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Autore: Scarlett Sakura    16/09/2009    1 recensioni
Una misteriosa ragazza giunge in uno strano villaggio spinta da motivi tutt'altro che normali. Con l'aiuto di un ragazzo imbranato e di un veccho bonzo, cercherà di risolvere l'enigma che si nasconde in esso, un enigma che va aldilà del tempo. (Per certi versi assomiglia ad una mia precedente fiction ma non ha niete a che vedere con essa.)
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Spiriti...'
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Kikan no mura - Il villaggio del tempo

 

 

 

 

Era una afosa giornata estiva, il sole con i suoi caldi raggi cuoceva tutto ciò che riusciva a toccare. In una stradina di campagna, nel bel mezzo di un fitto mare d’erba, vi era una strana figura. Una ragazza, con in testa un capello di paglia, passeggiava sulla sua bicicletta da cui proveniva il suono di un piccolo campanello. Portava sulle spalle una zaino verde ed attaccata sulla bici vi era una valigia. Era vestita in modo semplice: maglietta a giro manica e pantaloncini di jeans. Ai piedi dei sandali immacolati. La sua pelle aveva il colore tipico dei giapponesi mentre i suoi occhi erano castano scuro. Una folata di vento fece ondeggia il mare di erba, permettendo di scorgere i capelli della sconosciuta. Avevano lo stesso colore degli occhi ed erano corti, non arrivavano neanche a toccare le spalle. Attaccato al suo collo vi era un amuleto d colore rosso. Continuava a pedalare incurante della calura e di tutto ciò che la circondava. Dopo aver attraversato un una stradina alberata la bici si immise in un villaggio. Non appena ebbe varcato quel suolo gli occhi della sconosciuta si strinsero impercettibilmente restando tuttavia impassibile. Dopo aver svoltato alcuni vicoli giunse dinanzi a una casetta in stile nipponico. Senza attendere alcun permesso poggiò la bici al muro e raccogliendo la sua valigia entrò in casa. Si tolse i sandali, scaricò i bagagli per terra e aprì tutte le porte della casa per far passare aria, dopodiché si rimise le scarpe, prese un marsupio ed uscì nuovamente. Camminò un po’ per il villaggio senza alcuna meta precisa, ma scrutando attentamente tutto l’ambiente circostante come se stesse cercando qualcosa o qualcuno. Un piccione di colore bianco si arrestò sulla sua spalla destra, come se gli avesse comunicato qualcosa, essa rispose << Lo so. >>

Dopo una mezz’ora si fermò per comprare un ghiacciolo e, sedendosi su una panchina, iniziò a mangiarlo.

<< Ehi, tu. >> Continuò a parlare senza scomporsi o smettere di mangiare. << Hai intenzione di restare nascosto lì ancora a lungo? >> Dopo qualche secondo una figura uscì da un cespuglio. Si trattava di un ragazzo della sua stessa età. Aveva occhi e capelli castano scuro, portava gli occhiali dalla montatura nera. Indossava una camicia bianca e pantaloni blu, ma ciò attirava l’attenzione era il suo sguardo. Era goffo e impacciato e sembrava essere stato preso con le mani nel sacco. Il suo aspetto era decisamente comune e per niente interessante.

<< Scusami… io… io non… cioè >> Il ragazzino si sentiva a disagio di fronte a tanta calma, una persona normale lo avrebbe tartassato di domande e accuse. Tentennare non lo avrebbe aiutato, il giovane lo sapeva. Riprese coraggio e ricominciò a parlare. << Scusami per averti spiata. E’ la prima volta, dopo molto tempo, che una sconosciuta mette piede nel nostro paesino. Il mio nome è Murakami Shigehito, il tuo invece? >>

Dopo un silenzio che parve infinito la ragazza rispose. << Mi chiamo Kawazoe Izumi. Piacere. >>

<< Pi… piacere mio. >> Shigehito la osservo ancora per qualche minuto, poi, senza aspettare alcun invito, si andò a sedere vicino a lei. << Non sei molto loquace, sei timida? >>

<< Ti sembro timida? >> La ragazza  stava leccando le ultime gocce di quello che una volta era un ghiacciolo.

