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Autore: Naco    19/09/2009    4 recensioni
Takano Kyouhei sbatté le palpebre più e più volte, si stropicciò gli occhi finché questi non iniziarono a lacrimargli e continuò a fissare un punto imprecisato davanti a sé, interdetto.[...]
Se qualcuno gli avesse raccontato di aver visto una scena del genere, lui non solo sarebbe scoppiato a ridere come un cretino, ma avrebbe continuato a prendere in giro il povero malcapitato per l’eternità...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL PIGIAMA ROSA


Takano Kyouhei sbatté le palpebre più e più volte, si stropicciò gli occhi finché questi non iniziarono a lacrimargli e continuò a fissare un punto imprecisato davanti a sé, interdetto.
Probabilmente quello che aveva visto era stato soltanto il frutto della sua immaginazione; del resto erano le tre di notte e aveva un mal di testa incredibile, a causa della botta che aveva dato alla saracinesca di quel negozio. Tutto a causa di quel cretino di Ranmaru, che aveva avuto la bella pensata di stare con due professoresse della stessa scuola; ovviamente non ci era voluto molto tempo perché le due colleghe lo scoprissero e decidessero di allearsi contro il ragazzo. Peccato che ci era andato di mezzo lui, solo perché aveva cercato di dividerle quando, essendosi accorte di aver trasformato il bel volto del ragazzo in una maschera di sangue, avevano iniziato a litigare su chi dovesse portare poi il malcapitato all’ospedale.
Quindi, si disse, era più che comprensibile che avesse le traveggole.
Però, cavolo, a tutto c’era un limite.
Se qualcuno gli avesse raccontato di aver visto una scena del genere, lui non solo sarebbe scoppiato a ridere come un cretino, ma avrebbe continuato a prendere in giro il povero malcapitato per l’eternità; perché, va bene le visioni, ma era più facile che la loro padrona di casa decidesse, in un impeto di generosità, di concedere loro gratis la propria abitazione lasciando perdere tutta quella storia di trasformare Sunako in una vera lady, o che Hiroshi e Josephine iniziassero a parlare veramente con tutti loro, o peggio che il monte Fuji decidesse di eruttare proprio in quel momento, piuttosto che Sunako Nakahara, l’unica ragazza in tutto il Giappone che nessuna persona sana di mente avrebbe definito sexy, che odiava la luce del sole, che amava il buio, l’horror e aveva come migliore amico un manichino, potesse indossare un pigiama rosa. Con i cuoricini fucsia.
