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Autore: Milly_Sunshine    18/12/2024    0 recensioni
Inghilterra, anni '50 - Lord Winterport è il ricchissimo titolare di una ditta che commercia tessuti, per la quale Miss Crystal lavora come segretaria. Quando la sede aziendale viene evacuata, il titolare sposta temporaneamente i propri uffici nella propria residenza, Sadness Garden, dove peraltro sta ospitando un ampio numero di parenti più o meno stretti. Quando annuncia di essere stato vittima di un tentato avvelenamento e di avere cambiato, di conseguenza, il proprio testamento per quella ragione, accade quanto di più prevedibile: un delitto. La vittima, tuttavia, non è Lord Winterport e questo rimescola, e non di poco, la situazione. Per fortuna Miss Crystal è dotata di un grande talento per l'investigazione: sarà una corsa contro il tempo per impedire altre vittime, ma non sarà facile, quando tutti hanno molto da nascondere. // Miss Crystal è comparsa in altre indagini, ma questa è una vicenda a sé stante, peraltro vuole rappresentare il suo primo caso. // 62'000+ parole totali.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le indagini di Miss Crystal'
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[MISS CRYSTAL ESPONE I FATTI]

Dopo che il signor McKay mi ebbe raccontato di essersi trasferito dalla Cecoslovacchia quando era ancora un ragazzino, di essere stato assunto presso la ditta di Lord Winterport dopo avergli mostrato di essere in grado di preparare il tè, di avere corteggiato la signorina Alexandra e poi di essersi del signor Johnstone che era diventato il marito di Alexandra stessa, un certo trambusto tra le cameriere ci convinse ad andare verso la sala da pranzo, per accertarci di cosa stesse accadendo. Ero piuttosto convinta di sapere, ma preferii constatare di persona i fatti. Sarò molto breve, in questa sede: messo di fronte al fatto compiuto e, alla scoperta di una relazione tra la signorina Alice e Nolan, il Lord impose alla nipote di scegliere tra il matrimonio con costui oppure l’essere diseredata. Non sono certa che Alice Byron desiderasse davvero sposare il maggiordomo, ma certamente non voleva affatto essere diseredata, quindi le fu molto semplice scegliere il male minore. Nel frattempo la signora Green contemplava la fotografia del giovane Lord Winterport immortalato insieme al socio, affissa alla parete come a memoria perpetua di come il Lord aveva ottenuto il proprio successo imprenditoriale.
Poi, finalmente, venne l’orario previsto per l’arrivo degli agenti di Scotland Yard, oltre che del medico legale. Tutti erano molto soddisfatti, nel sapere che presto i due cadaveri sarebbero stati portati via. Aleggiava inoltre una certa sicurezza, dato che si parlava del suicidio del signor Daniel dopo avere assassinato la moglie. Io, però, conoscevo i fatti, e non avevo intenzione di lasciare che una verità fasulla trionfasse. Sarò sincera: ero più allettata dall’idea di avere risolto l’enigma, piuttosto che da un senso di giustizia, ma se l’una portava al raggiungimento dell’altra, allora anche quest’ultima meritava considerazione.
L’ispettore di Scotland Yard chiese se fosse possibile che le due vittime fossero in realtà decedute per cause naturali e, quando il medico legale assicurò che c’era di mezzo il cianuro, rimase piuttosto deluso. Sembrava convinto di dovere risolvere il caso in prima persona, quindi era il momento giusto per rassicurarlo: «Non preoccupatevi, ispettore, a tutto c’è una soluzione. A partire da ieri nel tardo pomeriggio mi sono occupata personalmente di fare chiarezza. Se voi e i vostri agenti vorrete raggiungerci tutti in sala da pranzo, al cospetto di Lord Winterport e di tutti i suoi ospiti, oltre che del maggiordomo Nolan, sarò lieta di narrarvi per filo e per segno come siano andate le cose.»
