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Autore: Yuna Shinoda    26/09/2009    0 recensioni
Blair non riusciva più a sopportare di essere stata rifiutata da Chuck.
Dopo tante delusioni, decide che è tempo di partire e lasciarsi la sua vita alle spalle, insieme a lui e tutto il resto. Parte così per New Haven per frequentare l'università dei suoi sogni, Yale...
Per degli strani casi della vita, tre anni dopo, Blair torna a New York dove si scontrerà nuovamente con il suo passato.
Sarà cambiato qualcosa da parte di Chuck in questi anni?
Post 2x17... SPOILERS LEGGERI
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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bho

 

Should I let you fall?
Lose it all?
So maybe you can remember yourself.
Can't keep believing,
We're only deceiving ourselves
And I'm sick of the lie,
And you're too late


Call me when you're sober - Evanescence


Chuck non era sicuro di averla persa del tutto, e cercava di essere ottimista e di pensare già a come poter riacquistare almeno un po' la sua fiducia, ma ne era lontano. Non gli veniva in mente nulla.

Blair, dal canto suo, non riusciva a capire cosa avesse sbagliato.

Pensava di essere stata troppo gelosa o troppo petulante, o comunque di aver fatto un'azione che a lui poteva sembrare troppo asfissiante per i suoi gusti.

Poi ci pensò meglio. Chuck era sempre stato così dannatamente disimpegnato, senza nessuno che gli potesse dire qualcosa quando sbagliava, o con la stessa donna sotto braccio.

Un po' se lo sarebbe aspettato.

Restò nella sua stanza per qualche ora, rifiutando di scendere a cenare o di farsi portare su qualcosa da mangiare. Com'era dell'umore nero, avrebbe di sicuro vomitato tutta la cena nel water.

Ascoltava musica triste e non riusciva a trovare qualcosa da fare per pensare un po' positivo come faceva due anni prima. Quando il college è finito, spesso ti trovi un po' come uno che non sa che fare della sua vita. E Blair, anche se aveva il lavoro che aveva sempre sognata e per cui era voluta andare proprio a Yale, si sentiva insoddisfatta.

Per fortuna, questa volta anche Serena era lì ad aiutarla.

In tarda sera, l'amica del cuore di Blair aprì violentemente la porta della sua stanza e la trascinò con la forza per terra, perchè non voleva vederla triste e sola su quel miserabile letto.



“Devi reagire! Non mi piace vederti così! Lo so che Chuck è uno stronzo, lo è sempre stato, ma... devi andare avanti!”

“Cosa devo fare, Serena? Mi ha già rifiutata troppe volte e mi sento male...”

“Usciamo e andiamo a divertirci, così magari incontri anche qualcuno che te lo farà dimenticare!”

“Non ho voglia”

“E invece no!” disse Serena trascinando Blair verso l'armadio “adesso scegli un vestito e andiamo in qualche bel locale a bere qualcosa e ballare”



Blair aprì titubante l'armadio, e scelse un vestito di colore rosso di seta, non molto lungo, con una scollatura non molto pronunciata, e lo abbinò a delle scarpe con il tacco nere aperte davanti.

Serena le acconciò i capelli nel migliore dei modi, ed insieme si avviarono verso qualche locale carino della grande mela, per cercare di trovare un 'sostituto' a Chuck.

Alla fine, entrarono in un locale che andava di moda in quel periodo, l'Hysterical Lounge, che aveva molto di strano, non solo per la gente che lo frequentava, ma anche per lo stesso nome del locale.



“Dove mi hai portata, bleah” disse Blair guardando gli strani personaggi che si muovevano a tempo di musica nel locale.

“E' alla moda, ed è pieno di ragazzi”

“Non ho voglia di vedere nessun ragazzo, almeno per stasera”

“Sii più ottimista” disse Serena spingendola verso il bancone dei drink.



Presero giusto due drink per iniziare la serata, e non avevano idea di come sarebbe proseguita.

Blair, anche se non lo dava molto a vedere, era ancora delusa dal comportamento di Chuck.

Non che non ne fosse abituata, ma le volte precedenti in cui lui si era comportato così almeno non avevano nemmeno mai provato a stare insieme come una coppia, e quindi il rapporto era diciamo... libero e quindi poteva anche essere giustificato.

Quella volta, invece, aveva seriamente minato la sua fiducia, e lei già stava pensando a cosa fare per cercare di fargli capire cosa si prova in questi momenti.

La sua occasione arrivò ben presto.


“Ma non è Carter Baizen quello seduto laggiù?” chiese all'improvviso Blair.

“Già. E mi sembra anche molto solo” aggiunse Serena.

“Ho avuto un'idea”


In effetti, l'affascinante Carter era seduto da solo ad un tavolo non troppo lontano e stava sorseggiando un drink guardandosi intorno. Finalmente il suo sguardo si posò su Blair e Serena.

