. Chinò il capo, lasciando che i capelli le ricadessero sul petto. Con sorpresa, notò che non indossava alcun abito se non una camiciola che a malapena le copriva le gambe ma, più altro, vide che alcuni grossi topo si stavano avvicinando, attratti da ferite e sangue.
“Andate via!” gridò inorridita e, al contempo, allungò le gambe scalciando furiosamente. Purtroppo i movimenti minarono il già precario equilibrio e nel giro di pochi secondi  si ritrovò stesa, sulla pietra fredda e umida di quella cantina, tirandosi appresso la sedia, che la colpì violentemente la schiena.
I suoi occhi stanchi e martoriati, circondati da aloni bluastri, iniziarono a lasciare cadere lacrime che aveva tentato con tutte le proprie forze di trattenere. I topi si avvicinarono a lei in un nuovo assalto. Un violento brivido scosse il suo corpo da cima a fondo.

…Non può finire così…
 
No, non può davvero finire così…



D’ un tratto, lo sbattere di una porta.
Il rumore le fece mancare il fiato, tanto si spaventò.

“Eccomi, Mademoiselle…”  disse un uomo.
Lucien.

Avvicinatosi a lei con passi pesanti, allungò il piede verso Oscar.
Con la punta  dello stivale, lercia di terriccio, le sollevò il viso quanto  bastava per capire se fosse o meno viva, lasciandolo poi ricadere a terra.

“Sei fortunata, la mia padrona ha avuto un imprevisto…non sarà qui prima di una mezz’ora. Sfortunatamente una delle suore l’ ha scoperta disseppellire alcune vecchie ossa ed ora si sta occupando di lei….” disse, ridacchiando.

Oscar si sforzò di tenere gli occhi chiusi e non pensare a ciò che aveva appena udito.
L’ uomo la fissò un attimo per leggerne le espressioni ed infine, deluso, si allontanò per andare ad accertarsi riguardo le condizioni di André.

“Il tuo amico sta ancora dormendo…credo”
 Un ghigno malefico comparve sul suo volto.

Oscar fu percorsa da un brivido, l’ ennesimo. Pregò che André fosse ancora in vita.
 
“Non parli?” domandò l’ uomo.

Lei riaprì gli occhi giusto un attimo, alzando lo sguardo verso l’ aguzzino. Notò che era fermo, le braccia conserte sul petto.

“Non ho niente da dire.” Rispose lei.

Lucien, inaspettatamente, non si mosse e nemmeno disse altro ma rimase appunto fermo, le spalle ora appoggiate al muro. Nel mentre Oscar, ormai senza forze, richiuse  ancora gli occhi:
in quell’ istante, una pace improvvisamente  la raggiunse, di fatto rassegnata al proprio destino.

Automaticamente e senza volerlo, iniziò a pensare alla propria vita.

Aveva fatto tutto ciò che desiderava?

Era stata una vita felice?

Davanti ai suoi occhi iniziò, lento e malinconico , a scorrere il tempo che fu…

L’ infanzia, le sorelle così distanti… quel padre fin troppo presente ed una madre lontana…
l’ arrivo di André , i giochi e poi i primi duelli, le marachelle che combinavano ai danni di Nanny… tutto questo le tornò alla mente, riportandola bambina: riuscì perfino – o almeno così le sembrò - a percepire distintamente  profumi, suoni, odori.  Si, aveva vissuto pienamente, non vi era alcun dubbio… ma avrebbe voluto passare con André del tempo in più, ora che aveva scoperto un sentimento forte albergarle nel cuore…

Forse era destino , doveva andare così; però, che disdetta, mio dolce André…scoprire di amarsi, sfiorare con le dita la felicità e… dover morire…

Oscar, improvvisamente, sorrise.

Proprio così:  il  viso, non più teso, fu incorniciato da un bellissimo sorriso.
Riuscì persino a respirare a fondo ed il peso che aveva sul petto, una sorta di nodo , si era allentato o, forse, sciolto.
La risposta era arrivata, diretta e preziosa: Si, Oscar, hai vissuto una vita degna di tale nome pensò.
Senza pensarci oltre, dunque, rialzò la testa. Lo sguardo tornò quello fiero che aveva sempre avuto.

“Facciamola finita, Lucien. Lasciami salutare una ultima volta André e poi  vediamo di venirne a capo.Prima che arrivi la tua padrona, Lucien,  lascia che possa rivolgere le mie parole ad André: come vedi, non hai nulla da temere: siamo inermi, non abbiamo né forza né armi.Sono i miei…i nostri ultimi istanti di vita…”

Oscar voltò il capo laddove sapeva esserci André.

