GUINEVERE
<< Ti hanno mai detto che sei molto carino? >>
<< Certo ogni giorno >>
<< Immaginavo >>
Ero tornata nella mia stanza quella notte con una gran confusione nella testa.
Derek, quel ragazzo mi aveva squadrata come nessuno aveva mai osato fare in vita mia.
Che cosa mi stava succedendo?
Perché il mio cuore stava battendo in quel modo?
***
QUATTRO ORE PRIMA
<< Gwen? terra chiama Guinevere, mi stai ascoltando? >>
Penelope era di fronte a me con il grosso libro di pozioni tra le mani.
Quel pomeriggio non avevo molta voglia di studiare ma gli esami si avvicinavano e non avrei potuto o dovuto deludere le aspettative della mia famiglia.
<< Sì, scusami, sono solo molto stanca >>
<< Da quanto tempo non dormi? Lo sai che devi riposarti >>
Scuotendo la testa presi il tomo dalle pagine ingiallite tra le mani e aprendolo cominciai a cercare qualcosa che potesse stupire la commissione.
<< Trovato! >>
<< Non dirai sul serio, spero.
Dove pensi di trovare il sangue di un vampiro in un cimitero? >>
Mi misi a ridere a quella sua evidente battuta e presi il cellulare nel mandare un messaggio a Dasher ma non ricevendo risposta mi limitai nel fare una piccola smorfia.
<< Pen, sappiamo entrambi di che cosa sono capace se mi ci metto d'impegno >>
<< Non farti rispondere Gwen, non sei l'eroina di un videogioco o una stupida ragazzina di qualche libro >>
<< Non sono nemmeno perfetta come te >>
<< La perfezione non esiste per quanto io sia eccezionale >>
Ci guardammo per qualche istante per poi ridere divertite nel darci una leggera spinta.
<< Dasher saprà come fare, infondo lui sa sempre tutto no? >>
<< Certo, sa anche dirti il colore della biancheria intima di tutte le ragazze di questa scuola >>
<< Anche la tua? >>
Penelope si portò una mano contro il cuore come per simulare una freccia contro il suo petto.
<< Se non fossi la mia migliore amica ti avrei già rifilato un filtro per farti perdere tutti i capelli che hai >>
Feci per ribattere ma una voce alle nostre spalle mi fece voltare
<< Gwen, Pittersen ancora dietro a queste sciocchezze? >>
<< D, ti stavo cercando >>
<< Ho visto i messaggi, dimmi e no, non credere di fare una delle tue cazzate per compiacere papà >>
Lo sguardo mi cadde nuovamente sulla pagina del libro che raffigurava la ricetta e poi di nuovo su di lui.
Penelope non disse niente e fissò a lungo gli occhi di Dasher mentre lui fissava quelli di lei
<< D, per favore dammi una mano o sarò nei guai >>
<< Sarai nei guai se ti morderanno alla giugulare >>
<< Gwenny non posso che essere d'accordo con tuo fratello, non puoi andare a chiedere sangue di vampiro per tutta la città o sperare di essere notata e divorata >>
<< D'accordo, lasciamo perdere era solo un'idea, adesso devo andare ci vediamo dopo a lezione >>
***
DUE ORE PRIMA
Avevo cercato in ogni modo di concentrarmi sulle lezioni ma ormai il mio pensiero era rivolto solo a quell'obiettivo.
Mi ero ritrovata a leggere sul giornale alcuni articoli riguardanti aggressioni inspiegabili ed ero giunta alla conclusione che ci dovesse essere un nesso con ciò che cercavo.
Quando fece sera decisi di indossare qualcosa di comodo e mi diressi nel bosco dove erano sparite la maggior parte delle ragazze.
Mentre camminavo potevo sentire solo il rumore delle mie scarpe sul terreno leggermente fangoso.
<< Avanti che cosa speravi di trovare? Un killer non torna mai nello stesso luogo. >>
Scossi leggermente la testa e sospirai finché non mi ritrovai a sussultare quando un volto avvolto dalla nebbia mi fissò intensamente.
Ci misi un po' prima di capire di chi si trattasse ma il suo viso lo avrei riconosciuto tra mille.
Avevano parlato di lui ovunque e molti sostenevano fosse pericoloso, probabilmente un vero vampiro e forse non avevano tutti i torti.
Come potevo capirlo? Dannazione era una missione suicida e solo adesso me ne stavo rendendo conto.
DEREK
Era un fottuto Sabato sera come gli altri, o forse era già Domenica mattina? Non ne avevo idea, l'ultima volta che avevo dato uno sguardo all'orologio erano le 02.30.
Mi trovavo nei pressi del Sam's Town, d'altronde il mio weekend si riduceva a quella mezza vincita al banco di poker. Mentre percorrevo la solita scorciatoia per tornare a casa percepì lo stridio delle gomme sulla strada, qualche coglione avrà frenato di botto per fare bella figura su qualche ragazzetta.
Pft, odio queste diavolerie, fare qualche stronzata alla Derek non può funzionare se non sei Derek.
I miei pensieri, seppur non così interessanti, furono interrotti da quel piacevole e dannato bruciore allo stomaco. Avevo fame.
Mi recai svelto verso casa, raggiunsi la mia auto e partì spedito verso la foresta a pena fuori Sheverport, mentre premevo incessantemente il piede sull'accelleratore sentivo quel desiderio crescere. Sapevo perfettamente che quella sera avrei trovato del cibo come sempre, avevo un impeccabile fiuto per le mie prede, ma qualcosa mi suggeriva che qualcuno avrebbe interrotto il mio pasto.