Le riconobbe, ed alzò la mano come per salutarle.

Nello stesso istante, a Blair venne in mente un piano fantastico.

Si alzò dallo sgabello dov'era seduta ed andò al tavolo di Carter.



“Carter” disse Blair sorridendo.

“Da lontano non sembravi tu” ammise lui.

“In effetti... Ho un po' schiarito i capelli” fece lei ammiccando un po'.

“E quella lì è Serena Van Der Woodsen, giusto?” chiese lui.

“Sì, esatto, proprio lei... Ma adesso parliamo di te” fece lei sempre con un tono strano “cosa ti porta qui? So che viaggi spesso...”

“Non viaggio da qualche anno. Mio padre ha insistito a farmi fare la gavetta per poterlo poi sostituire un giorno, e così non mi sono mosso se non per viaggi di lavoro”

“Ah, capisco” disse lei sbattendo le palpebre “quindi ne deduco che non hai avuto il tempo di fare quasi nulla... di ciò che preferivi”

“Sembra che tu capisca al volo. Ho dovuto fare riunioni su riunioni e non avevo nemmeno il tempo per respirare... ma se volevo l'eredità del vecchio dovevo per forza farlo”

Blair sospirò. “Cosa non si farebbe per i soldi... Ma sai che non sono una cosa importante... C'è anche altro che conta nella vita”

Carter sorrise. Forse aveva intuito dove lei voleva arrivare.

“L'amore, per esempio” disse lui con tono sensuale.

“Vedo che mi capisci anche tu al volo, caro Carter”

“Sono sempre stato bravo a capire le donne... E ciò che vogliono”

“Capisci anche me?” lo provocò lei.

“Ovviamente. Che ne dici di domani a mezzogiorno al caffè Moon Blue?”

“Sembra davvero una buona idea. Fai come se fossi già lì”

“Già lo sto facendo... ah, questo è il mio numero, se ti va di chiamarmi” disse lui alzandosi e lasciando delle banconote sul tavolo “a domani, Blair”



Lei sorrise e fu stranamente felice.

Felice non di incontrare Carter Baizen il giorno successivo, ma più che altro per prendersi una specie di rivincita su Chuck. Ma era la cosa giusta da fare?



Mentre Blair aveva trovato come far soccombere nuovamente Chuck, quest'ultimo era davvero più in crisi di prima. Non riusciva a trovare un qualcosa che avrebbe potuto riportarla da lui, non sapeva nemmeno come provarle che era andato a letto con Eva in buona fede... Okay, un po' di lussuria da parte sua c'era stata, ma comunque si era subito pentito di aver tradito Blair in un modo così blando, e questo dimostrava che di lei gliene importava, e non poco.

Alla fine, dopo aver buttato giù tanti bicchieri di vari alcolici, decise a chiamare il suo amico di sempre, Nate Archibald, che era appena tornato anche lui dalla Columbia University.

Bussò appena in tempo alla porta della stanza 1812, prima che Chuck aprisse una nuova bottiglia di scotch invecchiato.



“Finalmente” disse lui dirigendosi alla porta.

“Chuck, amico” disse Nate entrando in camera e abbracciando brevemente l'amico.

“Nathaniel, è sempre un piacere vederti”

“Sono contento che mi hai chiamato”

“Devi aiutarmi” disse Chuck poggiandogli le mani sulle spalle e portandolo verso il divano del piccolo soggiorno della stanza e facendolo sedere.

“E' per questo che son venuto... Mi fa piacere aiutarti”

“Ho fatto un danno irrimediabile”

“Spiegati”

“Sono andato a letto con una donna per avere informazioni segrete su Bart”

Nate corrugò la fronte. “Beh, non mi sembra una cosa strana da parte tua”

“Avevo promesso a Blair di provare a stare insieme... di essere una... coppia”

Nate ne fu meravigliato. “Non ci posso credere. Allora sarà difficile”

“E' per questo che ti ho chiamato”

“Cosa dovrei fare?”

“Semplice. Tu e lei vi siete lasciati un paio di volte...” cominciò Chuck, lasciando la frase in sospeso.

“Vorresti qualche dritta su come poterla riconquistare”

“Sì, esattamente”

“Spero di ricordarmi come si fa... E' da mesi che non la vedo dopo...”

“Dopo cosa?”

“Siamo stati per un breve periodo insieme” ammise Nate, abbassando lo sguardo.

