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Autore: Sephirah    24/09/2009    1 recensioni
Sono passati alcuni mesi dalla scomparsa della principessa, e a Clef è stato dato il compito di aiutare i Cavalieri Magici da lei chiamati su Sephiro. E' pronto a combattere per tener fede alla promessa fatta ad Emeraude, ma a convivere con tre cavalieri adolescenti non è molto preparato...
Di ritorno con la seconda fase, ecco a voi una storiella dai toni più leggeri della precedente e con un po' di humor che non guasta mai, la mia rivisitazione della prima serie a fumetti di Rayearth.
N.B.: AGGIORNATA FINALMENTEEE!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clef
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Rayearth - revolution'
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Capitolo dodici CAPITOLO DODICESIMO: DA QUANDO LEI NON PUO' PIU' PREGARE

"Come le sentite?" domandò Clef alle ragazze.
Hikaru si rigirò la nuova spada tra le mani, esaminando accuratamente l'elsa.
"E' davvero bella"
"Molto meglio di quelle che avevamo preso in prestito l'altro giorno" aggiunse Umi, che provava un paio di affondi.
"Io credo che dovrò abituarmi un po'..." disse Fu. "Non ho mai usato una spada, ma la sento comoda"
"Grazie Plesea!" Hikaru si rivolse all'armaiolo. "Sono meravigliose, sei stata incredibile!"
Plesea sorrise, asciugandosi il sudore dalla fronte.
"Solo una cosa" disse Umi. "Non ho capito: che vuol dire che sono armi evoluzionarie?"
"Significa che cambieranno, muteranno forma" rispose Clef. "in accordo con la vostra forza di volontà"
"Non ho capito" fece Umi arricciando il naso.
"Non importa, prima o poi lo vedrai da te" le disse il ragazzo. "Adesso che avete le armi possiamo andare"
"Eh? di già?" chiese Fu. "Non potremmo riposare un po'? Siamo stanche..."
"Stai scherzando? Non so se ci avete fatto caso, ma abbiamo una certa fretta" le rispose Clef.
"Ma solo per un po'..."
"No! Dobbiamo andare, non abbiamo tempo!"
Fu ammutolì. Rimise a posto gli occhiali sul naso in un gesto nervoso. "Va bene, va bene. Facciamo come dici tu"
"Certo che facciamo come dico io" rispose Clef. "Plesea, per favore, hai qualcosa da mangiare che potremmo portarci dietro? Per sicurezza"
L'armaiolo annuì e condusse il fratello nella cucina. Hikaru, Umi e Fu rimasero da sole, a scambiarsi sguardi interrogativi.
"Che cavolo gli è preso?" disse Umi.
"Forse è nervoso perché hanno distrutto la casa e attaccato la sorella" azzardò Fu sarcastica.
"Sì, ma... non lo so, di solito è piuttosto tranquillo... non ti sembra che abbia esagerato?"
"Forse esagereresti anche tu se avessero minacciato una persona a te cara" le rispose Hikaru.
"Oh ma io non conto" le rispose Umi. "io sono sempre irritabile"
"Sì, lo so"
"Nella foresta, nonostante stessimo per bruciare vivi o morire soffocati o spiaccicati da un tronco incandescente non ha perso il sangue freddo nemmeno un secondo. E' sempre stato controllatissimo. Invece adesso è saltato come una trappola per topi per niente. Secondo me è strano"
"Secondo me ci pensi troppo" le disse ancora Hikaru. "Vedrai che tra un po' gli passa"
"Sarà..."


"Non se ne parla" disse Clef, con un tono che non ammetteva repliche. "Non puoi restare qui"
"Ma devo lavorare! Mi dici come faccio se non ho l'attrezzatura?"
Plesea lo guardava con le braccia incrociate sul petto. Era molto innervosita.
"Non puoi rimanere" ribatté il ragazzo. "Zagart sa che ti trovi qui, potrebbe provare a farti del male un'altra volta"
"E dove dovrei andare scusa?"
