-chi vuole i caffè?- domandò quasi urlando Lucie entrando nel laboratorio e sorridendo agli altri tre presenti.
-eri in ritardo perché dovevi prendere i caffè per tutti?- le domandò Charly anche se fu il primo a fiondarsi sui caffè che la castana teneva ancora in mano e ne bevve un generoso sorso -ne avevo davvero bisogno-
-tu hai sempre bisogno di caffè è diverso il fatto Charly- gli disse Dylan non staccando lo sguardo dal piccolo femore che stava osservando con fin troppa cura da tre ore buone ormai.
-parla quello che quando si rinchiude qui a lavorare va avanti solo a caffè-
-ragazzi per favore non iniziare a discutere in questo modo- borbottò Lucie che non aveva minimamente nessuna intenzione di ascoltare quella che stava per diventare l’ennesima lite del giorno -è ancora quel femore Dylan?- domandò allora la ragazza e Dylan annuì.
-c’è qualcosa che non mi convince- disse serio il moro.
-a me sembra semplice rachitismo- borbottò Sven che era rimasto in silenzio fino a quel momento anche lui vicino al tavolo sul quale erano disposte le altre ossa del bambino che stavano studiando -la curvatura è presente su entrambi i femori-
-già ma non può essere solo questo- Dylan non voleva credere davvero che ci fosse solo quello sotto. Che fosse rachitismo ormai ne aveva avuto conferma anche per via dei vari cribra che aveva trovato sulle ossa del cranio e anche per via della simmetria della curvatura nei due femori.
-e cos’altro pensi possa essere? E poi cosa te lo fa dire?- domandò ancora Lucie che era solo stanca di avere davanti agli occhi le ossa di quello che a tutti gli effetti era ancora un bambino. Lei davvero non ce la faceva a pensare che un bambino così piccolo fosse su quel tavolo perché morto.
-volete muovervi con questo caso? Non ho tutto il giorno- Charly, Lucie e Sven si girarono in direzione del ragazzo dai capelli castani e ricci che li stava raggiungendo a passo svelto mentre Dylan continuava a tenere lo sguardo fisso sulle ossa -Dylan-
-agente Henok- salutò lui alzando finalmente lo sguardo e guardando il giovane agente del FBI che aveva difronte.
-allora? Puoi dichiararlo suicidio?-
-no- disse serio Dylan.
-è stato trovato impiccato con uno sgabello sotto di lui Dylan- gli fece notare Henok -ai piani alti vogliono che questo caso si chiuda velocemente anche perché i genitori del bambino fanno pressioni-
-Henok questo bambino soffriva di rachitismo- disse serio Dylan -per non parlare che sui denti ci sono segni di ipoplasia lineare-
-lo sai che non capisco cosa dici- alzò gli occhi neri al cielo Henok che malediceva ogni volta quei maledetti antropologi che usavano termini fin troppo avanzati per le sue conoscenze.
-vuole dire che aveva carenze alimentari che sono state registrate sullo smalto dei denti mentre cresceva- spiegò velocemente Sven per poi guardare verso Dylan -non me ne ero accorto-
-questo perché hai la testa sulle nuvole- borbottò Dylan per poi prendere la mandibola del bambino e porgerla a Sven, che nel mentre si era rimesso i guanti in lattice, per fargli vedere i segni lineari di ipoplasia.
-okay e questo cosa centra con il caso?-
-il bambino viene da una famiglia ricca che può permettersi gli alimenti- Dylan incrociò le braccia al petto -non dovrebbe mostrare quei segni di ipoplasia e nemmeno uno stadio così avanzato di rachitismo-
-ti ho chiesto di indagare sul caso e accertarti che fosse suicidio non se aveva carenze alimentari-
-secondo me è omicidio- fu la sentenza di Dylan -che hanno cercato di far sembrare un suicidio-
-quindi dovrei dichiararlo omicidio solo e soltanto per delle tue supposizioni senza prove?- chiese Henok per poi scoppiare a ridere -Dylan non posso dichiararlo omicidio se tu non hai prove concrete nelle ossa senza un’indagine e non posso fare un’indagine senza dichiararlo omicidio-
-quindi siamo bloccati?- domandò Lucie che già non ne poteva più di quel caso e le stava venendo mal di testa.
