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Autore: Kana Altair    02/06/2023    1 recensioni
Ho immaginato cosa potesse essere accaduto durante il time-skip dei cinque anni e ne è uscita fuori questa one-shot.
.
[...]Mi sporgo sulle rive del fiume, assaporando la freschezza dell’acqua per la prima volta dopo tanto tempo.
Dopo aver terminato, scorgo il mio riflesso nell’acqua.
Il colore dei miei occhi, dei miei capelli, è proprio come il loro.
La mia famiglia…
La mia vera famiglia.
Voglio tornare a casa anch’io…[...]
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Byleth Eisner, Dimitri Alexander Blaiddyd
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Incubi dopo la morte
 

 
“Negli ultimi cinque anni sono stato ‘morto’, più o meno”
 
Il suolo sotto i miei piedi incomincia a sgretolarsi, costringendomi ad abbassare lo sguardo.
Sotto di me, il vuoto più assoluto.
Una voragine che sembra non avere fine.
 
Cerco di ritornare in un punto più stabile, invano.
Il terreno crolla, facendomi perdere l’equilibrio, trascinandomi con sè nel buio.
 
Urlo, allungando la mano verso un punto di appoggio, ormai irrangiungibile.
 
Sopra di me riesco ancora a scorgere la sagoma della Purissima, che si allontana sempre più.
 
No…
Non può finire in questo modo…
 
La luce in lontananza si fa sempre più fioca, lasciando spazio alle tenebre.
 
Loro hanno ancora bisogno di me…
 

 

 
Apro gli occhi, scorgendo dinanzi a me quello che da ormai tanto tempo è diventato uno scenario familiare.
 
La mia casa.
O probabilmente, la mia tomba.
 
Siedo sul trono di Sothis, nel Sacro Mausoleo sotto il Garrech Mach.
Sotto di me, ai piedi dell’interminabile scalinata, vi è una moltitudine di persone.
Inginocchiate, in preghiera.
Cantano inni, invocano la Dea, alzando le braccia verso il trono.
 
Il popolo di Nabatea.
Il popolo dai capelli e dagli occhi del colore dei boschi, dei prati.
 
Dell’acqua.
 
Mi è impossibile alzarmi o muovermi, in quanto delle catene tengono stretto il mio corpo al mio trono.
 
Ma è veramente questo il mio posto?
Chi sono?
Perchè questa gente si inchina dinanzi a me?
 
Una donna adulta, seguita da altre due persone mi si avvicina, con un calice in mano.
 
“Madre, avete sete?”
“Madre, come vi sentite oggi?”
“Non preoccupatevi… Coloro che vogliono farci del male sono lontani ora”
 
Madre…
 
La donna, una figura a me familiare, avvicina il calice alla mia bocca.
Non reagisco… Questa volta decido di rassegnarmi e abbandonarmi alle cure di questa gente.
 
Perchè mi chiamano ‘Madre’?
 
Del liquido caldo scorre dal calice nella mia bocca.
È aspro, dal sapore pungente.
Quasi ripugnante.
 
Parte del liquido fuoriesce dalle mie labbra, cadendo sulle mie gambe, rigandole di un nero intenso.
Ingoio, avvertendo il contenuto di quel calice attraversare il mio corpo.
 
È caldo…
Brucia…
 
“Luridi esseri che infestate le nostre terre, non avrete pace nemmeno dopo la morte.
Ci ciberemo delle vostre carni e dei vostri cuori.
Brinderemo con il vostro sangue.
 Combatteremo usando le vostre ossa”
 
Questi sono i miei ricordi…
Ma lo sono sempre stati?
 
I miei figli, massacrati.
Il mio corpo fatto a pezzi, il mio cuore strappato dal petto.
E la spada della Creazione nelle mani del popolo di Shambhala.
 
“Non soffrirete più la sete, Madre… Ci sono io con voi ora”
La donna abbandona il calice al suono, avvolgendo il mio capo con le sue braccia.
Gli altri due si appoggiano sulle mie gambe scoperte, accompagnando il coro.
 
“In time’s flow, see the glow of flames ever burning bright.
On the swift, river’s drift, broken memories alight.”
 
Alzo lo sguardo e noto che la donna sta piangendo.
 
“Madre, perchè mi avete lasciata sola?”
 
Alzo la mia mano, per quanto mi è possibile, accarezzandole una guancia.
 
