Crossover
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Autore: evil 65    08/12/2024    1 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccovi la seconda parte dello scontro titanico tra i nostri protagonisti e il loro nemico più pericoloso.
Vi avvisiamo, in alcune parti di questo capitolo verrà usato un linguaggio più scurrile del solito, legato a un certo personaggio. Per chi conosce la saga da cui proviene, questa non dovrebbe certo essere una sorpresa. Per gli altri… beh, è così che parla, quindi non scandalizzatevi.
Buona lettura!






Capitolo 46 -  Il Potere del Maestro: Parte 2

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Last Order si risvegliò al suono fastidioso e costante di un allarme.
Lentamente aprì gli occhi, scoprendo che l’abitacolo della navetta era avvolto da una luce vermiglia, come se l’intero mezzo fosse caduto in un gigantesco barattolo di vernice rossa. Eppure, vi erano anche pallidi bagliori che filtravano da un grosso squarcio aperto nella fiancata della cabina… ove spiravano i suoni inconfondibili di una battaglia.
<< Lasti… >>
Una voce squillante la spinse ad abbassare lo sguardo. Rowlet era ancora tra le sue braccia, e la fissava con grandi occhi terrorizzati.
Dolcemente, quasi avesse paura di poterlo spezzare come un ramoscello, la bambina lo lasciò andare, e così l’uccello prese a svolazzarle di fronte al viso.
<< Stai bene? >> le chiese, visibilmente preoccupato << Sei ferita? >>
Last Order gli sorrise dolcemente.
<< No, sono ancora tutta intera. Dice Misaka come… Misaka… >>
Le parole della bambina si spensero in un mormorio gracchiante, mentre i suoi occhi individuavano una grossa macchia di sangue che spuntava dalla cabina di comando… proprio dove un tempo si trovavano i piloti della navetta.
Rowlet la guardò perplesso.
<< Sei sicura? Mi sembri un po’ pallida… >>
<< Sto bene! >> sbottò la bambina, con voce molto più acuta << Voglio solo uscire di qui e trovare Accelerator! Dice Misaka come Misaka, cercando di nascondere la propria ansia! >>
Il barbagianni non sembrò molto rassicurato dalle sue parole, ma fortunatamente non insistette oltre. Così Last Order lo guidò sino allo squarcio, assicurandosi che lui non notasse i resti dei piloti. Ma una volta fuori, lo scenario che accolse la coppia fu addirittura peggiore di quanto la bambina avesse immaginato.
Non era certo estranea alla violenza. Dopotutto, era stata testimone dell’attacco di Darth Vader al villaggio di Yomikawa, evento a cui era seguita la devastante battaglia tra il Signore Oscuro e Accelerator. Eppure, niente al mondo avrebbe mai potuto prepararla per l’orrore di una guerra vera e propria.
In mezzo a una pioggia di blaster e proiettili vaganti, gruppi armati di uomini e fauni combattevano contro un esercito di esseri meccanici dall’aspetto grottesco.
I corpi cadevano al suolo, le urla straziate si mescolavano a una cacofonia di esplosioni, mentre sopra la carcassa della navetta imperversava una cupa tempesta di fulmini e saette.
<< C-come… >> balbettò Last Order, << come faremo a trovare gli altri in mezzo a tutto questo? Chiede Misaka come Misaka, ripensando alle sue pessime scelte di vita… >>
<< Io… non lo so >> ammise il suo compagno di sventure, altrettanto spaventato << Forse… forse Rowlet può provare a scovarli dall’alto? >>
Last Order rimase in silenzio, poi annuì con non poca esitazione.
<< Potrebbe funzionare… >> disse << Commenta Misaka come Misaka, realizzando di non avere altra scelta… >>
La terra sotto i piedi della bambina tremò con tanta forza da farla cadere al suolo. Seguirono anche i ribelli e i Cybermen che si trovavano nelle vicinanze, prima che una palla di luce illuminasse l’orizzonte della piana.
Subito Last Order sollevò una mano per coprirsi il viso.
<< Cos’è quello?! Chiede Misaka come Misaka, non potendo credere ai suoi occhi! >>
<< Non ne ho idea! >> bubulò Rowlet << Ma non sembra niente di buono… >>
Un fragore assordante riecheggiò in tutta la piana, così forte da costringere il barbagianni a coprirsi le orecchie con le ali. Mentre si posava a terra, fu presto imitato da Last Order… ma prima che le zampe dell’uccello potessero toccare il suolo, ecco che un’onda d’urto li investì entrambi.
Rowlet si sentì sollevare da una forza invisibile. E come se il suo corpo non avesse alcun peso, fu proiettato in aria al pari di una foglia cadente, poi spinto lontano dalla navetta.
<< Lastiiiiiiiiii! >> urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, ma le sue grida vennero subito nascoste dal rumore dell’esplosione.
Last Order allungò una mano verso l’amico, nel vano tentativo di afferrarlo. Sfortunatamente l’uccello era già fin troppo lontano della sua portata.
<< Rowlet! >> lo chiamò disperata << Rowleeeeeet! >>
Ma in cambio non ottenne alcuna risposta.
L’istante dopo, una nube di detriti le oscurò la vista, ricacciandola nell’oscurità.
 