"Verresti con noi, fino a che non troviamo un posto sicuro dove lasciarti"
"Eccerto, perché viaggiare con i Cavalieri Magici è mille volte più sicuro che restare qui, visto che il bersaglio primario di Zagart sono proprio loro"
"Ma almeno ci sarei io per proteggerti"
"Oh, meno male che c'è lui, l'eroe che riesce a difendere quattro fanciulle indifese da una schiera di maghi potenti senza bruciacchiarsi nemmeno i vestiti"
"Loro non sono indifese. Sono i Cavalieri Magici"
"No" disse Plesea. Ora era proprio arrabbiata. "Loro saranno i Cavalieri Magici. Per ora sono solo delle adolescenti tra cui una sola sa fare un po' di magia"
Clef arricciò il naso e scoprì i denti. La sorella si ritrasse appena.
"Tu farai" le disse il ragazzo. "Quello che dico io. Perché io so quello che bisogna fare. E dobbiamo farlo in fretta, quindi sappi che non accetto discussioni"
Plesea rimase a bocca aperta, senza riuscire a dire nulla, sconvolta dalla reazione del fratello. Dopo un paio di farfugliamenti si riprese.
"Ma-ma-ma... ma ti sei ammattito?!"
"No, affatto. O vieni così o giuro che ti trascino con la forza. Non scherzo. Non ti lascio qui da sola"
"Oh cavolo!" sbuffò l'armaiolo. "Ti odio quando fai così! Va bene, vengo, ma guarda che questa non la passi liscia! Appena ti passa questo raptus da maschio alfa dominatore vedi come te la faccio passare io la voglia di rispondere così!"
Clef sbuffò, innervosito, e fece per lasciare la stanza, ma incrociò Ferio sulla porta.
"Scusa, Clef" disse il ragazzo. "Volevo salutarti"
"Perché, dove vai?" chiese il Monaco Guida.
"Non posso venire con voi. Insomma... lo sai"
Clef lo fissò qualche istante, poi abbassò lo sguardo e l'espressione infuriata di poco prima scomparve. "Sì. Va bene. Mi dispiace"
"Non dispiacerti. E' giusto così"
"Mh"
Per qualche ragione Clef non riusciva a parlare. Gli era salito un groppo in gola e gli impediva di dire molte cose importanti. Ferio, però, sembrò capire.
"Vai via?" chiese Fu. Non aveva dimenticato quanto era accaduto nella Foresta, e considerava Ferio anocra come un nemico insidioso, ma per qualche ragione le dispiaceva che se ne andasse. Se ne meravigliò.
"Eh? Noo!" disse Hikaru, con la sua voce da bambina.
"Mi dispiace, ma devo andare per forza"
"Sei sicuro?" chiese Umi. "Non ci farebbe male un po' di aiuto da parte tua"
"Credimi" le rispose il ragazzo. "Non è proprio il caso. Ma non disperate" concluse ammicando. "Sono sicuro che ci incontraremo ancora"
Ferio e Clef si scambiarono uno sguardo indecifrabile, complesso. Da una parte era un saluto, da un'altra una minaccia. In realtà era l'ennesima importante promessa da mantenere: in un modo o nell'altro Emeraude non avrebbe dovuto soffrire più.


L'idea di attraversare ancora la Foresta del Silnezio turbava molto Umi, che si era aspettata di dover camminare un altro paio di giorni nel buio del bosco. Invece all'improvviso gli alberi si dileguarono, dopo nemmeno un'ora di cammino, e la luce del sole la travolse, bianca e tiepida.
"Siamo già usciti?"
"La mia casa sorge nella periferia della foresta" le rispose Plesea. "Non ci vuole molto"
Umi si guardò intorno: sotto di loro scendeva una piccola valle che disegnava minuscole colline verdeggianti. Il vento portava un profumo di fiori delicato, ricordava l'odore dell'erica. In lontanaza si vedeva una striscia di mare blu come la notte; più in basso sorgevano piccole cittadelle, raccolte come grappoli d'uva e con i tetti bassi color terracotta. Umi rimase incantata dal panorama, dall'erba lucida che si dondolava al vento e formava onde sui prati, dalle nuvole che si spostavano in fretta e creavano forme vaporose.
"Guarda!" esclamò HIkaru. "E' bellissimo!"
