Quella
non era affatto una notte buia e tempestosa, anzi.
Era
una mattina di primavera.
Il
sole era sorto da poco e l'aria era ancora fresca e sembrava
trascinarsi dietro l'umidità della notte.
Ma
lui, del bel paesaggio che gli stava intorno, non se ne era accorto e
in quel momento era l'ultimo dei suoi pensieri.
Stava
a testa in giù, legato stretto al sedile dalla cintura di
sicurezza. Sentiva la testa pulsargli sinistramente e dolori sparsi
in tutto il corpo, tranne che alle gambe che non sentiva più
da un pezzo.
Come
ci era finito lì?
Come
aveva fatto, l'auto su cui viaggiava, a finire fuori strada,
ribaltandosi più volte?
E
soprattutto: qualcuno sarebbe arrivato a salvarlo?
I
dubbi si cozzavano l'uno contro l'altro nella mente di Timothy DeLuca
e contribuivano a renderlo sempre più confuso.
Sapeva
che non sarebbe venuto nessuno, non su quella strada così
isolata e poco trafficata, eppure non riusciva a fare altro che
sperare che accadesse qualche miracolo inaspettato.
“Tirami
fuori da questa situazione e comincerò ad andare in chiesa
ogni settimana.” prometteva mentalmente, pregando ora questo
ora
quel dio.
Ma
in fondo sapeva benissimo che ogni speranza era vana.
Perdeva
sangue, troppo sangue, e lo perdeva a fiotti.
Fuori
da quell'auto schiacciata il sole era pallido e il silenzio regnava
sovrano, ma tutto quello che Timothy riusciva a vedere in quel
momento, il parabrezza scheggiato, il volante e il portachiavi a
forma di pinguino che gli aveva regalato la sua ragazza qualche sera
prima, arrivava ai suoi occhi tinto di rosso, per via della patina
vermiglia che gli colava sul viso.
Eppure,
al di là di ogni sua aspettativa, qualcosa accadde.
Per
prima cosa sentì un rombo e il rumore della lamiera
schiacciata.
Poi,
improvvisamente, si ritrovò alla luce dell'alba.
Chi
avrebbe dovuto ringraziare per quel miracolo?
Buddha?Allah?Gesù?
Se
lo stava domandando con insistenza, incurante del fatto che essere
riuscito miracolosamente a uscire dalla sua macchina accartocciata,
non significava matematicamente essere in salvo, quando la vide.
La
creatura più bella che avesse mai visto.
Era
pallida, estremamente pallida, come il sole di quella scialba mattina
primaverile, ed aveva lunghissimi capelli scuri. E la sua pelle
perfetta rifletteva la luce come se fosse fatta di diamanti.
Ma
ciò che lo colpì maggiormente, mentre
quell'angelica
creatura si chinava su di lui con sguardo preoccupato, furono gli
occhi.
Oro
puro.
Quando
sentì per la prima volta quel dolore acuto era ancora sotto
l'influsso magico di quegli occhi, ma se ne riscosse subito.
Il
fuoco cominciò a divorarlo e gli strappava forti grida.
“Uccidimi,
ti prego, uccidimi.” supplicava, guardando quella che pensava
fosse
la sua salvatrice.
Ma
lei si limitava a aggrottare la fronte perfetta e a osservarlo
tristemente.
Forse,
dopotutto, quella non era affatto un angelo.
Timothy
DeLuca morì tre giorni più tardi.
Et-voilà!Mi cimento
in una storia che coinvolge il mondo di Twilight!
Avviso:l'intera vicenda
è ambientata dopo il quarto libro, Breaking Down. Spero di
avervi incuriosito almeno un pò, ma dopotutto è
solo un piccolo prologo...