L’ULTIMA, SPORCA, MAGICA STORIA DI NATALE
Polo Nord, una settimana prima del giorno di Natale, 11 di mattina. In un paesaggio montano sperduto e solitario una leggera nevicata cade sulla collina bianca e placida, accarezzando il tetto bianco di una baita costruita proprio davanti a un bosco di abeti completamente bianchi. Una renna dalle movenze umane sta tagliando della legna da ardere con un’accetta su un grosso ceppo di abete nel giardino dietro casa sua. La neve tutta intorno fa percepire solo un tonfo sordo ad ogni colpo. *tunk* un altro tronchetto viene diviso a metà dalla renna che ora, vista da vicino, mostra il corno sinistro più corto, sbeccato in punta di una decina di centimetri. Le pupille della renna si muovono di lato appena per un istante poi, noncurante, afferra un altro tronchetto e lo mette in posizione. La renna afferra lentamente l’accetta infilzata a terra, l’afferra per bene con le sue zampe, quasi a voler aspettare il momento giusto per… Si volta di scatto tirando un fendente, che si ferma ad un centimetro dalla barba di Babbo Natale.
«Vedo che sei ancora in gamba, Blitzen!» Esclama l’uomo, alzando istintivamente le mani, ma con un’espressione più sorridente che spaventata.
«Colonnello Claus…» Esclama Blitzen non troppo contento di vederlo. Ritrae l’ascia dandogli le spalle e *tunk* spezza a metà il tronchetto senza dire una parola di più.
Il colonnello fa una smorfia come di compassione, poi si guarda un momento in giro «Vedo che ti sei costruito proprio una bella casetta qui. Un po’ solitaria forse, non credo che tu riceva molte visite quassù…»
«Eppure c’è chi insiste a venire», continua Blitzen afferrando un altro tronchetto.
«Sigh…» Sospira il colonnello sfilandosi il berretto con la mano, quasi a voler mettersi sullo stesso piano e parlare da uomo a renna. «Abbiamo un problema, Blitzen, e c’è bisogno di te».
«Ho chiuso con quella vita, colonnello. Credevo di essere stato chiaro».
«Forse tu hai chiuso con questa vita, ma questa vita non ha chiuso con te. O forse pensi che ai terroristi importi qualcosa se ti sei ritirato?»
*tonf* Blitzen pianta l’accetta a terra «Io non penso niente, colonnello», esclama innervosito, «pensare mi fa male», e senza degnarlo di uno sguardo ritorna verso la veranda di casa dove apre una lattina di birra.
Claus si avvicina «Ascolta Blitzen…»
«No, ascolta tu colonnello!» Esclama assertivo lui con la lattina in mano e puntando il dito, «duecento anni di questa merda sono abbastanza! E tu dovresti saperlo bene. Forse all’inizio dell’800 era bello… ma poi Comet fu abbattuto dalla contraerea in Cina; Dasher scambiò della cocaina per zucchero a velo e morì di overdose in Nicaragua; Dancer e Prancer morirono per latte e biscotti avvelenati da qualche bambino comunista; Vixen uccisa dalle spie del KGB; Donzer si prese il cancro per quella dannata fuliggine dei camini! Della nostra squadra siamo rimasti solo noi due, Cupid e Rudolph! E scusami se non voglio vedere altre reclute imbranate tentare di fare il lavoro dei grandi e morire alla prima missione scivolando da un tetto!»
«Credi che sia stato facile per me vederli morire? Nessuno ha mai detto che esportare il Natale fosse una passeggiata. Ma tu eri il migliore, Blitzen! E solo tu puoi portare a termine questa missione. Per questo sono qui».
«Scusa colonnello, ma prima o poi doveva finire anche per me…» Beve un sorso di birra «E ti sbagli: era Rudolph il migliore. Sono sicuro che potrà portare a termine questa missione anche da solo».
«Due mesi fa Rudolph è stato fatto prigioniero da alcune milizie irregolari in Giappone. Si fanno chiamare giapcong».
«Umpf, e con questo? Mandate qualcuno a liberarlo! Qualcuno che non sia io».
«Il guaio è che non abbiamo avuto più alcun contatto con lui né coi suoi, per così dire, sequestratori… Ma un nostro uomo è riuscito a scattare delle fotografie», esclama, estraendo un plico dalla tasca e consegnandoglielo.
Blitzen apre sospettoso il plico e osserva le fotografie, non molto a fuoco, ma abbastanza per osservare dei guerriglieri armati capitanati proprio da Rudolph, riconoscibile dal naso rosso.
«No!»
«Stando alle voci pare che in qualche modo la sua mente non sia più quella di un tempo e che abbia deciso di diventare il loro leader…»
«Non può essere… Non ci credo! Non Rudolph!»
«Partirai domani alle sei e zero zero, imbarcato su un AC-130, e sarai di ritorno prima del giorno di Natale. Hai esattamente…» guarda l’orologio «sei giorni e undici ore».
Il giorno seguente, ore 6:15, tra le nuvole.
Blitzen siede sulla scomoda seduta metallica, schiena contro la carlinga, nell’oscura pancia dell’AC-130, illuminata solo da una fioca lampadina rossa. Le parole del colonnello Claus al briefing riaffiorano come un flashback nella sua testa china «…oltre ad essere popolata dai pericolosi dakimakura, la foresta di Dolbynoke è il nascondiglio dei giapcong. Obiettivo di questa milizia irregolare e senza dio è l’eliminazione totale della festività del Natale in Giappone, duramente esportata in decenni di impegno internazionale e sangue, per riportare il Paese al glorioso impero di un tempo. Ti lancerai sopra un piccolo villaggio dove troverai un nostro contatto che ti farà da guida per la foresta fino al covo dei miliziani. Trova Rudolph e fai quello che devi. Quando hai finito dirigiti al luogo dell’estrazione e chiama la portaerei USS Esses: un elicottero ti verrà a prendere».
Possiamo solo immaginare i pensieri che corrono dietro a quello sguardo cupo. Blitzen fa ancora fatica a credere che Rudolph possa essersi unito ai rivoltosi come loro leader. Ma l’alternativa qual è? Ucciso dai rivoltosi e fotografato in modo da sembrare vivo? No, non Rudolph, non potrebbe mai morire per così poco: è troppo intelligente. Forse ha fatto credere di essere stato catturato per far perdere le sue tracce? Forse si è fatto catturare di proposito e ha collaborato coi ribelli quanto basta per poi sparire per sempre. Sì, questo è possibile. Blitzen spera che sia andata in questo modo, ma al contempo la sua zampa accarezza il bastoncino di zucchero colorato nella fondina al petto. Se ci sarà bisogno di usarlo, lo farà.