 
Fire si alzò lentamente in piedi, lo sguardo fisso sull’enorme palla di luce comparsa al confine opposto della piana.
Per un tempo che gli parve infinito, rimase immobile, paralizzato, con la testa che ronzava e fischiava, la vista appannata dal rosso e dalla polvere.
<< Ragazzi… >> riuscì solo a mormorare, inconsciamente. Al contempo, si ritrovò a pensare a Thor e Accelerator, i suoi  più stretti amici, ma anche al resto dei Time Warriors.
Si chiese se fossero i responsabili di quel cataclisma, e pregò che stessero bene, che stessero vincendo; nonostante avessero sempre saputo sin dall’inizio quanto irrisorie fossero le loro possibilità, non poteva non aggrapparsi ostinatamente ad una speranza del genere
Ce l’avevano fatta? Erano ancora vivi?
Lo sperava con tutto il cuore. Aveva bisogno di crederci.
Attese, con un pizzico di frustrazione, che i suoi sensi si riassestassero, tornando alla normalità. A quel punto, tornò a scrutare l’orizzonte, in un disperato tentativo di scorgere qualcosa, qualsiasi cosa, che fossero le sagome dei suoi compagni o il più piccolo accenno della loro sopravvivenza.
Istintivamente, gli occhi gli si illuminarono di verde. Gli sarebbe bastato uno scorcio, qualcosa di fugace, solo per placare i suoi dubbi e le sue ansie, non gli importava quanto fosse irrazionale e controproducente in quel momento.
E così li vide: ammantati in lampi di luce e fulmini, con tutti i loro poteri che si mescolavano per creare un singolo, gigantesco bagliore.
<< I tuoi alleati sono più potenti di quanto inizialmente credessi. >>
Interrompendo la sua percezione, il ragazzo si guardò alle spalle con la coda nell’occhio, sentendo più che mai il suo avversario come un aguzzino e un carceriere.
Sapeva che non gli avrebbe mai permesso di raggiungerli, e non se la sentiva di tentare.
Al suo posto, loro che cosa avrebbero fatto? Di certo, non avrebbero mai lasciato che un servo del Maestro restasse a piede libero.
Imprecò sonoramente, serrando i pugni con impotenza.
<< Vai all’inferno! O andateci! O quel cazzo che è! >> sbottò << Parla chiaro e tondo! Starscream ha cercato di rapirmi per il Maestro, prima di tentare di uccidermi! C’entri tu con la tua clemenza e fissa genitoriale? >>
<< Fissa genitoriale? >> ripeté Anakin, con un sopracciglio inarcato << Che terminologia curiosa. In fondo, non è forse compito di ogni padre doversi preoccupare per la sicurezza dei propri figli? Io voglio solo che tu abbia una vita lunga e felice, degna dell’eredità che porti dentro di te. >>
Indicò i suoi dintorni.
<< Ormai dovresti aver capito che i tuoi amici ribelli non potranno vincere. Periranno tutti, dal primo all’ultimo, e allora la situazione di Battleground tornerà esattamente come prima. Non rimarranno neanche bisbigli di ciò che avete tentato di fare! Ma tu? >> Il Sith sorrise sottilmente. << Potresti ancora cambiare le cose. Perché non sarai semplicemente il figlio di un comandante militare, ma anche del senatore più potente dell’Impero! Al Maestro non importa la politica, lascia sempre che siano altri a prendere le decisioni più importanti per il mantenimento della pace. Tutto passa prima attraverso di ME... e passerà anche attraverso te, se sceglierai di diventare il mio erede. >>
Lentamente, allungò una mano verso il ragazzo, che lo fissava sbigottito.
<< Vieni con me, figlio mio >> proseguì << e allora potrai aiutare Battleground per davvero. Lo renderai esattamente come speri? Certo che no, poiché a volte bisogna saper giungere a compromessi per poter realizzare i propri obiettivi. Tuttavia... avrai finalmente la possibilità di migliorare la vita di coloro a cui tieni. Di proteggere la gente di Gongmen dalla persecuzione... e altro ancora, se solo sceglierai di stare dalla parte dei vincitori. Quindi prendi la decisione giusta! >>
Il volto di Baelfire si contrasse, ammantato dal conflitto e dai dubbi. Chiuse istintivamente la sua mente, e tornò a scrutare il punto in cui si trovavano i Time Warriors. 
Ci fu un guizzo esitante nei suoi occhi, mentre il suo sguardo si spostava tra loro e il genitore, più volte: poi, i suoi occhi indugiarono sul il palmo del senatore, l’espressione spaesata e persa, e al tempo stesso, pregna di riflessione.
Poi cominciò a osservare le sue stesse mani, forse nella vana speranza che vi avrebbe scorto la soluzione a tutti i suoi problemi. Ma poi le serrò saldamente e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, in un gesto di impotenza, rassegnazione e sconfitta.
Allora sollevò lo sguardo, denso di rammarico, verso Skywalker… e camminò lentamente verso di lui e la sua mano tesa.
<< Perdonami, padre, se puoi >> disse, in tono sommesso, le palpebre che sbattevano come se fosse sul punto di piangere << Non sono stato all’altezza. Questo... è davvero l’unico modo. >>
<< Non temere, figlio mio. Hai preso la decisione giusta. Vedrai che->>
<< Non stavo parlando con te, sottospecie di verme. >>
Anakin si rese conto solo in quell’istante che la mano del giovane era tesa, ma non aveva sfiorato la sua nemmeno di un millimetro. I suoi occhi erano diventati gialli.
 << Chiudi... quella cazzo di fogna. >>
E piegò le dita ad artiglio. Un fascio di aura verde le ammantò, mentre un altro apparve attorno alla gola del senatore, occludendogli la trachea e bloccandogli il respiro.
Anche se la manifestazione era diversa, non c’erano dubbi. Quello... era lo strangolamento della Forza.
Con gli occhi dardeggianti che simboleggiavano il Lato Oscuro, Fire lo fissò dall’alto in basso, come se non fosse altro che un insetto da schiacciare.
<< Sapevo che Shen non era stato l’unico ad attentare alla vita di Logan. Per questo, e per tutti gli altri crimini che avete entrambi commesso… meritate il giusto castigo. Ma tu, Skywalker... >>
Le sue labbra si deformarono in un sorriso sprezzante e derisorio.
<< Avresti dovuto tacere sulla parte in cui ogni problema di questo universoo di merda… è colpa tua! >>
Il Sith cominciò ad artigliarsi la gola, il volto contratto da un’espressione di genuina sorpresa.
Mai, prima di questo preciso momento, aveva subito gli effetti di una delle tecniche per cui era più temuto! Suo figlio… il frutto dell’unione tra lui e Lada… stava cercando di ucciderlo attraverso la Forza.
A quella consapevolezza, la rabbia prese nuovamente il controllo dei suoi pensieri. Gli occhi di Anakin tornarono di un giallo fiammante… e ancora una volta, la mente di Vader prese il controllo.
<< Adesso… BASTA! >> urlò, sprigionando al contempo un’ondata telecinetica.
Fire perse la presa, solo per un secondo… eppure, quel breve attimo di tempo fu sufficiente per ribaltare la situazione.
Questa volta, fu il Sith ad allungare una mano, avvolgendo il collo del figlio in una presa invisibile. E quando questi tentò di liberarsi, ecco che cominciò a stringere sempre di più, ignorando gli avvertimenti della sua altra metà.
<< Non vuoi unirti a me? >> ringhiò a denti stretti << Vuoi sputare sulla mia generosa offerta per morire con un branco di reietti, criminali e sobillatori? Bene! Non ho alcun bisogno che tu ti unisca a me volontariamente! >>