L’altro si portò una mano dietro la nuca e sorrise. << No, decisamente no. Se te lo posso chiedere, perché sei venuta qui? Non è certo un bel posto dove trascorrere le vacanze. >>

Izumi si alzò gettando la stecca del gelato. << Mi hanno affidato un lavoro, e forse tu mi puoi aiutare. >>

<< Un lavoro? In piena estate? Di che si tratta? >>

<< Devo esorcizzare qualcuno. >> Si misero a camminare.

<< Eh?! >> Si fermò di botto. << Vuol dire che tu sei un’esorcista? Incredibile non ne ho mai vista una. Chi è la persona che devi esorcizzare, Kawazoe-san? >>

<< Izumi è più che sufficiente. >> Parlò senza voltarsi.

<< Dimmi Izumi, chi è la persona che devi aiutare? Non me lo puoi dire? >>

<< Il problema è che non lo so. >> La faccenda era seria eppure sembrava che lei stesse parlando del tempo.

<< Quindi devi trovarlo, e come pensi di fare? >> Shige era sempre più curioso di scoprire qualcosa riguardante quella misteriosa ragazza.

<< Seguirò il mio istinto e le pulsioni negative di questo posto. >>

<< Scusa se te lo dico, ma sei sicura che sia proprio qui? Questo villaggio è sempre stato abbastanza tranquillo, salvo piccoli incidenti, dove pensi di trovare qualcosa? >>

<< Proprio qui. >> Si erano fermati davanti ad una villetta in stile occidentale che sembrava disabitata da tempo.

<< Non credo sia una buona idea. >> Il ragazzo deglutì come spaventato all’idea di entrare.

<< Perché no? >>  Senza aspettare oltre, aprì il cancello e varcò la soglia.

<< Perché qui abita una pazza. Non so quanto tempo fa si sia trasferita ma dopo appena tre giorni ha smesso di uscire di casa. Tutti le stanno alla larga, pare abbia combinato qualcosa di grosso ma non so bene cosa. >>

<< Buono a sapersi. >> Izumi girò la maniglia in ottone e la porta si aprì poco a poco emettendo un suono sinistro. La casa era evidentemente vuota eppure so sentiva il rumore di stoviglie come se qualcuno stesse trafficando in cucina. Ad un certo punto questo rumore cessò per lasciare posto a delle risate di bambini.

<< Andiamocene via. >> Shige era rimasto nascosto dietro la sua schiena. << Non è una buona idea entrare in casa d’altri senza permesso. >>

<< Nessuno ti ha chiesto di venire, tanto per cominciare. >> Le risate si spensero e da allora fu tutto silenzio.

<< Infatti mi sto chiedendo perché sono ancora qui. >> Passarono per il piccolo corridoio ma non videro niente di insolito. Izumi camminava davanti e Shige era costantemente appollaiato alle sue spalle. Arrivarono davanti una rampa di scale bianche e salirono. Erano sgangherate ed emettevano un suono agghiacciante.

<< Torniamo indietro. >>

<< Fallo tu se vuoi, io ho un lavoro da svolgere. >> Arrivarono sino in cima, trovandosi davanti un altro corridoio.

<< Aaahhh! >> Un urlò terrificante proveniente da un punto imprecisato del piano li fece fermare.

<< Che succede? >> Il giocane, completamene terrorizzato, cominciò a pregare tutti i santi per uscire vivo da lì. Improvvisamente una strana aura scura iniziò a prendere vita sino ad assumere l’aspetto di un lupo, completamente nero, fatto di energia.

<< Stai indietro. >> La giovane si preparò alla battaglia che l’attendeva.

<< Puoi scommetterci. >> Il povero ragazzo, dal canto suo, era terrorizzato.