Uno dei piloti apre la porta della cabina esclamando «Sessanta secondi!» E facendo il gesto con le mani.
Blitzen si alza in piedi, controlla che lo zaino e l’attrezzatura sia saldamente ancorata, fa per agganciare il gancio di apertura del paracadute alla fune di metallo ma *BOOM* uno scoppio e uno scossone dell’aereo gli fanno perdere l’equilibrio: una mosca è entrata nel secondo motore di destra che ora è in fiamme. Rapidamente le fiamme risalgono l’ala ed entrano nella cabina di pilotaggio. «AAAH! AAAH! AAAAAH!!» Si odono le urla strazianti dei piloti. Uno di loro apre la porta per cercare di mettersi in salvo, ma cade a terra senza vita e le fiamme invadono anche la pancia dell’aereo, tutta in metallo. Blitzen non ha più tempo: deve saltare, ma il portellone sul retro è ancora chiuso e i comandi per aprirlo sono in cabina. Non gli rimane che una cosa da fare: bypassare i comandi dalla sua posizione. Si avvicina al portellone e tira la leva di apertura: il portellone si apre. Solo una renna col suo livello di addestramento avrebbe potuto eseguire una simile manovra. Ma non c’è tempo da perdere: l’aria che entra dal retro richiama le fiamme e Blitzen si lancia eroicamente fuori, sfuggendo per un soffio alle fiamme che esplodono fuori dall’aereo. Blitzen tira la cordicella e il paracadute si apre, frenando la caduta, ma sfortuna vuole che un’altra mosca vada a sbattere contro la vela e il paracadute prende fuoco. C’è pochissimo tempo, Blitzen estrae il coltellaccio dalla fondina alla caviglia e trancia la fune di destra: viene sballottato violentemente e la caduta riprende. Rialza la zampa e trancia anche l’altra fune, liberandosi dal paracadute che esplode in cielo. In un lampo, con la mano libera, apre il paracadute di emergenza… «Oh dannazione!» Che purtroppo si incaglia tra le sue corna. Prova a sbrigliarlo ma i suoi sforzi sono tutti inutili e il terreno è sempre più vicino. Ormai non c’è più niente da fare… «BLITZEEEEEN!» Urla, e come per magia la sua caduta rallenta sempre più, fermandosi infine a fluttuare a mezzaria circondato da una sbrilluccicante foschia. Blitzen si mette a camminare, lasciando la scia sbrilluccicosa dietro di lui e atterrando comodamente nella foresta di sotto.
Finalmente al sicuro, Blitzen si libera dal paracadute impigliato sulle corna esclamando «Dannazione, avevo giurato di non farlo mai più…» Controlla il suo equipaggiamento e c’è ancora tutto, poi si guarda intorno, guarda la fitta rete di alberi che lo circondano «E ora dove diavolo sono?» Deve orientarsi: controlla la bussola e prosegue verso Nord-Est. Non dovrebbe essere troppo distante dal villaggio designato, ma deve trovare un punto di riferimento sulla cartina, altrimenti non lo raggiungerà mai.
Dopo pochi minuti di cammino si odono dei fruscii sospetti *frush frush frush*. Blitzen si arresta: qualcosa si sta muovendo tra gli alberi. «Hehehe», si ode un verso; «Hihihi», sembrano delle risatine. Rapidamente Blitzen toglie la sicura al fucile, ma ancora non vede nessuno. Che il suo cervello gli stia giocando dei brutti scherzi? No, non riconosce nessuna pianta allucinogena intorno: c’è qualcuno nascosto. *frush frush* anche se non li vede li sente, e lo hanno circondato.
«Che bella renna che sei!»
Blitzen si volta di scatto puntando l’arma: è una creatura alta 150 cm e larga 50, morbida alla vista, vestita come una prostituta giapponese.
«Chi sei?» Domanda assertivo Blitzen.
«Vuoi giocare con me? Mi sento così sola qui…»
Le provocanti parole pronunciate dalla creatura non hanno alcun effetto su di lui, che si guarda intorno, contando una dozzina di creature in tutto. Un’intera squadra di creature seducenti e vogliose si stanno avvicinando strisciando a terra. Ma Blitzen non è uno stupido *BANG* e apre un buco in mezzo agli occhi della creatura di fronte, che espelle l’imbottitura al passaggio del proiettile. «SKEEEK!» Urlano le altre creature saltandogli addosso; *RAT-TA-TA-TA* Blitzen ne elimina altre due prima che una di loro si avvolga al fucile e glielo strappi di zampa. Ma Blitzen ha altre carte da giocare: estrae il coltello e *zac zac zac* affetta tutte le creature che gli si avvicinano. C’è imbottitura sparsa ovunque. L’ultima creatura rimasta gli si avvolge intorno come un serpente, immobilizzandolo. «AAAH!» Urla lui, come risposta condizionata, ma immediatamente si accorge che non gli sta facendo male, anzi, è molto soffice e piacevole. «Lasciati andare», soavi parole vengono pronunciate dalla creatura in bikini che prova a baciarlo. Lui le afferra il collo con le zampe provando a spezzarglielo, ma i suoi sforzi sono vani. «Più forte», geme la creatura, fino a che *BANG* un colpo d’arma da fuoco e l’imbottitura che esplode a lato della tempia. Liberatosi dallo stritolamento, Blitzen estrae la pistola puntandola contro…
«Wooo! Calma eroe!» Esclama l’orso, abbassando il fucile, «ho appena salvuato la tua vita!»
«Chi sei tu?» Domanda lui tenendolo sotto tiro.
«Io sono Tanja Orsacchiova, sono il tuo contatto».
«Il mio contatto?» Esclama lui sorpreso.
«Tu fare meglio a stare lontano dai dakimakura», esclama, abbassando del tutto l’arma, «qui niet essere un bordiello americano: quelli prjima fanno raggiungere te il paradjso e poi mandano te all’infierno!»
«Sei un russo?» Esclama lui, sorpreso e contrariato, ma anche combattuto, non potendo fare a meno di notare quel seducente e perfetto corpo da modella, che prima d’ora aveva visto solo nelle pagine web di qualche sito di biancheria intima dell’est. Per organizzare i regali di Natale, ovviamente.