Fu rise e prese Umi per la manica. "Hai visto il cielo? Non ho mai visto tanto cielo in vita mia! In città non sembra così vasto, con tutti i palazzi..."
Plesea, dietro di loro, aveva ancora un'espressione contrariata per essere stata trascinata a forza via dalla sua casa, ma si lasciò comunque scappare un sorriso di fronte all'entusiasmo delle ragazze.
"Sembrano contente" disse a Clef, senza voltarsi a guardarlo.
"Mh. Procediamo?"
Plesea storse il naso, cercando di ignorare il crescente impulso omicida nei confronti del fratello.
Umi si girò verso di lui, e il vento le soffiò in faccia i capelli. Lei rise, riavviandoseli.
"Tu sì che sai come ammazzare la poesia di un bel panorama!" gli disse sorridendo. "Da che parte dobbiamo andare?"
Lui sollevò una mano e indicò l'orizzonte oltre le colline.
"Verso il mare. Lì troveremo il tempio dove riposa il primo Mashin"
Clef si incamminò a passo svelto e superò le ragazze, facendo loro segno di seguirlo. Le tre incrociarono lo sguardo contrariato di Plesea, che per tutta risposta storse il naso e si strinse nella spalle.
La piccola valle era molto silenziosa, e l'erba alta frusciava delicatamente contro le loro gambe. Per un po' marciarono in silenzio, ma il tempo sembrava scorrere molto lentamente, e le piccole città rimanevano lontane. Le ragazze cominciavano ad accusare una certa stanchezza.
"Clef" chiamò Hikaru. "Non potermmo... dico per dire... usare il tuo grifone?"
Il ragazzo non si voltò, continuò imperterrito con il suo passo sostenuto. "No, non possiamo"
"Perché?" domandò Umi.
"Perché altrimenti attireremmo l'attenzione" disse Fu, con l'aria di chi parla del tempo. "Zagart manderebbe certamente qualcun'altro ad attaccarci. Giusto?"
"Giusto" rispose Clef, atono.
"Ma io sono stanca!" si lagnò Umi. "Abbiamo fatto la nostra bella faticaccia, no? Non ci siamo riposate per niente, e siamo piene di ferite..."
"Te l'ho detto, non abbiamo tempo da perdere" disse il Monaco Guida. "Mi rendo conto che sia faticoso, ma dovete resistere. Non ci metteremo molto a raggiungere il primo villaggio"
"Tu non sei stanco, Clef?" domandò Fu, aggiustandosi gli occhiali sul naso. "In fondo, sei tu quello che ha riportato più ferite"
"Certo che sono stanco" rispose lui, sempre senza voltarsi. "Proprio per questo dico che non dobbiamo attirare l'attenzione. L'ultima cosa che vorrei ora sarebbe un altro scontro con uno degli uomini di Zagart"
"Ok, ho capito" disse Umi. "Toccherà farcela tutta a piedi"

Zagart fece un lungo, lento passo in avanti, e cominciò a camminare per la stanza circolare con lo sguardo basso.
"E di Alcione cosa è stato?" domandò.
La voce trillante di Ascot gli rispose da sotto il profondo inchino.
"Ha deciso di non fare ritorno. Non fino a quando non avrà portato a termine il suo incarico"
Il Gran Sacerdote corrugò la fronte. "Sciocca. Ha esagerato"
Si fermò, proprio al centro della stanza, con i piedi su una lastra di vetro opalescente a forma circolare. Vi guardò dentro, come se vi potesse scorgere immense profondità.
"Per quale ragione il Monaco Guida è così fermo nelle sue convinzioni, Ascot?"
Il bambino si alzò dal suo inchino con molta cautela, e rispose senza alzare lo sguardo. "Mi dispiace, signore. E' stata Alcione a proporgli la vostra offerta di alleanza, non io. Non ho avuto modo di ascoltare il loro dialogo"
"Capisco" mormorò Zagart, senza togliere gli occhi dal vetro scuro. Rimase a contemplarlo ancora qualche istante. Ascot aggrottò le sopracciglia, incuriosito.
"Signore?"