Ormai quella selva era diventata il mio personale fast food, sapevo fosse pericoloso tornarci, ma non me ne importava. Accostai con poca delicatezza e, dopo aver sbattuto la portiera dell'auto, chiusi gli occhi concentrandomi sui rumori circostanti. Potevo sentirle, tre nitide voci, probabilmente due ragazze ed un ragazzo. Un sorrisetto compiaciuto si dipinse sul mio volto. Ero pronto ad avvicinarmi al gruppetto quando udì, a qualche metro di distanza, delle suole calpestare il terreno.
A passo lento mi avvicinai, pronto a tendere a quella quarta preda un aguato, ma con mia forte sorpresa vidi una ragazzina avvicinarsi a me. Pareva avere dodici anni circa, era una bambina.
<< E tu? Saresti? >>
Le domandai nuovamente sempre più divertito, percepivo il suo battito cardiaco salire rapidamente
<< Guinevere.. ma puoi chiamarmi Gwen >>
Finalmente un fiato fuoriuscì dalle sue labbra, seppur esitante.
<< Sono venuta per te.. >>
<< Per me? Tesoro so che sono dannatamente attraente ma venire in questo buco per me comporta una seconda meta. Dimmi, cosa vuoi? >>
<< Il tuo sangue. Non mi fraintendere! È per la scuola. >>
Scoppiai a ridere di gusto come poche volte avevo fatto.
Era palese che quella ragazzina aveva voglia di scoparmi, era davvero un bel faccino, ma aveva comunque dodici anni.
<< Per la scuola? Per chi mi hai preso? >>
<< Per..>>
Mi si avvicinò gonfiando il petto
<< Un vampiro.>>
Alla luce di ciò la guardai senza beneficiarla di risposta, fin quando, non tirai fuori i canini e mi avvicinai a lei con uno scatto.
Ormai il suo cuore batteva incessante contro il suo petto, voleva fuggire, proprio come lei.
<< Ci hai preso. Che devi farci col mio sangue? >>
<< Non ha importanza..>>
Mormorò tirando fuori un ramoscello dallo stivale.
Risi nuovamente e me ne impadronì con facilità.
<< Ehi! Non puoi usarla, non risponderà a te. >>
<< Non mi interessa nulla di questo pezzo di legno, dimmi che devi davvero fartene del mio sangue e potrei restituirtela >>
<< Pezzo.. pezzo di legno?!
Hai idea di chi sia io?! >>
<< Sì, una dodicenne... dimmi chi sei, biondina >>
Sussurrai contro il suo orecchio lasciando che i canini sfiorassero a pena il suo lobo.
Riuscì a sfilarmi quell'aggeggio dalle mani e mormorò un qualcosa di incomprensibile.
In un attimo mi trovai immobile e pericolosamente irritato.
<< Mai sfidare una strega, soprattutto se è una Mallory. Dicevamo, il tuo sangue. >>
<< Mallory? Interessante, ti conviene liberarmi bambina >>
<< Non sono una bambina, se ti liberassi mi spezzeresti un polso o peggio... ed io non prenderei un buon voto. Avanti, solo una fiala e giuro che sparirò. >>
Risi nervosamente nell'udire quelle parole, tuttavia ero incuriosito da lei e dunque la lasciai fare.
<< Muoviti.>>
Mi limitai a dire e lei mi liberò sussurrando nuove parole.
Decisi di assecondarla, così presi la fiala che aveva fra le mani e affondai i canini nel mio polso, lasciando che del sangue colasse nella boccetta. Dopo aver terminato, un lampo pervase i miei pensieri.
<< Hai detto di chiamarti Mallory? Sei forse figlia di Richard? >>
<< Conosci mio padre? >>
<< Io conosco tutto di tutti, biondina. Quel grandissimo stronzo di tuo padre, con rispetto ovviamente, faceva parte della Almor >>
Dissi facendo una smorfia mista a rabbia e rottura di palle.
<< Si, Almor, paparino bei capelli non te ne ha parlato? È un fottuto parco giochi per gli esaltati come tuo padre, si divertono a torturare più che analizzare, le creature sovrannaturali. >>
Notai il suo cambio di espressione, era sopraffatta dalla tristezza, potevo capirlo.
Forse quel bastardo di Richard aveva una seconda vita tenendo fuori la sua famiglia.
Quella ragazzina mi sembrava fin troppo fragile per poter essere a conoscenza della Almor
<< Adesso va. >>
<< Vorrei ringraziarti e.. scusarmi a nome di mio padre.
Ti prego, chiedimi ciò che vuoi. Una pozione, un modo per essere più forte? >>
<< Gwen... >>
Mi avvicinai a lei e le presi il mento tra le dita.
Incrociai il suo sguardo e fissando i suoi occhi innocenti sussurrai:
<< non me ne frega un cazzo. >>
Dopo essermi gustato la sua faccia sconcertata, mi voltai riprendendo a proseguire per la mia strada.
Poco dopo mi fermai, la guardai nuovamente con il mio solito sorrisetto del cazzo.
<< Tuo padre si faceva l'infermiera. >>
Ammiccai un sorrisetto e andai verso la mia auto lasciandola da sola. Mi era passata la fame, strano ma vero, quella bambina mi aveva scombussolato.
Dovevo fidarmi della vocina nella mia testa che mi avvertiva del mancato godimento del pasto.
Quasi rammaricato raggiunsi la mia quattro ruote e con piacevole sorpresa vidi un ragazzo ubiraco, solo.
Che fortuna, alcol e cibo in una volta sola. Senza neanche cercare di tendergli una trappola affondai i canini nella sua giugolare e mi beai del liquido scarlatto, d'altronde (Scarlett) è il mio cognome.
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