Mi lanciò una strana occhiata, forse un misto di dubbio e di sollievo. A quel punto chiamai la Kent e le domandai di radunare tutti. Non occorse molto tempo, dato che la maggior parte dei presenti si trovavano già sul posto. Fu solo necessario attendere che una partita di bridge in corso terminasse e ascoltare le lamentele della signora Charlotte, convinta che, per parlare del caso, avremmo preso in ritardo il tè delle diciassette.
«Signora Charlotte, vi chiedo la cortesia di non intralciare» dissi, con decisione. «Comprendo le vostre rimostranze, ma prima iniziamo e prima finiremo. Quindi, se vi è utile per calmarvi, accendetevi una sigaretta e restate in religioso silenzio, a meno che non veniate interpellata in prima persona.»
Lord Winterport, che si era appena seduta, mi guardò con aria di approvazione.
«Ben detto, Miss Crystal. Non c’è molto da fare, solo appurare che la mia poteva nipote è stata assassinata dal marito, il quale si è in seguito tolto la vita.»
L’ispettore mi guardò con aria interrogativa.
«È andata così?»
«Lasciatemi spiegare e lo scoprirete. Avanti, sedetevi tutti compostamente e smettetela di pensare al bridge, al poker, agli scacchi e al tè. Tra poco tutto sarà finito e scoprirete chi è il colpevole.» Mi rivolsi alla Kent: «Manca solo la Livingstone, potete fare la cortesia di chiamarla?»
Udii borbottare. Qualcuno pronunciò le parole “cameriera incompetente” e “inutilità della sua presenza”, ma non me ne curai. Era giusto che, in quanto domestica additata di avere rovesciato acqua sul pavimento del corridoio, fosse presente a propria volta. Quando la Kent tornò, con la ragazza al seguito, chiesi anche alla governante di sedersi. Siccome non volevo lasciare in piedi la Livingstone, domandai anche a lei se potesse prendere una sedia e accomodarsi. Si piazzò accanto ad Alice Byron, la quale ebbe un lieve sussulto.
«Adesso ci siamo tutti» affermai, «e ritengo che sia doveroso procedere con una ricostruzione dei fatti che possa essere il più possibile accurata. Domando quindi, qualora ci siano delle perplessità da parte vostra, oppure l’impressione che io abbia sbagliato qualche dettaglio, di interrompermi e di farmelo sapere. Si può affermare che tutto sia iniziato qualche settimana fa, quando Lord Winterport ha dichiarato di essere stato vittima di un tentativo di avvelenamento. Ne è seguito un altro, pochi giorni fa, dopodiché la signora Alexandra Johnstone è morta per avere ingerito cianuro ieri all’ora del tè. Era seduta accanto a suo zio Lord Winterport, quando è avvenuto il misfatto, pertanto questo ritiene di potere essere la vittima designata. Purtroppo non è stato possibile appurare di chi fosse davvero quella tazza. È così, Lord Winterport?»
Il mio datore di lavoro annuì.
«Confermo tutto.»
«Al momento del delitto si trovavano in sala da pranzo, oltre a Lord Winterport e alla nipote, tutti gli altri suoi ospiti, ovvero il marito di costei, l’altra nipote Alice insieme all’amica Gloria Green, il cugino Norman Winterport, nonché la moglie di costui. Erano presenti, inoltre, anche due dei dipendenti del Lord, ovvero Gabriel McKay, un passato spasimante della signora Alexandra, e Albert Harris, che invece non aveva alcun collegamento apparente con questa casa e con la famiglia Winterport.»
«Voi, invece?» mi chiese l’ispettore.
«Ero uscita per delle commissioni e sono sopravvissuta al crollo del ponte per esservi transitata sopra un attimo prima del crollo» lo informai. «L’autista potrà tranquillamente confermare la mia versione dei fatti.»
«Perfetto. Allora proseguite.»