«UNA russa! Niet so se essere te chiara la diffierenza…»
Blitzen rinfodera la pistola e se ne va sbuffando «Claus farà meglio ad avere un’ottima scusa per questo al mio ritorno…»
«HEJ! Dove stai andando?» Esclama lei andandogli dietro.
«Non ho bisogno del tuo aiuto, posso portare a termine la missione anche da solo!» Sbuffa, continuando a camminare.
«Stavi per lascjarci la pelle: hai bjsogno del mio aiuto, eroe!»
«Lasciami in pace!»
«Ah ho capito… è perché niet vuoi lavorare con un russo, da? Tu pensa noi ancora Unione Sovietica, da? Com’era? Noi riempire Cuba di missjli, morte ai porci americani capitaljsti!»
Lui si volta e le punta il dito «Hai ragione: non mi fido di te! E non avrei dovuto fidarmi nemmeno di Claus… Lo sto facendo solo per Rudolph».
«Da, Claus ha detto me di vostra amicizia… Noi in Russia abbiamo un detto: amicizia essere come vodka: può far vedere te paradjso, ma a vuolte trasforma tuo fegato in uovo sbattuto».
«Già, e scommetto che Claus ti ha appioppato a me per essere sicuro che portassi a termine la missione…»
«Tu sei renna molto intelligente, Blitzen! Tu hai capito subjto giuoco di colonnello!»
«Frena l’adulazione, orsa, quello che ancora non capisco è come mai abbiano mandato proprio te a farmi da babysitter».
«Fuorse loro erano al corrente di tuo debole per le modelle?»
«Già, forse…» Si guarda intorno quasi avesse sentito qualcosa «Sarà meglio muoverci. Ti terrò d’occhio, e cerca di stare al passo!»
«Quella è direzione sbaliata, dobbiamo andare a…»
«Non ho bisogno di una guida: io vivo nelle foreste, orsa…»
La mattina del 24 dicembre, dopo aver passato giorni dispersi nella foresta, i nostri eroi stanno ancora marciando tra gli alberi…
«Ascolta… Niet volevo interferire prjma ma dovresti davvero ascoltarmi. Niet abbiamo più tempo! Stiamo girando in tondo! Il covo dei rivoltosi…»
«Fidati del mio istinto, orsa».
«Se avuessi ascoltato me prjma saremmo già arrivati giuorni fa!»
«E saremmo finiti in trappola. Li stiamo disorientando».
«Ma se niet sanno nemmeno che arriviamo!»
«Tsk, appunto, questo vuol dire disorientare…»
«Gospodi, daj mne sily…» Borbotta tra sé e sé.
«No, non ringraziarmi: fa parte del mio lavoro salvaguardare gli innocenti. Anche se oggi, a quanto pare, considerano innocenti pure gli orsi…»
«Perché possiedi tanto rancore per me? Io ho salvato la tua vita!»
«Tsk…»
«Allora? Niet rispondi? Se niet essere sufficjente salvare la tua vita, cosa duevo fare per dare fiducia in me?»
Blitzen si ferma a riprendere fiato voltandosi verso di lei «Puoi far tornare in vita Vixen, per cominciare».
«Io… niet conosco lui. Era tuo amico?»
«Esatto: era. Ucciso a Cuba dai tuoi, per così dire, amici. Era il…»
25 Dicembre 1962, 1:00 AM, Palazzo della Rivoluzione, Cuba.
Si odono colpi d’armi da fuoco in lontananza, nella notte. La porta sul tetto si apre calciata da Blitzen, che assieme a Vixen porta in spalla un agente del KGB ferito. Lo appoggiano schiena contro il cornicione, poi Blitzen afferra la radio e ci parla dentro concitato.
«Sierra Charlie, qui Romeo uno, siamo al punto di estrazione, dove diavolo siete? Passo!»
Dall’altoparlante si riceve «Abbiamo incontrato fuoco contraereo di armi leggere, estrazione tra sessanta secondi, passo».
«Non abbiamo sessanta secondi!»
*BANG BANG BANG* Vixen uccide dei guerriglieri che si erano arrampicati sul tetto. «Se Rudolph non alza il culo rimarrà qui a fare da concime per le piante!»
«Vado a prenderlo! Tu rimani qui con lui!» Esclama Blitzen, imbracciando il fucile e correndo eroicamente verso la porta.
«TORNA INDIETRO! HAI MENO DI SESSANTA SECONDI!»
Ma Blitzen non è renna da abbandonare il suo caposquadra e si fionda giù per la tromba delle scale. Dei colpi d’arma da fuoco provengono dal basso: deve fare in fretta. Ma un guerrigliero gli spunta alle spalle, saltandogli addosso e girandogli il braccio intorno al collo. «GNNN!!» Blitzen cerca inutilmente di liberarsi dalla presa. Niente da fare, sente le forze che lo abbandonano. La sua vista si scurisce ai lati, poi l’idea: con le ultime forze tira un calcio al muro di fronte spingendo indietro il suo assalitore e assieme cadono giù per la rampa di scale. Alla fine della caduta Blitzen si porta una zampa al collo e riprende fiato. Il guerrigliero giace morto col collo spezzato.
«Sei stanco Blitzen? Questo non è il momento di fare la pausa caffè!» È Rudolph, col suo naso rosso e in mano una valigetta.
«Rudolph!» Esclama con voce rauca per lo strangolamento, «ero venuto a cercarti e…» *BANG* in un lampo estrae la pistola e uccide un guerrigliero dietro Rudolph.
Lui si volta quasi con noncuranza «Grazie Blitzen, te ne devo una». Gli porge il braccio e lo rimette in piedi «E ora usciamo di qui!»
Intanto, sul tetto, altri guerriglieri arrampicati sulle pareti stanno mettendo in difficoltà Vixen e l’agente ferito, che rispondono al fuoco cercando di tenerli a distanza. La slitta di Babbo Natale, con tutte le renne, si porta in volo circolare sopra l’edificio e il maggiore Claus alla mitragliatrice falcia i guerriglieri uno dopo l’altro, finché l’area è per il momento sgombra e può portare giù la slitta.
«DOVE DIAVOLO SONO GLI ALTRI?» Urla il maggiore.
«BLITZEN È ANDATO A… ECCOLI! ARRIVANO!»
«Alla buon’ora Rudolph!» Esclama il maggiore afferrando la valigetta. «Blitzen: alla mitragliatrice, presto!»