“Andrà tutto bene.
Un giorno torneremo nello Zanado, insieme…”
 
La donna mi sorride.
 
“… Seiros”
 

 
L’acqua.
Ciò da cui la vita ha origine.
 
Il luogo di nascita, persino per un dio.
 
“Io sono Sothis, il Principio.
Colei che è morta e risorta”
 
Avverto il mio corpo, rinato, riemergere dagli abissi in cui ero precipitato.
 
Ero morto.
 
Le onde del fiume e la corrente mi portano a riva, ma una inspiegabile stanchezza mi pervade.
 Apro lentamente i miei occhi, tornando finalmente ad osservare la realtà.
Tuttavia, il terrore mi assale.
Noto che il mio corpo è completamente mutato, nel corso del tempo.
 
È debole, magro.
Quasi scheletrico.
 
A fatica, mi sollevo su di un fianco.
 
Ho sete…
 
Mi sporgo sulle rive del fiume, assaporando la freschezza dell’acqua per la prima volta dopo tanto tempo.
Dopo aver terminato, scorgo il mio riflesso nell’acqua.
 
Il colore dei miei occhi, dei miei capelli, è proprio come il loro.
La mia famiglia…
La mia vera famiglia.
Voglio tornare a casa anch’io…
 
Sgrano gi occhi e alzo lo sguardo, notando la sagoma del monastero a distanza, illuminata dai raggi del tramonto.
In quel momento i ricordi dell’Accademia, degli studenti e di Rhea tornano alla mia mente.
 
Oh no…
Cosa è sucesso dopo la mia caduta?
Quanto tempo è passato?
 
Inizio a pormi mille domande.
Cerco di sollevarmi, con l’intenzione di tornare subito al monastero e controllare la situazione.
Tuttavia, le mie gambe non riescono a sopportare il mio peso, e cado al suolo.
 
Ho freddo…
 
Il mio corpo, nudo, è troppo debole per resistere al vento delle radure antistanti il monastero.
Socchiudo gli occhi, e riesco a sentire una voce a distanza.
 
Perdo i sensi.
 

 
Mi risveglio su un arrangiato giaciglio, ricoperto da un sottile lenzuolo.
“Sei sveglio, finalmente”
Cerco di mettere a fuoco, identificando la figura che mi si avvicina.
“Tieni, bevi un po’ d’acqua”
 
Da quando mi sono risvegliato, una sete insaziabile mi ha assalito.
Quel liquido denso.
Ancora… Dammene ancora.
 
“Adesso, spiegami”
Sollevo lo sguardo.
“Cosa è successo dopo quella battaglia, professore?”
 
Vicino a me, riconosco la figura di Seteth, subito seguito da Flayn.
“Io…”
Abbasso lo sguardo.
“Suppongo di essere morto”
 
Loro mi fissano, scettici.
In attesa di ricevere altre risposte.
 
“Ma ho fatto un sogno interminabile, che si ripeteva di continuo”
Avverto il loro sguardo su di me.
Fisso il vuoto, rievocando le immagini del popolo di Nabatea.
“Erano tutti lì, davanti ai miei occhi, Seteth”
Torno a guardarlo.
Lui mi fissa, confuso.
“I miei figli… Erano ancora vivi”
 
Li vedo sgranare gli occhi, visibilmente turbati.
“Cosa… Intendi?”
Flayn si porta le mani al petto.
“Li vedevo gettarsi ai miei piedi, piangendo, cantando.
Mi supplicavano di salvarli, dopo quanto accaduto nello Zanado.
Volevo tornare tra loro, ma delle catene mi impedivano di raggiungerli.
Ero immobile, sul mio trono”
 
“Quanto Rhea aveva detto era vero, Flayn”
Lei annuisce.
 
Un giorno, la Dea tornerà tra noi.
 
“Per quanto tempo ho dormito?
“Sono trascorsi ormai cinque anni”
 
Il momento in cui caddi, è ancora vivido nella mia memoria.
 
“Cosa ne è stato di Rhea?”
Lo vedo scuotere la testa.
“Scomparve durante il conflitto.
Speravamo fosse con te ma…”
Abbassa lo sguardo, rammaricato.
“Ormai non abbiamo sue notizie da quel giorno”
 
Mi tiro a sedere.
“E gli altri…?”
 
“Cosa ne è stato…
Di Dimitri?
 

