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Autore: Melina     22/09/2009    3 recensioni
[Star Trek serie classica] Mise una mano sulla fredda superficie della porta. Poteva a mala pena trattenersi dal piangere. Voleva piangere. Sapeva che era la cosa più appropriata da fare. Ma non riusciva nemmeno ancora a realizzare che Spock se n'era andato per sempre. Non poteva scacciare il pensiero che Spock era via solo per qualche tempo e che sarebbe tornato. Era così da umano voler negare la profondità e la grandezza di una terribile situazione come quella.
Genere: Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa fiction è una traduzione dell'omonima che potete trovare al sito HOW TO MESURE DISTANCES
"Closing the distance" si svolge subito dopo gli eventi di "Star Trek II L'ira di Khan" e quindi dopo la morte di Spock. Spero che possiate apprezzare la dolce tristezza di questa storia come ho fatto io.
Fanfiction senza fine di lucro e non intesa per infrangere nessun copyright.

CLOSING THE DISTANCE - traduzione

Era la stanza più luminosa in cui fosse mai stato. Ne era sicuro anche prima di aprire gli occhi.
Quando li aprì diede un'occhiata in giro e potè determinare dove si trovasse. Questa è un'infermeria. E dopo alcuni istanti di rifelssione determinò anche che si trattava della sua infermeria.
"Questa è la mia infermeria" disse ad alta voce cercando di alzarsi in piedi "E sono dalla parte sbagliata del tricorder".
"Stia giù, Leonard" disse Christine Chapel con tono piatto "Non so cosa abbia bevuto ieri sera, ma è quello che l'ha ridotta in questo stato".
McCoy si riparò con un braccio gli occhi sia dalla luce che dallo sguardo pronto a esprimere giudizi affrettati di Christine "Non ho bevuto ieri sera".
"Lei che non beve nulla ad una veglia funebre?" sorrise amaramente.
"Puzzava come veleno quella roba" sussurrò poco dopo ricordando gli eventi della sera prima "Christine, mi lasci tornare nel mio alloggio. Non ho niente che un paio di ore di sonno non possano curare. Ma non qui"
"I suoi valori sono tutti quanti sballati, non posso lasciarla uscire di qui"
"Non mi costringa a far pesare il mio grado su di lei! Sono un capitano... no, sono un comandante. Uscirò di qui come e quando io lo ritenga opportuno, e lei..." le disse puntandole un dito contro in modo minaccioso "non può fermarmi".
Lasciò che il suo dito indice lo precedesse nell'alzarsi. Per prima cosa una volta in piedi si sentì cadere da una parte, poi si sentì cadere dalla parte opposta. Sentì la sua testa roteare da una parte all'altra fino a che non si mise del tutto in piedi. Ora si sentiva solo un po' instabile. C'era uno specchio, e vi si specchiò vedendovi riflessa la sua uniforme slacciata e storta, i suoi capelli erano arruffati e aveva decisamente bisogno di farsi la barba. Ma riusciva per lo meno a stare in piedi e finchè fosse riuscito a rimanere in posizione eretta avrebbe benissimo potuto ingannare tutti a proposito del suo reale stato.
"Posso camminare" disse a voce alta. Intendeva solo pensarlo, ma a volte le cose che si pensano si dicono anche.
"Mi prometta che andrà dritto al suo alloggio e che ci rimarrà fino a che non arriveremo sulla Terra" disse Christine "E' la sola condizione perchè io la lasci andare, che lei stia tranquillo".
McCoy si girò per guardarla in faccia "Christine, mia cara" si posò una mano sul cuore cercando di apparire al massimo della sincerità "Si fidi. Nessuno lo desidera più di me".