-a volte mi chiedo se per voi dell’FBI non ci voglia una laurea in filosofia per come ragionate- Dylan aveva poggiato finalmente il femore sul tavolo e fu allora che lo vide -cazzo-
-cosa?- chiese prontamente Sven che aveva riconosciuto lo sguardo che aveva messo su Dylan.
-neoplasia ossea- disse Dylan -mi sembrava strano perché c’è un inizio di neoplasia- e indicò il punto del femore al suo collega che lo osservò attentamente a sua volta e non poté far altro che annuire e quindi confermare la diagnosi.
-parlate chia…-
-tumore- Dylan bloccò prontamente Henok -il bambino aveva un tumore osseo nei suoi primi stadi quindi ancora benigno- il moro tornò a guardare le ossa per un momento prima di rivolgersi ancora una volta all’agente -Henok chiedi alla famiglia se sapeva del tumore e trova un modo per provare ad indagare sul bambino. Sono sicuro che si tratti di un omicidio e non un suicidio, un bambino così piccolo non può davvero contemplare il suicidio-
-e come dovrei fare?-
-hai un distintivo no? Usalo- Henok voleva far notare al moro che aveva difronte quanto non fosse realmente così semplice tutta quella questione ma rimase in silenzio decidendo di fidarsi dell’istinto dell’altro. Lavorava con Dylan ormai da un anno e mezzo e mai una volta l’antropologo aveva sbagliato. Era stato anzi proprio grazie a Dylan che erano riusciti a risolvere casi anche parecchio vecchi che stavano per archiviare.
-vedrò cosa posso fare ma anche voi impegnatevi a trovare altro-
-lo sai che le ossa mi parlano- Dylan aveva detto quella frase con lo sguardo puntato sulle radiografie che avevano fatto in precedenza per cercare di individuare altro che gli era sfuggito -devi dare loro un po’ di tempo ma vedi di non stare con le mani in mano e porta avanti le indagini-
-eri in ritardo perché dovevi prendere i caffè per tutti?- le domandò Charly anche se fu il primo a fiondarsi sui caffè che la castana teneva ancora in mano e ne bevve un generoso sorso -ne avevo davvero bisogno-
-tu hai sempre bisogno di caffè è diverso il fatto Charly- gli disse Dylan non staccando lo sguardo dal piccolo femore che stava osservando con fin troppa cura da tre ore buone ormai.
-parla quello che quando si rinchiude qui a lavorare va avanti solo a caffè-
-ragazzi per favore non iniziare a discutere in questo modo- borbottò Lucie che non aveva minimamente nessuna intenzione di ascoltare quella che stava per diventare l’ennesima lite del giorno -è ancora quel femore Dylan?- domandò allora la ragazza e Dylan annuì.
-c’è qualcosa che non mi convince- disse serio il moro.
-a me sembra semplice rachitismo- borbottò Sven che era rimasto in silenzio fino a quel momento anche lui vicino al tavolo sul quale erano disposte le altre ossa del bambino che stavano studiando -la curvatura è presente su entrambi i femori-
-già ma non può essere solo questo- Dylan non voleva credere davvero che ci fosse solo quello sotto. Che fosse rachitismo ormai ne aveva avuto conferma anche per via dei vari cribra che aveva trovato sulle ossa del cranio e anche per via della simmetria della curvatura nei due femori.
-e cos’altro pensi possa essere? E poi cosa te lo fa dire?- domandò ancora Lucie che era solo stanca di avere davanti agli occhi le ossa di quello che a tutti gli effetti era ancora un bambino. Lei davvero non ce la faceva a pensare che un bambino così piccolo fosse su quel tavolo perché morto.
-volete muovervi con questo caso? Non ho tutto il giorno- Charly, Lucie e Sven si girarono in direzione del ragazzo dai capelli castani e ricci che li stava raggiungendo a passo svelto mentre Dylan continuava a tenere lo sguardo fisso sulle ossa -Dylan-
-agente Henok- salutò lui alzando finalmente lo sguardo e guardando il giovane agente del FBI che aveva difronte.
