Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms
Ricorda la storia  |      
Autore: syila    07/04/2025    5 recensioni
L'inatteso annuncio di una gravidanza nella famiglia del Capo clan di Ripa Boscosa ha messo tutti in subbuglio e ci si prepara al lieto evento, che un sogno profetico e il dono di uno straniero hanno caricato di grandi aspettative.
Elenna, la Gran Sacerdotessa di Corellon nonché sorella maggiore del nascituro, si reca in visita presso la madre, la quale condivide con lei timori ed speranze su quella piccola vita che nascerà di lì a qualche mese.
Dubbi che appartengono a qualsiasi donna in dolce attesa e che la figlia si premura di fugare con convinzione.
Ma sulla via del ritorno un'ombra cala sui pensieri della sacerdotessa, che si sofferma a riflettere alla scomoda eredità dei loro antenati.
[Prima classificata parimerito con Scaretale di SSJD all'Imaginaerum Song Contest indetto da Spoocky sul forum di EFP]
Genere: Fantasy, Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Daeron'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
banner


Gilthoniel! O Elbereth!
Limpidi i tuoi occhi e terso il tuo respiro!
Candida-neve! Candida-neve! Noi te decantiamo
In un ermo paese dal Mar molto lontano.
O stelle che durante l’Anno Cupo
Le sue brillanti mani hanno tessuto,
In campi ove l’aria è limpida e lucente
Vi vediamo fiorire pari a boccioli d’argento!
O Elbereth! Gilthoniel!
Ricordiamo ancora noi che viviamo
In un luogo boscoso da te tanto lontano,
Il tuo chiaror stellare sui Mari Occidentali
Inno elfico A Elbereth Gilthoniel - J.R.R. Tolkien

I colori della neve

Il sole si era affacciato oltre la corona dei Monti Pallidi verso mezzogiorno, senza riuscire a dissipare la morbida bruma che indugiava ancora nella valle alle loro pendici.
I suoi tiepidi raggi allungavano le ombre degli edifici sul candido lastricato delle piazze e ne seguivano gli elaborati dettagli, giocando tra le vetrate istoriate e le sottili colonne marmoree.
Tuttavia la Gran Sacerdotessa Elenna, che quelle piazze le stava attraversando a passo svelto, non aveva in animo di contemplare la magnifica giornata autunnale o di fermarsi a scambiare convenevoli.
Liquidò con una benedizione un paio di novizie incontrate lungo il tragitto e salì in fretta la scalinata del palazzo di famiglia.
Una volta entrata si annunciò da sola e proseguì, lasciando l'eco squillante della voce a riverberarsi nell'atrio.
“Il Dio dell'Arco d'Argento ha scoccato la sua freccia più veloce stamani? Non abbiamo avuto neppure il tempo di accoglierla come si conviene.” borbottò il maggiordomo, fermo alla base dei gradini che la figura incappucciata stava salendo a due a due.
“È stata convocata dalla Signora.” rispose la governante, giunta in tempo per vedere il bordo del mantello color lavanda scomparire nel corridoio del piano nobile.
“Questo non giustifica le brutte maniere, la Gran Sacerdotessa deve mantenere un contegno appropriato in ogni circostanza.”
“Una figlia preoccupata non sa che farsene del galateo, rassegnati vecchio brontolone, le sue incursioni a sorpresa continueranno fino al lieto evento!” lo sbeffeggiò amabilmente la donna.
“Mi hai dato del vecchio?”
“Le ciocche grigie che cerchi di nascondere nella treccia sono la prova eloquente di una lunga esistenza.”
“La mia non è vecchiaia, bensì maturità!” ribatté piccato il maggiordomo.
“Perché ti accigli? La vanità mal si combina con l'età senile!”
“Parli tu, che passi ore ad imbellettarti nel tentativo di coprire le rughe?”
“Sono sempre più giovane di te!”



