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Autore: Hideto Takahashi    30/10/2024    1 recensioni
Cleila, il centro dell'impero Ajens gira placidamente nello spazio governando con supremazia tutte le proprie colonie.
Il mondo di Cleila non è un mondo giusto.
C'è chi vive agiato, chi invece al contrario nella povertà più assoluta e sfruttato nel mondo del lavoro pesante. Fra questi, oltre alla gente comune, si trovano i mezzi androidi e gli androidi.
Vivono un'esistenza dedita solo al lavoro e sono da sempre nel mirino di crudeltà fisiche e verbali, discriminazioni pesanti.
Yukio, il Primo Ministro, è un mezzo androide e nessuno sa' il perché sia il secondo dell'Imperatore per la sua natura di declassato. È un mistero che si protrae da anni e anni, che nessuno è mai riuscito a risolvere.
Aiden invece è un giovane ragazzo, di ceto medio, che vive insieme a sua madre e che porta con sé il ricordo del padre deceduto quando era piccolo.
Ma c'è un legame tra lui e Yukio, un legame impossibile e molto profondo.
Tutto sembra andare perfettamente, i giorni passano l'uno dopo l'altro, ma una nemesi lontana si annida dall'altra parte dell'universo, che forse non è poi così tanto distante...
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Era il quarto giorno.
 
Un pomeriggio soleggiato aveva accolto gli abitanti di Cleila, che continuavano a vivere le loro vite senza alcun problema. Il ciclo si ripeteva giornalmente, con qualche sfumatura diversa che costringeva le persone a fare qualcosa di diverso dalla loro routine.
Yukio se ne stava chiuso a palazzo, osservando attentamente sul suo tablet, i documenti della campagna vaccinale.
 
Seduto alla scrivania, muoveva il dito sullo schermo che restava sotto il suo naso.
Mugugnava pensieroso mentre voltata le pagine digitali.
Di sottofondo aveva musica classica, di solito questo tipo di sinfonie lo calmavano completamente e lo rilassano. Gli piacevano, gli erano utili per pensare o per non farlo affatto, spesso si addormentava così sulla scrivania o sul letto.
 
Oggi aveva la visita.
 
Non aveva mangiato nulla, quando doveva essere riparato o aggiornato, la rimozione degli arti o l'applicazione di quelli nuovi facevano parecchio male. Tanto che si poteva arrivare al vomitare qualsiasi cosa in corpo. A stomaco vuoto era molto più difficile.
 
-Bene. Se si continua così, tempo un mese o due e siamo a posto…-
 
Si rilassò sulla poltrona ben foderata e comoda. Le sue condizioni non erano delle migliori, la carne del braccio gli tirava dove era legata alla parte artificiale. A questo non poteva fare nulla, poteva solamente sopportare. Con la mano si toccò delicatamente l'unione, se ne pentì immediatamente visto il dolore acuto e terribile.
La allontanò.
 
Fece un respiro profondo. Osservava il soffitto pensieroso, dopodiché chiuse la palpebra stancamente. Quel dolore si stava rifacendo anche su tutto il suo fisico, di fatto si sentiva molto affaticato e stanco. Non aveva fatto praticamente nulla in quei giorni, solo seguito da lì la campagna vaccinale.
Dopo un lungo sbadiglio, qualcuno bussò alla porta. La fissò. -Avanti.-
 
Non aveva dormito molto a causa della sofferenza fisica e lo si vedeva chiaramente sotto il suo occhio sinistro umano, con borse profonde e scure. Tre notti senza dormire era anche troppo per il suo fisico ora come ora.
 
La porta si aprì, per prima entrò Charry e dopo di lei Dermot, che aveva sempre il suo sguardo duro. La ragazza gli sorrise una volta di fronte. -Ministro, come state?- chiese come al suo solito dolce e preoccupata, era proprio una sorella con lui.
 
-Cara Charry- la salutò, stava per alzarsi ma lei gli fece segno perentorio di rimanere seduto e così fece. Non voleva mettersela contro, litigare era l'ultima delle cose che gli andava di fare ora. -Come vedi da te, sono parecchio stanco e dolorante.-
 
Yukio sapeva che non poteva nasconderle nulla, anche perché se ci provava l'avrebbe sgridato e fatto una scenata da sorella maggiore.
 
-È oggi la visita, vero?-
 
-Si sì, il dottore Eleija mi attende per le tre...-
 
-Allora è bene che si prepari, visto che manca mezz'ora.-
 
-Oh, è già ora?- Si guardò attorno. -Avevo perso la cognizione del tempo guardano la documentazione dei vaccini.-
 
-Oltre al braccio vi fa' male altro?-
 
-Un pochino la gamba artificiale, penso che anche quella si sia rovinata un pochino a causa
dell'impatto che ho avuto sulla nave.-
 
Charry si fece dolce in viso. -Allora prepariamoci ad andare.-
 
Annuì e prima che potesse alzarsi da solo, Dermot si fece vicino e lo aiutò. Lo teneva per un braccio, alzandolo con calma.
 
-Oh suvvia, sto bene- disse ridacchiando. -Ti ringrazio comunque.-
 
Charry gli era di fronte e gli porse la giacca che aveva con sé, con l'aiuto dell'erede al trono gliela sistemò addosso. Gli infilò un braccio e la chiuse, lasciando quello appeso al collo nascosto all'interno. Gli sistemò i capelli, tirando fuori la coda dalla giacca e poggiata sulla sua schiena. Quando fu pronto stava per camminare da solo, ma alla fine Dermot si mise il suo braccio sulle spalle.
 