Eppure, quando aveva intravisto quella sagoma alta meno di un metro, allontanarsi furtiva, aveva subito pensato che dovesse trattarsi di lei; salvo poi ricredersi quando aveva notato l’abbigliamento della creatura in questione.
Kyouhei ne aveva viste di cose strane, da quando abitava in quella casa, quindi l’idea che potesse trattarsi di un folletto o di un fantasma – che una persona normale avrebbe immediatamente accantonato – per lui era parsa l’unica risposta logica possibile.
Tuttavia, più ci ripensava, più era sicuro di averci visto giusto. I casi, quindi, erano due: o la botta in testa era stata così forte da fargli vedere cose assurde – e a quel punto si chiese perché diavolo proprio quella tipa strana in rosa, poi! -, oppure si trattava realmente di Sunako – il che comportava altre domande, ancora più assurde e di cui temeva la risposta.
Fece un giro di controllo, per cercare di risolvere quel mistero; tuttavia l’abitazione era silenziosa e le porte delle varie stanze erano tutte chiuse.
L’unica soluzione era chiedere direttamente a Sunako, decise una volta tornato in camera. Magari la ragazza l’avrebbe preso per pazzo – cosa di cui si stava già convincendo da solo, a dire il vero – ma almeno avrebbe avuto la conferma definitiva.
“Ehi, tu.” L’apostrofò la mattina dopo, mentre lei stava preparando la colazione e i ragazzi non si erano ancora fatti vedere; aveva scelto quel momento proprio per quel motivo: va bene essere considerato folle da Sunako, ma essere preso in giro anche dagli altri non è che gli andasse così a genio
“Che vuoi?”
“Dov’eri ieri notte, verso le tre?” chiese.
“Nel mio letto.” Rispose lapidaria lei e un’espressione molto scettica sul volto; non che potesse darle torto, vista la domanda.
“Ne sei sicura?”
“Perché?”
Perché ti ho vista andare in giro con un pigiama rosa con i cuoricini e mi stavo chiedendo se sono diventato pazzo io o normale tu. Avrebbe voluto dire, ma Yuki entrò nella stanza proprio in quel momento, facendosi annunciare con un sonoro sbadiglio, così si limitò a un “Niente.” appena borbottato.
Quel giorno non ebbe modo di riprendere il discorso con la ragazza, perciò decise che avrebbe proseguito le sue ricerche da solo.
Per questo motivo, quella notte, intorno alle due e mezzo, si appostò nella stanza di fronte a quella di Sunako e attese pazientemente che l’orologio scoccasse tre rintocchi.
Tuttavia, i minuti trascorrevano inesorabili e il silenzio continuava a regnare sovrano.
“Che mi sia sbagliato sul serio?” si chiese, sempre più preoccupato: allora, si trattava davvero di un fantasma? Oppure la botta in testa era stata davvero così grave? Eppure non gli faceva più tanto male…