«Forse vi chiederete come sia possibile che qualcuno abbia messo del cianuro dentro una tazza senza farsi vedere. È tutto molto semplice: poco prima, il maggiordomo Nolan era scivolato sul pavimento bagnato, in corridoio, cadendo con un tonfo proprio contro la porta. Tutti i presenti si erano portati in quella direzione, lasciando le tazze incustodite. Bastava che qualcuno si fosse allontanato dopo gli altri, oppure fosse tornato prima, per mettere il cianuro nella tazza da cui ha bevuto la signora Alexandra. Penso ci siano ben pochi dubbi sul fatto che sia andata così. Sia Nolan, sia la governante Kent, sia altre domestiche, hanno riferito l’abitudine della cameriera Livingstone, quando lavava i pavimenti, di rovesciare il contenuto del secchio e poi raccoglierlo con lo straccio, facendo sì che si formassero pozze d’acqua.»
«Certo che ha questa pessima abitudine!» sbottò la governante. «E non è nemmeno lei che lava i pavimenti, lo fa la governante a ore. Questa pessima abitudine è resa necessaria dalla sua ancora peggiore propensione a ribaltare il vassoio e il suo contenuto. In diverse occasioni, ha rovesciato la teiera, oppure delle tazze, sporcando il pavimento e, di conseguenza, lavandolo una seconda volta nel corso della giornata.»
La Livingstone fece uno dei suoi sorrisi da ebete e affermò: «Non ho rovesciato il tè, ieri, e non ho lavato il pavimento.»
La governante proseguì con la propria invettiva: «Non solo incompetente, ma hai anche il coraggio di negare i danni che fai!»
«Non nego i miei danni. È vero che in certe occasioni ho rovesciato la teiera o le tazze, ma non è successo ieri. Allo stesso modo, ieri non ho lavato il pavimento. Era ancora lindo e immacolato all’ora del tè.»
«Quello che dici è inaccettabile. La tua incompetenza va pari passo con la tua incapacità di ammettere le tue responsabilità.»
«Ma è vero, signora Kent. Non ho né ribaltato alcunché né lavato il pavimento, ieri.»
Quel dibattito stava diventando fin troppo lungo e, per quanto mi riguardava, la governante Kent aveva tutto il diritto di fare la predica alla Livingstone, ma non in quel momento. Ero io la regina della scena. Anzi, la verità era la regina della scena, io ero soltanto la fonte per venirne tutti a conoscenza.
«Credo sia opportuno lasciare un attimo in sospeso la questione del tè ribaltato e del pavimento bagnato» affermai. «Per quanto io stessa non apprezzi l’incompetenza di certi elementi del personale di servizio, questa non è un crimine. L’avvelenamento altrui con cianuro, invece, lo è e ha una certa gravità, pertanto è meglio occuparci di chi abbia assassinato la signora Alexandra. Vi faccio notare, a questo punto, che nessuno, oltre alle persone citate in precedenza, poteva essere entrato dentro il soggiorno. Penso che tutti possano dichiarare con assoluta certezza che nessuno è penetrato all’interno di questa sala, nemmeno Nolan.»
«Questo» intervenne la signora Charlotte, «Assumendo che il teletrasporto non esista. Potete affermarlo con assoluta certezza?»
«Posso affermare con assoluta certezza che, se intavolassimo un dibattito sul teletrasporto, questo non farebbe altro che allungare, e di parecchio, la mia esposizione dei fatti» la misi a tacere. «Se volete prendere il tè senza ritardi, vi conviene lasciarmi proseguire.»
«Tanto stiamo già facendo tardi! Sono già le cinque meno dieci e non è ancora stato dato l’ordine alle cameriere di preparare il tè.» Si rivolse alla Livingstone. «Ragazzina, vai subito nelle cucine e mettiti all’opera.»
«Nemmeno per sogno!» esclamai. «La Livingstone è convocata qui in qualità di testimone, come tutti voi, e non permetterò che una sospettata di omicidio le dia ordine di allontanarsi in nome del rispetto della tradizione del tè delle diciassette.»