Chissà se lui…se André…mi sta ascoltando.


Lucien non fu affatto sorpreso da quelle parole e non diede loro alcun peso: con movimenti quasi automatici si limitò a tornare da Oscar, rimettere in sesto la sedia e assicurare le varie corde.

Mentre era intento in questo suo compito, la porta si aprì e comparve La Voisin.
“Madame, vi aspettavamo” disse Lucien.
Oscar notò che la veste della donna era macchiata di sangue.
“Vedo che avete resistito, Mademoiselle” disse la megera senza perdere ulteriore tempo e come se non avesse sentito le parole del compare,  avvicinandosi ad Oscar con una espressione beffarda. Anche  le mani  erano ricoperte di sangue. Con le dita sporche e ingioiellate sollevò il viso della donna soldato.

“ …il vostro amico? Lui come sta?” domandò con voce quasi flautata, musicale.
Oscar sollevò gli occhi al cielo.
“…è ancora stordito…credo” rispose Lucien.
 La Voisin relegò al compare un manrovescio che lo fece barcollare, distogliendo per un secondo gli occhi dalla propria preda.

“Ti avevo detto di tenere in vita anche lui…Entrambi…sono merce rara, rozzo ignorante!!” esclamò.

Merce? Quindi… sono una cosa, uno straccio, un ingrediente per i tuoi esperimenti?

Lucien abbassò il capo borbottando qualcosa. La strega , in ogni caso, non fece o disse altro ma si recò dietro il tavolo ‘da lavoro ‘ e li iniziò ad armeggiare con lame , bisturi…ed altri oggetti non ben identificati. Restò davanti al tavolo, concentrata, per mezz’ ora, con gli occhi di Oscar fissi su di lei. Infine,  tornò a guardare Lucien.

“Per favore, porta qui l’uomo: ho cambiato idea. Farò un unico lavoro” disse. Il tono di voce era calmo, talmente calmo da sembrare irreale.
Oscar, la cui espressione non era affatto cambiata rispetto a prima, si schiarì la voce e prese coraggio.
“L’ ho già riferito al tuo compare. Facciamola finita qui, ora. Se vuoi prendertela con me, fai pure: ma ti prego… André…non ucciderlo” disse.
La Voisin sbuffò, sbattendo le palpebre quasi con movimenti innaturali. Non poteva tollerare simili discorsi.

“Mademoiselle, mi stupisco di voi: chiedere un simile favore ad una criminale quale sono…Non è forse così che mi definite, senza aver mai davvero riflettuto sulla genialità dei miei studi e del mio potere? Suvvia, contegno! Ora mi state innervosendo e recando parecchio fastidio, sapete?” concluse, allargando le braccia.
Oscar la fissò ancora, a lungo.

“Allora fate presto” disse Oscar, risoluta più che mai. André…perdonami!

“Come desiderate” rispose subito la donna più anziana “…Lucien, per favore, falle bere questa pozione: terrà in vita, anche se i suoi sensi verranno meno. Divertirsi su un corpo morto non ha senso...”
Lucien prese la fiala che la donna gli porse, mentre quest’ ultima tergiversò iniziando a cercare qualcosa che sul tavolo. Accidenti, rozzo imbecille…dove hai messo ciò che ti ho detto di preparare? Il Panno nero? Gli altri coltelli? Disse.

L’ uomo, che in quell’ istante aveva infilato le dita nella bocca di Oscar per farle bere il liquido verdastro, si girò, infastidito.

“Madame,  avete detto di preparare le cose sulla lista e quelle vi ho portato...”

La Voisin, in un impeto d’ ira, prese un coltello e lo lanciò addosso all’ uomo, che lo schivò prontamente lasciando che la lama andasse a colpire il muro.

“Non osare mai più rivolgerti a me in questo tono” disse”…ora…sbrigati. Vai  a prendere…la Briglia. Ho cambiato idea.“
Oscar cercò di seguire la scena, osservando il tutto non come la diretta interessata, ma quasi come fosse uno spettatore. Il corpo della giovane donna, temprato da anni di disciplina e lavoro, resisteva; ma la sua mente, il suo animo erano sospesi, se così si può dire, in un’ altra dimensione.

“André…” mormorò, ancora.
Era, questo, non una richiesta di aiuto, ma il suo modo per sentirsi vicina a lui che, dall’ altra parte del muro, aveva iniziato a versare lacrime di dolore e rassegnazione.