-Oh no, signore... non potete accompagnarmi così, non nel vostro Palazzo.-
 
Si stava per staccare da lui, ma il ragazzo non lo lasciò. -Non penso che sia così sconveniente, sei di famiglia; quindi, non vedo dove stia il problema.- Dermot, detto questo, lo aiutò e insieme cominciarono a percorrere i corridoi.
 
Charry era di fianco a loro.
 
-Charry, ti stai prendendo cura dei nostri cari ospiti?- Chiese dolce Yukio.
 
-Si certo, stanno bene e sono stata davvero molto felice di rincontrare XonZ.-
 
-Lo so', anche io ne ero felice- e dopo una piccola pausa continuò. -Mi spiace non essere stato con loro per molto tempo, non stavo bene e volevo evitare che mi vedessero ridotto così.-
 
-Tranquillo, lo hanno capito e mi chiedono sempre come tu stia.-
 
-Digli che appena tornerò intero, in questi ultimi giorni assieme, prima della loro partenza, passeremo del buon tempo in compagnia.-
 
Scesero una rampa di scale, dopo quella la seconda e arrivarono al piano terra, dove ad attenderli vi erano i suoi due soldati. Matt e Frank.
Le sue guardie del corpo, cosa che di cui aveva bisogno ora nel suo stato di debolezza evidente ed era anche per questo che non si era fatto per nulla vedere conciato a quel modo pubblicamente. Se fosse stato preso di mira ora, sarebbe stata una preda fin troppo facile.
 
I due uomini si misero sull'attenti, anche loro non lo vedevano da molto tempo e quando si resero conto del suo stato si preoccuparono. Riuscirono però a mantenere la loro posa, anche per la presenza del signorino Dermot. Solo chi lavorava lì, a stretto contatto con la famiglia imperiale, sapeva di chi si trattasse.
 
La sua identità doveva essere segreta fino al giorno dell'incoronazione.
 
-Signore.- Salutarono all'unisono i due uomini, facendo anche un breve inchino con rispetto.
 
-Matt, Frank- li salutò il Primo Ministro sorridente. -Come state?- Chiese dolcemente e facendo a loro gesto di tornare pure diritti. Lo fecero.
 
Matt osservò il suo compare, nonché amico e tornò a lui quasi immediatamente. -Stiamo bene, signore. Voi come state?-
 
-Insomma, potrei stare meglio- ridacchiò di gusto e scherzando sulla sua situazione. -Su, forza andiamo che si sta già facendo tardi e non voglio far attendere il dottore Eleija.-
 
Yukio girò lo sguardo sul biondo. -Dermot, lascia pure fare a Matt e Frank... ci vediamo sta sera.-
 
-Ma...-
 
-Grazie, sei stato molto carino e davvero ti sono grato di avermi dato una mano.-
 
-Figurati, ti devo così tanto Yukio.-
 
Sorrise dolce. -Sei un ragazzo generoso e soprattutto che sa' come comportarsi...-
 
Dermot annuì e lo fece prendere da uno dei due uomini, che subito lo aiutò a camminare verso l'uscita.
 
Il Primo Ministro arrivò all'auto, fortunatamente parcheggiata sul "pianerottolo" in cemento vicino all'ingresso e dopo essere stato sistemato sul morbido sedile, restò da solo all'interno. Chiuse l'occhio, facendo un sospiro e sprofondò nell'imbottitura rossa. La macchina si alzò dal suolo immediatamente e partì velocemente, andando in direzione della DroidCorps.
Lui si lasciò solo andare alla stanchezza, decise di riposarsi un attimo se poteva, naturalmente, il dolore fisico non si decideva a passare e non riusciva per nulla a ignorarlo.
Non vedeva l'ora che Eleija lo curasse, ma desiderava così tanto anche vederlo... se fosse stato ucciso in quell'attacco, o semplicemente sparito, come avrebbe reagito lui?
Non poteva neanche immaginarlo. Lo stesso valeva per sé. Se gli fosse accaduto qualcosa, anche lui sarebbe stato tanto male...
Lo amava.
 
L'areoauto atterrò, come era stato deciso dall'Imperatore, di fronte all'entrata secondaria e sicuramente più discreta.
L'AndriodCorps si era trovata d'accordo e lo avevano permesso, ad attenderli lì vi erano due uomini della Corps e Eleija. Quest'ultimo sembrava in trepidante attesa per vederlo, anche se lo nascondeva bene.
 
Matt scese per primo, aperta la portiera, si accorse immediatamente che il Primo Ministro stesse dormendo e anche profondamente.
 
-Signore?- lo chiamò.
 
Non ricevendo alcuna risposta, lo scosse un poco ma non funzionò comunque.
 
Decise di poggiare una mano sulla sua fronte, sul suo palmo poté quale fosse la sua parte umana e non.
 
Scottava. Era bollente.
 
-Ha la febbre- dichiarò ad alta voce, poi si girò verso gli scienziati.
 
Eleija sentendo quelle parole sussultò. -Dobbiamo portarlo subito dentro, penso che la sua carne si stia lacerando e facendo infezione!-
 
Matt annuì e senza problemi se lo caricò fra le braccia, anche se in realtà pesava. La sua parte artificiale era ben più pesante di quella normale.
 
Anche Frank era sceso, seguì il collega all'interno, che stava seguendo gli uomini della Corps.
 