Quando riaprì gli occhi il sole per poco lo accecò e si rese conto che si era addormentato lì. Si sollevò da terra, imprecando in tutte le lingue conosciute e no: per colpa di quella scema, non solo non aveva quasi chiuso occhio, ma si ritrovava anche pieno di dolori per essersi praticamente addormentato per terra!
Stizzito, spalancò la porta della stanza e per poco non gli venne un colpo quando si trovò davanti Takenaga. L’amico lo guardò per un attimo sorpreso.
“Che diavolo stavi facendo?” gli domandò.
“Ehm… avevo sentito un rumore ed ero entrato a controllare che la finestra fosse chiusa.” Spiegò.
“In pigiama?!”
Kyouhei lanciò un’occhiata al proprio abbigliamento e si rese conto che, forse, era il caso di sparire da lì prima che la situazione degenerasse. “Ehm… stavo andando in bagno! Non si può andare in bagno, adesso?”
“Certo. Peccato che il bagno sia dall’altra parte della casa.”
“E allora? Volevo fare un giro più lungo!” commentò fuggendo via, prima che la logica troppo ferrea dell’altro gli facesse notare qualche piccolo, insignificante particolare sbagliato nelle sue sempre più pietose scuse.
Accidenti a quella scema di Sunako! Se non avesse visto quell’immagine, si sarebbe risparmiato una notte all’agghiaccio e una colossale figuraccia con Takenaga. Ma poi, cosa gliene fregava di Sunako? Per lui poteva indossare anche una vestaglia rossa a pois, non sarebbe cambiato niente. E allora, perché darsi tanto pensiero per una maniaca dei film horror come lei?
Determinato a non pensare più a quella storia e a rimuovere per sempre certe immagini dalla sua mente, decise che avrebbe potuto far fruttare il proprio tempo in modo decisamente più intelligente: poteva andare a trovarsi un altro lavoro – l’ennesimo da cui probabilmente si sarebbe licenziato, ma va beh, almeno ci avrebbe provato ancora! – oppure semplicemente mettersi davanti alla TV a cercare qualcosa di vagamente interessante da vedere.
Tutti i suoi piani andarono letteralmente in fumo, quando Ranmaru si presentò a casa pieno di lividi e sanguinante; istintivamente, gli altri tre ragazzi gli furono accanto per sorreggerlo.
“Che diavolo hai combinato?” gli chiese Yuki, quasi sul punto di mettersi a piangere, mentre tutti e tre lo trasportavano verso il divano.
“Non potevo permettere che due donne così belle e pure soffrissero ancora per me! Così sono andato da loro per poter risollevare il loro animo prostrato, ma non avevo tenuto conto che i loro mariti erano a casa…”
Kyouhei ebbe la tentazione di lasciarlo cadere sul pavimento, ma l’occhiataccaia tempestiva di Takenaga lo fermò prima che potesse attuare il suo proposito. “Va’ a chiamare Sunako-chan.” Gli ordinò.
Il ragazzo lo guardò male. “Perché io?”
Yuki iniziò a singhiozzare sommessamente al solo pensiero che un simile compito potesse toccare a lui e Kyouhei sospirò: perché diavolo quei tre avevano così tanta paura della stanza di Sunako? Certo, anche lui non è che proprio amasse entrarci, ma dopo le prime volte in cui aveva voluto scappare, adesso si era quasi abituato a tutti quegli scheletri.
“Ok, ok, ci vado!” sbuffò, lasciando andare il povero Ranmaru in malo modo, ignorando volutamente il lamento dell’amico.
Perché cavolo, quando si trattava di lei, era sempre lui a doversi immolare? Accidenti a quella dannata vecchiaccia e alla storia della vera lady!
Ancora arrabbiato con Sunako, Ranmaru e il mondo in generale, Kyouhei spalancò la porta della stanza senza neanche chiedere il permesso.
“Ehi t-!”
Si bloccò a metà, con la mano ancora sulla maniglia. Senza pensarci, aveva violato la regola non scritta numero uno di quella casa: mai entrare nella stanza di Sunako Nakahara senza bussare, o almeno senza essersi preparati psicologicamente a ciò che avrebbe potuto vedere. E infatti, Sunako stava avendo una fitta conversazione con Hiroshi e, ci avrebbe giurato, il manichino le stava anche rispondendo!
Appena avvertì la presenza della Creatura Splendente, la ragazza si voltò con un’espressione tutt’altro che amichevole.
“Che vuoi?”
“Ranmaru ha bisogno di cure.”
“Arrivo, ma tu sparisci!”
Fregandosene del tono utilizzato, non si fece ripetere due volte l’invito e si voltò pronto ad abbandonare quello strano luogo e la sua ancor più strana proprietaria, quando la sua attenzione fu attirata da qualcosa alla sua sinistra: nel buio della stanza, quell’ammasso rosa sembrava risplendere di luce propria.
Rimase per un attimo interdetto: allora era tutto vero! Non aveva sognato e soprattutto non c’erano spiriti da nessuna parte!
“Allora, te ne vuoi andare? Ho detto che sto arrivando!” rincarò lei avvicinandosi pericolosamente e lui comprese che avrebbe fatto meglio a seguire il consiglio, onde evitare di ritrovarsi nelle stesse condizioni di Ranmaru.