Lucien,  nel frattempo era uscito; non aveva fatto molta strada, tuttavia. Non erano passati che pochi minuti quando rientrò nell’ antro recando con sé la Briglia,  poggiandola ai piedi di Oscar.
Maledizione, no! E questa…da dove salta fuori? Pensò lei e le venne, improvvisamente, l’ istinto di ridere:  ma come, una persona quale io sono, riservata a tal punto da essere definita scontrosa…cosa è un ultimo scherzo del destino?Fino ad allora non ne aveva mai vista una e reputava il tutto una pura invenzione, sebbene Nanny a volte l’ avesse citata quale punizione da infliggere all’ ennesima cameriera nullafacente e pettegola…
La Voisin, che aveva preso a camminare nella sua direzione con un incedere quasi solenne, la fissò.
Oscar se la trovò davanti ben presto.
“Forza, vecchia stolta. Fai ciò che devi fare.” disse, sfidandola.
Lei, in tutta risposta, alzò le mani verso il cielo, pronunciando frasi di una lingua sconosciuta ed iniziando al oscillare. Infine, con un gesto veloce, si sfilò la veste rivelando un corpo nudo e flaccido, coperto di cicatrici. Al collo della donna pendeva una sottile catenina alla quale vi era appeso uno stiletto altrettanto sottomisura.
Oscar la fissò curiosa.
“Credo che ora inizierò a divertirmi” disse, infine, la donna più anziana. Oscar socchiuse le palpebre. André, rinchiuso ancora nella sua prigione e ormai stremato dai troppi sforzi, era steso a terra. Nell’ udire la voce, si raggomitolò cingendo le lunghe gambe e portandole al petto.

“Bene, procediamo...”

La vecchia sollevò la briglia, posandola sopra il capo di Oscar , facendola scendere piano.
Nel farlo, la punta in ferro destinata ad essere infilata nella bocca di quest’ ultima provocò diversi tagli. Sul viso di Oscar iniziarono a scendere rivoli di sangue rosso vivo.
“Ci siamo quasi…”

Oscar sentì il ferro sulle proprie labbra che, istintivamente, si serrarono. La Voisin ed il suo aiutante cominciarono a stringere le briglie in cuoio intorno al capo della ragazza. Qualcosa, tuttavia, sembrava averla distratta: si fermò, lo stesso fece Lucien. I due si guardarono.

Rumori. Forti rumori provenivano alle loro spalle, li aveva uditi anche Oscar.

Che sia…mio padre?

Effettivamente, si ricordò di aver detto al Generale che, nel caso in cui non avesse avuto sue notizie entro sera, avrebbe dovuto mandare rinforzi…

Dunque…è passato così tanto tempo?

La Voisin si bloccò e diventò pallida come un cencio: erano dei passi, quelli che stava ascoltando. Passi sempre più vicini.

Lucien fu il primo ad accorgersene: in quella penombra, iniziò a filtrare della luce rossastra.
“Madame…dietro di voi…dietro il vostro tavolo….” balbettò.
La vecchia si voltò e lasciò cadere le mani lungo i fianchi. Dal muro poteva vedersi, distintamente, una fessura.
L’ aiutante della Voisin si allontanò dalla sedia e strisciò contro il muro, il viso ridotto ad una maschera di terrore: nel momento in cui raggiunse l’ unica via di fuga e provò ad aprire la porta, tuttavia, un gran botto fece tremare il pavimento e la piccola fessura che aveva notato si trasformò in uno squarcio, dal quale presto emersero delle figure.

“Presto, presto! Immobilizzate la ricercata!” .
Mio Dio… Girodelle?! Siete voi?
Anche André, seppur in maniera confusa, riuscì a sentire il trambusto. Troppo debole per muoversi , pregò con tutto sé stesso che quelle non fossero allucinazioni.

Il Visconte si era intanto avvicinato alla donna tenuta prigioniera mentre uno dei suoi soldati provvedeva a legare e imbavagliare La Voisin, troppo stupita per profferire parola o fare altro.
“Oscar, presto sarete libera, vi porterò a casa” le disse: la voce era ferma, ma tradiva una forte emozione .In un istante la liberò dalla briglia – la quale fortunatamente non aveva provocato alcuna  lesione all’ interno della bocca  – e, dopo essersi tolto ed averle poggiato il proprio cappotto sulle gambe nude, la prese tra le braccia.
Lei sorrise, troppo stanca per sentirsi a disagio.
Con il capo chino, stanco, appoggiato alla spalla di Girodelle, mormorò alcune parole.