Blitzen si mette all’arma e apre il fuoco contro altri guerriglieri che continuano a venir su dalle pareti, proteggendo Rudolph e Vixen mentre caricano il ferito a bordo, finché «AAAH!» Un proiettile gli spezza la punta del corno sinistro.
«ANDIAMOCENE DI QUI!» Urla Vixen ora che il ferito è a bordo.
Il maggiore Claus attiva le renne e la slitta si alza in volo ma…
*BANG*
Accade tutto in un istante: Rudolph salta addosso all’agente del KGB con ancora la pistola fumante e «AAAaaah…» lo scaraventa di sotto. Senza dire una parola e con un macabro sorriso, Vixen cade all’indietro, giù dalla slitta, mentre Blitzen cerca invano di afferrarlo e con la zampa protratta urla «VIXEEEEN!» guardandolo inesorabilmente cadere.
«Io dispiaciuta per il tuo amico, lui niet meritava di morjre in quel modo. I nostri governi sono macchiati di sporchi crimini in passato, ma noi oggi potere cooperare per obietivo comune, senza doppiogiuoco, daquordo?» Esclama porgendogli la mano.
Lui la rifiuta «Senza doppiogioco significa che mi devi dire perché ti hanno mandato qui. E non ricominciare con la storia che mi devi tenere d’occhio perché è falsa come la democrazia!»
«Daquordo… È altamente riservato, colonnello Claus ha detto me niet dire parola te, ma capitano Rudolph niet essere unica minaccia in questa brutta storia…»
«Basta così per il momento!» Una voce conosciuta proviene dalla boscaglia, «non vorrei che ti rovinassi la sorpresa…»
«Rudolph!» Esclama Blitzen, circondato e tenuto sotto tiro dai giapcong sbucati dalle piante. Tra di loro c’è anche Cupid, appena riconoscibile, che sembra proprio essere diventato uno di loro.
Blitzen e Tanja vengono spogliati delle loro armi, esplosivi e attrezzature. Rudolph si avvicina e afferra un bastoncino di zucchero colorato dalle loro cose «Sapevo che Claus era troppo codardo per farlo di persona e così ha mandato te a fare il lavoro sporco. Volevi usare questo per uccidermi perché sono diabetico, non è vero? Non hai perso il tuo stile: sei sempre lo stesso di un tempo, Blitzen!»
«Tu invece sei cambiato: Claus ha detto che la tua mente non è più quella di un tempo. Ha detto che da quando ti sei unito ai guerriglieri le tue azioni sono diventate… insane. È vero, Rudolph?»
«Hehehe» Rudolph ridacchia sommessamente, gli si avvicina e lo guarda negli occhi sussurrando «Tu cosa pensi?»
Blitzen si guarda intorno, guarda tutti i guerriglieri che lo tengono sotto tiro, e dai loro sguardi ha l’impressione che darebbero la vita per il loro leader. Persino Cupid, con il muso pitturato come gli altri e lo sguardo vuoto, senza emozioni, quasi non lo riconoscesse. «Penso che in certe situazioni si possa essere tentati di sentirsi Dio…»
«HAHAHAHA! No mio caro amico, Dio non ha proprio niente a che fare con quello che sto facendo qui!» Gli dà le spalle e inizia a camminare in tondo quasi stesse tenendo un discorso teatrale «Per duecento anni abbiamo cercato di esportare il Natale in tutto il globo terraqueo, e cosa abbiamo ottenuto se non sofferenza e morte? E per una misera manciata di spiccioli per giunta… Quando mia madre si è ammalata non ho potuto nemmeno pagarle tutte le cure!»
«Forse avresti dovuto investire i tuoi soldi in un fondo pensione…»
Rudolph gli punta il dito «NO! Quelle maledette banche non avranno MAI i miei fottuti soldi!» Gli si avvicina rapidamente fino a una decina di centimetri dal muso, sussurrando «Ma questo non è più un problema… perché ho trovato il modo… di fare molto più soldi!» E quasi gli scoppia a ridere in faccia. Gli dà nuovamente le spalle e riprende a camminare in tondo con le braccia dietro la schiena «Sai cosa sono le coincidenze, Blitzen? Sono opportunità! Sono potenzialità effimere, durano solo per un istante», si ferma e lo guarda negli occhi, «ma se le sai cogliere, possono cambiarti la vita!»
«Non sono sicuro di capire…»
«Certo che non capisci! Perché tu sei sempre stato un bravo ragazzo, Blitzen! Tu fai sempre quello che ti viene detto: porti a termine la missione e poi, puf! Lavoro finito! Ma io no… io so usare il cervello!» Esclama puntandosi lo zoccolo al petto. «I giapponesi non hanno mai digerito l’imposizione occidentale del Natale. I gruppi di estremisti, così li chiamano, sono presenti in tutto il Paese. Io gli sto solo dando quello che vogliono», conclude ridendo sotto i baffi.
«Sei un vero filantropo! E scommetto che questa volta la droga non c’entra niente…»
«…» Rudolph rimane come spiazzato.
«Andiamo Rudolph, lo abbiamo sempre saputo… Ogni volta che la missione durava più del previsto andavi in astinenza, sparivi da qualche parte e tornavi ricoperto di candida neve di Natale, così la chiamavi. Ricordi quella volta in quel villaggio in Colombia dove tutti i bambini ci salutavano urlando il tuo nome? Hai cercato di farci credere che da quelle parti eri più popolare persino di Claus… Certo che lo eri: tu da solo hai dato lavoro a tutti i loro padri! L’abbiamo sempre saputo, Rudolph, ma abbiamo fatto finta di niente. La tua dipendenza la si riconosce lontano un miglio: basta che ti guardi quel faro in mezzo agli occhi!»
«Alluora niet serviva per illuminare il sentjero!» Esclama stupita Tanja.
«Basta così! Portateli via!» Ordina incazzato Rudolph facendo il gesto con la zampa.
Qualche minuto più tardi ritroviamo la colonna di soldati muoversi per la boscaglia seguendo il leader in testa. Blitzen e Tanja sono legati braccia dietro la schiena con una fascetta e tenuti costantemente sott’occhio.
«Psst! Blitzen!» Tania, sussurrando dietro di lui, cerca di richiamare l’attenzione, «devo dirti quella cosa! Mi senti?»
«Non ora, ho da fare».
