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Autore: Mue    15/09/2009    6 recensioni
Quando Luna trova la pipa di Rolf nelle scuderie capisce che suo marito è sparito.
Harry, Ron e il migliore amico di Rolf le vengono in aiuto ma quando trovano una macchia di sangue e delle strane alghe sembra troppo tardi...
Genere: Generale, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood, Rolf Scamandro, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Menta e Bisque Burley'
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Capitolo VII


16 aprile, San Mungo.


Una stanza al Reparto Riservato per tutto il mese successivo fu davvero occupata, ma non da Luna e non in quello delle Lesioni Permanenti.
A occupare la stanza fu invece Rolf, e nel Reparto Lesioni da Creature.
A dire il vero inizialmente alla Stregaccoglienza erano stati piuttosto indecisi sul reparto cui affidarlo, dato che il suo caso era più unico che raro, ma alla fine avevano deciso per quello attuale. Anche se la creatura in questione era ancora in fase di classificazione.
«Un Gorgosprizzo!» rise Rawdon sguaiatamente, appoggiato ai piedi del letto d’ospedale. «Da non credere! Il primo Mago mai attaccato da un Gorgosprizzo!»
«Rawdon, piantala di ghignare o giuro che ti Avada Kedavro appena mi lasceranno uscire da questo inferno!» lo minacciò Rolf a denti stretti, agitandosi sotto le lenzuola.
«Stai migliorando, se ora ricordi anche i nomi delle formule degli incantesimi» osservò l’altro senza smettere di sogghignare.
Rolf gli lanciò un’occhiata di fuoco. «Sai, l’unica cosa che mi fa rimpiangere lo stato in cui ero ridotto venti giorni fa è che avevo completamente dimenticato la tua faccia irritante!»
Rawdon non smise di ridere.
Inutile: da quando avevano ritrovato Rolf nel bosco, quasi un mese prima, era costantemente preda di un’ ilarità inesauribile. Be’, a parte i primi istanti in cui l’aveva rivisto, quando era stato combattuto per qualche istante tra l’abbracciarlo e il picchiarlo, prima di scoppiare a piangere di gioia.
«Peccato che fossi troppo stordito per ricordarmi la scena» diceva Rolf ogni tanto, vendicativo. «Rawdon che frigna è uno spettacolo che non mi perderei mai.»
Rawdon, a quel punto, riusciva a calmarsi tanto da assumere un contegno da persona normale. Poi, cinque minuti dopo, ricadeva in risate sguaiate.
Come in quel momento, insomma.
«Luna, scopri in fretta se tra gli effetti del Gorgosprizzo ci sono anche crisi ossessivo-compulsive di risa, altrimenti non so come spiegarmi lo stato irritante di questo imbecille» borbottò Rolf a sua moglie, che sedeva sul letto al suo fianco.
Luna annuì, seria. «Lo farò presto. Al Ministero mi hanno anche offerto un posto l’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Dicono che è dai tempi del grande Newt Scamandro che non veniva scoperta una nuova specie di creatura magica e sarebbero molto interessati ad avermi nel loro reparto di ricerca.»
Rawdon smise finalmente di ridere e fece una smorfia. «Prima sputano sul tuo lavoro, e poi lo elogiano così quando scoprono che avevi ragione. Che ipocriti!»
«Tu saresti sprecata a lavorare con quelli del Ministero!» intervenne Rolf, irritato. «Quegli idioti non mi hanno trovato nemmeno dopo aver battuto l’intera zona attorno ad Avonfield! Sono degli incapaci!»
«Perché era notte» spiegò Luna. «E tu probabilmente eri confuso e spaventato e ti sei nascosto da qualche parte.»
«Povero Rolf!» ghignò Rawdon. «Quel Gorgosprizzo deve averti rincitrullito davvero bene per averti fatto perdere il lume della ragione così tanti giorni, e…»