Mentre all'ingresso si svolgeva quel battibecco, che secondo un copione collaudato andava in scena quasi ogni mattina, Elenna aveva raggiunto gli appartamenti dei genitori ed aveva attraversato la soglia del salottino adiacente all'alcova, portando all'interno una frizzante folata di vento.
“Eccomi madre, sono qui!”
Evocata dalla precipitosa esclamazione l'interpellata si manifestò da una porticina secondaria ed avanzò verso di lei con un grato sorriso e le braccia protese, pronte ad accoglierla in un abbraccio.
“Ti aspettavo nel tardo pomeriggio, perché tanta urgenza?”
Elenna la cinse con cautela ed appoggiò le sue guance accaldate su quelle pallide dell'elfa.
“Il messaggio che hai fatto recapitare al tempio mi ha impensierito.”
“Rasserenati, stiamo 'entrambi' bene, anche se il motivo dell'invito riguarda comunque il tuo fratellino.” rispose placida Nimrodel, che posò le mani sulla curva pronunciata del grembo e socchiuse le palpebre.
La figlia le scoccò un'occhiata scettica.
“Come sai che nascerà un maschio?”
“Il divino Corellon mi ha mandato un sogno stanotte... io l'ho visto.”
La voce della madre si incrinò, tradendo una vivida emozione, di contro la sacerdotessa atteggiò le labbra in un broncio indispettito.
“Quindi sono qui per un consulto mistico! Io speravo che volessi coinvolgermi nella creazione del corredo!”
“Non ti distoglierei mai dai doveri del tempio con queste sciocchezze.” si giustificò Nimrodel, colta alla sprovvista.
Elenna davanti alla sua espressione sconcertata cominciò a ridacchiare, svelando così lo scherzo.
“Scusami, so che preparare il corredo e la stanza del bambino ti diverte molto, mentre il mio compito sarà di completarli con potenti protezioni mistiche; raccontami del sogno, se il Divino Corellon si è scomodato di persona forse il moccioso è destinato a grandi imprese!”
Nimrodel scosse il capo, poi la prese a braccetto e s'inoltrarono insieme nello stesso corridoio da cui era apparsa poc'anzi.
“Chissà cosa ha visto in te il Padre degli elfi quando ti ha scelto come guida spirituale; considerati i tuoi modi terribili invece di favorirti avrebbe dovuto incenerirti.”
“Forse ero la persona giusta nel posto giusto.” sentenziò brevemente la sacerdotessa, concentrata sul tragitto tortuoso che avevano imboccato.
Quel percorso collegava l'appartamento padronale alle camere dei bambini ed era stato progettato come un passaggio segreto delle meraviglie: nel soffitto erano incastonate una miriade di stelle d'argento, mentre sulle pareti si aprivano grandi finestre rotonde decorate con le fasi lunari, alternate a statue di draghi, che reggevano tra le zampe grandi lanterne magiche.
Elenna e il fratello l'avevano attraversato infinite volte da piccoli ed ogni volta era stata un'avventura.
La luce, che mutava seguendo le ore del giorno e lo scorrere delle stagioni, creava mondi fantastici tutti da esplorare; nella loro fervida immaginazione il corridoio diventava di volta in volta una caverna popolata da creature in agguato, un antro magico con portali verso altri mondi, una caccia al tesoro piena di pericoli e misteri.
“Era il vostro posto preferito. “ rammentò la madre, vedendola assorta e silenziosa “Una volta esauriti i nascondigli dove cercarvi eravamo sicuri che vi avremmo trovati qui a giocare.”
“Piacerà anche al piccolo, vedrai e terrà alta la fama di combina guai dei figli di Arquen l'Intrepido!” la rassicurò la figlia.
Nimrodel si rallegrò.
“A me basta che viva una vita felice, qualunque sia la sua vocazione.”
“È previsto che nasca sotto buoni auspici, il Solstizio d'inverno è un giorno speciale, intriso di magia; confidiamo nel Padre degli elfi, io mi assicurerò che non si distragga e guardi sempre a lui con benevolenza.”