«Questa è la prova che siete una spia. Volete ribaltare la monarchia britannica, non è vero?»
«No, voglio solo ribaltare il castello di carte che qualcuno ha messo in piedi.»
«Parlate di me? Dite che mi sospettate di omicidio.»
«Io sospetto di tutti fino a prova contraria. In questa casa, molte persone potevano avere motivi di risentimento sia contro Lord Winterport, sia contro sua nipote Alexandra. Il Lord, infatti, aveva dichiarato di avere nominato come eredi le sue due nipoti, insieme ai loro mariti. La signorina Alice non è sposata, al momento, ma qualora prenda marito anch’esso sarà da considerarsi un erede. Al cugino Norman e alla moglie di questo, invece, lascia soltanto dell’argenteria e dei soprammobili di poco valore. È corretto, Lord Winterport?»
Il mio datore di lavoro affermò: «È corretto dire che lascerò a Norman e a Charlotte soltanto la mia argenteria e i miei soprammobili, ma non sono d’accordo sul poco valore. Tutto ha un grande valore affettivo e non vedo perché mio cugino e la sua consorte dovrebbero desiderare altro. Ho per caso fatto mancare loro qualcosa? Non mi pare. Sono sempre stato piuttosto ben disposto ad assecondare le loro richieste economiche.»
«Volevi lasciare metà del tuo patrimonio ad Alexandra e a quel plebeo che aveva sposato!» puntualizzò Norman. «Il signor Johnstone era soltanto un dipendente della tua azienda, prima! Sarebbe stato costretto a lavorare per tutta la vita, se non si fosse sposato con tua nipote. Per non parlare di quella svergognata di Alice, che invece di innamorarsi di un impiegato come aveva fatto Alexandra, ha avuto addirittura l’ardire di unirsi a un domestico! Queste sono le tue eredi! Io, invece, ho fatto un matrimonio apprezzabile e mi sono sempre dedicato ai miei doveri di nobile. È un’assoluta mancanza di rispetto!»
«Come potete vedere, ispettore» intervenni, «La futura eredità di Lord Winterport è sempre stata un grande oggetto di dibattito. Da un lato i suoi eredi diretti - le nipoti e il signor Johnstone - avrebbero avuto interesse a ucciderlo per ereditare subito, dall’altro lato, gli altri suoi parenti avrebbero potuto volere sbarazzarsi di Alexandra, oppure uccidere il Lord per vendetta. Quest’ultima ipotesi, tuttavia, non è molto convincente: è pure vero che il signor Norman e la signora Charlotte non apprezzavano affatto le scelte del Lord in termine di eredità, ma con lui in vita potevano scroccare a loro assoluto piacimento, senza incappare in grosse rimostranze. In più vi era il signor McKay, che in passato aveva corteggiato Alexandra e aveva accarezzato l’idea di potere diventare un giorno il marito diuna donna ricca. Poteva portare rancore nei confronti di quest’ultima, considerato che la rottura della loro frequentazione l’aveva riportato con i piedi per terra, costringendolo a restare sempre un semplice impiegato della ditta di Lord Winterport? In più c’erano la signora Green e il signor Harris. Quest’ultimo non sembrava avere alcun tipo di legame con la famiglia del Lord, mentre lo stesso si poteva dire per la signora Green. Costei, però, non era presente in questa casa per motivi di lavoro come Harris, bensì in qualità di amica della signorina Alice. Nonostante l’assenza di legami apparenti con la famiglia Winterport, doveva avere appreso qualcosa in proposito. Aveva conosciuto la signorina Alice in una sala da tè, offrendosi di accompagnarla in viaggio, e da allora era sempre stata al suo seguito. Poteva conoscere qualche dettaglio su Lord Winterport e su sua nipote, la signora Alexandra, che giustificasse un suo coinvolgimento nel delitto? Si era anche comportata in modo strano, con me, parlandomi di maledizioni egizie e osservando