Non riuscì a finire perché Rolf aveva preso la bacchetta di Luna –la sua era custodita dal personale dell’ospedale, per evitare che facesse danni in preda al suo stato confusionale- e aveva lanciato a Rawdon uno Schiantesimo.
Pessima mossa, perché la Guaritrice di turno sgridò sia l’uno che l’altro per dieci minuti buoni, poi cacciò via Rawdon, che a suo parere faceva agitare troppo il suo paziente e intimò a Rolf di stare tranquillo o avrebbe vietato persino le visite di sua moglie.
Rolf acconsentì di malavoglia, sebbene soddisfatto di essersi levato Rawdon dai piedi. Poi si rivolse a Luna con un sospiro.
«E adesso, per favore, raccontami la faccenda dall’inizio.»
«Oh, è molto semplice» disse lei sorridendo. «Il mattino dopo che Harry e le squadre hanno preso l’Each Uisge, mentre ero in cucina ho sentito qualcosa di strano: una specie di ronzio vicino al mio orecchio. Ho capito subito che era un Gorgosprizzo, ho preso la bacchetta di corsa e sono riuscita a rinchiuderlo in una scatola.»
«E poi?»
«Be', l’ho esaminato un po’ e mi sono accorta che profumava di Burley Alato.»
Rolf sorrise. «Ovvio.»
«Così ho pensato a te, e ho concluso che doveva averti attaccato mentre fumavi nelle scuderie, e ho riflettuto su come trovarti. Sapevo che dovevi essere confuso, e sarebbe stato molto difficile scovarti; a meno che avessi trovato qualcosa che ti sarebbe piaciuto… qualcosa che ti avrebbe attratto facendoti uscire da dove ti eri nascosto…»
«Hai pensato al Bisque Burley?» rise Rolf. «Da non credere! La prima cosa che hai pensato potesse attrarmi era la mia pipa!»
«Perché, c’era qualcos’altro di più efficace?» chiese lei pacata.
Rolf la guardò negli occhi con un’espressione strana.
Forse era il momento adatto per dirle che, almeno per quel che lui ricordava, in quel bosco non era stato l’odore di Bisque Burley ad attirarlo, ma una figura con i capelli biondi e due grandi occhi azzurri… una figura che in quel momento gli era sembrato che dovesse raggiungere a tutti i costi…
«Rolf?»
Lui si riscosse. «Ah, niente. Hai fatto bene. A usare la pipa, intendo.»
Lei sorrise, felice, poi gli prese la mano e lo guardò. «Prima di catturare il Gorgosprizzo avevo avuto davvero paura di non ritrovarti.»
Rolf sorrise dolcemente, e le diede un buffetto. «Credevi che fossi stato mangiato da un Cavallo d’Acqua? Io?» chiese, indignato.
Lei abbassò la testa, triste. «Sì, credevo di sì.»
Rolf non resistette: la attrasse a sé e la abbracciò. Stringere quel corpo tra le braccia gli faceva un effetto che nemmeno tutti gli Shockantesimi a cui l’avevano sottoposto negli ultimi trenta giorni potevano eguagliare.
«Non avresti dovuto temere per me» replicò. «Avresti dovuto pensare a te stessa. Immagina che terribile futuro avresti avuto, se fossi davvero rimasta sola e con Rawdon nei paraggi.»
Luna rise. «Oh, Rawdon è stato meraviglioso. Quando Harry ci ha detto che non ti aveva trovato, ha pianto. E poi mi ha anche aiutato a far uscire i tuoi cavalli quando non c’eri.»
«Tutto qua? Non mi sembra che si sia reso molto utile» commentò Rolf con noncuranza.
«No, mi ha anche accompagnata al Ministero. Oh, sì, e gli ho anche dato uno schiaffo. Ma penso che se lo meritasse.»
Rolf la scostò di colpo, guardandola negli occhi accigliato. «Lo hai schiaffeggiato? Perché, che cosa ti ha fatto quel figlio di Troll?»
«Ha detto a Harry che ti aveva ucciso per impossessarsi delle tue ricchezze. Oh, e anche per sposarmi» aggiunse.
Rolf scoppiò a ridere e si lasciò cadere sui cuscini. «Che razza d’idiota!»
Luna si accigliò. «Oh, non chiamarlo così.»
«Ma che sia un idiota è un dato di fatto» replicò Rolf, indifferente.
