Esci dalla prigione, dalla zona, dalla caverna e dalla catena
Sii un amuleto, un coltello o una lancia
L'importante è avere artigli, forse tentacoli che avvinghiano
Per chi non può avere i draghi, i traghetti, o l'abito che fa il monaco:
le opzioni, dicono, sono tante.
Una casa a distanza piange, una strada strilla ed è in salita
Come il movimento da fare per scassare una porta:
sii la delicatezza del fiore
ma anche l'audacia del coltello.
Il cappello di un mago, un'incognita, e anche il coniglio vulnerabile.
Un letto celeste confetto, però le forbici nel cassetto.
La maschera di un demone come medicina, di buon'ora,
ma il fermacapelli rosso che ricorda i papaveri
Che ricorda la primavera
Quando ci sarà.
Quando questa altra stagione sconosciuta mi avrà insegnato la pazienza,
ricorderò che non vi è primavera o inverno, bianco o nero, ma ogni altra sfumatura
Che forse più in là ognuna si rivelerà splendente in egual misura, per me
Luci come pioggia a catinelle, come candele sulla torta.
Luci in fila come pixel, una marea di specchi severi.
Quali aspettative porti nel cappello?, interroga lo specchio.
Forse quelle di una specie che va in letargo; forse la mia casa piange.
O forse queste stagioni mi spianeranno la strada, saranno lampioni.
E se avrò bisogno di ridere, con l'audacia del coltello, taglierò una "i" di troppo
Nutrendomi del frutto acerbo di tutto ciò che meno amo
E rinasce in me, per me, da me.
Oltre che fiore, sono seme, ma anche l'esplosione creata
Con l'aspettativa del frutto.