Non era solo l'amore filiale a suggerirle parole di incoraggiamento o a spingerla a frequenti visite; lo stato di Nimrodel richiedeva attenzioni speciali, poiché la sua gravidanza era giunta inaspettatamente ad un'età avanzata ed aveva stupito tutti, mettendo in subbuglio la famiglia del Capo clan di Ripa Boscosa.
Dopo aver appreso la notizia Elenna aveva iniziato a consultare mistici e guaritori; alcuni dei quali sarebbero giunti alla cittadella nelle settimane successive e lei aveva convinto il genitore a ispezionare i passi montani, in modo da rendere sicuro il loro viaggio.
“Non preoccuparti, tuo padre tornerà in tempo per la nascita del bambino.”
“Perché dovrei preoccuparmi di lui? Il parto è una faccenda da donne, l'importante è che siano presenti le levatrici, la balia e le mie sacerdotesse, i maschi sanno solo agitarsi e fare confusione!”
“Perché sei stata tu a spingerlo quasi di peso sul cavallo, obbligandolo a controllare anche i sentieri battuti dalle capre selvatiche!” esclamò la madre, divertita.
L'interlocutrice incrociò le braccia al petto e si accigliò.
“Lo fa ogni anno all'arrivo delle prime nevi, io gli ho solo raccomandato maggiore attenzione, casomai qualche viaggiatore inesperto si avventurasse sulle alte vette.”
“Come i guaritori dorati del tempio di Pelor? Mi è giunta voce che saranno nostri ospiti durante il Solstizio.”
“Può darsi che qualche chierico della capitale venga a farci visita, lo trovi strano? ”
“Un mistico non dovrebbe mai mentire sulle sue intenzioni!”
“Abbiamo ottimi rapporti coi devoti del Misericordioso e Yenearsira* è una celebrazione importante anche per il loro culto.”
Elenna tenne il punto e la madre incassò rassegnata la sua reticenza, così come faceva con lo sposo, complice della figlia nel tenerla chiusa in una bolla premurosa di 'dolce far niente'. In tal senso sistemare la stanza del nascituro era davvero un piacevole svago, ma nell'entrarvi la sacerdotessa intuì che forse avevano sbagliato a limitare le sue energie a quel piccolo progetto.
“Sembra la stanza di una reggia celestiale!” esclamò, abbagliata dal bianco dei tessuti e dei rivestimenti marmorei, illuminati dalla calda luce della giornata autunnale.
Nimrodel annuì orgogliosa e sorrise.
“Era la vecchia cameretta di Lindir, ho fatto qualche piccolo miglioramento per renderla più accogliente, ti sembra eccessivo?”
“Affatto, stiamo pur sempre parlando di un principe.”
“Ho chiesto di ampliare le finestre, affinché la nostra foresta gli sia vicina ed impari ad amarla nel corso delle stagioni; alla sua nascita la neve avrà già ricoperto gli alberi e quando inizierà a gattonare saranno carichi di foglie e frutti.”
“Così la natura lo accompagnerà nella crescita.”
“Come il Divino Corellon.” aggiunse la madre, indicando il lucernario sul soffitto “Da qui la Luna potrà affacciarsi e vegliarlo durante la notte col suo lume.”