«Sciocchezze! Ti vuole molto bene, e sono certa che gliene vuoi anche tu.»
«Assolutamente no!» s’indignò lui.
Luna si rassegnò, pensando che probabilmente suo marito era ancora confuso dall’effetto del Gorgosprizzo, altrimenti si sarebbe accorto da solo di quanto lui e Rawdon fossero legati.
Decise di cambiare argomento per tranquillizzarlo. «Stamattina abbiamo ritrovato la tua giumenta, quella che pensavamo che l’Each Usige avesse ucciso. Aveva una ferita alla coscia ed era un po’ gonfia, ma sembrava stesse bene.» Meditò un attimo. «Non capisco come mai non l’abbia mangiata.»
Rolf fece una smorfia. «Era in calore. Probabilmente quell’Each Uisge ha sfogato appetiti diversi da quelli dello stomaco.»
«Oh!» disse Luna. Poi capì, e disse di nuovo. «Oh!» Fece un gran sorriso. «Potrebbe aspettare un piccolo?»
Rolf sbuffò. «Probabile. Dannazione, un bastardo di Cavallo d’Acqua. Come se non fossero già abbastanza difficili da allevare i cavalli alati normali!»
Luna non poteva condividere tutto quel pessimismo. «Ma è comunque un cucciolo. Sarà bellissimo vederlo nascere e crescere. Non sei contento?»
Rolf inarcò le sopracciglia. «Be’, tanto non si può più tornare indietro.» Poi tacque per qualche momento, immerso in chissà quale pensiero.
Luna si accorse solo dopo qualche minuto che si era messo a fissarla in modo strano. «Che cosa c’è?» chiese incuriosita.
Rolf le circondò la vita con le braccia. «Oh, pensavo.»
«Cosa?»
«Beh, a proposito di questo, chissà se noi…» s’interruppe, e arrossì. «Niente, come non detto.»
Luna gli prese le mani tra le sue. Gli piaceva tenere le mani di Rolf, anche se erano grandi, dure e sgraziate.
«Non è bello quando lasci i discorsi a metà» osservò pacata.
Rolf fece un sorriso insolito. Un sorriso che di solito sarebbe stato bene sulla faccia maliziosa di Rawdon. «Non preoccuparti. Lo riprenderò quando saremo a casa.»
Luna era stupita. Di solito suo marito non era mai così conciliante. E nemmeno così enigmatico. «E’ qualcosa d’importante?»
«Sì, abbastanza» annuì Rolf cercando di assumere un’espressione indifferente. Non gli riuscì molto bene.
«E non puoi dirmela ora?» chiese lei, curiosa.
«Be’...» fece Rolf, guardandosi intorno.
C’era un uomo seduto due letti più in là che li fissava. Poi, oltre ancora, un’altra paziente circondata dai suoi familiari che erano venuti a farle visita. E, soprattutto, in fondo al corridoio c’era la Guaritrice più dispotica di tutto il San Mungo che li sorvegliava come un mastino da guardia.
«No» disse, sospirando rassegnato. «Direi proprio di no.»


 

Fine


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E' sempre una gioia portare a termine una storia *-* Ed è sempre una gioia arrivare in fondo insieme a qualche lettore a cui si è riusciti a farla piacere.
Pensavate che finisse male? Ma no, tanto ormai è risaputo che io sono un'amante dei lieto fine. Come disse una cara amica, non si corre rischi con quello che scrivo perché tanto sono sempre palesemente troppo puffosa per maltrattare i personaggi.
E ora non mi resta che salutarvi: risponderei ai vostri commenti uno per uno, ma dato che non sarei capace di fare altro che ringraziarvi mille e più volte dal cuore annoiandovi a morte, mi limito a lanciarvi qui un virtuale bacio collettivo *-*

Note e credits:
Gli Each Uisge, gli Alastyn, i Kelpie e i Cavalli d'Acqua in generale non sono una creazione mia ma creature appartenenti al folklore celtico e irlandese. Il nome del Bisque Burley Alato è ispirato al nome di un tipo di tabacco realmente esistente, il White Burley.

   
 
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