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Autore: Sally_Jade    18/09/2009    0 recensioni
Like shadows in a faded light, oh we’re Invisible. She can’t see the way your eyes light up when you smile. [Invisible; Taylor Swift]
"-Tanto noi possiamo condividere tutto perché saremo amici per sempre vero?- domandò appoggiandosi sulla spalla del bambino. -Per sempre Sal, è una promessa- rispose sovrapponendosi alla sua testa."
Quando le promesse sembrano fatte per non essere mantenute, quando vivi costantemente di ricordi tuffandoti in un passato che non ti permette di vivere il presente. Quando devi mentire a te stessa rinnegando quello che provi, quando devi mentire agli altri per proteggere un castello di sabbia che alla prima folata di vento rischia di distruggersi.
Questa fan fiction sarà composta da circa dieci capitoli,composti da una parte di presente e una parte di flashback,tutti inizieranno con la strofa di una canzone della cantante Taylor Swift, le parole della canzone non saranno ovviamente scelte a caso. Alcuni dei personaggi fanno parte di una band americana originaria di Boston: i Boys like girls. Questa FF non è stata scritta a scopo di lucro e i personaggi non mi appartengono. Buona lettura!
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'm alone, on my own, and that's all I know: I'll be strong, I'll be wrong, oh but life goes on. I'm just a girl, trying to find a place in this world. Got the radio on, my old blue jeans, and I'm wearing my heart on my sleeve: feeling lucky today, got the sunshine, could you tell me what more do I need? And tomorrow's just a mystery, oh yeah, but that's ok. [A place in this world;;Taylor swift]

Freddo, freddo pungente che ti attraversa le ossa, un altro inverno che segna il cambio delle stagioni e il tempo che passa, la bambina si voltò nel letto agitata portandosi la copertina di lana rosa fin sopra alla testa, sente il ticchettio delle scarpe rosse della mamma e gli viene da sorridere perché è sveglia prima del previsto e la madre sta andando per svegliarla, il momento preferito della sua giornata, essere destata con un bacio e un abbraccio di quella braccia calde che ogni volta che la avvolgono riescono a farla sentire protetta. -Sally- la chiama con voce zuccherosa la donna, la piccola si mette istintivamente le mani in bocca per trattenere la risata e tira su le gambe nella posizione in cui dorme di solito. La donna sorride e capisce il trucco della figlia, si siede accanto a lei nel letto –Lo so che sei già sveglia- cantilena accarezzandole i capelli. -Non è vero- borbotta la bimba –Sto ancora dormendo- dice secca per paura che il momento preferito della sua giornata vada a rotoli. La mamma sorride divertita –Sally, piccola Sally è ora di svegliarsi- dice schioccandole come di previsto un bacio sulla guancia e avvolgendola in un abbraccio. La bimba sorride con un’espressione sul volto soddisfatta, di chi anche questa volta è riuscita ad ingannare per farsi fare le coccole di mattina. Il un battibaleno la madre l’aveva vestita, sotto le grida della bambina che di indossare un vestito rosa, nemmeno le passava per la testa, ma era domenica, dovevano andare a pranzo fuori e questo era uno dei patti spiacevoli a cui doveva andare contro. -Mamma- chiamò la bambina sull’uscio tirando la gonna alla donna. -Dimmi tesoro- -Mi puoi portare la salopette per giocare?- domandò la piccola dolcemente, mentre la mamma con un sorriso annuiva, prese la mano del suo papà e salì sull’automobile. Andarono a prendere la torta nella pasticceria all’angolo, crostata di lamponi, la loro preferita. Il piccolo della famiglia Digiovanni spalancò la porta di casa con un sorriso –Poolie- esclamò la bambina abbracciandolo all’altezza della vita, mentre il bimbo sorrideva scrutandola. -Oh la piccola Sally- disse entusiasta il ragazzino maggiore prendendola in braccio –Joe-jo-jo- rise la ricciolina prendendogli il naso tra le dita. -Come siamo belle oggi- disse facendola scendere mentre lei faceva una giravolta con il suo nuovo vestito rosa. -Non è vero- sbottò Paul –Sembri una femminuccia vestita così- incrociò le braccia al petto come faceva ogni domenica dopo che la rimproverava per il suo abbigliamento. Uno scappellotto gli arrivò dritto dalla madre –Cos’ ho cresciuto un gentiluomo o una capra Paul?- Sally fece la linguaccia a Paul nascondendosi poi dietro le gambe di suo papà, il bambino accettò la sfida iniziandola a rincorrere. -Joe portali fuori a giocare- urlò Mary che stava preparando il tavolo. -Vado con loro Amore- disse il padre del bambino dandole un bacio veloce sulla guancia. -A volte oltre a Joseph e Paul penso che anche Daniel sia uno dei bambini di casa- esclamò la donna con l’amica. -Perché pensi che Hank sia meno impegnativo di Daniel?- rise indicando i rispettivi mariti presi in una partita a Baseball con il maggiore. -Paul voglio andare lassù- disse la bambina indicando un albero di ciliegio non ancora molto grande. -Andiamoci- esclamò il bambino convinto prendendo il braccio l’amica e facendole salire la prima parte. In meno di dieci minuti avevano raggiunto la cima e si erano seduti sul ramo più solido –Costruiamo la nostra casa sull’albero?E poi ci sotterriamo uno scrigno con tutte le nostre fortune!- disse Sally mentre al moretto gli si illuminavano gli occhi per la grandiosa idea.

Guardò quella foto sorridendo, aveva all’incirca cinque anni indossava la sua salopette preferita e una maglietta viola sotto, era come se quei pezzi di carta stampati per lasciarle impresso un ricordo concreto le stesse raccontando per l’ennesima volta la storia della sua vita,quella storia che non avrebbe mai voluto rivivere, quella storia che le aveva solo portato troppe sofferenze e troppe delusioni; un bambino la stava guardando con la testolina inclinata, quando la giovane donna alzò lo sguardo, sul suo volto comparve un sorriso luminoso, come quello che aveva lei esattamente alla sua età. -Mamma posso stare un po’ con te?- chiese il bambino stropicciandosi gli occhi. -Certo tesoro vieni qui- lo accolse tra le sue braccia facendolo sedere tra le sue gambe, le passò una mano tra i capelli mentre il bambino appoggiava la testa sul suo seno e si lasciava dondolare dalle braccia della mamma. -Cosa stavi facendo?- domandò il piccolo guardando la foto che aveva appoggiato sul tavolino di vetro. Sally prese quel pezzo di carta tra le mani e lo porse a suo figlio –Guardavo delle vecchie foto- disse accennando un sorriso. -Sei tu quella mamma?- chiese indicando una bambina di cinque anni con lo sguardo vispo e un sorriso acceso, sembrava non essere nemmeno lei, erano passati ventenni e quel sorriso non si vedeva da molto tempo. La giovane donna annuì accarezzando delicatamente la testa al bimbo –Si Peter, quella ero io esattamente alla tua età- -Che bella che eri mamma- cantilenò spostando la foto e indicando un bambino che in quella foto era vicino a lei –Lui era un tuo amico?- La ragazza strinse le palpebre –Si tesoro,si chiama Paul- disse cercando di reprimere il senso di nausea che le portava nominare ancora il suo nome.
  
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