Era notte. Dal
fondo della via provenivano fruscii ed urla.
Salici incorniciavano
la stradina sterrata, mentre cespugli di ciliegio erano disseminati un
pò
ovunque, ai margini dei marciapiedi.
-Andy, ma che
succede?-. Una ragazzina uscì in fretta e furia da casa, una
villetta blu,
bassa, con il tetto a punta, identica a tutte le altre di Via
Terrafredda.
Aveva i capelli di fiamma, un rosso
intenso
che spinto dal vento le copriva interamente le chiare spalle.
Una
vestaglia color pesca le si adagiava
al corpo, riproponendone le curve ancora
poco accennate.
-Erin, torna in
casa, chiama papà-, le rospose un ragazzo alto, magro, con
la testa
disseminata di capelli color pece. Guardava
un punto imprecisato del cielo, mentre diverse altre persone uscivano
dalle
loro abitazioni, stupite, diverse armate.
-Presto!-. Erin
tornò sui suoi passi. Entrando in casa, fece in tempo a
girarsi per vedere il
fratello correre verso di lei ed urlare qualcosa di incomprensibile.
Dietro di
lui, nel nero del cielo notturno, si intravide come il bagliore di una
stella,
che piano piano si intensificava e cresceva di dimensioni; inaspettatemente, ci
fu un boato, per
poco
paragonabile ad un lamento di qualche titanica
creatura.
Andy prese la sorella
per il braccio e la schiaffò in casa.
Nell'atrio taceva
tutto: i preziosi mobili di legno intagliato, i tavolini e le foto di
famiglia; ogni cosa era
stranamente inabbissata in un
silenzio surreale. Dal piano di
sopra si sentirono dei
borbottii
sommessi.
-Ma che cavolo è
tutto questo fracasso?-, dei passi
affrettati si sentirono arrivare dalla grande stanza da letto.
-Papà, scendi,
presto!-, urlò Andy. Una figura smilza emerse
dalle scale che davano sull'atrio, dove erano i due ragazzi.
-Allora?-,
chiese l'uomo, che ben mostrava i suoi quarant'anni di età,
con calvizie, un
paio di occhialoni sul naso, e una barba incolta stile nonnino.
-sono i drow?-.
-Non lo sò-,
rispose Andy.
-Ma ce ne dobbiamo
andare-.
-Su questo, ti do pieno
appoggio, caro mio!-. L'uomo
si
avvicinò alla vecchia scansia, quella che avevano ereditato
dalla nonna. L'aprì
e ne tirò fuori due caschi, molto simili a due scolapasta
arrugginiti.
-Prendeteli,
correte subito al palazzo-.
-cosa? no!-,
protestò Andy.
-Tu verrai con
noi-. Vedendo il sorriso del padre, Andy sentì un tonfo al
cuore.
-Che non si dica
che Remur dei Nirie scappa di fronte al pericolo, dico
bene?-.
-No...non è
giusto-, disse Andy, con le lagrime che fitte cominciavano
a scorrergli
sulle guancie.
-papà...-,
sospirò Erin, disorientata. Ci fu un esplosione. La casa
scricchiolò tutta, gli
infissi e le pareti tossirono polvere ed intonaco.
-Andate!-, urlò
Remur. Andy mise un casco in testa alla sorella, poi indugiò.
-non c'è
tempo!-, incalzò il padre. Come un vecchio re, Andy si
sistemò il pesante e
ridicolo caschetto anche sul suo capo. Prese la sorella per mano,
mentre con l'altra fece pochi e semplici gesti.
Una rada nebbiolina
dorata cominciò a salire dal pavimento, ricoprendoli.
-Papà...-,
ripetè Erin ancora una volta.
-Salutatemi la mamma. Datele un bacio da pare mia-. Ormai non si vedeva quasi più niente, si distingueva a malapena la sagoma dell'omino, che con fare ardito, e abbastanza inopporuno, aprì a porta con un calcio e tirò fuori dal nulla un qualcosa simile ad un ombrello...o forse ad una spada. Si sentì un suo urlo.
Erin si ritrovò a piangere nella stanza del fratello, nel palazzo di famiglia, leghe e leghe distante da dove avevano lasciato il suo papà, da solo contro l’oscurità.