All hail ZAFT

La porta della camerata fu spalancata con un colpo secco e senza alcun preavviso, facendo sussultare i presenti. Una mano ancora stretta attorno alla maniglia, Miguel puntò il dito contro alcuni Rossi[1]. «Voi, seguitemi.»

   Nicol e Athrun si guardarono in faccia perplessi, ma non fecero domande e obbedirono all’istante. Anche Yzak lasciò il suo libro a metà e si levò in piedi, e lo stesso fece Dearka, seppur con qualche rimpianto per l’essere costretto a lasciare il suo comodo letto.

   «Miguel, è successo qualcosa?»

   «No, Nicol, nulla», lo tranquillizzò lui, rimanendo però enigmatico e continuando a dirigersi verso l’area per le esercitazioni. «Dov’è Rusty? Mi serve anche lui.»

   «Oggi aveva la libera uscita.»

   «Dannazione», imprecò fra i denti. Fermò il passo e si voltò verso i quattro che gli stavano dietro. «Mah… Vorrà dire che dovrò accontentarmi solo di voi», disse, scrutandoli dall’alto in basso. Yzak corrucciò la fronte, seccato. Lo sguardo di Miguel si soffermò per qualche attimo su Athrun. «Anche se, in tutta sincerità, lui basta e avanza per quello che dobbiamo fare.»

   La sensazione di fastidio provata dall’albino si tramutò in stizza. «Credi forse che noialtri non siamo all’altezza?»

   Il loro superiore sorrise. «Non sai neanche di che si tratta, scimunito», rispose con fare allegro, inducendo Nicol a mordersi il labbro inferiore per non ridere, benché una parte di lui sapesse che stuzzicare Yzak equivaleva a stuzzicare la coda ad un cane rabbioso. «Se non credessi in voi, non vi avrei certo chiamati in gruppo», spiegò, riprendendo a camminare. «E poi, per quello che dobbiamo fare, è necessario che siano presenti i migliori.»

   Tanto bastò a calmare l’animo inquieto del giovane Joule. Vedendolo rilassare i muscoli del volto, Dearka gli batté una pacca sulla spalla con fare amichevole. Furono condotti in un corridoio sul quale si affacciavano diverse grandi sale, dove alcuni dei loro compagni Verdi[2] erano impegnati con i simulatori.

   «Non di là.» Miguel fermò i ragazzi, in procinto di entrare nell’unica stanza vuota. «Di qua», disse, digitando i pulsanti di un portello automatico che a tutta prima risultava nascosto alla vista.

   Spuntarono in un luogo strano. Molto strano.

   «Indossate le vostre tute da pilota ed i giubbetti antiproiettili», ordinò l’Ufficiale Ayman, additando loro uno spogliatoio improvvisato e sfilando senza batter ciglio fra specchi, lampade, cavi e treppiedi che sorreggevano potenti strumenti fotografici. «Dopo di che, armatevi di pistole, mitra, coltelli… quello che volete, insomma, e posizionatevi laggiù in fondo, dove c’è quel grosso telone bianco.» I quattro rimasero fermi dov’erano, interdetti alla vista di un nugolo di operatori e truccatrici che sembravano accoglierli con fare festoso. Miguel, già in procinto di infilare la propria tuta, li richiamò. «Ehi! Diamoci una mossa! Non possiamo mica aspettarvi tutta la giornata! La gente qui ha da fare, sapete?»

   «Ma che…?» Nicol non riusciva a credere ai propri occhi, così come gli altri.

   Athrun aveva addirittura un’espressione terrorizzata in volto: sapeva che Miguel era un tipo originale, ma mai lo avrebbe creduto capace di organizzare un set lì alla base. «… Miguel… che significa?»

   Lui fece capolino da dietro la tenda dello spogliatoio, incurante di essere in mutande. «Non è ovvio? Rendiamo un favore alla Nazione.»

   Dearka quasi rise. «Facendo un book fotografico?»

   «Fuochino.» L’altro agitò una mano per aria. «Dobbiamo reclutare nuove leve», rivelò infine, sfoggiando tutto il proprio orgoglio nel sorriso che gli abbelliva il viso chiaro e negli intelligenti occhi ambrati. E prima ancora che uno dei quattro potesse di nuovo aprire bocca in cerca di chiarificazioni, aggiunse: «Ora fate i bravi, obbedite e assumete l’espressione più fica che avete: noi cinque insieme possiamo rimpolpare l’Esercito in un batter d’occhio.»

   «Con tante donne, sì, e l’idea non mi dispiace», commentò l’altro biondo, rimanendo comunque dubbioso.

   «Oh, per gli uomini non vi preoccupate», non si perse d’animo Miguel, tornando a trafficare con gli indumenti da indossare. «Domani tocca a Shiho: e vi assicuro che qui fuori ci sarà la ressa per vederla posare.»

   Dopo tutta quella spiegazione, ci vollero la forza e l’abilità di ben tre Rossi per tenere Yzak lontano da Miguel e per impedirgli di rovinare l’avvenenza del loro capogruppo a suon di pugni: in alternativa, il manifesto per le nuove leve ne avrebbe fortemente risentito.