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Autore: ChevalierEonDeBeaumont    05/02/2025    5 recensioni
André x Oscar.
Un giorno qualsiasi, l'ennesima esercitazione per i soldati della Polizia Metropolitana di Parigi al comando del colonnello Oscar François de Jarjayes.
In mezzo agli altri, eppure irrimediabilmente solo, uno di loro riflette su ciò che è stato e quello che non avrebbe potuto essere, le sue azioni e le conseguenze che hanno avuto, il senso di perdita e l'incapacità di superarlo.
La sua l'anima è lacerata dal rimorso, il rimpianto e il bisogno di lei che, ormai, è terribilmente lontana.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Lacrime nella pioggia.”

Oscar, guardami, sono qui, in questa ennesima mattina di un istante che sembra non finire mai.

Intorno a me gli altri soldati parlano nell’allinearsi per esercitazione, maledicono una nuova giornata di tempo malevolo.

Io, anche tra loro, sono solo, non hai idea di quanto mi senta solo…

 

Ti cerco sempre con lo sguardo, il mio sguardo che, a volte, si offusca e non riesce a metterti a fuoco.

Forse è per questo che ti cerco senza riuscire a trattenermi: per il timore di voltarmi e non trovarti, non perché tu non ci sia, bensì perché sarà una parte di me a non esistere più.

Ti cerco, sperando che anche tu lo faccia, regalandomi a tua volta un’occhiata che significhi “Ti voglio ancora bene”.

Oh, non “ti amo”, che quello non me lo sono mai aspettato…

No, non è esatto: non aspettato, ma sperato che succedesse sì, l’ho sognato infinite volte…

Adesso, invece, il sogno è infranto e quella frase non sarà mai indirizzata a me.

Al tuo futuro sposo, magari?

Quanto sono solo, Oscar, quanto mi sento solo…

 

Eccomi qui, infradiciato di pioggia, eppure dentro di me arde un fuoco che si riaccende a ogni risveglio, anzi, che non si spegne neppure durante il sonno, perché sono i sogni ad alimentarlo.

La mia anima brucia senza rimedio, anelando la tua, al pari del mio corpo che ti desidera, avido di te che, con un semplice “sì”, potresti spegnere la sua sete devastante insieme all’incendio che mi hai scatenato dentro.

In mancanza di parole, Oscar, finirò per consumarmi nella loro assenza e in quella della tua voce, del tuo chiamarmi per nome con l’antica dolcezza di quando le nostre anime erano speculari, legate da un’amicizia che credevo indissolubile.

Poi è crollato tutto e sono stato io a far sì che succedesse.

 

Mi sentivo solo, Oscar, irrimediabilmente solo.

E, in quel momento, la stessa cosa succedeva a te.

Avresti potuto confidarti, senza tenermi nascosta la sofferenza di un amore impossibile che avevo intuito e potevo comprendere benissimo.

A poco a poco, insieme al trascorrere del tempo che è medicina, avrei potuto consolarti, fino a quando quella sofferenza fosse diminuita e, alla fine, fosse cessata del tutto.

Lo avrei fatto donandoti l’affetto dell’amico, trattenendo il desiderio dell’amante.

Magari, se tu non avessi preso la decisione che mi ha devastato nel profondo, forse ti avrei anche confidato di quello che stava succedendo a me, alla paura di diventare cieco.

E allora, restando uniti, per entrambi la tristezza sarebbe divenuta sopportabile.

Ma a riguardo sei stata chiara, dicendomi che non avevi più bisogno di me, escludendomi in tal modo dalla tua vita.

E le cose sono precipitate.

Dopo, solo il silenzio, un silenzio che mi avvolge e mi fa tremare, insieme a quel tuo sguardo che passa su di me senza accorgersi che ci sono, che sono io e non uno dei tanti.

Come sono solo, Oscar, quanto sono disperatamente solo…

 

Sono prigioniero entro confini che io stesso ho segnato, lontano dal vivere quotidiano salvo che per consueti gesti che ripeto senza quasi accorgermi, frutto di abitudine e addestramento.

André Grandier, un tempo attendente di un colonnello della Guardia Reale e adesso diventato un semplice soldato della Polizia Metropolitana a causa di un sentimento scriteriato e sterile, ai limiti della segregazione.

Un’anima dannata che, a causa di quel sentimento, ha sostituito una prigione con un’altra, in cui vigono regole ancora più dure e in cui è obbligato davvero a rispondere “Sissignore” o “Nossignore” seguiti da un “mio Comandante”, laddove un tempo poteva utilizzare il nome della donna che ama, felice di poterlo fare.

Ora, ogni volta, quel “mio” è un altro chiodo piantato nel suo cuore perché vorrebbe pronunciarlo con ben altro significato.

Quanto si sente solo quell’uomo, Comandante; se lo sapeste, sareste indotta a perdonarlo davvero…

 

La mia mente è incatenata, Oscar, incatenata senza rimedio; solo tu puoi liberarla e aprire uno squarcio nell’oscurità che mi sovrasta, un’oscurità che, oggi, si esemplifica attraverso le nubi nere che nascondono il sole e, domani, chissà, essere sempre presente nel niente che è la mia vita senza te.

Il cielo inizia a piangere lacrime di pioggia, le mie lacrime si mescolano ad essa e si perdono a terra, brucianti malgrado cerchi di lavarle via alzando il volto a detergerle.

 

Andr-sotto-la-pioggia
   
 
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