Cominciò a incamminarsi verso il ragazzo.
<< Strapperò ogni putrido pensiero ribelle dalla tua testa. Cancellerò ogni singolo ricordo che ti lega a queste persone! Ogni momento che hai vissuto con quel miserabile Royston… te lo porterò via! Fino a quando non resterà che una tabula rasa… e ciò che IO sceglierò di concederti… >>
Fu in quel momento… che uno stridio acuto, feroce e animalesco, pervase l’aria. Per un istante, Fire pensò di essere talmente intontito da aver sentito male, di esserselo solo immaginato.
Finché non vide una familiare sagoma color crema piombare dall’alto e abbattersi sul volto del Sith. L’uomo ruggì, completamente impreparato, e mollò la presa.
Il ragazzo cadde a terra con un tonfo secco, ma in preda ad un’adrenalina senza precedenti si rialzò quasi subito.
Con il respiro affannoso, si concentrò di nuovo sul suo avversario… e allora riconobbe colui che era giunto in suo soccorso.
<< Rowlet! >>
Il cuore nel petto gli esplose di ansia e paura. Incredulo e ansimante, osservò il barbagianni abbattere senza pietà il becco e gli artigli sul volto di Skywalker, cercando senza alcun remore di cavargli gli occhi.
Ma il Sith si divincolò e gli tirò un pugno secco, scaraventandolo via.
Un bubolio spaventato trafisse le orecchie di Fire come un fulmine a ciel sereno.
Le gambe gli si mossero ancora prima che il suo cervello ne registrasse il movimento. Balzò con la sua agilità vampiresca e intercettò l’amico piumato, afferrandolo al volo tra le braccia.
A quel punto, prese a esaminarlo: era solo un po’ sballottato, con le piume arruffate, ma altrimenti illeso. Nonostante tutto, ebbe la faccia tosta di rivolgergli i suoi occhioni entusiasti, densi di sollievo.
<< Padron Fire! Stai bene!? >>
<< Io… io sto…? Tu…!? >> balbettò l’adolescente, sconvolto, ancora tremante di shock << Tu, stupido, maledettissimo cervello di gallina! Non puoi stare qui! Non dovresti essere qui! >>
<< Invece sì! >> affermò Rowlet con fierezza, sfiorandogli il volto con un’ala. << Rowlet doveva aiutarti e ti ha aiutato! >>
<< Questo... >> giunse una voce cupa poco distante << resta da vedere. >>
Il barbagianni si voltò... e i suoi occhioni neri si ritrovarono a fissare quelli gialli e furiosi di Darth Vader, che lo stavano fissando con un’espressione assolutamente furiosa.
Subito l’uccello sgusciò via dalle braccia del padroncino e gli svolazzò di fronte, gonfiando le piume per apparire più grosso, il becco aperto in uno stridio minaccioso.
Al contempo, il Sith si portò una mano sul viso... e quando la ritrasse, scoprì che le sue dita erano macchiate di sangue. Il SUO sangue.
Rowlet era riuscito a ferirlo. Ora, il volto un tempo immacolato di Anakin Skywalker sfoggiava un profondo taglio all’altezza dell’occhio destro, fino alla guancia.
Allora la mano dell’uomo si strinse a pugno.
<< Tu... patetica creatura... >> ringhiò << Come hai osato?! >>
E prima che l’uccello potesse allontanarsi, una presa telecinetica gli afferrò il petto e cominciò a stringergli le costole. Rowlet liberò dei bubolii strozzati, mentre il suo corpicino si inarcava crollando a terra, incapace di continuare a sostenersi.
Era capitato altre volte che si mettesse in pericolo per aiutarlo, eppure Fire non ricordava un momento in cui si era sentito tanto terrificato all’idea di perderlo.
La rabbia era praticamente un riflesso naturale, un istinto: gli occhi gli si ingiallirono, la sclera gli si colorò di nero, mentre senza alcun remore si abbandonava al Lato Oscuro ancora una volta.
<< Non… devi… toccarlo! >> tuonò il giovane.
Attivò la spada laser e ruggì, scagliandosi contro l’Oscuro Signore dei Sith. Alzò la lama e vibrò un colpo dall’alto verso il basso, dritto contro il polso di quella mano maledetta che stava facendo del male al suo amatissimo cucciolo. La tranciò di netto, osservando con piacere il moncherino che crollava a terra: nessun sangue zampillò, poichè la cauterizzazione fu istantanea.
Un urlo disumano abbandonò la bocca di Vader, mentre il giallo dei suoi occhi diventava tanto intenso da illuminargli il volto.
<< Maledetto moccioso! >> ringhiò, resistendo all’impulso di toccarsi la ferita << Tu... tu mi hai staccato una mano! >>
Fire ebbe appena il tempo di alzare di nuovo la spada, prima che un torrente di scariche elettriche lo inondasse da capo a piedi. Lanciò un grido straziante, mentre il suo scheletro diventava ben visibile a ogni lampo e la pelle cominciava a bruciargli.
E così fu per quasi un minuto buono, sino a quando il corpo fumante e disarmato del Time Warrior non venne lanciato accanto a Rowlet.
<< F-Fire… >> gemette il barbagianni, cercando di strisciare sino al padroncino.
Uno stivale nero calò con un colpo secco su una delle zampe, interrompendo la sua avanzata e fratturandogliela con micidiale spietatezza. Il barbagianni strillò, con un’intensità tale da echeggiare nei timpani e nella mente dell’arciere, che adesso non agonizzava più per le scariche elettriche subìte: sentire il barbagianni soffrire gli faceva provare una sofferenza dieci volte più terribile.
Con uno sforzo estremo, mentre ogni fibra dei suoi muscoli era percorsa da fitte di dolore, cercò di girarsi su un fianco, di sollevarsi. Arrancò nel tentativo di raggiungerlo, poi vide l’elsa della spada dell’Oscuro Signore muoversi grazie alla sola telecinesi: gli volò davanti e si accese, interponendosi fra loro con la ronzante lama rossa.
Fire affondò gli artigli nel terreno, mentre la furia tornava ad accendersi nel suo sguardo sprezzante, le labbra tremanti solo all’udire i versi di Rowlet. Inarcò la schiena, con tutta l’intenzione di balzargli addosso, ma il laser gli affondò nella spalla, ustionandola e costringendolo a ritrarsi con un grido.
<< Ti ho dato la possibilità di unirti a me spontaneamente, ma tu hai scelto la via del dolore! >> ringhiò il Sith, gli occhi fiammeggianti puntati sul ragazzo e sul volatile, che piagnucolava in agonia sotto la suola del suo stivale << Forse, dovrei cominciare a cancellare ogni tuo ricordo… distruggendone direttamente la fonte. Il tuo dolore... è appena iniziato! >>
<< No!  >> gridò il giovane, disperato << È solo un bambino! Non c’entra niente! Lascialo stare! >>
L’uomo si limitò a inclinare la testa leggermente, come se stesse valutando quelle parole, ma la sua espressione rimase inesorabilmente vuota.
<< Un bambino? >> ripeté con un tono quasi beffardo, che accompagnava le sue parole come un lugubre presagio. << Nella guerra e nel Lato Oscuro, non esistono bambini. Esistono solo coloro che sono forti e coloro che soccombono. Ogni debolezza... deve essere estirpata. >>
Con un gesto dell’unica mano buona, Vader sollevò nuovamente Rowlet, che emise un piccolo stridio, impotente nelle sue grinfie invisibili.
Gli occhi gialli di Skywalker brillarono intensamente, riflettendo la sua decisione ineluttabile.
<< Tu tieni a lui, non è vero? Bene... >> sibilò << Allora puoi guardarlo morire! Moriranno tutti coloro a cui tieni, finché non ti resterà nessun altro… a parte me. >>
L’istante dopo, un torrente di scariche elettriche illuminò il corpo del barbagianni.