-allora? Puoi dichiararlo suicidio?-
-no- disse serio Dylan.
-è stato trovato impiccato con uno sgabello sotto di lui Dylan- gli fece notare Henok -ai piani alti vogliono che questo caso si chiuda velocemente anche perché i genitori del bambino fanno pressioni-
-Henok questo bambino soffriva di rachitismo- disse serio Dylan -per non parlare che sui denti ci sono segni di ipoplasia lineare-
-lo sai che non capisco cosa dici- alzò gli occhi neri al cielo Henok che malediceva ogni volta quei maledetti antropologi che usavano termini fin troppo avanzati per le sue conoscenze.
-vuole dire che aveva carenze alimentari che sono state registrate sullo smalto dei denti mentre cresceva- spiegò velocemente Sven per poi guardare verso Dylan -non me ne ero accorto-
-questo perché hai la testa sulle nuvole- borbottò Dylan per poi prendere la mandibola del bambino e porgerla a Sven, che nel mentre si era rimesso i guanti in lattice, per fargli vedere i segni lineari di ipoplasia.
-okay e questo cosa centra con il caso?-
-il bambino viene da una famiglia ricca che può permettersi gli alimenti- Dylan incrociò le braccia al petto -non dovrebbe mostrare quei segni di ipoplasia e nemmeno uno stadio così avanzato di rachitismo-
-ti ho chiesto di indagare sul caso e accertarti che fosse suicidio non se aveva carenze alimentari-
-secondo me è omicidio- fu la sentenza di Dylan -che hanno cercato di far sembrare un suicidio-
-quindi dovrei dichiararlo omicidio solo e soltanto per delle tue supposizioni senza prove?- chiese Henok per poi scoppiare a ridere -Dylan non posso dichiararlo omicidio se tu non hai prove concrete nelle ossa senza un’indagine e non posso fare un’indagine senza dichiararlo omicidio-
-quindi siamo bloccati?- domandò Lucie che già non ne poteva più di quel caso e le stava venendo mal di testa.
-a volte mi chiedo se per voi dell’FBI non ci voglia una laurea in filosofia per come ragionate- Dylan aveva poggiato finalmente il femore sul tavolo e fu allora che lo vide -cazzo-
-cosa?- chiese prontamente Sven che aveva riconosciuto lo sguardo che aveva messo su Dylan.
-neoplasia ossea- disse Dylan -mi sembrava strano perché c’è un inizio di neoplasia- e indicò il punto del femore al suo collega che lo osservò attentamente a sua volta e non poté far altro che annuire e quindi confermare la diagnosi.
-parlate chia…-
-tumore- Dylan bloccò prontamente Henok -il bambino aveva un tumore osseo nei suoi primi stadi quindi ancora benigno- il moro tornò a guardare le ossa per un momento prima di rivolgersi ancora una volta all’agente -Henok chiedi alla famiglia se sapeva del tumore e trova un modo per provare ad indagare sul bambino. Sono sicuro che si tratti di un omicidio e non un suicidio, un bambino così piccolo non può davvero contemplare il suicidio-
-e come dovrei fare?-
-hai un distintivo no? Usalo- Henok voleva far notare al moro che aveva difronte quanto non fosse realmente così semplice tutta quella questione ma rimase in silenzio decidendo di fidarsi dell’istinto dell’altro. Lavorava con Dylan ormai da un anno e mezzo e mai una volta l’antropologo aveva sbagliato. Era stato anzi proprio grazie a Dylan che erano riusciti a risolvere casi anche parecchio vecchi che stavano per archiviare.
-vedrò cosa posso fare ma anche voi impegnatevi a trovare altro-
-lo sai che le ossa mi parlano- Dylan aveva detto quella frase con lo sguardo puntato sulle radiografie che avevano fatto in precedenza per cercare di individuare altro che gli era sfuggito -devi dare loro un po’ di tempo ma vedi di non stare con le mani in mano e porta avanti le indagini-