-Il Primo Ministro mi aveva detto che non era così grave... vuol dire che il danno si sta allargando, eppure a quanto mi aveva detto era tutto stabile- pensò ad alta voce il capo ingegnere, che diede ordine ai suoi uomini di tornare a lavoro e che ci avrebbe pensato solo lui.
 
Non ebbero molto da ridire, se ne andarono e restarono solo i soldati ed Eleija, che arrivarono alla stanzone con i macchinari che serrivivano. Naturalmente, ora avevano bisogno pure della capsula del Syx99 vista la situazione grave di Yukio.
 
Eleija ordinò ai due uomini di lasciarlo sul tavolo "operatorio", anche se in realtà si trattava di un tavolo d'assemblaggio e disassemblaggio.
 
-Lasciatemi solo con lui, è al sicuro qui ma ho bisogno di occuparmene da solo.-
 
I due soldati un po' contrari, decisero di accettare e con fretta uscirono da lì. Sospinti dall'uomo, che chiuse dietro di loro la porta a chiave.
 
Tornò subito da lui, lo svestì velocemente pure rovinandogli i vestiti, non poteva avere attenzioni in quel momento... era a rischio.
 
Accese la capsula, ci voleva un attimo prima che fosse pronta e così decise di fargli una iniezione di Syx99. Non bastava di certo ad aiutarlo completamente, ma era molto utile nell'attesa che la capsula fosse pronta.
L'ago della siringa perforò la pelle, quando fu pronta pigiò il tastino in alto e il liquido blu scese dentro di lui.
 
Abbandonò la siringa sul tavolino a fianco, dopodiché toccò la sua fronte.
 
Era davvero molto caldo.
 
Una volta nudo totalmente gli sfilò le bende, piano piano il suo occhio venne alla vista. La sua palpebra era chiusa, ma la aprì delicatamente e lo osservò. Il vetro durevole, si era crepato e vi era un bel buco e la sua iride, insieme alla pupilla, erano spostate di lato e in alcuni punti quel colore d'oro si era sbriciolato ai margini andando a perdersi sulla sclera artificiale.
Dopodiché controllò la zona del braccio, questo era collegato a una parte meccanica e quest'ultima, a circa meno della metà del petto, era attaccata al corpo. Era terribile alla vista, stava perdendo sangue blu e lembi di carne, anche enormi, si erano incastrati fra il metallo.
Scese alla sua gamba, fortunatamente la situazione era la meno grave, ma doveva smontarla come tutto il resto.
Gli fece una seconda iniezione, non era calcolata la capsula oggi, per questo non era stata accesa precedentemente.
Perché gli aveva mentito a riguardo?
Con i suoi attrezzi smontò la gamba, con molta delicatezza l'occhio essendo in una zona delicata e infine quella parte superiore.
-Ecco ci siamo...- disse osservandolo e il suo occhio destro si accese, poggiò due dita alla base del suo collo e poté sentire il pulsare del cuore. Davanti a sé comparve la linea del suo battito cardiaco, non andava troppo in alto ma neanche così in basso... era abbastanza stabile, ma aveva delle ricadute dopo ogni cinque minuti di puntura e ne fece parecchie, per evitare di perderlo.
Era una situazione precaria, non la sopportava e desiderava solo che si risvegliasse. Che gli donasse un sorriso solare o incontrare le sue labbra.
Lo amava tanto, non avrebbe sopportato di vederlo morire sotto le sue mani e poi nessuno glielo avrebbe perdonato. Men che meno la famiglia Imperiale, gli avrebbero dato la colpa...
 
Ma non voleva perderlo. Per nessun motivo.
 
Fortunatamente, dopo la decima iniezione, la capsula fu pronta e lo sportello si aprì lentamente.
Lo prese in braccio, molto più leggero. Lo adagiò con delicatezza e poi gli sistemò su naso e bocca una maschera trasparente. Quando fu ben legata dietro alla sua testa, con chiusura di sicurezza, sistemò sul suo corpo dei sensori, collegati a una macchina.
 
-Ci siamo, ci siamo…- disse agitato e nervoso.
 
Il portellone si chiuse da sé. Pigiò un tasto, risuonò un allarme e poi dopo pochi istanti, da due bocche all'interno, uscì un liquido blu scuro. Rilasciavano il liquido alla massima velocità, infatti, si riempì in pochi secondi e lasciarono galleggiare il corpo del Primo Ministro incosciente.
 
Eleija fece un respiro profondo, sollevato di avercela fatta.
Si sedette di fronte al suo computer, che monitorava il suo stato fisico, mentale e cardiaco.
Si sarebbe ripreso e svegliato da lì a qualche ora, era stata una situazione tragica... ma per fortuna, era riuscito a intervenire prima che potesse essere troppo tardi e se avesse tardato più di quanto aveva fatto, poteva esserci stata una sua presumibile fine.
Era stato proprio un colpo di fortuna.
 
 
Le risate accompagnavano quella fredda giornata di inverno, il cielo era cenereo e fiocchi di neve bianchi cadevano da quei fitti nuvoloni che vedeva sopra di sé.
Il clima era gelido aveva freddo e non riusciva in alcun modo a darsi neanche un po' di calore.
Neanche impegnandosi, sfregando le sue piccole mani affusolate assieme e fu un gesto talmente tanto vano che decise di arrendersi.
Una mano amica, che conosceva bene, gli porse dei guanti pesanti.
Alzò lo sguardo, non riuscì a vedere il suo volto. Mosse le labbra per ringraziare, la sua voce non uscì, ma la ragazzina di fronte a sé invece ricambiò con un grazio sorrisino.
 