«Che cavolo hai da fare adesso??»
Blitzen allunga il passo raggiungendo il suo vecchio commilitone poi, cercando di non dare nell’occhio, sussurra «Hey Cupid! Hey, dobbiamo andarcene da qui!»
Cupid si volta affondandogli il calcio del fucile nello stomaco. «OUCH!» Sbotta Blitzen piegandosi a metà dal dolore e tutta la colonna si ferma.
«Se credi che Cupid possa aiutarvi», esclama Rudolph in testa, «devi sapere che è impossibile dopo quello che gli hanno fatto qui. Il suo cervello sì che non è più quello di un tempo, HAHAHA!»
«Bastardi animali!» Mormora Blitzen ancora piegato per il dolore, e subito viene afferrato per le braccia e costretto a marciare.
Una mezzora più tardi siamo al campo base dei giapcong: ben nascosti nella boscaglia, i rivoltosi vivono in casette di legno col tetto di paglia e con dei generatori diesel sparsi intorno che danno energia a tutto. Intorno al perimetro del campo spuntano le postazioni delle vedette, sempre di legno, con in cima dei grossi riflettori e le guardie armate. Vicino al centro del campo, proprio oltre delle jeep parcheggiate e a delle lunghe casse dal contenuto ignoto coperte con una rete, ecco che intravediamo delle gabbie di bambù con Blitzen e Tanja all’interno. Hanno ancora le mani legate e sono ovviamente disarmati, forse è per questo che la guardia ne approfitta per schiacciare un pisolino.
«Blitzen!» Tanja richiama la sua attenzione dalla gabbia accanto, «duobbiamo uscire di qui prjma che quelli tornino!»
«Gnaw gnaw gnaw…» Blitzen sta cercando di rosicchiare le sbarre, «è quello che sto cercando di fare, puh! Ma queste sbarre sono troppo resistenti. Dove sono i panda quando c’è bisogno di loro…»
«Ascolta… c’è una cosa che devi sapere prjma che…»
«Ssst!» La zittisce e gira occhi e orecchie al cielo «ascolta».
*flutter flutter flutter…* un lontano rumore di pale si fa sempre più vicino, finché l’elicottero “Huey” non è proprio sopra di loro. Le fronde degli alberi vengono scosse vivacemente e i giapcong si levano velocemente dalla pista di atterraggio tenendosi il casco ben saldo con una mano. Quando l’elicottero tocca terra un orso salta giù, un ufficiale, e si toglie dalla pista di atterraggio raggiungendo Rudolph e un attendente che lo stavano aspettando.
«Russi…» mormora Blitzen.
«Quello è maggiore Pavlov. In esercito lui testa calda, conosciuto per suo malcelato attaccamento a vecchia Unione Sovietica. Ora lui radiato da esercito, ora lui capo di cellula rivoluzionaria di comunisti conosciuti come Condizionatori di Lenin».
«Condizionatori di Lenin? Pfui, solo un russo pazzo potrebbe installare dei condizionatori con quel freddo…»
«Io cercato di avvertire te tante volte! Colonnello Claus niet raccontato te tutta la storia perché lui sapeva tu non avevi accettato!»
«Aspetta… adesso capisco tutto! Quel vecchio bastardo di Claus non era preoccupato per lo scarso spirito natalizio dei giapponesi… eliminare Rudolph destabilizzerebbe i ribelli e impedirebbe ai russi di conquistare il Paese!»
«Niet tutti i russi, solo Condizionatori di Lenin. La mia missione è di eliminare maggiore Pavlov. Lui è grande minaccia per muondo libero. Lui obiettivo è esportare comunismo invece di Natale. Io chiedo scusa per inganno: questa niet era mia intenzione…»
«È solo colpa mia, non avrei dovuto fidarmi…»
«DAMARE!» Strilla un giapcong venuto a prelevarlo, picchiando sulla gabbia col calcio del fucile, mentre un altro apre la porta. Tre giapcong gli puntano i fucili intimando di seguirli: gli conviene cooperare.
Mentre Blitzen si allontana, Tanja si attacca alle sbarre con il muso «Tu tiene a mente: Pavlov essere come cagnolino!»
«DAMARE!» Strilla la guardia colpendo la gabbia con violenza.
Blitzen viene spinto oltre la porta del centro di comando da due soldati, mentre il terzo rimane fuori a fare la guardia. Ad aspettarlo dentro ecco Rudolph e il maggiore Pavlov, che ora, visto da vicino, mostra tutta la sua imponenza, una cicatrice sull’occhio destro e il pizzetto alla Lenin.
«Benvenuto nella mia umile dimora, Blitzen! Conosci già il mio amico? Lui è il maggiore Pavlov, un sovietico vecchio stile a cui non vanno particolarmente a genio gli yankee del Polo Nord, quindi cerca di essere gentile».
«Grrr!» Pavlov emette un ringhio mostrando un poco i denti.
«Che denti bianchi che hai!» Esclama Blitzen intimorito dalla sua mole.
«È per assaporarti meglio!»
«Ah ma allora sai parlare! Pensavo fossi troppo stupido per farlo…»
«Grrrrr!!» Ringhia il maggiore, si avvicina e *pow* gli tira un pugno nello stomaco che lo piega a metà. Gli tira su il mento con due dita esclamando «Presto avrò piacere di vederti morire!»
«Il piacere è tutto mio», esclama dolorante Blitzen.
«Calma signori!» Si intromette Rudolph, «presto avrete tutto il tempo di conoscervi meglio. Ora siedi su quella sedia, Blitzen».
Blitzen si accomoda, Rudolph fa un cenno con la testa e uno dei due soldati gli libera le zampe tagliando la fascetta. Blitzen si massaggia i polsi doloranti e finalmente ha qualche istante per guardarsi intorno: c’è un’altra stanza in fondo ma non vede l’interno; il tavolo fianco a lui è occupato da una grossa radio trasmittente; mentre sul pavimento sono accatastate delle casse di chiara provenienza polo nordica.
«Lo sai cosa sono queste?» Domanda Rudolph. Apre una cassa e vi tira fuori della roba «Palline di Natale, decorazioni filanti, punte per l’albero e…» Appoggia la punta sul tavolo e dalla cassa estrae una manciata di «…dei maledetti bastoncini di zucchero!»
«Non te lo ricordi, Rudolph? È lo spirito natalizio!»