***

Camminando per i corridoi, McCoy credeva di non sentirsi poi così male dopo tutto. Era solo che l'eqipaggio si comportava in modo così strano, per tutta la sera un gran numero di persone lo avevano accusato di aver bevuto troppo quando in effetti non aveva quasi toccato alcool, sì forse un mezzo drink se l'era anche versato, ma prima di scolarselo aveva cambiato idea e aveva lasciato stare. Forse anche lui stava cominciando a comportarsi in maniera strana, ma se tutti avevano intenzione di fare come la scorsa sera era ben felice di essere stato confinato nei suoi alloggi.
Quando arrivò davanti alla sua porta cominciò a domandarsi se invece non avesse preso un bel po' di quei drink alcoolici dal momento che quella non era per niente la sua cabina, era quella di Spock. Aveva l'abitudine di lasciarsi traspotare dove doveva andare senza pensarci su troppo, ma le strisce di nastro posizionate a chiudere la cabina avrebbero dovuto informarlo di trovarsi fuori strada. La sua mente seguì da lontano gli eventi appena trascorsi. Il motivo per cui era venuto dritto qui, quello per cui si era risvegliato in infermeria. Perchè era stato accusato di ubriachezza? Perchè c'era stata una veglia funebre? Mise una mano sulla fredda superficie della porta. Poteva a mala pena trattenersi dal piangere. Voleva piangere. Sapeva che era la cosa più appropriata da fare. Ma non riusciva nemmeno ancora a realizzare che Spock se n'era andato per sempre. Non poteva scacciare il pensiero che Spock era via solo per qualche tempo e che sarebbe tornato. Era così da umano voler negare la profondità e la grandezza di una terribile situazione come quella.
McCoy realizzò in quel momento che la porta non si era aperta anche se vi teneva appoggiata sopra la sua mano. Doveva essere stata sigillata, altrimenti si sarebbe aperta non appena avesse registrato la presenza del suo corpo così vicino. Di colpo si sentì confuso. Perchè qualcuno avrebbe dovuto sigillare questa porta? "Computer" disse "Aprire la porta"
"Questa porta è stata sigillata vocalmente"
McCoy si allontanò di qualche passo per analizzare meglio tutto quanto, e si stupì quando si sentì ripetere "Computer, aprire la porta".
La porta si aprì scorrendo e rompendo il nastro.
Non entrò subito. Sconcertato da quello che aveva appena fatto, rimase fermo dove stava e disse nel buio e rivolto a nessuno "Io non credo ai fantasmi". Poi si fece coraggio ed entrò dimenticandosi di avere deciso di essere diretto nel suo di alloggio.
"Luci" disse. Poi mentre si copriva gli occhi aggiunse velocemente "Augh! Al venti per cento! Luci al venti per cento!" Tuttavia per un momento aveva visto la cabina di Spock totalmente illuminata. Non l'aveva mai vista totalmente illuminata prima di quel momento. Sembrava sbagliata. E' tutto sbagliato! Che cosa sta succedendo in questa astronave?
Il letto era fatto in modo così preciso che sembrava che Spock non ci avesse mai dormito. In effetti eccetto le candele mezze consumate, il resto della stanza era immacolato e morto come un museo. Ma McCoy poteva avvertire l'odore di Spock in quella stanza. E poteva sentire Spock.
McCoy si sdraiò sul letto. "Spegnere le luci" disse, forse restare un po' fermo e in perfetto silenzio lo avrebbe alla fine potuto aiutare a dare un senso a tutta questa faccenda.
Per la prima volta McCoy percepì il buio come quacosa che riempiva una stanza, invece di qualcosa che rappresentava essenzialmente solo l'assenza di luce. L'oscurità era una massa, che si diffondeva fino a toccare ogni angolo, solida e ferma, e lui vi stava affondando dentro come una cellula in un mare di plasma. E adesso sentiva Spock con lui, vicino a lui, attorno a lui. In lui. Erano come due cellule che aspettavano di essere divise.
Spock...
Perchè mi stai facendo questo? Pensavo che mi amassi. Non hai mai pronunciato quelle parole, lo so, ma ero così sicuro che tu mi amassi. Adesso come puoi trattarmi così?
Attendendo una risposta McCoy si sentì improvvisamente lucido. Era come se Spock non fosse mai stato lì, nè negli gli scorsi due giorni, nè gli anni prima, quando erano l'uno parte dell'altro.
Con tutto il tempo che ha avuto per starsene zitto, maledizione, proprio adesso doveva...
Leonard, sono qui.
Fermo al buio, senza battere ciglio, McCoy fissava il soffitto.
Non era mia intenzione farti del male. Questo era l'unico modo.
Mi sento così strano. Voglio solo smettere di sentirmi strano.
E' una sfortuna che il tuo corpo abbia reagito così negativamente alla mia presenza. Non posso contrastare del tutto questa reazione. Ma forse potrei compensare il disagio che stai provando.
Il disagio? Con tutti i modi che esistono per descriverlo, Spock! Io non voglio che tu viva dentro la mia mente, voglio che tu mi stia accanto! Voglio che tu stia sdraiato di fianco a me...
Le mie risorse sono limitate al momento, ma se vorrai arrendere la tua mente a me, farò l'amore con te come posso farlo nella mia situazione.