che, prima o poi, si finisca sempre per pagare le proprie malefatte. Mi sono chiesta a che cosa si stesse riferendo, ma ho ben presto compreso che non avrei avuto spiegazioni da lei. Dovevo cavarmela da sola e scoprire da sola se vi fosse un nesso. Tornando a Harris, mi sono anche interrogata, devo ammetterlo, se potesse essere un figlio illegittimo di Lord Winterport, ma nessuno aveva mai parlato di ipotetici figli illegittimi. Lo stesso Lord mi aveva parlato di una donna della quale si era innamorato, circa trent’anni fa, la quale però aveva già una figlia. Era separata dal marito, che non le aveva concesso il divorzio, ma questo l’aveva poi invitata a ricongiungersi a lui ricongiungendolo in India insieme alla bambina. L’amata del Lord, quindi, se n’era andata con la figlia, che adesso ha l’età di quarantadue anni. Abbiamo anche discusso dell’ipotesi che questa potesse essere presente sotto mentite spoglie presso Sadness Garden, ma nessuna donna sembrava avere quell’età, a parte la signora Charlotte, di cui però si conosce perfettamente la storia familiare.»
«Ma quindi» chiese l’ispettore, «Chi ha avvelenato la signora Alexandra? Perché state parlando di un’ipotetica donna amata da Lord Winterport, invece che di tutto il resto? Mi risulta che anche il signor Daniel Johnstone sia morto avvelenato.»
«Certamente» risposi, «E questo è molto interessante. Nelle prime ore della notte, infatti, si è recato nelle cucine per preparare il tè. Ha incontrato per caso la governante, ma ha declinato la proposta di questa di prepararlo per lui. Perché il nipote del Lord ha deciso di preparare il tè da solo, in totale autonomia, e di tornare nella propria stanza per berlo e avvelenarsi? Certo, la spiegazione che abbia ucciso la moglie, con intenzione o per sbaglio, poi abbia deciso di togliersi la vita, ha il suo senso. Però non capisco il preparare il tè, il salire nuovamente al primo piano, poi avvelenarsi là. Mi sono detta, quindi, che doveva esserci qualcuno, insieme a lui, che il signor Johnstone abbia in realtà preso il tè insieme a un’altra persona, ma che questa gli avesse domandato riservatezza. Forse gli aveva chiesto di parlare insieme del delitto? Può darsi. Deve averlo ingannato, avendo già l’intento di liberarsi anche di lui? Ma perché? Per quanto ne sappiamo, Johnstone non aveva idea di chi avesse assassinato la moglie. Chi ci guadagnava, dalla sua eliminazione? Sicuramente la signorina Alice Byron, che diveniva l’unica erede. Ma...»
La signorina Alice mi interruppe: «Quello che dite è oltremodo lesivo della mia immagine! Come sapete, quando è stato commesso il secondo delitto, mi trovavo in cantina insieme al maggiordomo e gli parlavo della sporcizia che regnava in quell’ambiente!»
«Non è andata proprio così!» replicò il signor Norman. «Quello che stavate facendo con Nolan è del tutto inaccettabile e sono veramente sconvolto che questo non abbia intaccato la vostra possibilità di ereditare un giorno l’intero patrimonio di Lord Winterport! Per giunta, vi ha imposto di sposarlo e quindi diventerà ricchissimo anche Nolan stesso! Tutto ciò è agghiacciante e credo che metta una pietra sopra al glorioso nome dei Winterport.»
«Come se quel nome fosse ancora glorioso» borbottò sua moglie Charlotte. «Lord Winterport avrebbe potuto vivere di rendita, invece qualche decennio fa ha deciso di avviare un’azienda e di darsi alla vita imprenditoriale. Non è forse ridicolo, quando si è nobili e ricchi, dedicarsi a un’attività professionale? Per giunta, si è messo in società con un certo Smith, che non era né nobile né ricco. Ed era perfino di salute cagionevole, a quanto pare, dato che ha avuto un attacco di cuore in giovane età!»