I ragazzi si erano ormai addormentati, ma Takano, questa volta, era ben deciso ad andare in fondo alla questione. Non che gli interessasse nulla di ciò che quella squilibrata facesse, ci mancherebbe altro, ma, quando aveva capito di non essersi sbagliato, e soprattutto di non essere un pazzo visionario, qualcosa in lui era scattato. Era questione di orgoglio: aveva pensato di essere pazzo, si era ritrovato a dormire per terra, aveva fatto delle figuracce incredibili, quindi aveva tutto il diritto di pretendere una spiegazione chiara ed esauriente, no?
Non appena tutti gli altri erano andati a letto, quindi, il ragazzo si era posizionato nella ormai famosa stanza, ancora vestito e con una scorta di caffè istantaneo che gli avrebbe evitato di cedere alla sonnolenza.
A differenza della notte precedente, l’attesa fu breve: non trascorse neanche un quarto d’ora che sentì distintamente la porta della stanza di Sunako aprirsi e del passi leggeri muoversi verso l’esterno. Con estrema cautela, Kyouhei aprì la porta e vide effettivamente la ragazza con addosso quello strano pigiama rosa dirigersi verso il primo piano; facendo bene attenzione a non farsi scoprire, la seguì fin all’esterno, nel giardino. Il ragazzo continuò a starle dietro sorpreso: ma dove diavolo stava andando conciata in quel modo? Non temeva che qualcuno di loro potesse vederla?
All’improvviso, Sunako si diresse verso una siepe e scomparve al suo interno; quando Kyouhei la raggiunse, si ritrovò in una zona del giardino che non aveva mai visto. Ciò che lo stupì, però, non fu tanto quella scoperta – la villa era enorme e chissà com’è ogni tanto spuntava qualche nuovo punto inesplorato – quanto il fatto che vi trovò Sunako intenta a pregare davanti a un butsudan*.
Rimase per qualche minuto a osservarla: era così intenta nella preghiera da non accorgersi minimamente della sua presenza, nonostante fosse ormai a pochi metri da lei. Per un attimo Kyouhei si chiese se fosse giusto disturbarla, o se non fosse il caso di tornare indietro e far finta di niente; il ricordo di ciò che gli era capitato a causa sua, però, gli fece prendere la decisione finale.
“Ehi.”
Per la prima volta dacché si conoscevano, Sunako si voltò all’improvviso, quasi spaventata. Si guardarono a lungo negli occhi, cercando una risposta alla stessa domanda.
“Che ci fai qui?” chiesero in contemporanea.
“Prego.” Rispose lei laconica, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Lo vedo. Perché preghi a quest’ora e con un pigiama rosa addosso?”
“Perché è l’Obon**” spiegò.
“Questo lo so anche io. Per chi stai pregando?”
“Per mia nonna. La madre di mia zia. Lei mi ha regalato questo pigiama rosa. Ogni anno, per l’obon, vengo qui e prego per lei, indossando questo pigiama. Però ormai mi va un po’ stretto.”
Avrebbe dovuto intuirlo: conoscendo sua zia, poteva benissimo immaginare che tipo potesse essere sua nonna; sicuramente, l’unica persona che avrebbe potuto farle un regalo simile.
“Sei venuta qui anche due notti fa, vero?”
“Sì. Di solito vengo a mezzanotte, ma l’altro giorno stavo vedendo un film così appassionante, che non feci caso all’orario e venni più tardi.”
Ecco spiegato il perché la notte precedente non era riuscito a beccarla.
“E perché in giardino?”
“A lei piaceva questo giardino.”
Cadde il silenzio. Tipico di Nakahara, si disse: poche, semplici e chiare parole.
“Ehi.” Stavolta fu lei a voltarsi verso di lui, seria. “Non lo dirai a nessuno, vero?”
Kyouhei annuì. “Però in cambio voglio che mi cucini tutti i gamberi che voglio!”
Nakahara assentì e lui sorrise: non gli dispiaceva aver passato tre giorni d’inferno, se il premio sarebbe stato il piatto che più amava, preparato dalla sua cuoca preferita!

Fine



*Butsudan: altarino giapponese per il culto dei morti. Immagine qui
** l’ Obon è la festa delle anime. Si svolge dal tredici al quindici agosto. Le famiglie delle persone defunte si riuniscono alle tombe dei loro avi per rendere loro omaggio.

In realtà non ho la più pallida idea di chi sia la madre della zia di Sunako, se la nonna materna o paterna. Seguendo l’edizione italiana del manga, a tutt’oggi (volume 11 alla mano) non si ha notizia; non so se dopo si scopre qualcosa, ma in caso lasciate correre! XD Ho pensato alla madre della zia, per il semplice fatto che me la ci vedo benissimo a regalare pigiami rosa alla sua nipotina! XD
Vi assicuro che scrivere su Sunako è stato più difficile di quel che credessi! O_O Non che faccia cose strane, tipo fregarsene di quel che dice l’autrice, ma… anche se si lascia guidare docilmente, ho sempre l’impressione che sto scrivendo qualche fesseria. Voi cosa ne pensate?
Ah, ovviamente questa storia partecipa al Pigiama Party indetto da Fanworld.it.
   
 
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