<< Non ho tempo da perdere, io. >> Senza attendere oltre, unì il pollice, l’indice e il mignolo di entrambe le mani, piegando le dita restanti. Anche il suo corpo fu attorniato da una strana energia ma di colore rosa. Si formò un cerchio ai suoi piedi e l’aria si fece carica di elettricità. << Con il potere conferitomi dal cielo e dalla terra, io ti sigillo. Fino al giorno in cui non arriverà qualcuno disposto a liberarti, resterai prigioniero del mio potere. >> Con l’indice e il medio della mano destra formò una croce davanti a se, dopodiché la spinse in avanti colpendola con il palmo aperto dell’altra mano. Il lupo ululò in maniera agghiacciante prima di scomparire ed essere sigillato del tutto. L’atmosfera tornò normale.

Dopo un tempo che sembrava interminabile Shigehito si rialzò da terra. << Incredibile, hai sigillato un vero spirito. Non mi crederà nessuno quando lo racconterò in giro. >>

<< Ti sbagli. >>

<< Eh? >>

<< Quello che io ho esorcizzato era solo un pesce piccolo. La vera guerra comincia ora. >> Izumi aveva uno sguardo grave e poco rassicurante. Si mosse aprendo una porta alla sua destra e quello che vide li raggelò. In quella che una volta era stata la camera di una ragazza, ora restava solo muffa e sporco. Davanti a loro, appoggiato ad un letto vi era un cadavere decomposto. aveva i capelli lunghi e un logoro vestito di colore rosa. Era appoggiata al letto con la schiena e le mani era abbandonate in grembo in una posa di sconfitta, ma ciò che colpì entrambi fu il suo viso: aveva la bocca spalancata da puro terrore e, anche se non erano più visibili, gli occhi fuori dalle orbite.

<< Oh mio Dio! Dobbiamo chiamare la polizia. >> Il ragazzo si affrettò alla ricerca di un telefono ma l’altra lo fermò.

<< Lascia perdere, a che scopo farlo? >> Il poveretto la guardava basito come se avesse detto chissà quale abominio. << Nessuno si è mai degnato di denunciare la sua scomparsa, così come nessuno è mai venuto a cercarla. Sarebbe inutile creare tanto chiasso, ormai è morta. >>

<< Morta? >> Sembrava essersi calmato rispetto a prima.

<< Si a giudicare dallo stato del suo corpo è una lei. Non so come sia morta ma ho qualche sospetto. Allora deve essere lei che mi ha mandato la lettera. >>

<< Lettera? >> Adesso davvero non ci capiva più niente. (E finiscila di fare il pappagallo!)

<< Una settimana fa mi è arrivata una lettera con mittente e destinatario sconosciuto. Me la sono ritrovata nella posta senza sapere come e quando sia finita lì. Ora ascoltami, se vuoi essere messo a conoscenza della faccenda per me va bene. Ma sappi che puoi rimetterci la vita e io non intendo assumermi la responsabilità della tua morte, se sei cosciente di questo allora accetto il tuo aiuto. >> Shigehito restò in silenzio per qualche secondo prima di parlare con sguardo accesso di determinazione.

<< Io so perfettamente che non è un gioco e che posso morire da un momento all’altro. Nella mia vita non sono mai riuscito a fare qualcosa di utile o migliore di qualcun altro, e sono stanco di questo. Voglio essere utile, voglio che venga riconosciuto il mio valore. Poco importa se nessuno crederà a tutta questa storia, almeno avrò lottato per la prima volta in vita mia. >> Senza più alcun indugio, Izumi gli passò la lettera che lui aprì e la guardò stranito. << L’inchiostro rosso è vecchissimo e sbiadito, come la pagina del resto. >>

<< Non è inchiostro. >> A un cenno interrogativo dell’altro proseguì. << E’ sangue. >> Aggiunse lapidaria.