L’ispettore mi fissava, come a chiedermi se potessi intervenire per riportare un po’ d’ordine. Non gli davo torto, doveva essere nella condizione di non avere idea di che cosa stesse accadendo. Dopo essermi schiarita la voce per catturare l’attenzione su di me, riuscii finalmente a riprendere con la mia esposizione dei fatti.
«Mi sono trovata subito di fronte a un grosso dilemma: perché entrambi i Johnstone erano stati avvelenati con il cianuro? Se fosse stato il marito a sopprimere la moglie, non avrebbe avuto più senso cercare di simulare un incidente, in un’altra occasione? Era possibile che il primo delitto fosse stato compiuto in funzione del secondo? Oppure che entrambi i delitti fossero stati parte di un piano ben preciso? Ma, in tal caso, come si inserivano in tutto ciò i tentativi di avvelenamento di cui Lord Winterport era stato vittima? Devo ammettere, ispettore, che mi sono trovata di fronte a un caso piuttosto complesso. Allora ho capito che era molto importante analizzare la personalità di chi avevo di fronte.»
«E qual è stato il risultato della vostra analisi?»
«Lord Winterport era stato un uomo molto selettivo: aveva a suo tempo interrotto ogni rapporto con la sorella perché insoddisfatto del matrimonio di costei, al punto che aveva deciso di rivederla solo quando questa era ormai in punto di morte. Allo stesso modo, inizialmente aveva cercato di mettere i bastoni tra le ruote alla nipote Alexandra, opponendosi al suo matrimonio con Gabriel McKay. In seguito, però, si era ammorbidito consentendole di sposare Daniel Johnstone. Arrivava anche ad affermare che avrebbe accettato qualsiasi matrimonio da parte dell’altra nipote Alice, che ha ormai trentadue anni e che giudicava più matura e più capace di decidere per sé. Nonostante il suo essere selettivo ed essersi opposto al matrimonio della sorella, questa aveva parlato bene di lui con le nipoti, al punto da suscitare sorpresa nelle due, quando si sono ritrovate di fronte un uomo che appariva loro molto diverso da quanto si aspettavano. Appariva molto affezionato alle due ragazze, in assenza di figli propri. Non si era mai sposato, dopo la delusione amorosa mai citata, e non intendeva farlo da anziano.»
«Molto interessante, proseguite.»
«La signora Alexandra era tormentata, convinta che in questa casa qualcuno avesse commesso un reato. Non ha mai specificato chiaramente a cosa si riferisse. Sua sorella, la signorina Alice, era invece dedita ai viaggi e alla scoperta di luoghi remoti, quando tutto ciò che avrebbe desiderato era, in realtà, uscire dagli schemi e fare ciò che, se non fosse stata una donna nobile, avrebbe potuto fare con maggiore libertà e minore controllo. Accanto a lei c’era la signora Green, entrata nella sua vita all’improvviso, con un atteggiamento enigmatico e chissà, magari qualche buona ragione per avvicinarsi proprio alla nipote di Lord Winterport. L’ho notata che guardava spesso la fotografia alla parete. Mi sono chiesta se fosse la figlia della donna che era tornata dal marito in India. Sosteneva di avere quarantasette anni, ma ho pensato che potesse tranquillamente averne solo quarantadue, a giudicare dal suo aspetto. In più, ho appreso dalla signorina Alice che la signora Gloria, in gioventù, aveva vissuto in India. Tuttavia ne ho dedotto che era impossibile che Lord Winterport non fosse stato in grado di collegarla alla dodicenne che per qualche tempo aveva vissuto in casa sua. La signora Green aveva sicuramente cambiato il proprio cognome quando si era sposata con un pilota della R.A.F., ma dubitavo e dubito tuttora che avesse mutato anche il proprio nome di battesimo. Era possibile che fosse qui, non riconosciuta dall’uomo che, con un po’ di fortuna, avrebbe potuto diventare il suo patrigno? E perché, soprattutto? Voleva denaro? Allora perché quei discorsi sul male commesso che ritorna indietro? Per quanto ne sapevo, Lord Winterport non aveva mai fatto del male a quella bambina. Come vedete, ispettore, avevo molte idee, ma queste non trovavano il proprio posto.»