Zagart sbatté le palpebre un paio di volte, poi alzò lo sguardo e riprese a camminare in circolo.
"E' spiacevole, invero" disse. "Ma questa faccenda va sbrigata in fretta"
"Se mi permettete, signore" mormorò Ascot. "Le ragazze non sembravano affatto... pericolose. Erano piuttosto indifese, in realtà"
"Certo che lo sono. Sono immature. Non dispongono ancora del vero potere di un Cavaliere Magico. Ma Clef..." Zagart strinse le palpebre, e la sua espressione divenne indecifrabile. "Clef le guiderà. E le proteggerà. Fino a che avrà fiato in corpo. E con la sua protezione, quelle tre ragazze indifese possono diventare pericolose. Lo diventeranno certamente"
"Non potremmo limitarci ad uccidere le ragazze?" domandò ancora Ascot. "Il Monaco Guida sembra un avversario temibile"
"Lo è. Ma vedi, mio giovane compagno, per eliminare i Cavalieri dovremo prima combattere Clef"
Sul giovane volto di Ascot comparve un sorriso a mezze labbra.
"E come contate di ucciderlo, signore?"
Zagart si fermò di nuovo, e il suo sguardo si perse ancora nel vuoto, divenne vacuo e appannato, come se stesse osservando qualcosa di molto lontano.
"Non voglio ucciderlo. Non è necessario. Basta soltanto allontanarlo da loro. Fare in modo che non possa essere lì a proteggerle, quando andremo ad eliminarle"
Una voce femminile parlò da dietro una delle cascate che circondavano la sala. L'acqua scrosciante ne nascondeva la figura.
"Quale sarà la prossima mossa, signore?" disse con voce divertita.
"Non sappiamo quale strada Clef deciderà di intraprendere" rispose Zagart. "Ci sono molte possibilità. Sappiamo solo che non può permettersi di perdere tempo, soprattutto ora che sa di essere un bersaglio. Le porterà al santuario più vicino a lui. Lo aspetteremo lì"

Il piccolo villaggio, a dispetto delle dimensioni, brulicava di vita. Per le strade c'era un fiume di gente e più volte le ragazze rischiarono di essere travolte.  Ai lati della via decine di mercanti avevano allestito un piccolo banco dove esporre la merce, e nell'aria c'era odore di pane appena sfornato.
"Ti prego, Clef" disse Hiakru "Ti prego dimmi che ci fermiamo a riposare. Non ce la faccio più"
"Guarda che se dici ancora di no ti uccidiamo" aggiunse Umi. Ormai erano arrivate allo stremo delle forze.
Clef si passò una mano nei capelli. "Va bene, va bene. Anche io snon stanco"
"Meno male, vuol dire che sei umano" disse Fu ridendo.
Clef cercò con lo sguardo un posto dove alloggiare, alzandosi sulla punta dei piedi per vedere meglio.
"Ok, forse ho visto una locanda. Ma non aspettatevi chissà cosa"
Una volta superato il flusso di gente riuscirono ad entare in un piccolo edificio dal tetto in legno con un cartello che, probabilmente, recitava il nome della locanda, ma era scritto in caratteri incomprensibili. Doveva essere un nome divertente, perché quando lo lesse Plesea fece un piccolo sorriso.
Appena entrati furono accolti da una signora sui trent'anni dall'aria vispa e i capelli raccolti. Anche all'interno della locanda era piuttosto affollato, e si sentivano decine di voci accavallarsi da dietro le altre porte. La donna si rivolse a Clef con un leggero inchino del capo.
"Buonasera signori! Come posso esservi d'aiuto?"
"Quanto prendete per ospitare cinque persone per una notte?"
La donna li squadrò un istante. "Posso assegnarvi due camere divise, se desiderate... sarebbero cinquanta Rì"
"No. Perché invece non ci affitta una camera soltanto, molto spaziosa, in modo che ci si possa stare in cinque?"
Umi gli tirò una ciocca di capelli. "Oh, non vorrai mica dormire in camera con noi?!"
Plesea, dietro di loro, fece una risata.
"Mi dispiace" rispose la oste. "Purtroppo non abbiamo camere così grandi. Questa è solo una modesta locanda. Però posso offrirle una camera con un letto molto grande e un paio di poltrone molto comode. Che ne dice, signore?"