Se li infilò con calma, ma prima che potesse dire altro, l'intero ambiente cambiò totalmente e si ritrovò su una fragile superficie.
Non riusciva a stare bene in equilibrio, mentre vedeva davanti a sé le due piccole figure allontanarsi velocemente, scivolando su quella superficie trasparente.
Cercò di muoversi, ma non ci riusciva, non capiva perché... lui sapeva pattinare, perché non funzionava?
Guardò verso il basso.
Gridò spaventato, anche se la sua voce non si sentì per nulla e cadde seduto per terra.
Gli mancava la gamba?
Non era possibile!
Non lo era!
Il sangue colava, scivolava sulla lastra di ghiaccio, creando quasi un quadro inquietante e grottesco.
Ansimava nervosamente, gli occhi gli bruciarono e le lacrime cominciarono percorrergli la guancia. Il suo cuore batteva fin troppo velocemente e gli faceva malissimo.
Dei passi sul ghiaccio, alzò lo sguardo e vide a qualche metro da lui un ragazzino grande quante lui. Non lo vedeva bene, ma la sua voce era inconfondibile nella sua mente e nei suoi ricordi.
Mosse le labbra, con un sorriso di scherno dipinto sopra.
Poteva capire quello che diceva: -Che fai lì a terra? Piagnone!- -Quale è il problema?-
-La mia gamba...-
-E cosa ha?-
Abbassò lo sguardo di scatto. Come poteva non vedere che... Ma era lì, intera e senza sangue che scendeva a fiume sulla superficie ghiacciata. Se la toccò, più e più volte... ed era la sua, la sentiva e non poteva crederci. Era assurdo. Reale, ecco come poteva riassumere quel piccolo momento di panico completo.
 
Lo vide allontanarsi, lasciandolo lì da solo e gli gridò di muoversi.
Con calma si issò in piedi, poggiandosi con le mani sul ghiaccio e facendosi leva lì.
Abbassò lo sguardo alle sue gambe, vi erano entrambe e dandosi una lieve spinta si mosse.
Si stava muovendo!
 
Ma andava più piano dei due, inspiegabilmente, visto che comunque si dava anche spinte molto più forti. Ma non riusciva a raggiungerli.
Non capiva...
Perché rimaneva così indietro?
Li chiamava.
La neve cadeva più fitta ora, rendeva la visibilità difficile e non riusciva a vederli. Poteva intuire le loro forme, ma non li vedeva chiaramente e non poteva fare altro che cominciare ad andare in panico.
Li chiamava continuamente, ma nessuno dei due gli dava veramente retta e abbandonato a sé stesso in quella dimensiona vuota, piena solo di neve e ghiaccio.
A un certo punto si bloccò, aveva perso l'orientamento e non sapeva più dove andare.
Si guardava attorno alla loro ricerca, ma nulla... il muro di neve gli proibiva di guardare attraverso.
 
Era indifeso e debole.
A un certo punto sentì degli scricchioli, all'inizio deboli ma poi sempre più forti.
Tremava dal freddo e non solo ma anche dalla paura, il ghiaccio stava per cedere e lui era disperso su quella immensa superficie ghiacciata, da cui non trovava uscita.
Era paralizzato dal terrore.
Sotto i suoi piedi le crepe si fecero più numerose e soprattutto profonde, tanto da fargli capire che era impossibile qualsiasi movimento ora.
Ci fu un forte rumore lontano, come una rottura più grande di un pezzo di ghiaccio e gli rimbombò nelle orecchie.
Poi senti il suolo mancargli sotto i piedi.
Il cuore fece un salto nel suo petto.
Aprì la bocca in una grossa "A" muta, non riuscendo a emettere un grido prima di cadere nell'acqua. Era gelida. Gli penetrava nella carne e pure nelle ossa, i vestiti invernali gli si attaccavano addosso e gli rendevano difficile nuotare.
Non riusciva a stare a galla, si agitava e muoveva, ma sempre più spesso si ritrovava sotto l'acqua con la testa. Le sue gambe si stavano paralizzando, le sentiva pesanti come se fossero fatte di marmo e con sempre maggiore difficoltà restava a galla.
 
A un certo punto, si sentì senza energie e si lasciò andare a corpo morto. Sprofondando in quelle acque gelide. Il freddo gli stringeva il petto, in una morsa crudele e senza pietà e che gli bloccava il respiro col passare del tempo.
Guardava sopra, verso la superficie ghiacciata e poté vedere dal buco che aveva creato i due ragazzini che lo osservavano affogare e lo chiamavano.
Le loro voci lo seguirono andando anche sempre più giù.
All'improvviso sentì tutto ovattato, mentre la sua vista si appannava e perse ogni contatto con tutto quello che stava accadendo.
Sentiva l'acqua gelida, per istinto animale il suo corpo non si arrendeva e continuava fino all’ultimo combattere per cercare di raggiungere la superficie che non vedeva neanche...
Ma sapeva che era lì sopra... Voleva vivere...
VIVERE!
Aprì di scatto l'unico occhio funzionate, il suo corpo era mosso da un energia sconosciuta e combatteva per sopravvivere. Sentiva l'acqua farlo galleggiare e con una mano batteva in giro su quello che sembrava metallo e vetro, cercando una via d'uscita.
Non riusciva a mettere a fuoco nulla, non ci vedeva chiaramente e non capiva dove si trovasse.
Da sveglio, il suo ultimo ricordo era di lui a guardare fuori dalla sua auto per poi perdersi nella sua stanchezza fisica.
Si agitava e agitava, volendo trovare una via di fuga in quello spazio ristretto e soffocante.
A un certo punto, la sua vista quasi tornò normale e poté vedere una figura comparire dietro al vetro. Si concentrò a guardarla e grazie a ciò, il suo occhio tornò a posto.
Incontrò il suo viso, quello di Eleija, che gli sorrise dolcemente e questo lo fece calmare ancora di più.
Era immobile ora e allungò una mano al vetro sopra di sé, poggiandola lì.
Eleija sistemò la sua sopra quella di Yukio e si piegò verso di lui, mosse le labbra in modo da fargliele leggere.
 