 

All’inizio, solo piccole increspature si propagarono fino alle sponde di nera pece del cratere, poi seguirono onde tanto grandi da costringere i Time Warriors a indietreggiare. Infine, qualcosa spuntò dal centro del bacino lavico: una sfera dorata.
Si sollevò alta nel cielo, lasciandosi dietro una cascata di magma. E al suo interno, completamente immutato rispetto a pochi minuti prima… vi era il Maestro, con la mano destra sollevata e avvolta in un intenso bagliore.
<< Cavoli >> disse il Signore del Tempo, con tono disinvolto << Per un attimo, ho davvero creduto che quell’attacco mi avrebbe lasciato delle ferite permanenti. Sono impressionato! Dico sul serio.>>
Abbassò il braccio, rivelando l’origine di quella strana luce: un anello completamente giallo.
<< Vi piace? Il guerriero da cui l’ho strappato lo chiamava “Anello della Paura”. Un nome non molto originale, lo so, ma decisamente funzionale al suo scopo. >>
Lo scudo che circondava il Maestro guizzò come una saetta, prendendo la forma di una pistola.
<< Meraviglioso, non pensate anche voi? >> continuò deliziato << È in grado di creare costrutti solidi di qualsiasi forma e dimensione, basandosi unicamente sull’immaginazione del suo portatore. E tutto ciò che serve per alimentare il suo potere… è la paura. >>
Allargo le braccia, mentre il suo sorriso diventava più predatorio.
<< E sfortunatamente per voi… questa landa ne è satura! Mi è bastato aggiungere un po’ del mio potere al mix, insaporirlo con una buona dose di energia temporale… e poof! Eccovi la ricetta per uno scudo capace di resistere senza problemi alla vostra combo. >>
Gli occhi di Thor erano impregnati di orrore. Avrebbe solo voluto gridare per la frustrazione, ma riuscì solo a fissare il Maestro con la bocca spalancata.
Anche dopo tutto ciò che gli avevano lanciato… perfino dopo aver scatenato su di lui tutti i loro attacchi più potenti... egli era rimasto praticamente illeso, come se niente fosse.
Ma doveva pur avere un punto debole! O forse… era davvero invincibile?
Simili pensieri stavano turbinando nella mente dei suoi compagni, la cui determinazione cominciò rapidamente a vacillare.
Fu allora che il sorriso del tiranno divenne tanto sinistro da far rabbrividire lo stesso tonante.
<< E adesso tocca a me >> disse, mentre sollevava la Gungnir. L’istante dopo, un intenso bagliore tornò a illuminarne la punta aguzza…

* * *

Lacrime amare continuarono a cadere dagli occhi di Raven, mentre stringeva tra le mani il corpo senza vita di Summer Rose.
La sua più vecchia amica e compagna di squadra… colei che aveva rispettato più di qualsiasi altra Caccatrice di Renmant, ora la scrutava con occhi spenti e impassibili, la bocca leggermente divaricata da cui zampillavano rivoli di sangue ancora caldo.
La piratessa ne era quasi completamente ricoperta, poiché si era rifiutata di abbandonare Summer da quando aveva esalato i suoi ultimi respiri. Nemmeno i rumori assordanti della battaglia tra i Time Warriors e il Maestro erano riusciti a scuoterla dalla sofferenza che provava in tutto il corpo.
<< Raven, dobbiamo andare >> le disse Taiyang, notando alcuni Cybermen che si avvicinavano minacciosamente a loro, con passi lenti e pesanti. Eppure, anche in quel caso la moglie rimase in assoluto silenzio, completamente immobile, mentre gli automi di carne e metallo si facevano sempre più vicini.
Allora Taiyang strinse i denti e sollevò ambe le mani, determinato a proteggere la compagna nel suo momento più vulnerabile. Fu allora che un’ombra discese sulle macchine viventi, sollevando una nube di detriti.
Prima che i cybermen potessero reagire, il martello di King Dedede si abbatté sul più vicino con una forza tale da staccargli la testa, che come una palla da bowling rotolò inerme sino alle spire di un ormai sconfitto Jormungandr. Il resto degli automi non furono abbastanza rapidi da reagire in tempo, e presto subirono il medesimo destino, diventando corpi immobili sotto i possenti attacchi del Fauno pinguino.
Uno dei Cyberman tentò di attaccare Dedede dal basso, ma questa volta fu Taiyang a soccorrere il sovrano, afferrando l’automa con ambe le mani e strappandogli il corpo in due, ricoprendosi di carburante color pece.
Ansimante, si rivolse al Fauno, che gli lanciò un sorrisetto tutto denti.
<< Scusate il ritardo >> disse, mentre si appoggiava il martello sulle spalle << Ma dopo che quel serpente si è fatto vivo, ho impiegato almeno mezz’ora per capire dove fossi finito… >>
Smise di parlare nell’istante in cui i suoi occhi si posarono sul corpo esanime di Summer. E anche il suo sorriso scomparve, sostituito da un’espressione sofferente, quasi rassegnata.
<< Oh, Summer >> sussurrò << Non anche tu… >>
Ma quando si avvicinò, capì che ogni speranza era ormai perduta. La Cacciatrice era già morta da qualche minuto, a giudicare dal pallore del suo corpo, e non vi era niente che qualcuno di loro potesse fare per cambiare la sua sorte.
Lentamente, il Fauno si avvicinò a Raven e le posò una mano confortante sulla spalla.
<< Mi dispiace >> le disse << Era una guerriera incredibile. >>
<< La migliore >> gracchiò la piratessa, il viso ancora bagnato dalle lacrime.
<< Lo era >> convenne Taiyang, mentre s’inginocchiava accanto a lei << E quando questa battaglia sarà finita, troveremo il tempo di piangere la sua scomparsa. Ma ora… >>
Allungò una mano e la posò su quella della moglie, << non possiamo permetterci di farlo. Ruby ha bisogno di noi… Yang ne ha bisogno! Vuoi restartene in disparte, mentre rischiano entrambe la vita per sconfiggere il responsabile di tutto questo? >>
A quelle parole, qualcosa cambiò nello sguardo di Raven. La tristezza che le intrappolava il cuore in una morsa fu come spazzata via dalla rabbia che cominciò a turbinarle in corpo, pura e indomita come il suo animo. Una furia che aveva già provato dopo la morte di Qrow… e che ora desiderava solo una cosa: il sangue del Maestro.
Con movimenti gentili, appoggiò il corpo di Summer al suolo, poi si alzò da terra e volse i suoi occhi vermigli ove i Time Warriors stavano combattendo il tiranno.
<< No >> ringhiò attraverso i denti << Non permetterò a quel mostro di portarsi via l’ultima cosa che mi è rimasta di Qrow e Summer! E di certo, non gli permetterò di prendersi la mia bambina! >>
A quell’urlo collerico si unì il sibilo della sua aura, che come fiamme la ricoprì da capo a piedi di una luce vermiglia.
Fu allora che uno strano bagliore illuminò la volta celeste, catturando gli sguardi dei tre Cacciatori.
Dedede strinse gli occhi.
<< Aspetta un secondo… ma quello non è il Maes-… >>
Un raggio di luce sorvolò le loro teste, puntando in direzione dell’esercito ribelle. L’istante dopo, King si sentì spinto a terra da una forza schiacciante.

