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Autore: Mue    22/09/2009    7 recensioni
Rolf è in difficoltà.
Luna aspetta un bambino e a pochissimo dal grande giorno non ha la benché minima idea di che nome scegliere.
Gli amici e i parenti, però, non esitano a venirgli in aiuto. Purtroppo per lui...
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Rolf Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Menta e Bisque Burley'
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Capitolo IV
 

San Mungo, 17 agosto

Otto ore.
Erano otto ore che Luna era in quella camera.
Ed erano otto ore che Rolf, fuori, camminava avanti e indietro lungo il corridoio.
A mezzanotte e mezzo, sfinito, si costrinse infine a sedersi su una delle panche di legno e a darsi una calmata. Respirò a fondo e nel momento in cui si portò le mani al volto per strofinarselo, si accorse che in una aveva ancora il libro di Rawdon.
Lo fissò, assente. Passò i polpastrelli sulla copertina, avvertendo la pelle consunta sotto le dita e la pressione delle lettere dorate che formavano il titolo. Quel libro era antico, e doveva valere un mucchio di soldi. Eppure Rawdon non ci aveva pensato due volte a lanciarglielo, nella scuderia.
Era fatto così, Rawdon: con quel suo modo di fare sprezzante e giocoso. Lo aveva incontrato anni addietro, a Vienna, durante un convegno sul sangue misto di maghi e creature magiche. Rawdon era venuto a stringergli la mano e gli aveva chiesto, alludendo alle sue strane sopracciglia, se pure lui avesse sangue misto di qualche creatura.
Rolf, ovviamente, non l’aveva presa granché bene, ma Rawdon aveva continuato a trattarlo in modo tanto amichevole da convincere rapidamente tutti, Rolf compreso, che erano davvero amici.
Sospirò e aprì il libro alla prima pagina. E sorrise.
Lì, sotto il titolo, Rawdon aveva scritto frettolosamente una riga.

Pagina 455, paragrafo 6. Il nome migliore. R.L.L.G.

Idiota, pensò divertito Rolf, andando a pagina 455 e al paragrafo sei. Aveva già una vaga idea di cosa aspettarsi.
E infatti lesse: Rawdon Hastur, Mago Guerriero del 1102, seguito dalla descrizione piuttosto scarna delle imprese, della casata e della data di morte.
Sorrise e richiuse il libro, sospirando. Appoggiò la testa allo schienale della sedia e sentì la tensione sciogliersi un po’.
Si appisolò.

*


Non era possibile.
Doveva aver sentito male. Sì, sicuramente era così. Non poteva essere.
«Scusi, credo di aver capito male…»
Il sorriso sul volto dell’infermiera si fece ancora più largo. «Ho detto che sono due, signore.»
Due. No, non poteva essere. Due. Non uno. Due!
«Ma ne è proprio certa?»
«Sì, signore. Due gemelli maschi. Bellissimi, somigliano moltissimo a sua moglie. Hanno gli occhi azzurri.»
Per un breve, folle istante Rolf riudì nella testa la voce della signora Quince.
«Mio figlio, quando nacque la mia nipotina, la chiamò Fiordaliso per i suoi occhi azzurri.»
Poi scoppiò a ridere.
Non era certo che ridesse per il pensiero di chiamare “Fiordaliso” uno dei suoi figli maschi, per la sorpresa o semplicemente perché, finalmente, era finita.
Finita? Ma che sto dicendo? E’ appena cominciata.
Sorrise, e l’infermiera davanti a lui pensò che quell’uomo alto dalle sopracciglia oblique avesse uno dei sorrisi più belli che avesse mai visto. Il sorriso di un uomo appena diventato padre.
«Sapete già come li chiamerete, signore?»
Rolf si fece serio di colpo. Ecco, questo era un gran bel problema. Ora non aveva solo un nome da scegliere. Ne aveva due.
Gettò un’occhiata indietro, al libro che gli aveva regalato Rawdon. Non l’aveva nemmeno sfogliato, dopo averlo richiuso quella notte.
«Ecco, io…» cominciò, poi ebbe un lampo.
Si voltò di nuovo verso il libro, lo prese in mano e aprì la prima pagina, alla riga scritta da Rawdon.
R.L.L.G.
Rawdon L.L. Greegrass.

Cercò di tornare indietro nella memoria, a un pomeriggio piovoso in cui lui e Rawdon erano chiusi nel soggiorno di casa sua dopo che il loro progetto di fare una gita in campagna era sfumato a causa del tempo.

«Che cosa sono quelle due “L” nel tuo nome, Rawdon?» gli aveva chiesto Rolf, vedendo le iniziali dell’amico incise sull’orologio da taschino con cui stava giocherellando.
«Il mio secondo e il mio terzo nome: Lorcan Lysander.»
Rolf aveva riso. «Ma che razza di nomi sono?»
Rawdon l’aveva guardato, serio. «Dei gran bei nomi. Lorcan era un re irlandese del passato, Lysander un generale greco.»
«E perché ti hanno dato quei due nomi? Non te ne bastava uno?»
«No. Mi servono per ricordare che se Rawdon non è abbastanza forte per qualcosa, lo sono Lorcan e Lysander.»

Rolf sorrise all’infermiera.
«Sì, lo so già.»

Fine


----------
Ed eccoci di nuovo alla fine di un'altra breve storia
Che dire? Sono felicissima di avervi avuto anche questa volta a seguire Luna e Rolf e spero di risentirvi alla prossima e, purtroppo, ultima loro vicenda.
Grazie di tutto, e, spero, arrivederci!
   
 
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