“Va tutto bene."
 
Gli mancavano i suoi pezzi, era rimasto semplicemente con quel terribile corpo di carne, così brutto a guardarlo e non completo.
Lo odiava. Lo disgustava.
 
Fece un respiro profondo e si guardò attorno, era in una capsula di Syx99 e questo significava solo una cosa... aveva realmente rischiato e di certo Eleija lo avrebbe sgridato.
Socchiuse l'occhio d'ambra e decise di abbandonarsi lì dentro fino al termine del procedimento.
 
Incredibile cosa gli avesse fatto riaffiorare la sua mente. Non un giorno a caso, quel giorno dell'incidente sul suo pianeta.
 
Il Syx99 lentamente stava diminuendo, fu avvertito da un allarme precedente e dopo qualche minuto notò il livello del liquido scendere in maniera più evidente.
Quando terminò, si ritrovò sdraiato sulla superficie metallica e restò semplicemente immobile. Era ancora collegato alla macchina di fuori con quei sensori, non voleva arrecare problemi a Eleija, anche se prima si era agitato molto e sperava di non aver rotto nulla.
Oltretutto non poteva far gran movimenti a causa delle sue parti mancanti, era come un giocattolo a metà e praticamente inutile.
Lo sportello si aprì ed Eleija fin da subito gli fece un grosso sorriso, allungando una mano al suo viso. Lo accarezzò dolcemente. -Hey, come stai?-
-Eleija...- lo chiamò con voce un po' ovattata a causa della maschera su naso e bocca. -Mi sento quasi come nuovo.-
Lo scienziato fu felice che avesse ancora il suo senso dell'umorismo, anche subito dopo un'operazione del genere. -Adesso ti scollego dal computer, ok?-
 
Annuì lievemente e con il suo unico occhio lo osservava staccare i sensori, su quello che rimaneva del suo corpo.
Eleija terminò, con il suo aiuto lo fece sedere e poi lo avvolse subito in un lungo e grande asciugamano. Facendo questo gesto, lo avvolse anche in un abbraccio.
Sorrise dolce, affondò il viso sulla sua spalla e non disse nulla. Si gustava quel momento profondo, che amava all'inverosimile e desiderava che continuasse all'infinito.
 
-Sono felice di vederti vivo.-
-Anche io lo sono- ridacchiò di gusto.
 
Si staccò da lui e lasciò le mani sulle sue spalle, guardandolo fisso negli occhi con serietà.
Sapeva cosa significasse quello sguardo, era arrivato il momento della ramanzina e osservò il soffitto.
 
-Non alzare gli occhi al cielo, perché non mi hai detto la verità? Perché?-
 
Tornò al suo bel viso e a quegli occhi, così belli e profondi, non poté resistere per nulla e si arrese a lui. -Non volevo che io venisse prima del tuo lavoro...- mormorò guardando il suo petto. -Io non sono così importante da disturbare la tua routine lavorativa.-
Era incredulo a quelle parole, non seppe bene cosa dire all'inizio ma alla fine lo scosse un poco per le spalle. -Ma che stai dicendo? Tu vieni prima di ogni cosa, ti amo... ti amo.-
Eleija era a pezzi, sentire quelle parole da parte sua lo fecero stare male... perché aveva quei pensieri ogni tanto?
 
Si scambiarono un tenero bacio, dove entrambi chiusero gli occhi e si lasciarono andare a quel momento.
Yukio strinse fra le dita il tessuto del camice bianco, avvicinandolo con forza di più a sé e voglioso lui stesso di ritrovarsi con il corpo contro il suo.
Lo scienziato con difficoltà si staccò dalle sue magnetiche labbra. -Yukio, non possiamo fare nulla ora... la tua operazione è durata più del dovuto, è tardi e devi tornare a casa per riposare- mormorò. -Per di più, qui alla fabbrica ci sono ancora le tue guardie del corpo.-
 
La tristezza lo pervase, ma aveva ragione.
Sorrise amaramente. -Non essere triste, un giorno di questi potremmo trovarci per la visita di controllo e...-
 
Ridacchiò e si allungò a dargli un bacio a stampo sulle labbra. -Va bene, mio dottore.-
 
Eleija riuscì a prenderlo in braccio, trasportandolo sul tavolo da laboratorio e poi con la lunga stoffa blu che lo avvolgeva, lo aiutò ad asciugarsi. Per mettere i nuovi pezzi doveva essere totalmente asciutto, soprattutto ai collegamenti con la pelle umana.
 
-Ecco, direi che sei pronto... con cosa vuoi partire?-
 
-La meno dolorosa?- Chiese ben consapevole che era pressoché impossibile.
 
Un sorrisetto amaro si dipinse sulle labbra. -Lo sai meglio di me che farà tutto male, quindi direi di farlo e basta. Via il dente, via il dolore.-
 
Annuì.
 