“Vedo che non hai dimenticato neppure il nostro illustre capostipite.”
Elenna si spostò verso la culla, rivestita di broccato decorato da un'elaborata trama di motivi elfici, ricamati con mano sapiente e gusto raffinato.
Lì accanto, appoggiato su una mensola, c'era l'oggetto che aveva attirato la sua attenzione: raffigurava un drago d'argento che dormiva acciambellato attorno ad una sfera di cristallo.
Poiché la sacerdotessa lo stava palleggiando con troppa disinvoltura Nimrodel glielo sottrasse, rimettendolo al sicuro sullo scaffale. “Rischi di romperlo scuotendolo in questo modo, non sei cambiata affatto da quando tu e Lindir smontavate gli automi giocattolo che vi regalava vostro zio.”
“Io però ero in grado di rimetterli insieme, mentre a Lindir avanzava sempre qualche ingranaggio.” rispose l'interpellata, vantandosi delle prodezze infantili.
“Si tratta di un congegno molto sofisticato e va maneggiato con delicatezza; se si rovinasse il meccanismo la magia che vi è stata infusa non funzionerebbe più.”
Ad un leggero tocco sul capo della creatura addormentata la sfera proiettò all'esterno un paio di figure luminescenti: una dama e il suo cavaliere, che cominciarono a danzare insieme a tempo di musica, finché il cavaliere non si trasformò in drago e fece salire in groppa la fanciulla, per poi volare via insieme a lei verso un paesaggio incantato riflesso sul soffitto.
Elenna, che aveva osservato affascinata il piccolo prodigio, cominciò a battere le mani con l'entusiasmo di una bambina.
“Da dove viene? Pur essendo magia buona mi sembra quasi eccessiva per un giocattolo, ho percepito simili concentrazioni in artefatti arcani molto potenti.”
“Tuo padre l'ha portato da Osbard il mese scorso.”
“Non sapevo che si fosse spinto così lontano durante il suo viaggio nel Daeron.”
“Mi ha detto che una volta giunto al bivio per la splendente capitale di Janey il cavallo ha preso la strada che conduce alla Mai Conquistata ed è stato impossibile fargli cambiare idea.”



Visitare Osbard non era nelle intenzioni del nobile Arquen, specie perché la capitale della regione offriva maggiori possibilità di trovare un dono adeguato al figlio in arrivo.
Sebbene rimproverasse alla sposa di stancarsi troppo lui era stato contagiato dalla stessa frenesia: aveva disposto un ampliamento delle stalle per i nuovi purosangue, aveva commissionato una serie di archi al maestro armaiolo della cittadella, che si adattassero alla crescita del bambino, infine aveva incrementato la collezione di volumi della biblioteca, acquistando tomi di magia, trattati di musica, storia e filosofia.
Il suo erede, indipendentemente che fosse maschio o femmina, non doveva precludersi alcuna possibilità.
Quando arrivò a scorgere le possenti fortificazioni della città che sorgeva lungo il corso della Neiva rivalutò le bizze del cavallo e il cambio di itinerario.
Lungo le banchine del porto stazionavano numerose imbarcazioni, che dalla foce del fiume erano risalite a nord un'ultima volta, prima dell'inverno.
Un'incessante teoria di muli e carri procedeva verso i magazzini all'interno delle mura, andando a nutrire il mercato locale di beni esotici e raffinati: spezie, stoffe, creature rare e oggetti unici.
Esattamente ciò che il Capo clan di Ripa Boscosa stava cercando.
Arquen s'immerse con piglio deciso nel dedalo di botteghe e bancarelle da cui uscì al tramonto con le braccia oberate di pacchi, ma senza l'agognato regalo per il nascituro.
Giunto nei pressi del tempio di Corellon si attardò alcuni istanti ad ammirarne l'architettura, che spiccava snella e leggiadra tra i massicci edifici circostanti, tipici di una città degli uomini.
“Ammirevole, vero?”
L'elfo spostò lo sguardo dall'edificio alla presenza apparsa accanto a lui.
Non si era accorto del suo arrivo e per chi si pregiava di possedere sensi finissimi rappresentava un grosso smacco.
Il successivo tentativo di carpirne l'indole o le intenzioni andò a vuoto e dedusse che si trattava di un mistico o di un incantatore esperto; ipotesi rafforzata dall'autorevolezza che emanava la sua persona.
“È lo stile di Valinor.” convenne l'interpellato“Mi ha sorpreso trovarlo così lontano dalla patria degli elfi.”
“A volte il seme può cadere in un campo molto distante dal bosco; nel tempo esso cresce e fruttifica, offrendo riparo, cibo e conforto ai contadini, sebbene continui ad essere parte di quella foresta originaria.”
“C'è saggezza nelle tue parole mio signore; dobbiamo ricordare da dove veniamo, anche se le circostanze della vita ci portano altrove.” “Tuttavia noi, a differenza degli alberi, possiamo sempre tornare a casa.” Sul viso pacato del suo interlocutore comparve un leggero sorriso e dall'interno del mantello estrasse un oggetto che gli mostrò.
“Cercavi un dono per tuo figlio, nobile Arquen di Ripa Boscosa; questo gli rammenterà da dove viene e quali sono le sue origini.”
Lo sconosciuto lo aveva chiamato per nome, citando il luogo da cui proveniva, ma l'informazione passò in secondo piano quando ebbe modo di esaminare da vicino l'artefatto.
“Lo compro, qualunque sia la cifra!” esclamò d'impulso, attratto dalla sua squisita fattura, poi preoccupato che l'altro cambiasse idea o se ne andasse precisò “Ti chiedo solo di attendere fino a domani in modo che possa recuperare il denaro necessario.”
“Non è in vendita.”
“Vuoi forse regalarmelo? Ha un valore enorme, non accetterei mai.”
“No, in realtà si tratta di un prestito; un giorno tuo figlio me lo restituirà e io gli svelerò ciò che della leggenda di Idril, la splendente principessa degli elfi ed Hèsperos, il drago d'argento, non è stato tramandato.”
“Conosci la storia del nostro clan?”
Arquen era perplesso, la cittadella di Ripa Boscosa intratteneva pochi rapporti con quella zona del Daeron, in quale modo le antiche saghe erano giunte all'orecchio dello sconosciuto e perché gli stava proponendo un patto così bizzarro?
“Comprendo i tuoi dubbi, magari si chiarirebbero se vedessi come funziona l'artefatto.”
L'uomo azionò il congegno e mentre l'altro era distratto dalla musica e dalle figure in movimento si defilò misteriosamente com'era apparso, beffando di nuovo le sue capacità percettive.