 
I miei stivali affondano nello spesso strato di neve, che da giorni cade incessante sul suolo del Faerghus.
Gocce di sangue attraversano le mie dita, colando copiosamente e imbrattando quel puro biancore.
 
Il cadavere del malcapitato ai miei piedi porta l’armatura dell’esercito imperiale.
Mi accovaccio, iniziando a frugare nella sua sacca e tra i suoi averi.
 
Ho fame…
 
Non mangio da giorni, troppo concentrato a liberarmi di questi ratti sudici.
Improvvisamente noto un pezzo di pane e della carne rinsecchita avvolti in un fazzoletto.
 
Questo dovrebbe bastare a farmi restare in piedi per il resto della giornata.
Questi esseri si rivelano utili a volte.
 
Addento velocemente il pasto azzardato, con la schiena incurvata su me stesso.
Come un mostro.
 
Mi vergogno di ciò che sono diventato…
Ma non ha importanza.
Voglio solo mettere a tacere i loro pianti, non desidero altro.
 
L’odore del sangue marcio si mischia al pane, ormai duro e quasi immangiabile.
 
Mi siedo ai piedi di un albero, rinsecchito e bagnato, fradicio e ricoperto di sangue.
Sul mio mantello, ormai di un grigio pallido, si intravede ancora lo stemma del mio casato.
 
Il mio casato…
La stirpe Blaiddyd, ormai ufficialmente scomparsa dal Fòdlan.
 
Quando sollevo lo sguardo, torno a incrociare i loro occhi.
 
Gli occhi dei morti…
Mi guardano, aspettano ansiosi.
Mi giudicano, insoddisfatti.
Piangono, disperati.
Urlano, terrorizzati dalle fiamme.
 
“Uccidila, Dimitri”
“Vendicaci”
“Perché resti lì, immobile?
Fa’ qualcosa”
“Spegni le fiamme!”
“Perché, Dimitri?”
 
“Perché sei sopravvissuto solo tu?”
 
Io pecco di esistere…  Avete ragione.
Mi dispiace così tanto…
 
Abbasso il capo, stremato.
I miei capelli, ormai una matassa informe di ciocche disordinate, ricadono sulla mia fronte.
Chiudo gli occhi, abbandonando la lancia al suolo.
 
Potrei anche morire.
Si, mi andrebbe benissimo.
Qui, in questo momento, abbandonato a me stesso, solo, disperso in questo angolo di niente.
Una fine adatta ad una bestia come me.
 
Un nuovo plotone di soldati imperiali mi si avvicina.
Riesco a percepire i loro passi svelti.
 
Sono troppo stanco…
 
Resto seduto, con il capo chino, rassegnato.
In lontananza, odo ancora il pianto dei morti e le fiamme impetuose.
 
Uccidetemi, vi prego.
Vi imploro… Salvatemi da loro.
 
Uno dei soldati mi si avvicina, toccando una mia spalla, come per verificare le mie condizioni.
“Sarebbe questo, l’assassino che ha ucciso tutta la scorta mandata in ricognizione?”
Ridacchia, smuovendo il mio corpo con uno strattone.
“È vivo?”
“Più no che si, gli altri hanno fatto un bel lavoro.
Ma guarda che disastro”
Il soldato sputa sulla mia armatura.
Bastardo
 
Non reagisco.
Forse ho perso ogni volontà di esistere.
“Uccidiamolo”
Sento le loro risate.
“Ma facciamolo come si deve”
 

 

 
Oggi avrei compiuto vent’anni.
Il trono del Faerghus spettava a me, due anni fa.
 
Invece, legato ad una sedia, mi ritrovo nel cuore dell'accampamento nemico.
“Lord Gwendal, ecco il prigioniero”
 
Gwendal…
Ho già sentito questo nome.
 
Sollevo lo sguardo.
La possente sagoma del cavaliere varca l’uscio del forte in rovina.
“Ma che piacevole sorpresa…”
L’uomo mi si para di fronte, abbassandosi verso di me.
“Ne è passato di tempo, Vostra Altezza”
 
Ma certo.
Gwendal, il cavaliere più stimato del casato dei Rowe.
 
Il primo casato che ha voltato le spalle al Regno, alleandosi all’Impero.
 
Lo guardo con sdegno.
Disgustoso traditore.
Cerco di liberarmi dal vincolo che mi impedisce di muovermi, senza riuscirci.
Va’ all’inferno.
 
