Coltivo in silenzio i miei ricordi.
Sono sbiaditi dal sole e dalla pioggia, erosi dal vento
che ha soffiato a lungo sulle ampie pianure della tua casa.
Distese di fiori rossi che ora non sono più,
veline fragili invecchiate tra le pagine di un libro che non leggerò mai.
Altri fiori sono nati e morti su quella stessa terra,
in un tempo ostinato e crudele che lascia solchi profondi,
ma non attende.
E tutto passa e tutto è cambiato
e tutto resta da qualche parte
a spillare dolore dal fondo di un recipiente mai vuoto.
E tu sei ancora li, nuovamente sconosciuta,
Dietro a un muro di righe.
Chi ricorderà quelle dita intrecciate, un’ultima volta bugiarde?
Chi ricorderà le nostre parole, ormai vecchie di mille giorni?
Chi ricorderà ancora quello che era, e che ora non è più?
Qualcuno si ricorderà di noi, sì, e quella sarò io.