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Autore: Lara Rye    20/09/2009    6 recensioni
Ogni fibra del suo corpo, ogni sua minima caratteristica si incastro in me, come il suo nome anni prima.
Sentivo di appartenergli e che lui apparteneva a me, solamente.
E tutto questo lo capìì attraverso il tocco, quello che cingeva le nostre mani unite da qualche attimo.
Lui mi guardava negli occhi, come cercando qualcosa o il più assoluto nulla.
Non capìì mai cosa ci trovò, ma seppi che un qualcosa lo trovò perchè un secondo dopo, mi mostrò il sorriso più grande che riuscì a fare.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ultimocapandreas Questo capitolo è dedicato a Federica, Valeria, Monica, Stefania, Chiara e Azury che mi hanno accompagnato, chi più chi meno, in questo viaggio..
Con Andreas e Syilve.

Dedicato a tutte voi.   Grazie, Infinitamente.


Andreas, il ragazzo con l'AIDS.

Capitolo trenta - "Il presente del mio cuore."




Piran, Slovenia.
"Signora?"
Le onde del caldo e denso mare mi stavano intorpidendo i piedi, giocando con il riflesso della mia pelle sull'acqua, quando qualcuno mi chiamò.
Mi voltai, osservando l'uomo davanti a me. Era il proprietario di un bar situato nei pressi della spiaggia, dove mi recavo a volte.
"Signora Leonard?"
"Si?"
"C'è una telefonata per lei."

Quella telefonata mi scosse profondamente, risvegliando in me quelle intense sensazioni che avevo rinchiuso accuratamente in un angolo del mio cuore.
La mia voce era flebile, tenue e fragile, come se si potesse rompere da un secondo all'altro. Sarebbe riuscita a reggere a tutto quello? Sarei riuscita io a rivivere lui, noi?
Il The Comet- l'hotel contenente tutto il nostro amore - stava per essere demolito. Un pezzo della mia storia, di quella più importante, se ne stava andando, per sempre.
Non oltrepassavo quella porta da più di vent'anni e il solo pensiero mi terrorizzava.

Lui, il mio Andreas, era racchiuso in quelle pareti.
Cuscini, lenzuola, candele, fiori, poltrone, mensole, stanze parlavano di lui, della sua vita, del suo mondo. In esse erano rinchiusi ricordi intensi di lui, della sua infanzia, del suo dolore e poi di me, di noi.
Demolire quel posto significava cancellare ogni oggetto o ricordo materiale che mi legasse a lui e non ero esattamente pronta per quello, però dovevo..
Dovevo andarci un altra volta, attraversare quel posto e quella marea esorbitante di ricordi per un ultima dolorosa volta.
Sarei stata capace di sopravvivere a quell' ultimo addio?
***

Respirai profondamente, ascoltando il silenzio che regnava ancora in quel piccolo paesino, che prima della Slovenia, era stata la mia casa.
Il terrore mi scavava nello stomaco, rendendomi sempre più minuscola davanti a quel vecchio hotel.
Spinsi la chiave nella fessura e lentamente la girai. Il rumore secco aprì automaticamente la vetrata.

Appena varcai quella porta mi sentìì incredibilmente felice.
Il suo profumo inebriava ancora quel posto, rendendolo il posto della mia vita, quello perfetto e ricercato, quello speciale ed unico.
Accarezzai lentamente il camino spento, colmo di polvere. Socchiusi gli occhi e..



"Amore?"
Andreas mi osservò, preoccupato, mentre guardavo le fiamme scaldarmi il corpo.
Non risposi, troppo presa da quel magico calore. "Amore?" riprovò, senza ottenere ancora una risposta.
Si sedette accanto a me, spostandomi una ciocca rossa dagli occhi.
Mi avvolse con le sue braccia, cullandomi leggermente.
"Andreas?"
"Mhm.."
"Sono incinta."
Le sue braccia mi lasciarono, intomirite. Mi guardò negli occhi mentre pensavamo le stesse cose.
Aids, aids, aids.
"Io lo terrò, Andreas. Sarà parte di me e te, anche se tu non ci sarai più. Sarà il nostro bambino."
Le sue braccia mi avvolsero ancora, anche se potevo sentire in esse il dolore e la tristezza.
Quel bambino, probabilmente, rappresentava la sua voglia di vivere. L'unica.



Era come se nulla fosse successo.
La morte di Andreas, quella di Camille, i vent'anni passati.  Potevo sentire ancora le sue braccia riscaldarmi e il terrore nella sua pelle.
Lui non se ne era mai andato, da quel posto e soprattutto da me.     Era ancora la mia costante, la mia eterna felicità, la mia essenza.
Salìì le scale ed entrai in camera, nella nostra vecchia stanza da letto.
Il letto era ancora perfetto, anche se coperto di polvere.  Mi sedetti su di esso, abbracciando il suo cuscino.
In quell'istante lo sentìì perfettamente.  Lui era li con me, ne ero certa.


Intrecciai le sue dita alle mie, cingendole perfettamente.
Mi baciò la fronte e poi passò all'orecchio, mordicchiandolo teneramente.
Io risi, divertita.
"Ti amo, cucciola."
"Ti amo anc'hio.. orsacchiotto."
Lui mi guardò, sbalordito.  "Orsacchiotto?"
"Certo..  Il mio bellissimo orsacchiotto da coccolare.."
"Oh, allora va benissimo.." disse, ridendo.  Lo baciai velocemente per farlo stare zitto e per il semplice fatto che lo amavo.


Quella mattina mi svegliai tra quelle lenzuola, serena e rilassata.
Non presi nulla. Lasciai tutto al loro posto e poì uscii, per l'ultima volta.
Quel posto era il nostro passato, il luogo del nostro amore ed era perfetto così, come noi l'avevamo lasciato.

Non sarei mai stata capace di dirgli addio perchè, anche se non c'era da vent'anni, Andreas aveva sempre rappresentato il presente del mio cuore.








***









The End.
Cavolo, quanto sono triste. Mi mancherà tutto questo, intensamente.
Andreas e Syilve sono parte di me e lo saranno per sempre.   Un grazie a voi perchè mi avete accompagnato in questa storia.. Grazie, veramente..
Cavolo Vale, casa editrice?
è un onore anche solo leggere l'idea. Sono senza parole.. Grazie come sempre.
Questa storia è anche merito vostro.

Un grandissimo abbraccio.
Lara.




   
 
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