Il mio sguardo pieno di astio non suscita alcuna reazione in lui.
 
“Le voci riguardo al fatto che foste ancora in vita erano vere, dopotutto.
Un tempo vi stimavano come un ragazzo pieno di onore e virtù”
Lui avvicina il suo volto, per intimorirmi.
“Ma guardate come siete ridotto ora…
Cosa direbbe il re adesso?”
Si discosta.
 
“Sapete, Altezza, il casato dei Rowe non ha mai appoggiato la famiglia reale.
Vostro padre…”
Sgrano gli occhi.
“Era un uomo troppo ingenuo per governare un regno”
Sento il sangue ribollire nelle mie vene.
“Quella di sei anni fa fu una missione suicida.
Solo un pazzo si sarebbe recato di persona nel Duscur”
Digrigno i denti.
Meritava la fine che ha fatto
 
Urlo con la mia voce, ormai al pari di un ruggito colmo d’ira.
Tu… Maledetto.
Come osi infangare la memoria del tuo re?”
 
Ride.
Lambert non è mai stato il mio re
Cerco di alzarmi con tutta la forza che ho in corpo.
Urlo, cercando di liberarmi.
 
“Lo giuro.
Ti ucciderò
Sulle sue labbra intravedo un ghigno.
“Ti farò a pezzi.
Ti massacrerò, strappandoti gli arti dal corpo e godendo nel sentire le tue urla disperate!”
 
Lo sento ridere di gusto, mentre cerco invano di svincolarmi dalle corde ben strette.
Hai infangato la memoria di mio padre.
Del mio stesso sangue.
 
“Siete solo un pazzo”
Lo vedo fare un cenno ad un soldato, allontanandosi da me.
Gli somigliate”
Il soldato gli si avvicina, con un coltello in mano.
Mi tiro leggermente indietro.
 
“Vi sto facendo un favore, evitando di riportarvi da Cornelia”
Il soldato porge il coltello al traditore.
“Vi ucciderò personalmente, tra atroci sofferenze”
Lo vedo avvicinare la lama al mio occhio destro.
 
“Tranquillo… Vi sembrerà solo un interminabile incubo
 

 
Fa male…
Il mio corpo, lacerato.
Fate smettere questo dolore.
 
Sangue, ovunque.
Il liquido caldo, che ormai imbratta tutte le pareti del forte, cade copiosamente anche dalle mie ferite.
 
Non vedo…
Il mio occhio destro è stato squarciato.
 
Premo il palmo della mia mano sulla ferita, che pulsa inarrestabile.
 
Devo fermare il sangue.
 
Con la vista annebbiata dal rosso e limitata a causa della ferita, cerco di recuperare l’indispensabile per fermare l’emorragia.
 
Le mie gambe tremano, implorandomi di arrendermi e abbandonare ogni volontà di continuare a vivere.
 
Basta, ti prego.
Fallo smettere.
 
Anche le gravi ustioni che riportai quel giorno, bruciavano.
Brucia…
Spegnete le fiamme.
 
Perché… Continuo a vivere?
 
Raccolgo un pezzo di stoffa pulito, poggiato su un tavolo di legno.
Lo premo sul mio occhio, lasciando che si impregni del mio sangue.
Mi accascio al suolo, annaspando.
Intorno a me, altri cadaveri si aggiungono alla schiera dei sacrifici uccisi per loro.
 
“Altezza, perdonatemi”
“Gustave…”
“Ho fallito, non ho assolto al mio compito di cavaliere”
“No, Gustave, tu…”
“Dopo che sarete guarito, sparirò per sempre.
Non ho altro modo per espiare le mie colpe”
 
“Perdonatemi”
“Tu non hai colpe…”
 
“La colpa è solo mia…”
 

 
“Dobbiamo essere cauti, professore”
Sollevo il capo, cercando di incrociare il suo sguardo.
“Ultimamente dicono che si aggiri uno spietato assassino da queste parti”
 
Torno ad osservare il paesaggio, stretto al corpo di Seteth, in sella alla sua viverna.
Il Garrech Mach è ormai quasi alla nostra portata.
“Il suo obiettivo sembrano essere i soldati imperiali, fortunatamente.
Tuttavia dobbiamo fare attenzione”
Flayn si avvicina, in sella al suo pegaso.
“Si, professore, non potete assolutamente combattere, in queste condizioni”
 