“Arquen lo ha cercato senza successo, poi prima di partire ha fatto esaminare l'oggetto da alcuni mistici, i quali gli hanno confermato che non recava tracce di maledizioni o malvagità e questo lo ha convinto a portarlo con sé.” concluse Nimrodel.
“È davvero una strana storia” disse la figlia, tamburellando il mento con aria pensierosa “Chi, fuori dalla nostra cittadella, potrebbe conoscere la leggenda di Idril ed Hèsperos?”
“Magari un drago d'argento.”
Elenna sgranò gli occhi.
“Quindi un drago sarebbe apparso in forma umana a mio padre annunciandogli una profezia sul piccolo?”
“Avrebbe senso, perché nel mio sogno l'ho visto camminare lungo una sponda fluviale sotto un cielo gonfio di nuvole minacciose, era chiuso in una cappa bianca e mi volgeva le spalle; si trovava in un luogo molto lontano dalle nostre amate foreste e... se lasciarle fosse davvero nel suo destino?” “Un elfo nato sotto le cupole arboree di Ripa Boscosa resta legato ad esse per sempre!”
L'affermazione pronunciata d'istinto aveva acceso una tenue speranza negli occhi della madre, perciò la sacerdotessa le strinse le mani con calore e pregò la divinità affinché le ispirasse delle parole convincenti.
“Prendi Lindir ad esempio: è partito tre anni fa per completare l'addestramento come guida esperta, l'eremo dei monaci guardiani dista circa due settimane di viaggio, eppure riceviamo regolarmente sue notizie tramite Amrun; invece gli zii di Alta Valle tornano qui ogni estate, perché sentono la mancanza dei luoghi dove avete giocato insieme da bambini. ”
Nimrodel annuì e sorrise.
“So cosa stai cercando di dirmi: la distanza non può spezzare i legami di famiglia.”
“Non perderai nessuno di noi, compreso lui.” disse la figlia in tono rassicurante, posando una leggera carezza sul suo grembo.
A quel tocco ripose dall'interno un colpetto, che le fece sussultare entrambe.
“Per la Sacra Faretra, ha risposto!”
“Credo che sia d'accordo con te.”