Lui gli scaraventa i bastoncini addosso «Io non l’ho mai potuta sopportare questa roba! Tutti più buoni! Abbracciamoci! Bleah! La festività più ridicola, inutile e ipocrita dopo il 2 Giugno in Italia! Lo sai? Ero pulito prima di entrare a fare questo lavoro! Eravamo giovani, sognatori e soprattutto ingenui, te lo ricordi? Credevamo di poter cambiare il mondo… Ma dopo quello che ho visto l’ingenuità è svanita e ho capito che esportare il Natale era solo l’estensione della politica estera del nostro Paese. Quando abbiamo bombardato di regali quell’ospedale pediatrico per bambini orfani e affetti da sclerosi laterale amiotrofica, la cui casa di cartone è stata distrutta da un meteorite, e pure con le lentiggini… qualcosa dentro di me ha fatto click. Ho capito che la vita è un vero schifo e anche troppo breve per curarsi degli altri! Dovevo pensare solo a me stesso, e l’idea di nascondere la cocaina tra la neve artificiale è stata un’idea a dir poco geniale!»
«Già… ma poi sei diventato dipendente dalla droga e dalla bella vita, i soldi non ti bastavano più e così hai venduto il tuo Paese!»
«Capisci in fretta, Blitzen! E allora ti offro un’opportunità: vieni con me!»
«…» Blitzen lo guarda senza dire una parola.
Rudolph si siede vicino a lui con la coscia sul tavolo «So che la pensiamo allo stesso modo. So che anche tu odi il tuo Paese dopo tutto lo schifo che abbiamo fatto. Allora, ci stai? Che cosa rispondi?»
Blitzen lo guarda dritto negli occhi «Se ti arrendi adesso… prometto di non ucciderti».
Rudolph si rialza dal tavolo infuriato «Umpf, sei veramente una testaccia dura! Vuoi tornare a vivere in quella cazzo di baita dimenticata da dio dove anche i lupi hanno paura a passare? Io ti sto offrendo la libertà, lo capisci?? Non vorresti vivere in una bella villa a Malibu, in California, dove fa caldo tutto l’anno ed è pieno così di belle passere scopaiole, in bikini, sulla spiaggia, che non aspettano altro che una renna come te le inviti a passare una bella serata? Ma che dico: tu non devi nemmeno aprire bocca, sono loro a saltarti addosso!»
«E in cambio devo solo provocare guerre e morte dall’altro lato del globo…»
«Tsk, non posso… non posso credere che tu sia davvero così stupido e ingenuo!» Sbotta Rudolph, visibilmente irrequieto. Si fruga nelle tasche ma senza trovare quello che cerca «Sai cosa? Forse è meglio che ti lasci un po’ di tempo qui assieme a Pavlov. Ti aiuterà… a schiarirti le idee».
Rudolph prende la porta mentre i due soldati ai lati gli fanno il saluto.
«Io suò come fare parlare quelli come te…» Pavlov si avvicina alla radio e accende il microfono, poi armeggia con le manopole «E ora, maledetto yankee del Puolo Nord, ora tu chiamerai tuo amico, colonnello Claus, gli dirai che la missione è fallita, farai allontanare portaerei e terminerai qualsiasi influenza nord polare su nuostro territorio!»
«Nient’altro? Credo che tu sopravvaluti la mia importanza…»
«Forse tu ha ragione: tu essere suolo piccola renna insignificuante, ma noi ora trattare! Forse tua piccola vita valere qualcuosa, duopotutto».
«E se rifiutassi?»
«Forse tu bisogno di piccuolo incoraggiamento…» Esclama e fa un cenno col capo.
Un soldato afferra Blitzen da dietro bloccandogli le zampe anteriori. A niente servono i suoi tentativi di liberarsi. Pavlov torna indietro dall’altra stanza con due grossi cavi elettrici in mano, collega le due spine al muro e si volta verso Blitzen brandendo le due estremità in rame vivo.
«Tu sembra avere muscoli truoppo tesi, da? Ma noi in Russia conoscere rimedio miracoloso per tensione muscolare!» Esclama e *POP* unisce per un attimo i cavi facendo scoppiare una grossa scintilla, che brilla negli occhi spalancati della renna.
Blitzen deve fare qualcosa e subito, ma il soldato dietro di lui lo tiene saldamente fermo; Pavlov si avvicina lentamente brandendo lo strumento di tortura; Il soldato alla porta ride. Sono solo pochi secondi ma improvvisamente ricorda «Tu tiene a mente: Pavlov essere come cagnolino!»
[Soundtrack: Rambo 2 – Escape From the Torture]
Forse è un’idiozia ma non c’è tempo per pensare: è la sua unica possibilità «DING DING DING DING…» Urla. Un attimo di smarrimento per tutti quanti e subito Pavlov ha un’esplosione di saliva, che fuoriesce copiosa dalle sue fauci e *ZOT* fa corto con i cavi. «ROOOOOWWWL!!» Urla folgorato. Senza perdere un attimo di più e sfruttando la distrazione, Blitzen spinge il soldato contro alla parete liberandosi dalla presa. Il soldato alla porta gli punta l’arma ma Blitzen gli è già addosso. *RAT-TA-TA-TA* parte una smitragliata che uccide il soldato al muro. Blitzen e il soldato lottano per il possesso dell’arma, vince Blitzen tirandogli una gomitata in volto. Nel frattempo il terzo soldato di guardia alla porta entra a fucile spianato; *RAT-TA-TA-TA-TA* Blitzen li uccide entrambi, poi si volta verso Pavlov e *tik* il fucile si è inceppato. «ROARRR!» Pavlov, ora libero dall’elettricità, gli piomba addosso con tutta la sua mole e i peli ritti e fumanti. Pavlov è fortissimo e le cose si mettono presto male per Blitzen, che viene stritolato dalle possenti zampe del suo assalitore. Blitzen prova a raggiungere la fondina alla cintura dell’orso ma non riesce ad estrarre il coltello. «AAAAHH!!» Blitzen urla di dolore sentendo le sue ossa scricchiolare, poi punta le zampe posteriori al muro e con tutte le sue forze dà una forte spinta, che sbilancia Pavlov e assieme cadono sul tavolo con la radio. Pavlov molla la presa e Blitzen si rialza pronto a combattere… ma la punta dell’albero di Natale sporge insanguinata fuori dal petto russo.