Un filo di calore si insinuò nella testa di McCoy, filo che cercò di seguire invano. Perchè nel frattempo si era diviso in due, poi quattro, poi in otto, sedici, trentadue, sessantaquattro, centoventotto, duecentocinquantasette, cinquecentoventi, milleventiquattro... McCoy sentiva ognuno di questi fili unirsi in una gigantesca ragnatela di calore. Una volta che il suo cervello ne fu travolto, il brivido caldo passò alla sua spina dorsale così che quasi non si accorse di aver piegato la testa di lato e di aver leggermente aperto la bocca. Piccoli, quasi impercetibili spasmi ragginsero i suoi muscoli. Non solo non capiva quello che gli stava succedendo, ma non aveva alcun desiderio di capirlo. Al momento gli bastava starlo vivendo. Ogni cosa sembrva perfettamente normale e naturale, e quando sentì delle mani sul suo corpo non se ne stupì: era per lui la cosa più perfetta del mondo in quel momento.
Dopo alcune carezze casuali, entrambe le mani si posarono sul suo inguine. Una premette con delicatezza su tutta la lunghezza del suo organo, che riposava ancora soffice nei suoi pantaloni; l'altra, con forse ancor più leggerezza, si fece strada lungo il profilo dei suoi testicoli. Anche se le mani si muovevano con lentezza, era un metodo molto valido per prepararlo all'atto sessuale. I suoi testicoli si avvicinarono al suo corpo accostandovisi mentre il sangue affluiva nel punto in cui la sua erezione era ormai completa. Cominciava a sentire il tocco di quelle mani diventare più profondo. Ci fu un attimo, quando le mani gli stavano slacciando i pantaloni, in cui McCoy era conscio che fossero le sue stesse mani, ma il momento passò in fretta, e subito divennero quelle di Spock.
Le mani lo toccavano nel mondo in cui Spock lo toccava, ferme ed efficienti, ma allo stesso tempo con infinita gentilezza; un flusso di lenta sensualità.
McCoy si trovò tutto ad un tratto ad osservare la scena da fuori il suo corpo. Tale vista lo divertì come lo imbarazzò; un uomo maturo che si masturbava al buio. Ma poi si vide come Spock lo vedeva; una creatura stupenda resa ancora più adorabile da quel momento di totale vulnerabilità, un calderone che ribolliva di emozioni e che pregava per essere assaggiato. Così mutevole. Così affascinante.
In alcuni momenti McCoy sentiva che erano le sue mani a controllare la situazione, in altri sentiva di non avere altra scelta che quella di arrendersi del tutto alle mani di Spock. Assaporò il delizioso terrore di sentirsi in balìa del tocco di qualcun'altro, e di sapere di stare per arrivare all'orgasmo ma essere incerti dell'attimo preciso fino a che questo non arrivava. Quando arrivò era per Spock, solo per lui.
Poi Spock si insinuò nella mente di McCoy avviluppandola proprio come era solito attorcigliarsi attorno al suo corpo. Era come sentirsi abbracciato con amore, e McCoy si sentiva così bene che non si preoccupò di essere stordito nè di essere del tutto in confusione. Aveva la barba lunga, era rugoso, sudato e appiccicoso, e totalmente felice. Almeno per un attimo.
Leonard. Dobbiamo andare sul monte Seleya. La voce di Spock nella sua testa era così chiara e distinguibile che McCoy fu tentato dal cercare di zittirla.
Perchè?
Il mio katra deve essere depositato nella Sala dei Pensieri degli Anziani. E' il luogo più appropriato.
Schiacciato da quella prospettiva, McCoy considerò per un attimo di tenere con sè il katra di Spock per sempre. Se lo avesse portato nella Sala dei Pensieri degli Anziani sarebbe stata la fine. Spock avrebbe lasciato la mente di McCoy per andare in uno stupido vaso dove sarebbe rimasto fino alla fine dei tempi. McCoy avrebbe però dovuto allenarsi per decenni nelle discipline vulcaniane, camminare scalzo sulla sabbia e in pratica osservare una dieta a base di piante del deserto e radici solo per poter imparare a comunicare con Spock, seppur nel più rudimentale dei modi possibili. E fino a quel momento sarebbe rimasto da solo in un mondo privo di emozioni, senza nessuno pronto ad amarlo o per lo meno a compatirlo.
Perchè devi andare laggiù? Sussurrò McCoy. Perchè non puoi restare con me? Adesso è difficile, ma posso abituarmi a condividere tutto con te. Ci fu una lunga pausa, durante la quale McCoy era speranzoso. Doveva ammettere che Spock era molto più intelligente di quanto non fosse lui e che quindi avrebbe sicuramente pensato a qualcosa.
Ma alla fine McCoy lo sentì dire, Non posso rimanere qui. Sei già pericolosamente vicino alla psicosi. Se ti trovassero in queste condizioni ti metterebbero sotto sedativi e ti trasferirebbero in un ospedale psichiatrico.
Ma non voglio che mi lasci!
Anche se Spock si stava allontanando, McCoy cercò di raggiungerlo gridando nel vuoto. Smettila di lascirmi! Smettila! Mi stai torturando!
Mi dispiace, Leonard. Non avrei mai voluto ferirti.
Spock sembrò svanire nel nulla e sparì anche dalla sua mente. McCoy poteva sapere in qualche strano modo che sarebbe stato lontano per un po'. Poi pensò con una fitta di amarezza, Certo che no. A meno che non fosse stata la cosa più logica da fare.


FINE

   
 
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