"E quanto verrebbe a costare?"
"Trentacinque Rì, normalmente, ma... facciamo trenta" disse la donna strizzando un occhio. "Perché la ragazza che le sta tirando i capelli è simpatica"
Umi arrosì e si mise a ridere. Clef estrasse da una tasca un borsellino e pagò, poi l'oste li condusse al piano di sopra.
"Posso chiedere come mai c'è tutta questa gente qui in giro?" domandò Plesea, mentre salivano le scale.
"Presto detto. Qui intorno è affollato di mostri che minacciano la nostra cittadella, così molti cacciatori si sono radunati"
"Ci sono mostri anche fuori dalla foresta?" domandò Umi sottovoce a Plesea.
"Sì, qualche volta. Di recente gli attacchi ai centri abitati sono molto aumentati, sta diventando un problemia serio. Prima non accadeva"
"Prima quando?" chiese ancora la ragazza.
"Quando Emeraude pregava ancora"
"Purtroppo di questi tempi Sephiro non è più il luogo di pace che fu" disse l'oste. "Ma noi si tira a campare! Prego, signore, signorine, questa è la vostra stanza..."
La donna aprì una piccola porta in legno massiccio. Nella camera c'era un letto matrimoniale molto grande con un baldacchino un po' impolverato e le coperte arruffate, e in un angolo giaceva un divano in pelle con qualche cuscino spartano, affiancato da una poltroncina. Era tutto in legno ed emanava lo stesso profumo che danno gli oggetti antichi. Umi respirò a fondo quell'aria così diversa da quella che conosceva, ne era affascinata. Poi però le venne in mente una cosa.
"E il bagno?"
L'oste la squadrò un istante, come se avesse detto una cosa strana. Poi le fece un gran sorriso.
"Temo di doverle dare un dispiacere, signorina... I bagni si trovano tre edifici più avanti. Pur essendo questa una cittadina molto piccola le vasche comuni sono spaziose e ben pulite... molto pregevoli"
"Ah... grazie..." rispose la ragazza, cercando di mascherare la profonda disperazione che provava all'idea di un enorme bagno comune.
La donna le fece un altro gran sorriso, poi si congedò con un altro piccolo inchino e chiuse la porta.
Clef fece un lungo, basso sospiro, come se avesse trattenuto il fiato tutto il tempo. Sembrava stanco. Non perse un secondo e si andò a sedere sulla poltroncina, che sarebbe stata il suo letto.
"Perché non andavano bene le due stanze divise? Saremmo stati più comodi..." disse Fu.
Clef scosse la testa. "Cinquanta Rì sono tanti per dei semplici viaggiatori. Non voglio essere notato. Sborsare una somma del genere da un sacchettino di cuoio fa girare tanta gente. Meglio di no. Meglio così"
"Ok, come vuoi..." rispose la ragazza.
Hikaru si guardò un attimo intorno.
"E adesso che dobbiamo fare?"
Il Monaco Guida fece un mezzo sorriso, accompagnandosi con un gesto della mano volutamente troppo regale. "Riposatevi. Domani si riparte in mattinata"
Hikaru lanciò un grido di giubilio e si lanciò sul letto a capofitto, con le braccia spalancate come se lo volesse abbracciare.
Plesea sorrise all'entusiasmo della ragazza, e anche lei si accomodò sul divano con un sospiro stanco.
Fu si girò verso Umi. "Che dici, andiamo a farci un bagno? Sono piena di terra"
"Col cavolo. Sono stamca morta. E poi non mi ci trascinerete mai in un cavolo di bagno pubblico comunale"
Clef rise, o almeno ci provò. Il risultato fu una specie di sbuffo sommesso. "Temo che ti ci dovrai abituare... Nei piccoli villaggi si usa così"
"E allora andiamo nelle grandi città no?"
"Dobbiamo rimanere..." cominciò lui, ma la ragazza lo interruppe, con un'espressione disperata.