L’ispettore osservò: «È tutto molto più facile nei romanzi, dove il colpevole è il maggiordomo. Con tutto il rispetto per il signor Nolan, ovviamente.»
«Ecco, anche la figura di Nolan mi incuriosiva, nonostante avesse un alibi di ferro per entrambi i delitti» ammisi. «Ho valutato la possibilità che potesse in qualche modo essersi costruito un alibi. Poteva essere, in effetti, che avesse avvelenato il signor Johnstone prima o dopo avere consumato con la signorina Alice - con tutto il rispetto anche per la signorina, che ormai sappiamo tutti non avere discusso con lui della pulizia della cantina, ma essersi dedicata a ben altre attività - ma non aveva senso. Anche ammesso che il signor Johnstone avesse invitato Nolan a recarsi nella sua stanza per discutere di qualcosa, perché preparare il tè? Daniel Johnstone non avrebbe mai invitato un domestico da sé, per offrirgli del tè preparato da lui stesso. Doveva essersi incontrato con una persona che riteneva sua pari, quindi o un membro della famiglia Winterport, oppure uno dei dipendenti del suo passato titolare. Con il signor McKay c’era un rapporto molto difficile da definire: i due erano stati in competizione per la Alexandra, in passato, ma sembravano ben propensi a incontrarsi tra loro lasciandola da parte. Johnstone, però, era stato visto in diverse occasioni recarsi al piano di sopra nella stanza di McKay. Perché chiamarlo anche al piano di sotto e preparare un tè? C’era inoltre il signor Harris, che sembrava talmente fuori posto che poteva essere o l’assassino, o un personaggio finito lì nella stessa maniera casuale in cui vi ero finita io. Però, se io mi stavo attivando per indagare sul delitto, Harris non faceva altro che restare lì a rimuginare su quanto fosse ingiusto che ci fossero ricchi e nobili che vivevano senza lavorare, mentre a lui tocca andare in ufficio tutti i giorni.»
«E poi c’erano il signor Norman e la signora Charlotte Winterport» osservò l’ispettore. «Su di loro, io stesso inizio a farmi qualche idea. Non mi sembra si siano offesi nel sentirsi definire scrocconi e pare siano esattamente questo.»
«Esatto» confermai. «In più, il signor Norman non ha mai avuto alcun ritegno di fronte all’idea di scroccare da un parente con cui in passato non aveva mai avuto alcun genere di contatto. Mi è parso di capire che il signor Norman fosse già abbondantemente adulto, quando aveva finalmente avuto modo di conoscere il cugino.»
«E tutto questo» chiese l’ispettore, «Dove vi ha portata?»
«Frenate un attimo» lo pregai. «Non ho ancora finito. Torniamo al discorso di Nolan. Poteva avere ucciso Johnstone? Era difficile che fosse successo, ma poteva essere, in certe circostanze. Restava comunque il fatto che, se anche fosse riuscito a fabbricarsi un alibi, il maggiordomo non poteva avere, in alcun modo, avvelenato la signora Alexandra. Non solo non era presente nella sala da pranzo, ma Lord Winterport, la signorina Alice, la signora Gloria, i signori Winterport, nonché i due dipendenti McKay e Harris potevano affermare con assoluta certezza dove si trovasse quando il delitto era stato commesso. Tutto ciò di cui si potrebbe, al massimo, accusare Nolan è di essere un arrampicatore sociale, oppure di avere falsificato la propria identità.»
«Entrambe le accuse sono errate» obiettò il maggiordomo, «Ma vi ringrazio per avere escluso totalmente che io potessi uccidere la signora.»