Socchiudo gli occhi.
“Se il suo obiettivo sono i soldati imperiali, sicuramente non si tratta del Cavaliere Infernale”
“Hai ragione, in effetti alcuni dei pochi abitanti del villaggio lo definiscono il Demone da un occhio solo
Mi volto indietro, scorgendo le poche abitazioni rimaste in piedi dopo il sanguinoso assedio al monastero.
“I cadaveri che lascia dietro di sè… Sono quasi irriconoscibili.
Massacrati in modo disumano.
Come se si trattasse dell’opera di un mostro, non di un uomo”
 
“Perchè si trova qui, allora?”
Flayn mi fissa, confusa.
“Se il suo obiettivo è l’Impero, perché uccidere i pochi soldati rimasti qui?”
 
“Questo… Non so spiegarmelo”
Dopo di questo, Seteth rimane in silenzio, così come Flayn.
 
Loro, con lo sguardo fisso verso l’orizzonte, mentre io non posso far altro che voltarmi indietro.
Il mio dovere era salvarli…
Per cosa dovrei combattere, ora?
 
La stanchezza pervade il mio corpo.
Fisso le mie mani, ancora visibilmente turbato dal mio aspetto.
Se non posso combattere, sarò in grado di fornire aiuto?
 
Dimitri è morto.
Molti dei miei studenti sono sparsi per il continente, mettono a rischio la loro vita per una guerra dettata da una falsa morale.
 
Edelgard… L’imperatrice.
Se il suo scopo è porre fine alla Chiesa di Seiros, uno dei suoi obiettivi principali… Sono sicuramente io.
 
Improvvisamente, giungo ad una conclusione.
Quel giorno, nel Sacro Mausoleo, lei cercò di rubare tutte le pietre segno dalle rispettive tombe…
Lei… È al corrente di tutto quanto.
 
Serro i pugni, stringendo la presa sul corpo di Seteth.
I corpi dei figli di Sothis…
Dei miei figli…
Trucidati da Nemesis, e ora sfruttati dall’impero come armi da guerra.
 
“Non avrai mai la salvezza, anche se dovessi bruciare nelle fiamme eterne e versare tutto il tuo sangue sul suolo della Dea!”
 
Rhea…
 
“Siamo arrivati, professore”
Sussulto.
Torno a focalizzarmi sul presente, osservando la cattedrale del monastero, in rovina.
Sorrido, ricordando i bei momenti passati in questo luogo ormai a me caro.
“Mi sembra essere passata un’eternità”
 

 
“Catherine e gli altri Cavalieri saranno qui a breve.
Li ho già informati riguardo la tua situazione, sicuramente sono già in cammino”
Smonto dalla viverna, con molta fatica.
Flayn mi si avvicina.
“Aggrappatevi a me, professore”
Apre le sue braccia nella mia direzione.
“Tranquilla, sto meglio adesso”
“Va bene, ma non allontanarti da noi per nessun motivo”
 
Detto questo, Seteth avanza verso l’altare, ora coperto dalle macerie, illuminato dal bagliore del tramonto.
Sollevo lo sguardo, per fissare lo squarcio sulla cupola.
 
“È stato condannato a morte”
Sgrano gli occhi.
“Evidentemente la nuova reggente, Cornelia, lo reputava un individuo scomodo e si è sbarazzata di lui”
Abbasso lo sguardo, terribilmente rammaricato.
 
“E così, la dinastia Blaiddyd volge al termine”
 
Un silenzio inquietante invade la cattedrale.
Riesco ad udire il gracchiare dei corvi, a distanza, e il fruscio del vento accompagna costantemente il rumore dei nostri passi lungo le navate della chiesa.
Mi guardo intorno, amareggiato dalle condizioni in cui versa il luogo.
I capitelli, ridotti in pezzi o percorsi da profonde crepe.
Le panche di legno, distrutte.
Improvvisamente noto una chiazza maleodorante alle spalle di una colonna.
 
Resto impietrito.
“Seteth, Flayn.
Avvicinatevi”
I due prontamente ascoltano la richiesta.
 
Anch’essi rimangono turbati dalla scena.
 