-Va bene, prego accomodati.-
 
Eleija lo fece distendere sul tavolo e con delle cinghie di sicurezza lo assicurò, in modo che non potesse fare movimenti in quel momento delicato.
 
L'operazione fu lunga e complessa, parecchio dolorosa e Yukio non era riuscito per nulla a trattenersi. Le sue grida furono ben udibili anche dopo quelle spesse pareti, tanto che i soldati di fuori si preoccuparono. Ma erano di routine quando lo portavano a cambiare pezzi, quindi a malincuore, restarono al loro posto e si scambiarono sguardi consapevoli.
Eleija si sentiva sempre in colpa a fargli del male a quel modo, non poteva cambiare il meccanismo e il metodo per mettere i pezzi.
La gamba si agganciò alla sua carne, facendo un suono e una lucina blu si accese e si spense.
Lo stesso accadde alla parte superiore del suo corpo, un dolore molto più acuto del primo.
L'occhio ancora peggio, dal suo altro iniziò a lacrimare dal dolore e dovette stare il più fermo possibile.
Ci riuscì a fatica, ma ce la fece.
Ansimante e piangente se ne stava sdraiato su quel tavolo, il dolore c'era ancora ma stava piano piano scemando.
Eleija gli passò una mano sulla fronte, dolcemente e gli diede un bacio. -Ssh, va tutto bene... abbiamo finito.-
Annuì ancora.
-Come li senti?-
-Mi... mi sto abituando...- disse fra i gemiti e la voce tremante.
 
-Non senti un dolore acuto ai lembi di carne?-
 
Scosse la testa. -No, solo uno lieve che sta passando.-
 
Fece un sospiro di sollievo. -Bene, adesso aspettiamo qualche minuto e potrai vestirti per andare a casa.-
 
-Casa?- Chiese in un gemito, pensando amaramente a quel palazzo che chiamava casa.
 
-Vorrei stare con te...- balbettò.
 
Gli tirò indietro la frangia, lo guardava con tutto l'amore del mondo. -Anche io lo vorrei, ma non possiamo...- si abbassò dandogli un altro dolce bacio sulle labbra. Si staccò. -Ti amo.-
 
Fece un dolce sorriso. -Anche io ti amo...-
 
Lo liberò dalle "cinghie", aiutandolo a sedersi e lo avvolse in un lungo telo bianco e con il logo della DroidCorps sulla schiena.
 
Dopo qualche minuto, Eleija gli fu di fronte. -Bene, prova a muovere la gamba.-
 
Lo fece e anche le dita dei piedi, quest'ultime avevano movimenti un po' meccanici ma andavano abbastanza bene.
 
-Il braccio.-
 
Eseguì e anche lì andava bene, lo muoveva piano piano.
 
-Apri e chiudi l'occhio.-
 
Fece anche quello, la palpebra non si muoveva umanamente ma a scattini e come le dita dei piedi si sarebbe messo a posto. La pelle intorno alla gamba meccanica e al braccio era arrossata.
 
-Perfetto... riposati un attimo prima di andare.-
 
-Va bene- disse annuendo.
 
A un certo punto verso la porta si sentì un bussare.
 
Eleija guardò Yukio.
 
Gli annuì. -Falli entrare.-
 
Aprì la porta dalla sua scrivania e questa subito portò alla vista i due grossi uomini.
 
-Signore, come sta?- Chiese Matt entrando e seguito da Frank.
 
-Sto bene, visto? Ora sono tutto intero- ridacchiò di gusto e poi si accorse di avere ancora la guancia bagnata di lacrime, se la asciugò con un pezzo di quella stoffa delicata e la passò sopra anche all'occhio umano. Dopodiché tornò ai due.
 
-Ne siamo davvero felici- disse Frank sincero.
 
-È durata molto l'operazione, signore.-
 
-Si, ne sono consapevole... e mi spiace avervi trattenuto qui.-
 
Eleija si intromise. -Se avesse detto fin da subito la gravità della situazione, tutto questo si sarebbe potuto evitare, signore- disse annuendo e guardandolo fisso negli occhi.
Yukio capì immediatamente che non gli era piaciuto per nulla quel suo comportamento e forse sarebbe stato arrabbiato un po' con lui.
 
-Era molto grave, dottore?- Chiese Matt.
 
-Certo, se aveste tardato un pochino di più, poteva semplicemente morire.-
 
I due furono presi dal panico all'idea di quello che sarebbe potuto accadere, ringraziarono il cielo di avercela fatta... se fosse deceduto, avrebbe passato guai grossi sia loro che il medico. Era assurdo, ma poteva benissimo accadere di essere colpevolizzati per quella scelta che aveva fatto il Primo Ministro in persona.
Yukio si sentiva un bambino quando cominciarono a parlare di lui, ascoltando il loro dialogo in silenzio e decise di mettere parola a quel discorso. -Ma non è successo, quindi non c'è assolutamente bisogno di preoccuparsi o pensarci troppo.-
 
I tre lo guardavano con la stessa identica espressione, non tanto convinti.
 
-So' cosa state pensando, se fossi morto voi avreste passato guai grossi... ma non sarebbe accaduto, ci sarebbero stati i miei dati a far comprendere che la colpa sarebbe stata unicamente mia- guardava i suoi piedi nudi, così simili ma allo stesso tempo diversi. Muoveva le dita del piede finto, avevano ancora un movimento meccanico.
In pochi giorni sarebbero state più vicine al movimento umano, con ciò anche braccio e annessa mano e l'occhio. Su sarebbe risolto tutto.
 