Rudolph non ha ancora raggiunto il suo alloggio quando sente i primi spari e immediatamente volta la testa verso il centro di comando. *oooUUWWIIIIIIIIIIIooo oooUUWWIIIIIIIIIIooo…* la sirena del campo si mette a strillare ininterrottamente; tutti i soldati passano allo stato di allerta correndo a fucili spianati; sulle torri di osservazione i soldati accendono i riflettori anche se è giorno.
Blitzen balza fuori dal centro di comando armato fino ai denti con equipaggiamento natalizio. *RAT-TA-TA-TA-TA* uccide due soldati, poi afferra la pallina di natale, toglie la spoletta coi denti e la lancia contro altri soldati che stanno arrivando *BOOOM*. Blitzen corre come un fulmine spostandosi dietro un’altra casetta e ancora *RAT-TA-TA-TA-TA* «AAAH!» Falcia altri ignari soldati che gli passano davanti di corsa, poi riprende a muoversi velocemente per far perdere le sue tracce.
«KAREDA YO!» Strilla il soldato sopra una torre di osservazione e *RAT-TA-TA-TA-TA* smitraglia Blitzen, che si tuffa in copertura dietro una serie di barili di nafta, che però non esplodono. Blitzen afferra un’altra pallina di natale e *BOOOM* fa saltare la base di legno della torre di osservazione, che cade giù e *BOOOM* esplode anche senza barili di nafta. Ma non c’è tempo per festeggiare perché un’altra ondata di soldati gli è già addosso. Blitzen punta il fucile e *tik* si è inceppato di nuovo. «Oh merda!» Sbotta, ma non c’è tempo per sbottare, perché i soldati gli tirano addosso tutto quello che hanno. Blitzen schiva abilmente tutti i proiettili e fugge inseguito dai soldati. *RAT-TA-TA-TA…* i soldati continuano a sparargli addosso, inutilmente, ma loro non lo sanno e continuano imperterriti. Blitzen deve muovere quel culo da renna se vuole salvarsi la vita. Nonostante il rumore degli spari, al suo orecchio giunge il ronzio di un generatore diesel. Ferma la sua fuga, si abbassa a raccogliere un sasso e lo lancia contro il generatore dietro di lui, che *sput spik spak…* inizia a far rumori strani e poi *BOOOM* salta tutto in aria, con tutti i soldati e anche la casetta a fianco, in una grossa esplosione che rade tutto al suolo, mentre Blitzen si tuffa eroicamente a terra per evitare l’onda d’urto. Ma non è ancora finita e una jeep armata con una mitragliatrice pesante frena proprio sul luogo dell’esplosione. I soldati di scorta controllano rapidamente l’area in cerca di feriti, ma i loro corpi sono stati tutti polverizzati nell’esplosione, così i soldati iniziano a pattugliare l’area in cerca del fuggitivo. Blitzen osserva gli stivali dei soldati che gli si muovono intorno, nascosto sotto il pavimento di una casetta di legno. A passo di giaguaro striscia via, di casetta in casetta, fino a raggiungere la jeep, lasciata incustodita col solo mitragliere. Si erge alle spalle dell’ignaro soldato e gli gira intorno al collo una stella filante rossa, strangolandolo. Tira la leva di armamento della mitragliatrice e *BLAM BLAM BLAM BLAM…* i giapcong cadono come petali di ciliegio. Qualcuno prova a rispondere al fuoco creando qualche buco nella carrozzeria e rompendo un fanale, ma ciò non basta a fermare la furia omicida di Blitzen che «AAAAAH!» Continua a sparare urlando, per aiutare i proiettili a fare più male. Altri soldati arrivano e «AAAAAH!» Urla Blitzen uccidendoli tutti. Altri soldati si mettono in copertura dietro ad una casetta però «AAAAAH!» Urla Blitzen e la fa crollare sotto i colpi della sua mitragliatrice. Un soldato cerca di lanciare una granata ma «AAAAAH!» Urla Blitzen staccandogli il braccio; «AAAUGH!» Urla… il soldato, girando su sé stesso e innaffiando di sangue i suoi commilitoni, ora più rossi di prima, finché la granata ai suoi piedi non esplode e riduce tutti a brandelli. «AAAAAH!» Continua a urlare Blitzen, la renna dai polmoni d’acciaio, uccidendo uno dopo l’altro tutti i soldati rimasti. Finalmente finisce le munizioni e un solo soldato è rimasto, che getta a terra il fucile e fugge terrorizzato. Ma Blitzen non può permettergli di farlo: stacca la mitragliatrice dalla piantana e la scaglia come fosse una lancia, trapassandogli la schiena.
[Stop musica]
È finita: tutti i giapcong sono morti e il campo è ridotto ad un cumulo di macerie, con piccoli incendi sparsi qua e là.
«Ora ho capito perché colonnello Claus riponeva così molta fiducia in te: tu sei macchina di muorte natalizia!» Esclama Tanja mentre viene liberata dalla gabbia.
«Ora ho anch’io tutto chiaro: Claus voleva impedire ai ribelli di instaurare un regime ostile al Natale in Giappone. Ha mandato me a eliminare Rudolph sapendo che avrei accettato solo per una questione personale, ma non l’avrei mai fatto se avessi sospettato il coinvolgimento russo, per questo ha coinvolto te…» Raggiunge il mucchio di casse accatastate che aveva visto al suo arrivo al campo e strappa la rete «Ma Claus avrebbe volentieri scelto una strada più rapida e semplice se avesse potuto…» Apre la prima cassa in cima ed estrae… «Come pensavo: lanciatori di missili antiaerei da spalla FIM-92 Stinger a ricerca di calore natalizio. Con questa roba i ribelli avrebbero abbattuto qualsiasi slitta avesse sorvolato il cielo la notte di Natale».
«Io devo confessare te una cosa… Motivo per cui io accettato missione essere Maggiore Pavlov tirato sotto con macchina gatto di vicino di casa di barbiere di mio padre. Gatto passato in mezzo ruote e rimasto illeso in corpo, ma niet sua mente: lui diventato gatto casalingo. Colonnello Claus è vero mente geniale! Lui ha sfruttato mio odio per maggiore Pavlov e rivoltato mia psicologja contro di me stessa!»
«Ora è tutto finito, ma ti prometto che quel vecchio bastardo me la pagherà!»