* * *

James Ironwood strinse le mani attorno ai braccioli della poltrona, mentre assisteva impotente al continuo avanzare delle linee nemiche.
Malgrado i migliori sforzi della Ribellione, l’esercito del Maestro si era rapidamente adattato a tutto ciò che gli avevano lanciato contro, che fossero le vecchie armi accumulatesi nei depositi di Atlas nel corso dei decenni o le ultime invenzioni specificatamente realizzate per una situazione come questa. Di questo passo, in meno di un’ora non sarebbero stati più in grado di proteggere il fronte, a giudicare dall’alto numero in ascesa di corpi e mezzi distrutti.
Il volto di Ozpin comparve sulla schermata del ponte di comando.
<< James, abbiamo perso un’altra linea! >> disse il vecchio Preside, il cui viso aveva cominciato a mostrare i primi scorci di panico << I soldati del Maestro continuano ad adattarsi ai nostri attacchi! Ormai, nemmeno le Semblance dei miei Cacciatori hanno qualche effetto… Non resisteranno ancora per molto! >>
Underwood chiuse gli occhi, riflettendo attentamente sulle loro prossime opzioni.
Anche se avessero provato a ritirarsi, l’esercito di Cybermen sarebbe sciamato su di loro come cavallette su un campo di grano. Ormai, non avevano alcuna speranza di scampare alla morte! A meno che…
<< Atlas continuerà a tenere la linea >> disse, mentre tornava a fissare Ozpin.
Gli occhi del mago si spalancarono sorpresi. << James, sarebbe un sucidio… >>
 << Il mio destino è già segnato, vecchio amico >> lo interruppe il Generale, le labbra arricciate in un amaro sorriso << A questo punto, non posso fare altro che difendere la nostra posizione e concedere alla vostre forze il tempo necessario per ritirarvi… >>
<< Signore! >> urlò uno dei tecnici << Rileviamo un improvviso picco di calore che punta verso di noi! >>
Subito, lo sguardo di Underwood vagò sino ai sistemi della navetta, ove gli schermi mostravano effettivamente una strana macchia vermiglia che diventava sempre più grande. E mentre l’uomo cercava di comprenderne la natura, la temperatura dell’abitacolo salì improvvisamente.
“Ma che…”
Fu l’ultimo pensiero che attraversò la mente del Generale, prima che il raggio della Gungnir incenerisse il mezzo di trasporto e qualsiasi cosa si trovasse nelle vicinanze.
L’istante dopo, una violenta onda d’urto sollevò da terra entrambi gli eserciti.