-Che ore sono?- Chiese all'improvviso.
 
Frank osservò sul suo orologio da polso, uno schermetto azzurro. -Le 22, signore.-
 
-Oh, è così tardi e mi sento stanchissimo...- si avvolse ancora di più in quel telo bianco.
 
Eleija lo aiutò a scendere dal tavolo. L'aveva accompagnato alla scrivania, su cui c'erano dei vestiti nuovi.
 
-I suoi vestiti si sono rovinati quando glieli ho tolti signore, le chiedo scusa... ma la vostra vita era in pericolo e...-
 
Sorrise. -Non si preoccupi, lo capisco e la ringrazio di tutto.-
 
Lasciò cadere al suolo il tessuto bianco, senza alcuna vergogna di essere visto nudo, indossando la divisa della DroidCorps.
 
La maglia era bianca con dettagli blu, dietro il simbolo della fabbrica e lo stesso colore lo avevano i pantaloni, tranne per il fatto che aveva anche del nero e da questo uscivano dei quadrati blu scuri fino a diventare più chiari lungo la sua gamba destra.
Gli stavano un po' larghi, come tutto del resto.
Aveva fatto una certa fatica a mettere tutto, fortunatamente però ce l'aveva fatta e adesso era ben vestito. Indossò le sue scarpe e poi tornò ad osservare i tre.
 
-Signore, siccome sono nuovi pezzi dovreste mettere una giacca... con il freddo di Cleila potrebbero dar fastidio all'unione carne e macchina.- disse un soldato.
 
-Beh, non pensavo che ci avremmo messo così tanto tanto che sarebbe arrivato il gelo... di solito non ne ho bisogno, quindi non la ho.-
 
Matt si sfilò il suo giaccone nero, senza ascoltare le sue proteste gliela poggiò sulle spalle e insistendo riuscì a convincerlo a tenerla e a chiuderla.
 
-Signore, allora vi saluto.-
 
Si girò verso Eleija, che gli era vicino. Gli strinse la mano e dopo un saluto formale, ma con un sorriso intimo e che solo loro due potevano vedere chiaramente, se ne andò sorretto da uno dei due uomini.
 
In realtà ce la faceva a camminare da solo, andava solamente molto lento e zoppiccava. Quindi Frank si era proposto di sorregerlo fino all'uscita, per poi aiutarlo ad accomodarsi sull'auto. Yukio fece un sospiro una volta solo. La macchina era già partita verso il palazzo.
 
Arrivato a quella che chiamava casa, fu trasportato immediatamente dentro nel buio della sera. Naturalmente, sapeva che qualche giornalista accanito era riuscito a seguirli e a scattare foto di lui messo in difficoltà... ma soprattutto che si era fermato a lungo alla DroidCorps. Molto probabilmente la preoccupazione a palazzo era cresciuta, infondo lui stesso aveva dichiarato che non ci avrebbero messo troppo.
 
Di fatto, appena giunto alla sua stanza, fu raggiunto dalla alta e tetra figura dell'Imperatore. Il suo viso duro lo osservava con cipiglio, mentre lui se ne stava seduto sul materasso con in mano un libro.
 
-Mio signore, vi chiedo perdono se non mi alzo per porgere a voi il più che meritato saluto... ma sono impossibilitato a farlo- abbassò la testa. -Spero che possiate capire.-
 
Lo guardò di sottecchi, sperando di aver calmato un pochino il suo umore nero ma la sua espressione non cambiò molto. Capì che nulla avrebbe reso più rilassato quella maschera di nervi.
 
-Non è questo che mi rende furioso nei tuoi confronti- disse con voce ferma.
 
Abbassò gli occhi sulla copertina del libro.
 
Era vecchia e trasandata, scritta in una lingua che conosceva soltanto lui e si trattava del tesoro più prezioso che avesse.
 
-Ho saputo tutto dalle tue guardie.-
Fece un sospiro. Non poteva di certo dare una colpa a Matt e a Frank, non potevano mentire all'Imperatore e se avessero tentato e quest'ultimo avesse scoperto le loro bugie, di certo non sarebbe finita per nulla bene. Neanche se si fosse messo in mezzo lui stesso.
 
Socchiuse gli occhi, il destro molto più lento dell'altro. -Signore, posso capire e vi chiedo perdono.-
 
-Perdono per aver mentito sulla tua salute?- Altezzoso lo guardava dall'alto. -Lo hai fatto apposta? In modo di poter finalmente morire e perdere la tua carica?-
 
Sussultò. -No, signore...-
 
-Dal mio punto di vista sembra proprio così, sai? Ci ho pensato per il semplice fatto che più di una volta mi hai chiesto di ritirarti, quando tu stesso sai che non puoi a causa...-
 
Corrugò la fronte. -Non c'è bisogno di rimarcarlo.-
 
-Ah sì? A me pare che sempre più spesso te lo dimentichi e continui a chiedere.-
 
Rimase in silenzio.
 
-Quindi, se devo rimarcarlo lo farò...- gli prese il viso con una mano, alzandogli il volto verso di sé. -Che ti sia chiaro e non finirai di servire la famiglia reale, come hai giurato ai miei antenati quel giorno.-
 
Non disse nulla, osservava solo quei due occhi duri come la pietra e che non gli lasciavano pietà.
 