«HAHAHAHAHAHA! TI SBAGLI DI GROSSO, BLITZEN!» È Rudolph, svolazzante sopra le loro teste, lasciando delle scie sbrilluccicanti sotto le zampe. «AVRAI ANCHE VINTO QUESTA BATTAGLIA, MA PRESTO NE SCOPPIERÀ UN’ALTRA! IL MONDO È PIENO DI RIVOLUZIONARI DISPOSTI ANCHE A MORIRE PER FERMARE LO SPIRITO NATALIZIO! HAHAHAHA! CI RIVEDREMO PRESTO, BLITZEN!»
Blitzen fa un mezzo sorriso vagamente divertito, si porta il lanciamissili in spalla e prende la mira.
«COSA STAI CERCANDO DI FARE, BLITZEN? NON PUOI UCCIDERMI CON QUELLO: È UN MISSILE A RICERCA DI CALORE NATALIZIO E IO L’HO FINITO TUTTO DA UN PEZZO!»
«Ti sbagli: te ne è rimasto un po’ in mezzo agli occhi…»
«Che…» Rudolph incrocia gli occhi al suo bel nasone rosso e urla «NOOOOO!!» *BOOOOOM* esplode in mille pezzi in una spettacolare esplosione nel cielo azzurro.
Blitzen e Tanja si godono lo spettacolo finché… «BLITZEN!» Urla Tanja, presa in ostaggio da Cupid, che le gira il coltello intorno al collo.
«Sta’ calma Tanja! Fa’ quello che ti dice!» Esclama Blitzen cercando di calmare la situazione.
«Io non ho proprio niente da dirvi! Voi avete ucciso i miei compagni e ora io ucciderò voi!»
«Blitzen!» Esclama Tanja, terrorizzata, con un filo di voce.
«Guardami Cupid! Non mi riconosci? Sono io, sono Blitzen!» Esclama in tono comprensivo allargando le braccia e muovendosi lentamente.
«Sta’ indietro sporco capitalista! Non cascherò nei tuoi loschi trucchetti!»
«Cupid… non farlo! Non deve per forza finire così. Noi eravamo una squadra, eravamo come fratelli, tutti quegli anni… ricordi?»
«Io… io non so di cosa parli!»
«Cupid… ricordi quella volta in Germania, quando quel pittore aveva fatto troppo il cattivo e allora Dancer e Prancer ebbero l’idea di cagare giù per il camino della sua casa per scherzo. Loro non lo sapevano ma il fuoco era acceso e la puzza di cacca bruciata invase tutta la stanza, te lo ricordi?»
Scuote la testa «Dancer, Prancer… Io ricordo… I galleristi d’arte dissero a quel pittore che la sua arte puzzava… E alla fine lui ci vide fuori dalla finestra e ci puntò il dito imprecando con quei ridicoli baffetti…»
«Sì! Esatto!» Esclama Blitzen pieno di gioia.
«Blitzen! Sei proprio tu?» Esclama Cupid, con la rinnovata scintilla di vita nei suoi occhi, lasciando andare Tanja. «Tu mi hai salvato! Non so come ma mi hai salvato! Ora ricordo ogni cosa! Grazie Blitzen! Non ti sarò mai abbastanza riconoscente! Lascia che ti abbracc… Ouch! Mi sono tagliato…»
«CUPIIIIID!» Urla Blitzen allungando istintivamente la zampa come per salvarlo e *BOOOM* Cupid esplode, lasciando solo le zampe posteriori fumanti attaccate al terreno.
Circa quaranta minuti più tardi…
[Soundtrack: Rambo – It’s a Long Road]
L’ammiraglio sul ponte di comando abbassa il binocolo e sussurra qualcosa all’ufficiale fianco a lui. Giù alla pista di atterraggio due marinai sul bordo della portaerei USS Esses osservano a vista il cielo rossastro all’orizzonte fondersi con il mare calmo, finché uno dei due punta il braccio: un puntino all’orizzonte si sta avvicinando. *flap flap flap…* presto il rumore di pale si fa sentire e l’elicottero è vicino. Un marinaio si toglie di mezzo correndo, mentre un altro agita delle bacchette luminose, aiutando Blitzen a portare giù l’elicottero preso in prestito. Blitzen e Tanja scendono dall’elicottero rimanendo abbassati per evitare le pale in movimento, che muovono parecchia aria e fanno parecchio rumore. Ad attenderli, poco distante, in mezzo alla pista degli aerei, il colonnello Claus, con alle sue spalle la slitta e alcune renne che stanno ultimando i preparativi per il volo di quella notte.
«OH OH OH! Ecco i miei ragazzi!» Ride compiaciuto il colonnello. «Mi congratulo con voi: siete dei veri eroi! Avete portato a termine questa difficile missione in modo impeccabile! Ora che i cattivi sono stati eliminati, l’esportazione del Natale in Giappone non incontrerà più nessun ostacolo!»
«…»
«…»
«Cosa sono quelle facce da funerale? Suvvia, un po’ di allegria! È Natale, dopotutto, e per questo voglio farvi un regalo… Tanja, questo è per te…» esclama, consegnandole una bustarella con un fiocchetto.
Lei ne svuota il contenuto nella sua mano «Non ci posso credere: è green card per gli Stati Uniti! Io niet so cosa dire… Era mio più grande desiderio quando ero cucciola!»
«E per te Blitzen… per ringraziarti del tuo superlativo lavoro svolto in questa e in tutte le altre missioni, puoi chiedermi tutto quello che vuoi!» Esclama con un gran sorriso piacione e allargando le braccia.
«Tutto quello che voglio… Beh, c’è una cosa che ho sempre desiderato…»
*thump* «OOF!» Blitzen colpisce Claus con un pugno nello stomaco, che lo fa andare a terra, sulle ginocchia, piegato di dolore.
«Sei un gran figlio di puttana, Blitzen!» Rantola, sputando la saliva a terra.
«Questo era per Cupid. Prega che non ti dia mai quello che io ti devo. Addio colonnello!» Esclama, allontanandosi verso l’elicottero.
Tanja lo insegue «Dove va tu ora?»
«Non lo so ancora… ma credo in qualche posto caldo: sono stufo di freddo e neve. E tu invece? Ti trasferirai negli Stati Uniti?»
«Io pure ho visto abbastanza di freddo e neve in Russia. Ora che mia missione è finita io pensavo di fare la modella in Stati Uniti, ma niet sapere dove di preciso…»
Lui si ferma e la guarda negli occhi «Cosa ne dici della California?»
[Soundtrack: Joy to the world - Merry Heavy Metal Christmas]
Directed by Electric Sneeze
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