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Autore: Shadow writer    09/06/2024    2 recensioni
"Si erano fissati in silenzio, come se fossero state rubate loro le parole. Fino a qualche settimana prima, erano stati gli amici che uscivano a passeggiare prima di sera per raccontarsi la giornata, quando il sole calava e la luce si faceva dorata, ma in quel momento si erano guardati come estranei, come se già si fossero allontanati per due vite diverse."
***
Maxine si è sempre sentita fuori posto e così, finite le scuole superiori, se ne è andata dal piccolo paese in cui è cresciuta, troncando ogni rapporto con amici e familiari. Quando la malattia del padre la costringe a tornare dopo tanti anni, le cose sono cambiate e le sembra impossibile ambientarsi di nuovo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo

 

La luce entrava lattiginosa dalla finestra e gli feriva gli occhi, anche quando le palpebre erano socchiuse.

Affogava nel letto, incollato al materasso, legato dalle lenzuola. Guardava la sveglia sul comodino, poi fissava il soffitto.

Se si alzava dal letto, vi ritornava ubriaco prima di mezzogiorno.

Il sonno e l’alcool erano gli unici sonniferi per il dolore che aveva dentro. 

Spesso non sentiva neanche il telefono della stanza quando squillava. Più di una volta la donna delle pulizie era entrata con le proprie chiavi, perché nessuno aveva risposto quando bussava. 

A volte, quando aveva abbastanza forza per uscire dalla stanza, sedeva nel ristorante dell’albergo. Rimaneva immobile, con la schiena appoggiata alla tappezzeria, un braccio sullo schienale della sedia e uno sul tavolo. Se non c’era nessuno, fumava una sigaretta e lasciava il mozzicone sulla tovaglia.

Gli occhiali da sole impedivano alla luce di ferirlo.

Quando passava nella hall, teneva gli occhi bassi. Più di una volta gli era capitato di vedere dei capelli biondi e le sue labbra erano state sul punto di pronunciare il suo nome. 

Lasciava il cellulare costantemente in carica, nell’attesa di ricevere quella sola chiamata. 

Anche la sua mente offuscata capì presto che non si trattava di attesa, ma di illusione.

Sedeva per ore nella vasca, ascoltando l’acqua che continuava a scendere. 

Faceva movimenti lenti, impercettibili, solo per il piacere di sentire lo spostamento di acqua calda che gli accarezzava il corpo. Se non l’avesse assaggiata, non avrebbe saputo dire la differenza tra quella e sue lacrime salate.

Nonostante fosse nudo e confuso, lì si sentiva più al sicuro che in qualsiasi altro luogo.

Evitava in ogni modo il silenzio e la lucidità, perché temeva i pensieri e ancora di più la memoria. 

Non c’è niente di peggio che ricordare i tempi felici, quando si è infelici.




 




Ciao! 
A pochi giorni dalla conclusione di Per sempre così, torno a pubblicare un'altra storia. Si tratta in realtà di una storia che ho scritto parecchi anni fa ed era stata pubblicata su EFP in una forma molto ridotta e diversa rispetto a come si presenta ora.
Ancora una volta voglio fare un esperimento esponendo il racconto al giudizio altrui in modo da capire come migliorarla, quindi qualsiasi commento o correzione è benaccetto! 
A presto,
M.

   
 
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