Ciò che resta di un soldato imperiale, giace al suolo.
La sua testa, staccata dal corpo, è ormai in decomposizione, circondata da parassiti e mosche, così come i suoi arti, fatti a pezzi.
 Ciò che resta del busto, squarciato in più punti, lasciando in vista parte delle interiora, è abbandonato agli assalti degli animali selvatici.
 
“Riducerò il tuo corpo in pezzi, mentre assisti con orrore”
 
“Mostri, calpestano con i loro stivali vite innocenti.
Meritano una morte terribile”
 
“Staccherò quella testa dal tuo corpo.
E la appenderò sulle mura di Enbarr!”
 
Flayn si porta una mano al viso, coprendo naso e bocca.
Continuo ad esaminare il corpo.
“Quindi ti riferivi a questo…”
Seteth annuisce, scosso dallo spettacolo macabro.
 
Mi avvicino alla carcassa, notando l’emblema dell’aquila bicefala sull’elmo.
“È qui, nel Garrech Mach” aggiunge Seteth.
“Procediamo con cautela.
Tuttavia…”
Mi giro verso di lui.
“Dobbiamo riprenderci questo luogo, anche a costo di doverlo affrontare”
Annuisco.
 
“Professore, fratello, qui ce ne sono altri”
Flayn indica l’uscita laterale del transetto.
 
Seguiamo le scie di sangue putrido, fino a raggiungere la Torre della Dea.
“Professore, sta’ indietro.
È possibile che lui sia qui dentro”
“Ce ne occuperemo noi”
 
“Vengo con voi…
Ho qualche sospetto su chi potrebbe essere”
 

 
“Ucciderò Edelgard, lo giuro!”
 
La vedo avvicinarsi a me, circondata dalle fiamme, armata.
I suoi passi sono fermi, decisi, possenti.
 
Mi spingo indietro, piangendo.
“Perchè…?”
Mi fissa.
“Perchè, El?”
Lacrime copiose scendono lungo le mie guance.
“Cosa abbiamo fatto, per meritarci questo?”
 
“È colpa tua, Dimitri”
 
È colpa mia…
 
“La tua ossessione nei miei confronti è spaventosa.
Se fossi stato una persona normale, saresti già morto”
 
Mi volto, terrificato dalle urla di alcuni cittadini.
 
“È il demone, è tutta colpa sua!”
“Scappate!”
 
Tra di loro, scorgo la sagoma di Patricia, la mia matrigna.
Se solo tua madre non ti avesse mai fatto nascere
Lei si avvicina ad Edelgard.
“Uccidilo, Edelgard, figlia mia”
 
La vedo sollevare l’ascia, guardandomi negli occhi.
“Addio, re delirante”
 
Grido disperatamente.
 
Apro gli occhi.
Il silenzio invade la torre.
Oltre me, nessuno disturba la quiete di quel luogo sacro.
 
Noto che stavo respirando affannosamente.
Cerco di calmarmi, rilassando i muscoli tesi.
Abbasso il capo, chiudendo nuovamente gli occhi.
 
Persino nel sonno, gli incubi mi perseguitano senza sosta.
 

 
Seguito da Seteth e Flayn, salgo cautamente le scale della torre, turbato dalla quantità di corpi ammassati abbandonati al suolo.
 
“Professore…”
 
Giunto all’ultima rampa di scale, mi fermo un attimo.
 
"Sembrate molto contento, dopo la nostra vittoria”
 
Dopo qualche minuto, procedo.
Ancor più lentamente.
Spaventato da ciò che probabilmente mi si parerà dinanzi a breve.
 
Salgo l’ultimo gradino.
Scorgo una figura, in lontananza.
Nascosta nelle tenebre, accasciata su se stessa.
A nascondere il suo volto, lunghi capelli biondi.
 
“È bello vedervi sorridere.
Dovreste farlo più spesso”
 
Sento i miei occhi inumidirsi.
 
È lui…
 
Inspiro, a fatica.
 
È vivo…
 
Dimitri…
 
Lui alza lo sguardo.
L’azzurro dei suoi occhi è ormai spento.
 
Sorrido, mentre una lacrima riga il mio volto.
 
“Sono così felice… Che tu stia bene”
 
N.A: Ho apportato alcune modifiche alla successione degli eventi canonica. Per esempio Sethet e Flayn trovano Byleth per primi. 
I disegni sono realizzati da me, potete seguirmi su Instagram: geistyz.art 
Spero che la one shot vi sia piaciuta. 
 
 
 
   
 
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