* * *

Un muro di fiamme s’innalzò al di sopra della piana, mentre soldati e macchinari bruciavano in un concerto di urla straziate e rumori metallici. In pochi secondi, dell’esercito ribelle non restarono altro che nuvole nere e detriti vaganti, mentre a quei suoni raccapriccianti si univa la risata del Maestro.
Era come il canto gracchiante di un demonio, la testimonianza della sua vittoria su coloro che avevano osato sfidarlo. Non vi erano accenni di rammarico e rabbia in quel suono grottesco, come se la perdita dei suoi soldati e sottoposti non lo avesse minimamente disturbato.
Allora, tutti i Time Warriors compresero appieno quanto le loro azioni fossero state vane.
<< E' … è inutile >> sussurrò Blake, mentre crollava in ginocchio << come possiamo affrontare qualcuno che ha accesso ai più terribili poteri del Multiverso? >>
<< Terribili >> ripeté il Maestro, i suoi occhi che indugiavano minacciosamente sulla principessa << Quanto hai ragione, piccolo fauno. Ma credetemi… non avete ancora la benché minima idea di quanto il Multiverso possa essere davvero TERRIBILE. Vi va di scoprirlo? >>
Il Signore del Tempo allungò la mano sinistra… e l’istante dopo, un libro si materializzò tra le sue dita, in un guizzo di luce azzurra.
La sua sola vista fu sufficiente per far rabbrividire tutti i presenti, quasi i loro corpi stessero cercando di avvertirli di un nuovo pericolo. Perché quello… non era affatto un semplice manoscritto.
Le sue pagine non erano state realizzate con fogli di carta, bensì con la pelle e gli organi di sventurati umani. E un volto straziato fungeva da copertina, putrefatto e raggrinzito, la bocca spalancata in un grido silenzioso.
<< Necronomicon Ex Mortis >> disse il Maestro, pronunciando quel titolo quasi con reverenza << Il libro dei morti… unica testimonianza scritta di ciò che si trova al di là della logica e della sanità mentale. Un’antica ombra della creazione, nascosta a coloro che rifuggono nella luce… ma sempre in agguato, anche dopo la distruzione di così tanti universi. >>
Gli occhi del Maestro dardeggiarono di giallo. << Dopotutto… il Male non muore mai davvero. Attende solo l’opportunità migliore per colpire. E ora… >> Indicò i Time Warriors, << gliela darò! Ambarabà… ciccì… coccò... >>
Il dito affusolato del tiranno cominciò a muoversi da un guerriero all’altro…
<< Tre civette sul comò… che facevano l’amore… con la figlia del Dottore… il Dottore le scovò… Ambaraba… >>
Kirby…
<< Cici… >>
Accelerator… >>
<< …cocò! >>
La mano del Maestro si fermò sull’ultima persona rimasta… Marie Von Dracul, un tempo nota come Carmilla.
Gli occhi della vampira si strinsero diffidenti, mentre stringeva la presa sulla propria spada, in attesa dell’imminente attacco. Non aveva la minima idea di quali fossero le intenzioni del Maestro, ma era sicura di una cosa: doveva prepararsi al peggio.
Il Signore del Tempo sorrise alla spavalderia della vampira. Poi, aprì il Necronomicon… e cominciò a leggere.
<< Klatuu… Barada… NIKTO! >>
Per un attimo, sul campo di battaglia calò l’immobilità più totale. Nell'aria, nei suoni... persino il tempo stesso parve fermarsi in un singolo istante dell’eternità, come se stesse trattenendo il respiro.
Poi, Auth percepì un vento gelido e fetido, che le passò accanto come una brezza di morte.
Subito si voltò verso Marie, sgranando a poco a poco gli occhi.
La Nosferatu ebbe giusto un secondo ricambiare il suo sguardo, visibilmente confusa, prima che una crescente sensazione di panico la colmasse da capo a piedi.
Lentamente, allungo una  mano…
<< Auth... Aiutami... >>
Con quelle sole parole, Marie diede voce a un panico che non aveva mai avvertito, più profondo e raggelante di qualsiasi tortura o menomazione sopportata nel corso della sua vita secolare. L’istante dopo, fetori putrescenti iniziarono a levarsi tutto attorno a loro, e gli occhi di Auth si spalancarono altrettanto disperati.
<< Marie! >>
La divinità si lanciò in avanti… ma prima che potesse afferrare la mano della compagnba, una spirale di rovi emerse dal terreno, accompagnata da un coro di voci gracchianti.
Risate di scherno invasero le menti dei presenti,  mentre il mondo prese come a vorticare selvaggiamente su sé stesso.
Tentacoli di spine si avvinghiarono attorno al corpo di Maria, lacerandole le carni, tiraronole gli arti e spezzandole le ossa. Lei lanciò un grido ricolmo di orrore di angoscia, mentre avvertiva una presenza estranea che le scivolavano attraverso gola, sotto pelle, come vermi e parassiti nelle carni di una bestia morente.
Il sangue sgorgò a fiotti dalle lacerazioni, colò in terra in ampie pozze purpuree. Le voci si moltiplicarono, di infanti, uomini, donne e anziani, invocazioni stridule che si accavallarono le une sulle altre.
La risata della Bestia emerse dalla gola tranciata di Marie, un gorgoglio puramente divertito, carico di un atroce sadismo, mentre il suo corpo veniva sollevato dai rovi, proteso in una posizione innaturale.
La testa della vampira cominciò a vorticare su se stessa, l'osso del collo si spezzò con un suono secco e poi, con uno strattone, ella si capovolse, guardando Auth e gli altri.
<< Quella puttana di Marie… >> gracchiò un essere che non apparteneva al mondo terreno, << sta facendo da banchetto per i vermi ora! >>
Dalla bocca della vampira strisciò fuori un'appendice grottesca, che sibilando e contorcendosi costrinse Ruby a fare un balzo indietro, mentre la luce del giorno andava oscurandosi rapidamente, gettando l'ambiente circostante in una grottesca parodia della notte.
Scioccata, Auth si rivolse al Maestro.
<< Che cosa hai fatto?  >> gli urlò, col cuore in tumulto << Che cos’hai fatto?! >>
Il Maestro simulò un’espressione innocente, poi si portò una mano al cuore, in un finto gesto di offesa.
<< Io? Ma non ho fatto niente, mia cara! Stavo semplicemente leggendo un libro molto avvincente… >>
Scoprì i denti, << ma sembra che non tutti siano fatti per questo tipo di storie. Non preoccuparti, la tua amichetta succhiasangue sta bene, ha solo un nuovo coinquilino in testa. Deve solo abituarsi a condividere il proprio corpo, poi si sentirà subito meglio! >>
Agitò una mano con fare sprezzante.
<< Ah, giusto… prima cercherà di uccidervi tutti. Sapete come sono i traslochi, no? Tirano fuori il peggio delle persone… o in questo caso, dei demoni. È rimasto in quel libro per così tanto tempo, ha proprio bisogno di sgranchirsi un po’ le gambe! Datele una mano ad ambientarsi, ok? >>
Accanto alla compagna, Thor strinse le mani in pugni serrati.
Lo stesso orrore che aveva provato poc'anzi ritornò ancora più potente alla vista di una Marie menomata, pregna di una malvagità che sembrava quasi palpabile.
Il tonante ne aveva viste di mostruosità, durante la sua lunga vita. Ma quella cosa... era indescrivibile, e rinnovò il suo odio per il tiranno.
<< Lady Von Dracul? >> la chiamò, sperando che la coscienza della vampira potesse ancora sentirlo << Riesci a sentirmi da dentro quella bestia?! Combattila, non cedere al giogo del Maestro! Liberati di quell’immonda creatura! >>
Forse erano parole vuote, ma doveva comunque tentare.
Il corpo di Marie fu percosso da uno spasmo. Le sue braccia si allungarono e contorsero come serpi, schegge d’osso le penetrarono nella pelle, e i rovi le mossero le gambe come se fosse una marionetta di carne e sangue.
Con un tondo sordo, la vampira cadde a terra. Auth lanciò un urlo e allungò una mano per afferrarla… ma qualcosa la fermò.
Marie si girò con uno scatto violento della schiena. Spirali spinose emersero dal suo ventre, gli intestini si fusero a quegli orrori, mentre pallidi occhi incontravano quelli di Thor.
<< Oh, il gran cazzone di Asgard, che cerca di salvare la troia a suon di paroline dolci! >>
La voce della vampira non era più una, ma un coro stridulo. Poi, l'essere si mosse sugli arti stritolati, al pari di un orrido ragno.
<< Succhialo, stronzo, ormai lei è con noi! Con noi tutti insieme, razza di verme schifoso! >>
Balzò verso il tonante sulle zampe di rovi, le dita si tesero in artigli, con le vene esposte che si collegavano alle grinfie rapaci.
Ali turchesi spuntarono lungo la schiena di Angel, e in una folata di vento il ragazzo si interpose nella sua traiettoria, con la punta di Gae Bolg tesa in avanti. Eppure, non era incline all’idea di uccidere la vampira… perciò, anziché colpirla alla testa, menò un fendente con l’obiettivo di sbilanciarla, o quantomeno di farla retrocedere.
Gli orridi viticci presero a lambire la sua arma… e fu allora che il soleano sentì una scossa terribile propagarsi dall’impugnatura, mentre fitte dolorose lo assalivano come pugnali.
La lancia brillò di una luce rosso sangue, e dal metallo rovente risuonò una voce.
“Fameeeeeeee…”
Una voce cavernosa che conosceva fin troppo bene, e che avrebbe tanto voluto non ascoltare mai più.
Apparteneva a una forza indomita. L’aveva richiamata all’apice del suo scontro con Vorkye… le aveva concesso di scatenarsi, e poi l’aveva ricacciata indietro.
Era stato un rischio calcolato, a cui non avrebbe dovuto attingere di nuovo.
Ma ora… sembrava che l’oscura presenza dentro Marie la stesse in qualche modo risvegliando contro la propria volontà.
“Sììì… fammi uscireeee…” gorgogliò il Coinchenn, la Bestia del Mare “La squarterò… la farò a pezzi… la ucciderò...”
Angel sgranò gli occhi e vide delle venature rossastre propagarsi dalla lancia sino alle sue mani.
<< Ma che diamine?! >>
Orripilato, si ritrasse con un urlo e cominciò a vibrare fendenti alla cieca, nel tentativo di liberarsi di quella “cosa” raccapricciante.
Il Demone rotolò a terra, in un ammasso di zampe che si agitavano. Poi balzò in piedi, con la testa della Nosferatu che ciondolava dal collo spezzato.
Un liquido nerastro e grondante le imbrattava la bocca in un sorriso teso verso le orecchie. La pelle si tirò e si ruppe, i denti si protrassero in avanti, spaccandole le gengive.
<< Piccolo eroe, dolce tenero piccolo eroe... >> ridacchiò << PEDERASTA E INCAPACE! TI CREDI UN EROE... MA SEI SOLO UN PERDENTE! Buuu-huu, la voce nella mia testa fa male... INGRATA MERDINA! >>
Le unghie della vampira divennero ancora più lunghe e affilate…
<< Vieni che ti do un abbraccio, vieni da Marie... FICCA IL TUO AFFARE QUI DENTRO, TIRA FUORI I COGLIONI! >>
<< Ma neanche tra un milione di anni! >> sbottò il Soleano, mentre evitava per un soffio una zampa artigliata. Allora, lo sguardo maligno della creatura si rivolse a ciò che restava dei team RWBY e JEKP.
Se i giovani cacciatori pensavano di aver già raggiunto il limite del terrore, la vista della vampira posseduta bastò a farli ricredere.
Avevano conosciuto Marie solo per pochi giorni, ma vedere comunque la fiera ed elegante Nosferatu tramutarsi in un fenomeno da baraccone infuso di furia omicida fu abbastanza traumatico da portarli al limite della resistenza fisica e mentale.
“A lungo ho temuto di essere trasformata in un burattino del Maestro...” pensò Ruby, le mani che le tremavano attorno alla falce “Ma questo va oltre i miei peggiori incubi.”
Le  sue compagne si strinsero a lei in modo protettivo. Fu allora che i rovi scattarono verso di loro, sibilando.
I giovanni cacciatori riuscirono a evitarne la maggior parte, mentre altri furono costretti a intercettarli con le rispettive armi, dipingendo il suolo di un liquido nero e vischioso.
<< Se solo avessimo un altro po' d' Aura >> ringhiò Kirby, mentre tagliava uno dei viticci. Sfortunatamente per i cacciatori, l’attacco rivolto al Maestro aveva prosciugato quasi tutte le loro energie, lasciandoli praticamente indifesi per i prossimi minuti.
All’improvviso, una delle appendici si avvolse attorno alla caviglia di Weiss, facendola cadere a terra. Fortunatamente, Accelerator si lanciò sul viticcio prima che potesse allontanarla dal gruppo, strappandolo con violenza.
Mentre il tentacolo si agitava come un verme ricoperto d’inchiostro, l’esper schioccò la lingua e lanciò un’occhiata disgustata in direzione di Marie, che si limitò a rispondergli con un sorriso zannuto.
Anche la repulsione di Thor crebbe sempre di più ad ogni sillaba pronunciata da quell’aberrazione. Non esistevano parole in comune, o in antico nordico, per descrivere il disgusto che provava verso un essere tanto spregevole!
E sebbene l’Ase non conoscesse Marie da molti giorni, si sentiva comunque legato a lei da a un vincolo di onore, lo stesso che avrebbe rivolto a un qualsiasi compagno d’arme degno del suo rispetto.
Se davvero non poteva farla rinsavire a parole, allora… sarebbe stato costretto a combatterla. << Il Maestro pagherà per questo >> disse Thor. << Ma tu abbandonerai il corpo della mia compagna, mostro. Io ti estirperò, come il veleno viene estirpato da una ferita! >>
Detto questo, il dio lanciò il suo maglio contro di lei, pur senza caricarlo di fulmini. Al contempo, Accelerator modificò i vettori dell’aria per scagliarle addosso una raffica di vento, che il demone accolse a braccia aperte.
Entrambi gli attacchi sembrarono scontrarsi con un muro invisibile, disperdendosi in un tripudio di scintille.
Gli occhi dell’Esper si spalancarono sorpresi. Questo mostro aveva anche la telecinesi? O forse, aveva usato un qualche tipo di magia? Un’altra variabile sconosciuta che il suo potere non riusciva a comprendere?
<< Idioti! >> sbraito la vampira posseduta << Pensate di potervi trattenere con me? ME?! Io, che ho combattuto gli ageli del Signore nella Grande Guerra! Voi non siete NIENTE! Solo carne da indossare… >>
Non ebbe la possibilità di dire altro, poiché qualcosa la colpì in pieno petto con tanta forza da mozzarle il respiro…