<< Cosa?! >> Dopo aver rivolto un ultimo sguardo disgustato all’oggetto iniziò a leggere:

 

Io non so chi tu sia o cosa tu avrai a che fare con la faccenda, so solo che sarai l’unica persona in grado di aiutarci. So che ti stai domandando per quale motivo parlo al futuro, anziché al presente, ma quando questo pezzo di carta ti sarà consegnato certamente io non ci sarò più. Mi sarà quindi impossibile aiutarti in qualunque modo, non potrò lasciarti informazioni perché queste saranno di certo cancellate a seguito dell’anno che trascorrerà prima che la lettera ti venga consegnata sotto mio ordine. Posso però lasciarti un indizio, o degli indizi, che tu avrai il compito di trovare. Va sulla collina che affaccia sul villaggio, da lì che per me è cominciato tutto, la fine. Io ho paura, non potrò scappare e non saprò il destino che mi attende. Chiunque tu sarai io veglierò su di te affinché venga rotta questa catena di morte, perdonami se potrai, un giorno. Buona fortuna e ricorda, non abbandonare… troppe persone lo hanno fatto. Addio.

 

<< Ma che significa? Come è possibile che una persona scriva al futuro? Cos’è, una veggente? >> << E’ il motivo per il quale sono venuta qui, ma non è la sola cosa che non quadra. >>

<< Cioè? >> Il ragazzo era parecchio confuso, adesso.

<< Te lo spiegherò strada facendo, ma prima devo liberare questa casa. E’ pericoloso lasciarla così. >> Aprì il suo marsupio e tirò fuori dei talismani simili agli ofuda ma con kanji differenti. Piazzò uno dei pezzi di carta in ogni stanza della casa, da ognuna di esse sentiva provenire una distinta presenza maligna. << Usciamo, è meglio. >> Rifecero il percorso all’indietro e si ritrovarono fuori la villa, l’una con un piano in mente, l’latro senza sapere cosa volesse fare.

<< Cosa vuoi fare? >> Senza degnarsi di rispondergli, Izumi unì le dita delle mani a mo di preghiera lasciando in alto solo gli anulari. << Con il potere conferitomi dalla terra, io metto fine alla serie di malefici che hanno colpito questa casa. Queste pareti e tutto ciò che è contenuto al loro interno, vengano liberati da questo orrore. >> L’aura rosa era tornata ad avvolgerla e con lei tutta la casa. Sotto di essa si era formato un cerchio che sembrava una barriera da cui uscì un’aura di colore nero che si scontro con l’altra. Si generarono alcune scosse elettriche e delle presenze inquietanti fecero la loro apparizione, combatterono per alcuni minuti ma alla fine il potere della ragazza ebbe la meglio. Lo scudo si ruppe in tanti frammenti che sparino alla vista e la casa riprese il suo antico aspetto pacifico.

<< Non finirai mai di stupirmi. >> Shigehito non era del tutto certo di cosa fosse accaduto ma una cosa la sapeva, quella ragazza era un fenomeno. Il suo sguardo venne poi attratto da una punto bianco che si avvicinava e che risultò essere il piccione di prima, sparito in precedenza non si sa quando.

<< Molto bene. >> La giovane rispose al tubare dell’animale.

<< E lui chi è? >>

<< Lei si chiama Chiharu ed è la mia assistente. >> Puntualizzò la ragazza.

<< Hai un piccione per assistente, davvero forte questa. >> Si sistemò gli occhiali per poterla guardare meglio. << Prima ho visto che le hai risposto, cosa ti ha detto? >>

<< Dove posso trovare un posto per osservare al meglio il villaggio, guarda caso è proprio la famosa collina di cui parlava la ragazza nella sua lettera. >> Passarono alcuni minuti a camminare in silenzio quando Izumi, impassibile come al solito, gli chiese una cosa. << Come si chiamava la ragazza che abitava in quella casa? Non ho visto alcuna targhetta fuori alla villa. >>

Il ragazzo parve pensarci un po’ su. << Onestamente non lo so. Possiamo provare a chiedere in giro. >> Detto, fatto. Si fermò per chiedere informazioni ad alcuni conoscenti ma nessuno seppe rispondergli. Altri lo ignorarono bellamente come se la faccenda non li riguardasse. Sembrava quasi che nessuno sapesse della sua esistenza. << Come è possibile che nessuno sappia come si chiamava quella ragazza? Cos’è? Un fantasma, forse? >>

<< Potrebbe anche essere. >>

<< Che? >> Era veramente strana, lui non riusciva mai a capire quando scherzasse o quando parlava sul serio. Giunsero quasi fuori al villaggio, salendo una rampa di scale fatta di pietra si inoltrarono in quello che sembrava un cimitero.