Il commiato lasciò ad Elenna molto su cui riflettere.
S'incamminò senza fretta verso il tempio, canticchiando a fior di labbra la melodia del congegno musicale; era una ninna-nanna con un motivo dolce ed orecchiabile, eppure le aveva instillato una vaga sensazione di nostalgia.

La sacerdotessa entrò nell'ombra di un porticato e i suoi pensieri si avvolsero inquieti attorno alla curva serpeggiante di archi e colonne: sapere che il destino del fratello era già stato scritto la turbava e forse quella dello sconosciuto non era una profezia, bensì un avvertimento.
La leggenda di Idril ed Hèsperos aveva un epilogo funesto: nel lento dipanarsi delle generazioni a volte capitava che uno dei loro discendenti nascesse coi colori dell'inverno.
Gli elfi di neve, pallidi ed eterei, erano il retaggio dell'antenato draconico; ma ciò che avrebbe dovuto essere motivo di orgoglio portava con sé dolori e disgrazie.
Tutti erano andati incontro ad una fine prematura e tragica, oppure erano semplicemente scomparsi, lasciando a malapena un nome sul registro delle nascite, il cui ricordo sbiadiva insieme all'inchiostro usato per vergarlo.

Il porticato la condusse ad un ampio slargo, lambito dalle ultime luci del crepuscolo.
Lo sguardo di Elenna abbandonò le ombre e si alzò verso il tempio di Corellon, percorrendone le superfici.
I tristi presentimenti che le opprimevano il petto scomparvero e la nostalgia si quietò nel rivedere le amate guglie e nel sentire gli allegri richiami delle novizie, in procinto di preparare la tavola serale.
La musica dell'artefatto l'aveva accompagnata fino al luogo a cui sentiva di appartenere, era quello il suo scopo e avrebbe fatto lo stesso col fratellino.
Il Padre degli elfi l'aveva messa alla prova; per un attimo si era lasciata sviare dalla fumosa profezia di uno straniero e dalle vecchie storie del clan.
Doveva confidare negli dei; la sua fede era salda, l'affetto verso la famiglia genuino e l'ultimo elfo di neve era nato ormai trecento anni prima.

Una raffica di vento freddo giunse improvvisa a sferzare la piazza e fece crepitare le foglie sul selciato, disturbando il quieto mormorio della fontana al centro della piazza.
Elenna rabbrividì e si strinse nel mantello; quell'anno l'inverno sarebbe arrivato in anticipo.

Fine


⋆ La voce della trascendenza ⋆

Carissimi e carissime benritrovati (✿◠‿◠)!
Con piacere torno a visitare questa sezione grazie allo spunto che mi ha offerto il Contest Song di Spoocky sui Nightwish.
Appena ho visto i contenuti del pacchetto ho pensato subito al mio elfo bianco e alla sua storia, di cui potete trovare un altro piccolo frammento qui: Solstizio d'Inverno.
Sono stata felice di aggiungere un altro tassello alle sue vicende familiari e di condividerle con voi.
C'è ancora molto da scrivere di Calien, Elenna, Lindir e degli altri personaggi che gli ruotano intorno, quindi aspettatevi una nuova incursione, presto o tardi. ^-^
Per il momento ringrazio fin da ora chi vorrà leggere e commentare il mappazzino fantasy, che tra i molti difetti ha sicuramente il pregio di una certa brevità e vi rimando alla continuazione della storia in salsa di soia(✿◠‿◠)

NB: Un grazie particolare va ad Old Fashioned, che mi ha 'prestato' l'illustre sconosciuto incontrato da Arquen ad Osbard, il quale, nelle vesti dell'Arcimago Karmundir, tornerà ad avere una certa rilevanza negli eventi futuri, che coinvolgeranno Calien e degli altri abitanti del Daeron.

Termini e spiegazioni:
*Yenearsira: in elfico, il Solstizio d'inverno

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms / Vai alla pagina dell'autore: syila