* * *

Era tutto inutile… Auth lo aveva compreso sin dai primi attacchi.
E in fondo, forse quella era sempre stata l’intenzione del Maestro: li stava torturando tutti, dal primo all'ultimo, un sadico gioco sottile, fatto di esitazione e rimpianti.
La.. cosa che si era impossessata di Marie blaterava e sproloquiava, si faceva beffe dei loro attacchi sin troppo leggeri, pavidi ed esitanti. Nessuno voleva ucciderla, nessuno riusciva davvero a violare l'Orrore che si era impadronito della Nosferatu.
Tutto ciò attraversò la mente di Auth, mentre i suoi occhi perdevano lacrime come oro liquido alla vista della bellissima vampira straziata dai rovi, manovrata come fosse un'aberrante marionetta. I suoi arti spezzati in posizioni scomposte, la gola recisa, i tentacoli che si agitavano nell'aria, le oscenità urlate dalle molte voci che emergevano dalle sue labbra...
Non le aveva mai baciate, quelle labbra... non aveva mai stretto quel corpo. Eppure, aveva cominciato ad amarle.
Strinse gli occhi, serrò i pugni, mentre un turbine di energia la attraversava da capo a piedi. Poi spiccò il volo e spalancò le ali dorate, che scintillarono sotto i raggi filtranti dalle nubi.
Allora la divinità lanciò un urlo con quanto fiato aveva un corpo, volando rapida e precisa a rasoterra. Tese la mano sinistra in avanti, contrasse le dita… e schiantò a sorpresa il palmo contro il ventre della bestia che era stata Marie.
Volò lontano dal luogo dello scontro, artigliando la creatura, che iniziò a dibattersi e agitare i suoi tentacoli ricoperti di spine uncinate, frustanti.
La pelle di Auth si lacerò, il suo icore zampillò dalle ferite; uno dei rovi si strinse attorno alle ali, si tese e le strappò. Quindi la donna gridò di dolore e perse il controllo, precipitando sino a terra.
La polvere e il sangue si mischiarono, ella sentì fitte atroci ai muscoli delle spalle, la carne squarciata e tesa, fiotti che si sollevavano in aria, formando poi una pozza sotto di sé.
Malferma sulle ginocchia, esausta per quell'infernale giornata che sembrava senza fine, si alzò in piedi, puntando uno sguardo d'odio alla sua avversaria.
<< Ma che peccato, che peccato, che peccato! >> sghignazzò il demone << La bambina si è fatta male. Mammina, questa ferita fa male, per favore, prendi... UNA SEGA E APRIMI DALLA PASSERA ALLE TETTE! Kyakyakyakya! Guardati, puttana! Divinità del mio culo, sei solo una nullità che striscia nella sua stessa miseria! >>
La bestia si sollevò su due lunghe appendici, fasci di nuda carne ricoperta di croste purulente, innalzandosi ad oltre quattro metri dal suono. << Ora i tuoi amici non ci sono... Siamo solo io e te cagna! Verrai da noi, verrai con noi e succhierai cazzi all'inferno, finché il sangue non ti colerà da ogni singolo, sudicio buco! >>
E davanti agli occhi colmi di disgusto e pietà di Auth, il corpo di Marie si squarciò dall'interno.
Gli intestini della vampira sembrarono allungarsi in ogni direzione… poi cominciarono ad accavallarsi gli uni sugli altri, creando due figure dalle fattezze femminili.
Una terza appendice si sollevò in aria, formando una testa ricolma di tanti volti cuciti... al cui centro spiccava quello di Marie, immortalato in un'espressione di estasi e dolore.
<< Presto aggiungeremo la tua faccia alla collezione! >>
<< Lei non ti appartiene >> gridò Auth, sollevandosi ora diritta e digrignando i denti, mentre le sue ferite cominciavano lentamente a rigenerarsi << Nessuno di loro ti appartiene! E di sicuro, un’aberrazione come te non appartiene a questo mondo! >>
<>
La testa ondeggiò da una parte e dall'altra, sghignazzando e stridendo, muovendosi sugli arti che affondavano nel terriccio. << Cosa credi, stupida cagna? Il Male è eterno, io... Noi siamo eterni! Eternamente, fottutamente costanti! Andiamo e veniamo, sopravviviamo alle ere e agli esorcismi. Siamo gli anti-voi! E tu vuoi annientarci?! Ekekekeke! Mai sentita puttanata più grande di questa! >>
Si avventò verso Auth, costringendola a indietreggiare… ma ecco che i rovi fendettero la terra, aggrovigliandosi attorno alle sue caviglie, strisciandole sottopelle, e aggredendole tendini, nervi e vene. La divinità sgranò gli occhi, urlò di dolore, cadendo in ginocchio, e  allora altre spine le stritolarono i polsi, riversando nuovo sangue ai suoi piedi.
Una mano di carne morta emerse alle sue spalle, le dita gelide e fetide le artigliarono i capelli e strattonarono la sua testa all'indietro, quasi spezzandole le vertebre cervicali.
 << I tuoi amici erano molto più combattivi di te! >> sibilò il demone <<  Sei la più patetica, ridicola e nervosa divinità che io abbia mai visto! Tanto vale farla finita adesso!>>
La bocca del mostro si spalancò come quella di un serpente, rivelando un fiume di sangue vermiglio che indugiava pericolosamente su una lingua biforcuta...
 << Apri la bocca puttana, è ora di ingoiare! >>
E scese su di lei.
Auth reagì d’istinto. Fece rapidamente appello a tutta l’energia che aveva ancora in corpo, il quale arse tanto intensamente da incendiare l’aria circostante.
Liberata la mano destra, unì rapida le dita e formò una lama di luce dorata, prima di sferrare un fendente.
L'orrido arto che la teneva bloccata esplose in una massa di carne sanguinolenta e si agitò convulsamente, costringendo la bestia a zampettare via come un gigantesco ragno, stridendo e gemendo di dolore. Ma Auth non le concesse il tempo di riprendersi.
Invece, si lanciò un avanti e sferrò altri due colpi, tranciando le altre propaggini e facendola schiantare a terra. Forse sarebbe riuscita a finirla con un singolo affondo… ma ecco che il dorso della creatura si spaccò in due metà, lasciando che la figura di Marie emergesse sino di lei.
Il suo corpo era completamente scoperto, pregno di sangue, e aveva occhi tinti di lacrime vermiglie.
<< Auth... Tu prego... aiutami... non lasciare che mi prendano... >>
Tali parole furono sufficienti per scheggiare la determinazione della divinità.
Arrestò il balzo e fermò la lama, lo sguardo fisso in quello della Nosferatu.
<< Marie... Cosa ti... hanno fatto? >>
Fece l'errore: tese in avanti la mano, ritraendo il proprio potere per toccarla, come volesse strapparla dalla sua prigione. Fu allora che l’espressione disperata di Marie si contorse in un sorriso grottesco.
Auth vide, come al rallentare, la sua pelle allungarsi verso l'esterno, mentre qualcosa di sconosciuto premeva per emergerle dal ventre.
L’epidermide si strappò lentamente, minuscoli filamenti cedettero come toppe, e lucidi, cromati aghi scartarono contro di lei. Le punte acuminate la passarono da parte a parte all'altezza del ventre, del costato e della spalla sinistra.
Auth sputò sangue e volò lontano, cadendo di schiena.
Ansimando, cercò disperatamente di riprendersi.
 << Marie qua... Marie la… >>
Innumerevoli voci si levarono dal demone, mentre il suo nuovo corpo assumeva una forma bellissima e terribile come il più atroce dei peccati, la più perversa delle deviazioni…
<< Quella PUTTANA È NOSTRA! IL SUO CORPO, IL SUO POTERE È CON NOI, ADESSO! >>
L'orrido copia si muoveva su gambe che parevano formate da decine di arti, mentre le braccia e le mani si allungavano e si contraevano ad ogni passo.
<< Finalmente... Un ospite in grado di soddisfarci... E ora, un pasto in grado di saziarci! >>
E, detto questo, il mostro caricò ancora una volta verso Auth.