"Lo so, lo so, abbiamo capito. Non dobbiamo farci notare. Dicevo per dire"
"Clef, ascolta..." disse Fu, mentre si adagiava sul bordo del letto. Anche lei era molto provata. "Quello che ha detto la signora poco fa... ma a Sephiro ci sono sempre tutti questi mostri?"
Il ragazzo fece un altro sospiro. Era pallido.
"Non era così, fino a poco tempo fa. Ma da quando Emeraude non può più pregare per Sephiro sembrano essercene tanti..."
"E attaccano la gente?"
"Uhm... ogni tanto... perché?"
"E non mandano nessuno ad aiutarli?"
"C'è... la milizia, credo... non mi occupo io di queste cose... cioé, sì, dovrei, ma adesso sono un po' occupato"
"Tutto bene? Hai l'affanno"
"Non è niente. Sono solo stanco"
"Abbiamo riportato tutti delle ferite, più o meno serie... Non credi che dovremmo andare da un medico?"
Clef stava cercando di tenere gli occhi aperti. Plesea se ne accorse e gli andò vicino.
"Ehi, stai bene?"
"Sì, non è niente... sono solo stanco..."
"Sei sicuro?"
Clef annuì, non troppo convinto. Poi rilassò di nuovo la testa indietro.
Dopo un po' Hikaru si rialzò dal letto, con tutti i capelli scompigliati.
"E i mostri possono essere ovunque quindi?"
Clef riaprì gli occhi di scatto, poi li socchiuse di nuovo. "Sì. Dobbiamo stare attenti"
Plesea intervenne del discorso "Non preoccupatevi, se siete sopravvissute alla Foresta del Silenzio non dovreste avere problemi"
"Ah beh" fece Umi sarcastica. "Allora di che mi preoccupo?"
L'armaiolo sorrise, poi si alzò con un sorriso stanco. "Non so voi, ma io vado a farmi un bagno,e magari a comprare qualcosa da mangiare. Clef, mi presti qualche Rì?"
Il ragazzo non rispose. Aveva gli occhi chiusi e la testa gli cadeva su una spalla. Dormiva.
"Oh beh" disse Plesea. "Chi tace acconsente"

Non capiva perchè, ma sentiva l'impulso nervoso di continuare a camminare. Come se così si sarebbe potuto allontanare da tutto quello che lo tormentava. Si passò una mano tra i lunghi capelli neri, imperlati di sudore.
Detestava non sapere cosa fare. Odiava non avere un preciso quadro di insieme. Ma più di tutto odiava non riuscire a fare l'unica cosa che sapeva di dover fare.
Clef era l'unico ostacolo. Se lui fosse stato allontanato i Cavalieri Magici non avrebbero avuto speranza.
Zagart lasciò vagare ancora lo sguardo nel vuoto. Era stanco. Come se non riposasse da una vita intera.
Erano stati più che amici, erano stati compagni. Non poteva fargli del male, non lo avrebbe fatto mai. Voleva solo allontanarlo dalle tre ragazze indifese.
Chiuse gli occhi, sentendo un grande vuoto. Sapeva che non sarebbe stato possibile.
Ma per lei, avrebbe fatto anche quello.




__________________________
Ehi salve a tutti! Non ho postato per tre mesi interi, sono una malvagia! Mi seguirete ancora vero? T_T perdono ma mi sono dedicata ad altri lavori (e poi ho oziato, oziato, oziato, oziato).

Grazie a tutti quelli che hanno commentato fino'ora e grazie in anticipo a quelli che commenteranno...
Ovviamenre Clef è arrabbiato perché Umi si è abbioccata mentre lui le parlava seriamente.. ci è rimasto male, è un tipo sensibile! (è anche un po' isterico)
e Zagart... gli voglio tanto bene! Lui e Alcione sono i miei "cattivi" preferiti! (ascot mi sta sugli zebedei invece, ma perché è ancora moccioso)
E beh... la sotria tra Umi e Clef è palesissima, e lei è anche parecchio civetta.. il punto è che il nostro eroe sembra un po' tardo... secondo me lui non si è accorto di niente.
Comunque continuate a leggere e  vedrete che ce la faremo! Prometto di impegnarmi! Ciao!



 





  
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