“André…oltre quella porta c’è André…”  disse.
Girodelle cercò con lo sguardo uno dei suoi indicando la porticina.
“Lo salveremo” rispose ad Oscar; poi con la donna ben salda tra le braccia, si fece strada lungo il cunicolo segreto che per caso avevano trovato due ore prima, arrivati al Convento su ordine del  Generale Jarjayes, finchè uscirono all’ aperto, in una sera invernale fredda. Solamente una volta uscito potè tirare un sospiro di sollievo.
“Siete salva, sietelibera, ora” disse guardando Oscar:  lei, abbandonata la tensione o forse svenuta, stava già dormendo.



***


Le carrozza inviata dal Generale Jarjayes  -a supporto per ogni evenienza - era stata attrezzata alla svelta, improvvisando un paio di giacigli lungo i sedili dove Oscar e André, sui cui corpi  - per ripararli dal freddo - erano state posate alcune coperte che normalmente i soldati avevano in dotazione, partì all’ istante. Girodelle si trovava sul mezzo, scortato da alcuni dei soldati e, tenendosi aggrappato come poteva, volgeva il capo a destra ed a manca senza sosta: André-Oscar, Oscar- André…Perché non avete chiesto aiuto prima, Madamigella Oscar? Avreste potuto avvisarmi, invece di fare sempre di testa vostra. Anche se i nostri destini si sono separati, io sono sempre il Vostro devoto Girodelle… pensò tra sé, più di una volta ora…non rimane che affidarvi alla bonta di Nostro Signore…

Uno scossone più forte degli altri gli fece perdere l’ equilibrio faticosamente mantenuto fino a quel momento.Per fortuna, nel cadere ebbe la prontezza di spirito di evitare lo stesso destino ai due malati: allargando le braccia , evitò che i loro corpi rovinassero sul pavimento. Li, inginocchiato e scomodo, ci rimase finché il vetturino non si fece sentire, circa un’ ora dopo. Solo allora si era rialzato, con un gran mal di schiena e ginocchia; si era assicurato delle condizioni di Oscar ed André e poi aveva aperto uno dei finestrini.
“Quando saremo nella tenuta Jarjayes, prosegui lungo il viale e fermati dinnanzi all’ entrata principale. E’ la via più corta” disse, cacciata fuori la testa, i capelli disordinati dal vento.
 Il vetturino rispose a suo modo,  frustando ancor di più i cavalli. Girodelle richiuse tutto in fretta e furia e tornò a guardare i due: notò che Oscar aveva iniziato a tremare, violentemente. Il sangue gli si gelò nelle vene.
Vi prego, resistete fu la sua muta preghiera; poi, diede uno sguardo anche ad André, il volto talmente pallido da sembrare trasparente. Infine, sempre più teso, chinò il viso, sopraffatto dal dolore.


Poco fuori dalla tenuta, nel frattempo, il Generale – in preda ai sensi di colpa per non essersi recato in prima persona a Jouarre – stava ben saldo in sella al proprio cavallo, attendendo impazientemente  notizie;  appena giunto da Versailles, non era nemmeno rientrato in casa. Il suo sguardo, ancora acuto, ispezionava in continuazione l’ orizzonte: quasi immediatamente, fu ricompensato.

“Eccoli… è finita, dunque?!” mormorò.

Gli occhi chiari, gli stessi che la figlia aveva ereditato da lui,  seguirono con apprensione
l’ avvicinarsi del mezzo. Nel momento in cui – faticando a tenere a bada il cavallo – la carrozza si fermò, realizzò con terrore che la situazione non era affatto positiva.


“Signore, mi dispiace: sia Oscar che André sono vivi ma…temo…in gravissime condizioni” disse mesto Girodelle, il viso tirato e stanco. Jarjayes non parlò, le parole gli si fermarono in gola ogni volta che provava ad articolare una frase: lo sguardo era fisso sulla figlia.
“Si salverà, Visconte de Girodelle?” domandò.
L’ altro, spiazzato da una simile domanda, fece l’ unica cosa sensata.
“Certo, Generale. Oscar è forte…anche André, lo è” disse; infine, risalì in carrozza e percorse il viale d’ ingresso alla magione, seguito dal Generale, dove nel cortile li attendevano servitù, Nanny e Madame la Comtesse.
   
 
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