* * *

Gli occhi del Maestro luccicarono di cupo divertimento, mentre assisteva a quella tragica scena come se fosse il mero spettatore di uno sceneggiato. Non vi era alcuna compassione in quelle pupille macchiate di oro malaticcio… solo la crudeltà di un essere che aveva ormai abbandonato da tempo qualsiasi sentore di amore o compassione. Ormai, dell’uomo che per molti anni aveva solo desiderato esplorare l’universo non restavano altro che la sua sete di potere e distruzione.
<< Non ho mai davvero apprezzato le liti tra amanti >> disse << Ma per questa volta… credo proprio che farò un’eccezio-… >>
Un lampo rosso illuminò il suo viso. Fu rapido quanto inaspettato… e se si fosse trattato di un qualsiasi altro essere vivente, probabilmente il Maestro sarebbe stato colto di sorpresa dalla repentinità di un simile attacco. Invece, il tempo parve come rallentare attorno al il tiranno, che con fare disinvolto inclinò appena la testa, trovandosi a fissare la punta acuminata di una spada.
La reggeva Raven Brawen, Capitano dei Pirati Branwen, con gli occhi dardeggianti di rosso e il corpo ancora parzialmente immerso in un portale, lo stesso che aveva usato per attaccare il Maestro alle spalle senza essere notata. Eppure, il sensi amplificati del sovrano erano riusciti a percepirla in tempo.
Sollevò rapidamente una mano, afferrando la lama con due dita e bloccandola poco prima che potesse infilzargli l’occhio. Oro e rosso si specchiarono in una gara di fredda volontà, mentre l’espressione della spadaccina mutava di sorpresa a rassegnazione miste assieme.
Aveva riversato tutta se stessa in quell’ultimo attacco. La sua Aura, tutta la polvere accumulata nel corso della battaglia… ed era stato tutto per niente. Il colpo non andò a segno, né vi furono accenni di scariche o esplosioni, come se una forza invisibile avesse costretto gli elementi ad un profondo sonno.
L’istante dopo, la bocca del Maestro si arricciò in un sorriso condiscente… poco prima che la sua fidata spada temporale si materializzasse nella mano libera.
La lama splendente di un familiare bagliore azzurro incontrò il petto di Raven, sprigionando uno spruzzo di sangue. E mentre gli occhi della donna si spalancavano scioccati, la punta acuminata le attraversò dapprima la gabbia toracica, poi colpì il suo cuore.
Il sangue risalì fino alla bocca della piratessa, macchiando il volto del Maestro, ma egli non accennò a ritrarsi. Semplicemente, si limitò a fissare quella guerriera tanto scaltra quanto coraggiosa, eppure fin troppo ostinata e arrogante per accettare il suo dominio. Lei restituì quello sguardo di fredda indifferenza, un ultima sfida a colui che l’aveva bannata come terrorista e criminale… fino a quando le sue pupille non divennero fredde e opache, una mera ombra degli specchi rabbiosi di pochi secondi prima.
Mentre il Maestro estraeva la spada, il corpo di Raven ricadde a terra con un tonfo. Tutti i Time Warrirors poterono solo assistere a quella scena raccapricciante in silenzio, troppo scioccati anche solo per muoversi.
Solo quando la testa della spadaccina toccò il suolo, Yang lanciò un urlo disperato.
<< MAMMA! >>
Quel grido straziante, simile al verso di un animale ferito, destò Taiyang da un incubo ad occhi aperti. Appena uscito da un secondo portale assieme a Dedede, restò a fissare il corpo della moglie morta per quello che gli sembrò un tempo interminabile, incapace di credere a ciò a cui aveva appena assistito.
Per quanti anni lui e Raven avevano combattuto fianco a fianco, superando anche le possibilità più disperate? Si era quasi convinto che la donna fosse invincibile… ma ora, mentre il sangue continuava a colare dalle labbra della spadaccina, non poteva negare la verità: Raven Branwen, il Capitano pirata più temuto di tutta Battleground… aveva combattuto la sua ultima battaglia.
<< Allora è proprio vero >> disse l’inconfondibile voce del Maestro << Chi vive di spada… suppongo possa morire solo di spada… >>
Il corpo dell’ex Cacciatore esplose di Aura, a cui seguì un grido furente.
Una luce gialla lo illuminò da capo a piedi, il terreno crepò attorno a lui e i suoi occhi parvero diventare lanterne, mentre scariche di natura elettrica saettavano dai suoi pugni.
Dedede ebbe giusto il tempo di allungare una mano e urlare: << Tai, non farlo…! >>
Ma a nulla valse il tentativo del sovrano di frenare la furia del suo vecchio amico. Egli balzò verso il Maestro come un animale rabbioso, lasciandosi dietro un cratere fumante. Poi sollevò il pugno destro, e proprio come la moglie riversò in quel semplice gesto tutto il potere che gli era rimasto, ogni oncia risparmiata per un ultimo, singolo attacco.
Vi riversò la sua furia, l’amore che nutriva per Raven… tutto se stesso. Ma quando era ormai a pochi centimetri dal volto del tiranno di Battleground, questi si limitò a sollevare la mano libera, afferrandogli le nocche senza nemmeno indietreggiare di un passo.
L’aria esplose attorno a loro, mentre il volto del pirata si contorceva in un ringhio.
<< Bastardo >> sibilò, pur senza frenare l’assalto << Ti diverte ferire gli altri? Provi piacere nel farci soffrire?! Tu non sei un dio, solo un uomo malato! >>
Il Maestro inclinò la testa, scrutandolo innocentemente.
<< Non provare ad affibbiarmi la colpa di questo macello >> sbuffò << Dopotutto, i veri artefici delle vostre sofferenze… siete voi. >>
Gli occhi di Tai si spalancarono scioccati. Al contempo, l’energia della sua aura cominciò a fluire verso il Signore del Tempo, come se fosse risucchiata da qualcosa…
<< Se solo non vi foste ribellati al mio volere, niente di tutto ciò sarebbe accaduto >> continuò questi, con un sorriso sempre più cupo << E visto che voi mi avete costretto a intervenire per riportare l’ordine… beh, io non sono altro che una vittima della vostra ostinazione! E voi… i veri autori del vostro tormento. >>
Lasciò andare la presa su Taiyang, che cadde a terra in ginocchio, sentendosi svuotato. E quando gli occhi dell’uomo si sollevarono, scoprì che la mano del Maestro era ora ricolma di un energia familiare, che come la fiamma contenuta in una lanterna cercava disperatamente di fuggire alla sua presa.
La Spada Temporale scomparve dalla mano del Signore del Tempo, che una volta libera scattò in avanti e intrappolò il collo del pirata. Taiyang si sentì mozzare il respiro e tentò di liberarsi da quella presa, ma presto si rese conto che era troppo ferrea.
Il Maestro sembrò quasi gioire di quel tentativo.
<< Salutami tua moglie >> disse, prima di posare la mano pregna di energia sul volto del biondo. Fu allora che l’ex Cacciatore avvertì un calore insopportabile, il più intenso che avesse mai avvertito in tutta la sua vita. Lo sentì bruciargli la pelle e i muscoli del viso, bollirgli gli occhi e strisciare dentro di sé, fino a raggiungere i suoi organi interni.
Il Maestro si allontanò di un paio di passi, osservandolo come un’artista orgoglioso della propria opera. Nel mentre, il volto illuminato di Taiyang si voltò lentamente verso Yang, che lo fissava con uno sguardo pieno di orrore e angoscia.
<< Y-yang… >> borbottò la bocca dell’uomo, ormai ridotta all’osso << Per favore… vattene… >>
Fu tutto quello che riuscì a dire, prima che il suo corpo esplodesse in un lampo accecante. Di lui, non restarono che scintille vaganti, che come fiocchi di neve si dissolsero non appena toccarono il suolo, lasciandosi dietro piccoli lampi di luce.
Ancora una volta, il tempo parve fermarsi, mentre gli sguardi dei Time Warriors indugiavano sull’ultimo luogo in cui avevano visto il loro compagno di battaglia. E ancora una volta, fu la voce maligna del Maestro a risvegliarli dal loro torpore.
<< E ora… >> disse l’uomo, scrocchiando le mani << Arriva la mia parte preferita di ogni partita. La fine dei giochi! >>
Thor fu il primo a reagire, per nulla intenzionato ad incontrare la Morte senza combattere. Anche dopo tutto ciò a cui aveva assistito, e dopo aver sperimentato di prima persona l’immenso potere del Maestro, non si sarebbe lasciato governare dalla paura o dalla disperazione. Lui era il Dio del Tuono, legittimo Re di Asgard e figlio di Odino, Padre degli Dei! E finché ci sarebbe stata aria nel suo petto, avrebbe continuato a lottare con ogni briciolo di forza che aveva in corpo, a discapito di qualsiasi avversità!
Ecco perché caricò Mijolnir di fulmini, prima di scagliarsi a tutta velocità verso il Maestro, dardeggiante di lampi e saette.
Nel momento in cui sollevò il maglio, Gungnir riapparve nelle mani del tiranno. La lancia che un tempo era stata simbolo di potere e speranza per i cuori asgardiani, ora giaceva nelle dita del loro più temibile nemico, uno scherno a tutti gli Asi morti a causa delle sue macchinazioni.
Tale vista alimentò la rabbia di Thor, che abbatté Mijolnir con tutta la forza che aveva nelle braccia.
<< Per Asgard! >>
Metallo e Uru si scontrarono ancora una volta, piegando gli elementi attorno a loro. L’aria cambiò, il terreno sotto la coppia di divinità affondò più in basso nella crosta, e presto entrambi si ritrovarono avvolti da una gabbia di fulmini, da cui tuttavia rimasero intoccati.
<< Per… me >> ridacchiò il Maestro, prima di scansarsi di lato. Allora Thor non riuscì a mantenere l’equilibrio e cadde in avanti, mentre il martello che scorreva sul manico di Gungnir rilasciava una pioggia di scintille.
Altrettanto rapidamente, il Signore del Tempo gli afferrò il volto… e procedette sbatterlo violentemente contro il suolo, generando un altro cratere. Ripeté l’azione una seconda volta… e poi una terza, e anche una quarta, ridendo.
Gli occhi di Thor si tinsero di rosso e il sangue si mescolò alla terra carbonizzata, dipingendogli il viso e macchiandogli i capelli.
<< Sei bravo… a prenderle… ma non… a darle! >> disse il Maestro, ripetendo quell’assalto ad ogni parola. Poi si fermò… ma solo perché Angel si trovava alle sue spalle, con Gae-Bolg pronta a menare un colpo mortale alla schiena del Signore del Tempo.
Questi sorrise sinistramente.
<< Ora capisco… >> sussurrò << Quella di Thor non era una carica suicida, ma una distrazione. Tuttavia… >>
La lancia colpì il Maestro… ma anziché affondare nella carne solida, lo attraversò come se fosse un semplice ologramma, andando a conficcarsi nella spalla di Thor. Il dio asgardiano emise un verso strozzato, mentre il Signore del Tempo si materializzava a pochi centimetri da Angel…
<< I vostri rimangono trucchetti da bambini >> gli sussurrò nell’orecchio.
Il rosso ebbe appena il tempo di inclinare il viso... prima che Gungnir gli tranciasse il braccio sinistro, lasciandosi dietro una striscia scarlatta.
La mente del soleano ebbe un fremito. Un altro urlo straziato riecheggiò per tutta la piana, e un fiume di sangue gli eruttò dall’arto mozzato, le cui dita inermi persero la presa su Gae-Bolg.
<< Angel! >> gridò Ruby, già pronta per andare in soccorso dell’amico.
Ebbe appena la possibilità di compiere un passo, prima che lei il resto dei giovani cacciatori fossero intrappolati da grosse pinze di energia gialla, evocate dall’anello del Maestro.
<< Dannazione! >> ringhiò Emil, mentre cercava di divincolarsi dal costrutto << Lasciami andare, maledetto pazzo! >>
<< No, non credo che lo farò >> ribatté il Maestro, lo sguardo che vagava verso gli occhi furenti di Yang << La tua amica potrebbe provare a farmi del male, sai? >>
<< Ti ucciderò >> ringhiò la ragazza, con le pupille dardeggianti e il viso bagnato da calde lacrime << Giuro che ti ucciderò, pezzo di merda! Non importa cosa dovrò sacrificare per…! >>
<< Che noia >> sbuffò il Signore del Tempo, prima di tapparle le bocca con un bavaglio di luce gialla << Sai quante volte ho già sentito queste parole? Ti ucciderò, è una promessa, niente e nessuno riuscirà a fermarmi, non importa quanto tempo ci vorrà e bla, bla… bla… >>
Un lampo bianco catturò l’attenzione del sovrano.
Vide Accelerator, armato delle sue ali nere, che sfrecciava come un fulmine verso di lui, affiancato da Dedede. Entrambi ruggirono all’unisono, mentre all’enorme martello del regnante si univano i vortici di oscura pece dell’Esper, sibilanti.
Il Maestro si limitò a simulare uno sbadiglio, mentre un’altra barriera si materializzava attorno a lui, frenando la coppia di attacchi.
Sì udì un boato e la forza del contraccolpo fu tale da sbalzare King all’indietro, facendogli perdere la presa sulla propria arma. Accelerator, al contrario, sfruttò i vettori dell’aria per mantenersi stabile, poi cominciò a colpire la protezione del Signore del Tempo, ancora e ancora, senza riuscire nemmeno a scheggiarla.
La frustrazione cominciò a impadronirsi dell’albino, eppure non cessò l’assalto. Ogni colpo era carico di una rabbia e di una sete di sangue che sarebbero scomparse solo con la morte del tiranno… o con la sua.
Dopo l’ennesimo colpo, la mano del Maestro attraversò i vortici neri come se fossero semplice nebbia, avvolgendosi immacolata attorno all’esile collo dell’Esper.
<< Hai dimenticato la regola più importante di ogni battaglia, giovanotto >> disse l’uomo, mostrando i suoi denti immacolati << Mai e poi mai… combattere con la mente accecata dalla rabbia. >>
Fu allora che la sua presa cominciò a stringersi sempre di più, ostruendo la respirazione del Time Warrior. E pochi secondi dopo… la coscienza di Accelerator cominciò a svanire…
 
 

 

Dum, dum, duuuuuuum!
Sì, la situazione non è mai stata più disperata.
Raven, Taiyang e la maggior parte dei Ribelli sono morti, i Time Warriors sono quasi tutti in fin di vita, Rowlet è a un passo dal lasciarci le penne, Marie è posseduta e il Dottore è ancora in coma.
Chi riuscirà a scamparla? Chi altri cadrà sotto il pugno di ferro del Maestro?
Cominciate a scommettere…

Per chi non lo sapesse, l’entità che ha preso il controllo di Marie è l’antagonista principale del franchise “La Casa” di Sam Raimi. L’anello usato dal Maestro, invece, è un Anello della Paura usato dalle Lanterne Gialle, gli avversari principali di Lanterna Verde (DC Comics).
  
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