<< Ma guarda, abbiamo visite. >> Davanti a un tempio, c’era un vecchio bonzo completamente pelato e con un kimono grigio scuro addosso. Su di esso portava una collana di perle ed aveva un bastone di legno per sorreggersi. Era alto, si e no, 130 cm ed aveva alcuni denti mancanti oltre che una barba pendente. << E‘ raro che qualcuno venga qui. >> Shige si fece avanti per fare le presentazioni.

<< Buongiorno, Kazunari-san. Lei è una nuova arrivata, Kawazoe Izumi. Lui invece abita in questo tempio ed è il bonzo del paese, Fujiwara Kazunari. >>

Il vecchio assottigliò lo sguardo << Finalmente sei arrivata, sei stata tu a liberare la villa, non è così? >> Anche Izumi assottigliò il suo sguardo.

<< Come fa a saperlo? Mi stava aspettando? >> Il vecchio fece un segno di diniego con la testa.

<< Non io, lei. >> Lo stupore che la prese durò solo un attimo.

<< Parla della ragazza della villa. >> Nessuna domanda, era un’affermazione.

<< Seguitemi. >> Il bonzo fece strada per il cimitero e li condusse accanto ad una lapide, su di essa vi era inciso un nome.

<< “Fujiwara Mitsuki.” >> Lesse Murakami ad alta voce. << Fujiwara? >> Si voltò ad osservare l’uomo che aveva un espressione spenta e triste.

<< Era mia nipote, la ragazza che ti ha scritto quella lettera. >> Disse rivolto a Izumi.

<< E’ stato lei a spedirmela? >>

<< No. >>

<< Sa dirci qualcosa riguardo questa storia? >>

<< Non più di quanto voi già non sappiate, ma vi darò tutto il mio aiuto. >>

<< Capisco. >> La ragazza si allontanò sino a giungere alla parete ove si poteva ammirare il villaggio.

<< Che cosa vuoi fare? >> Shigehito cominciava ad essere preoccupato.

<< Questo. >> Unendo i pollici a gli indici di entrambe le mani tracciò due linee in verticale e due linee in orizzontale, che si unirono sino a formare un rettangolo. << Con il potere conferitomi dal cielo, io chiedo di vedere. Mostrami ciò che è, e non ciò che appare. >> La forma geometrica assunse uno strano colore rosso, come se stessero vedendo ai raggi x, dando un’inquietante visione del villaggio.

<< Non è possibile. >> Disse Izumi calma come suo solito.

<< Era come temevo. >> Ribatté l’uomo.

<< Che succede? >> Chiese invece Shige.

<< Ora capisco perché nessuno era in grado di darmi informazioni sulla sua collocazione. >>

<< Insomma Izumi, spiegati. >> Il ragazzo cominciava ad avere paura.

<< Questo villaggio non esiste. >> Aggiunse lapidaria.

<< Come? >> Un sussurro fu l’unica riposta che ricevette.

 

 

Continua…

 

 

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Una fiction senza pretese, ho avuto l’ispirazione e l’ho buttata giù. I capitoli saranno pochissimi penso di finirla in tre massimo quattro, non di più. Non mi aspetto di aver creato chissà cosa, anzi, ma spero lo stesso che sia accettabile. Per quello che riguarda i rituali, avrei voluto usare preghiere giapponesi ma ne conosco solo una e volevo riservarla per il finale :-P. Spero di aver tradotto bene il significato del titolo (in caso contrario non fatevi scrupoli a farmelo notare). Perdonate tutti gli strafalcioni che ci saranno e vi auguro buona lettura. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando.

 

 

Saluti da Kahoko la folle. ^^

 

   
 
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