L’Imperatore sapeva che, quando non gli dava risposta significava che aveva colto l'antifona e avrebbe smesso di fare di testa sua. Infondo, doveva capire che poteva stare solo ai suoi ordini o a quelli della famiglia Imperiale, doveva essere un servo fedele nulla di più e nulla di meno. Gli lasciò le guance dopo alcuni minuti di silenzio, in cui entrambi si erano guardati negli occhi.
 
Yukio osservava il suolo, ora libero.
 
L'imperatore notò le sue mani su quel vecchio libro, di un'era che non esisteva più e talmente rovinato che a vederlo faceva un certo senso.
Sapeva fin da piccolo che per lui fosse tanto importante, eppure non comprendeva appieno quel forte legame che aveva con quell'oggetto parecchio rovinato. Lo teneva come se si trattasse del tesoro più importante che avesse.
Quando era stato giovane, di nascosto, lo aveva anche aperto per leggerlo, ma la lettura era stata impossibile visto la lingua in cui era scritto. Vi erano anche delle strane immagini.
La conclusione a cui era arrivato fino a oggi, era che si trattava di un libro di fiabe o qualcosa del genere.
Grazie a Yukio sapeva cosa fosse un libro con quello che teneva fra le mani, visto che nella loro epoca non esistevano praticamente più e come unica fonte di informazioni si usava la biblioteca digitale, i computer e i tablet.
I libri cartacei appartenevano a un'epoca molto lontana alla loro, talmente tanto che nessuno, senza leggere da qualche parte, sapeva cosa fossero e come avessero influito negli anni addietro sugli abitanti di Clelia.
 
-Ora mettiti le idee in chiaro durante la notte e fra qualche giorno voglio vederti attivo a lavoro.-
 
Annuì. -Vi auguro una buonanotte, signore.-
 
Abbassò la testa ancora di più, chiudendo le palpebre. Ascoltando i suoi passi che si allontanavano, scomparendo dopo la porta, chiusasi subito dopo le sue spalle.
 
Era rimasto solo, non era la prima volta che accadeva in quel grande palazzo e neanche l'ultima. Ci era abituato.
 
Una gocciolina cadde sulla copertina del libro.
 
L'imperatore era così bravo a farlo sentire sempre a quel modo, utile soltanto a una cosa e che la sua vita ruotasse solo attorno alla famiglia imperiale.
 
La sua esistenza era annullata, contava soltanto il lavoro.
A un certo punto qualcuno bussò alla sua porta, si passò la mano sull'occhio umano e sulla guancia. Tirò un sorriso. -Avanti.-
Da dietro di essa, una volta aperta, si presentarono i due grossi alieni dal pelo bianco e Charry. La ragazza corse subito da lui, andando a stringerlo in un caloroso abbraccio.
 
Yukio ricambiò.
 
-Stupido!- Lo sgridò con voce tremante. -Ti è sembrata davvero una buona idea fare una cosa del genere?! Cosa avrei fatto senza di te se l'irreparabile fosse accaduto??-
 
-Oh Charry... mi spiace.-
 
Si sentì un po' in colpa.
 
Non avrebbe mai voluto ferire lei, per questo in realtà, non gli era passata dall'anticamera del cervello come scappatoia da quel mondo quella sua scelta di oggi.
 
-Ho solo calcolato male, tutto qui... non era nulla di pensato, ti ho promesso che saremmo stati insieme per sempre e così sarà.-
 
Annuì piangendo rumorosamente. -E io ti ho promesso, fin da piccola, che ti avrei protetto da tutto- la sua voce tremante si fece largo fra i gemiti e le lacrime.
 
Fece un amaro sospiro. -Sssh, sul serio...- se la staccò con delicatezza e con le dita asciugò le sue lacrime. -Ora basta, sto bene e non devi piangere se no mi rendi triste, ok?-
 
Annuì sistemandosi seduta di fianco a lui, continuando a stringerlo a sé.
 
XonZ e KavaneL si fecero avanti, fu il primo a parlare. -Abbiamo anche noi sentito la notizia, siamo felici di vederti stare bene.-
 
La sua grossa mano si poggiò sulla testa del giovane.
 
-Come state? Mi spiace non essere venuto a farvi visita e che vi abbia tenuti distanti...-
 
-Figurati Yukio, avevi bisogno di riposo e hai fatto bene a isolarti- allargò un grosso sorrisone, mettendo in mostra i dentoni giallini. -È utile staccare la spina.-
 
Annuì e poi lo fece accomodare al suo fianco, su quello libero e le manone del bestione presero la sua, stringendola in quella morsa amorevole. "Quando partirete?"
 
-Staremo qui per due o tre giorni, finché non ti riprenderai totalmente e poi torneremo sul nostro pianeta. Doveri ci attendono.-
 
Annuì con sempre il suo sorriso, ma amaro e XonZ se ne accorse immediatamente.
 
Decise di mettersi in mezzo ai due, li strinse entrambi in un caloroso abbraccio.
 
Sia Yukio che Charry sentirono il dolce profumo di menta del suo pelo, non se ne andava ed era come se fosse originato direttamente da lui.
 
-Bambini, non siate tristi... vedrete che la vita andrà meglio e vi regalerà felicità, soprattutto persone che vi vorranno sempre bene.-
 
Entrambi si lasciarono coccolare da lui, da quando erano stati dei bambini avevano considerato XonZ come una specie di padre. Uno amorevole, cosa che nella loro vita era da sempre mancata. Era un ottimo padre, avevano desiderato quel tipo di rapporto dai loro corrispettivi padri, ma non era stato possibile per molti motivi.
Ritrovare XonZ era stata la cosa migliore.
   
 
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