«Messa di fronte al fatto compiuto, non potevo comportarmi diversamente» precisai. «Rimane comunque una circostanza curiosa: la signorina Alice, fin dall’arrivo in questa casa, ha iniziato a ricevere lettere anonime molto spinte, che hanno risvegliato il suo interesse finora latente per la sfera sessuale. Congiuntasi carnalmente a voi, ha dovuto scegliere tra l’essere diseredata e il matrimonio riparatore. Sposandola, diventerete ricco.»
«Questo, però, non potevo saperlo» rispose Nolan. «Lord Winterport avrebbe potuto non metterla di fronte a questa scelta. Avrebbe potuto limitarsi a diseredarla, oppure vietarle di frequentarmi, o magari imporle un matrimonio con qualche nobile decaduto che fosse ben desideroso di sposare una donna ricca, anche se questa aveva trascorsi imbarazzanti con un maggiordomo.»
«Quello che dite, in effetti, ha molto senso. Tuttavia anche altre circostanze hanno molto senso. Una di queste è che la domestica a ore fosse in passato fidanzata con un certo Nolan, la cui madre era stata governante a Sadness Garden, prima di trasferirsi nelle Americhe dal fratello. Questo Nolan si era trasferito in Africa per lavorare come minatore ed era morto in un’esplosione nella miniera. Era più vecchio di voi e non le aveva mai riferito di avere un fratello minore. Allo stesso modo, alle Poste, avevo udito narrare di come il minatore fosse l’unico figlio della governante. Era possibile che aveste finto di essere figlio di quella donna per farvi assumere? La vostra scarsa competenza rendeva questa ipotesi piuttosto plausibile. Ma perché farvi assumere proprio Sadness Garden? Eravate forse il figlio illegittimo del Lord? Vi confesso che ho preso molto in considerazione questa ipotesi. Quando sorridete, vi si forma una fossetta sul mento tale e quale a quella che il Lord ha nel suo ritratto giovanile insieme al socio Smith.»
Lord Winterport scoppiò in una fragorosa risata.
«Mio figlio? Costui? E allora perché puntare a sposare la sua ipotetica cugina, rischiando di non vedere un soldo, quando avrebbe potuto limitarsi a farsi riconoscere come tale e cercare di spillarmi del denaro? Peraltro, non avendo né alcun figlio legittimo né una moglie, non vi sarebbe stato alcun impedimento, per me, se avessi desiderato lasciare una parte del mio patrimonio a un eventuale figlio concepito fuori dal matrimonio.»
«Esattamente» fui costretta ad arrendermi. «Non vi erano ragioni per cui un vostro figlio illegittimo dovesse venire a Sadness Garden sotto mentite spoglie di maggiordomo e uccidere una delle cugine e il marito di costei. Per di più, abbiamo già appurato che Nolan non può avere commesso il primo delitto ed è estremamente improbabile che abbia commesso il secondo. Però, ne ero assolutamente certa, in questa casa c’era qualcuno che mentiva sulla propria identità. Era il maggiordomo? Era la signora Green, che per qualche motivo non era stata riconosciuta, e che mi aveva mentito quando mi aveva detto di non avervi mai visto prima di essere ospitata da voi a Sadness Garden? Più mi scervellavo e più era difficile arrivare a una conclusione. Poi ho visto la luce e l’ho vista parlando con il signor Gabriel McKay.»
Quest’ultimo sussultò e gli andò di traverso il fumo del sigaro.
Lo rassicurai: «Non preoccupatevi. È solo una questione da poco. Riguarda il fatto che, quando i genitori di Alice e Alexandra hanno contratto matrimonio, il fratello di lei non ha affatto chiuso i loro rapporti. Questo è successo solo in seguito. Una volta compresa la ragione, è stato lampante comprendere chi avesse ucciso Alexandra e Daniel Johnstone e perché.»

 

   
 
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