“Non ne sapevo nulla”

“Effettivamente, non lo sapeva nessuno. E' successo tutto in fretta ed è finito in fretta... Mi ero appena lasciato con Vanessa e mi sentivo un po' depresso perchè mi aveva lasciato per un altro, e inoltre stavo per partire per le vacanze. All'aeroporto c'era Blair, da sola, che stava per andare in Francia da suo padre. Aveva un'espressione davvero triste, e mi fece quasi paura vederla così, perchè era un lato di lei molto raro che non avevo mai visto... Alla fine mi sono convinto di passare qualche giorno con lei perchè mi dispiaceva vederla così, e un giorno, mentre eravamo sulla Torre Eiffel, mi baciò. E' durata finchè non sono partito per le Hawaii”

“Sai perchè era così triste?”



Forse Chuck lo immaginava il vero perchè.

Se il periodo a cui Nate si riferiva era quello in cui lei partì due anni prima lasciandogli quella lettera d'addio, forse poteva anche pensare al motivo che la faceva essere così triste.

Era sempre colpa sua.



“Amico, non vorrei dirtelo perchè sai che ci conosciamo da tempo, ma... Penso era proprio per causa tua. Mi ha rivelato di provare qualcosa... di profondo per te”

Chuck sospirò. Sì, era proprio colpa sua. Una seconda volta era già troppo.

“E' finita” disse rammaricato.

“No, dai. Cercherò di fare del mio meglio per farla ragionare” disse Nate, che gli diede una pacca sulla spalla in segno di amicizia.

Chuck gli sorrise, poi si alzò e andò a prendergli un bicchiere di scotch.

Passarono tutta la notte a parlare di ciò che avevano fatto negli ultimi due anni in cui si erano visti molto raramente a causa degli impegni di entrambi, e cercarono anche di pensare a qualcosa che avrebbe fatto tornare Blair da Chuck.



La mattina successiva, la nostra regina B si svegliò davvero felice.

Si stiracchiò nel suo letto, pronta ad andare per qualche minuto al lavoro per vedere se c'erano novità, e poi per andare a mezzogiorno all'appuntamento con Carter Baizen.

Non sapeva cosa la spingeva a fare questo, dato che si Carter era molto bello, ma comunque non di certo il tipo da lunga storia d'amore... In questo assomigliava a Chuck.



“Dorota, mi prepari la gonna di Chanel e la camicia vaniglia di Dior? Vado di fretta”

“Certo, Miss Blair” concordò la cameriera “deve fare qualcosa di importante, oggi?”

“Sì, Dorota. Devo far morire qualcuno di gelosia”

La donna spalancò la bocca, e poggiò i capi che le aveva richiesto Blair su una sedia, ed uscì dalla stanza sempre con un'espressione strana in volto.



Blair indossò una gonna lunga fino al ginocchio di colore grigio scuro, grigio chiaro e nero a righe oblique che convergevano al centro del tessuto, ed una camicetta di colore vaniglia che aveva al centro, dove c'erano i bottoni, dei merletti neri che erano anche alla fine delle maniche.

Per terminare, aveva indossato anche un cerchietto di colore grigio scuro di seta.

Si guardò allo specchio sorridendo, compiaciuta per il suo aspetto, e partì alla volta della prima tappa: l'ufficio del New York Times.

Blair non sapeva perchè quella volta aveva voglia di vedere quale servizio, seppur di poca importanza, avrebbe dovuto fare per il giornale.

Aveva una nuova energia che le veniva dal fatto che tra poche ore avrebbe incontrato Carter, e, come lei pensava che lui ci stesse, avrebbe ripagato Chuck con la stessa moneta.

Un po' viscido, ma sappiamo che questo era il loro stile.

Non appena Blair arrivò nell'ufficiò, notò qualcosa di diverso.

C'era qualcuno che occupava la sua scrivania.

Un ragazzo non tanto alto, molto magro e con gli occhiali ed i capelli acconciati come un damerino, vestito quasi come un liceale, stava scrivendo qualcosa.

Blair gli si avvicinò poggiando violentemente la sua borsa sulla scrivania, e facendo sobbalzare il giovane ragazzo.

Il ragazzo alzò gli occhi e la fissò stranito, mentre le gli sorrise.



“Posso aiutarti?” chiese lui.

“Certo. Perchè sei seduto alla mia scrivania?”

“Veramente... questa è la mia scrivania”

“Cosa? Caro, mi sa che non hai capito nulla”

“No, qui è lei che non ha capito nulla, Miss Waldorf” disse da dietro una voce autoritaria. Il signor Menninson.

Blair si voltò verso di lui, corrugando la fronte.

“Cosa non ho capito? Mi spieghi”

“Questo ragazzo, Michael Rolfing, è il suo sostituto arrivato appena appena da Yale”

“Sostituto? Sta scherzando?”

“No. E' licenziata”

“Licenziata? E perchè? Non ho fatto nulla di male!”

“Non avrà fatto nulla di male a me, ma a mia moglie sì”

“E sentiamo, cosa le avrei fatto?”

La donna comparve da dietro il marito con un'aria saccente.

“Quando sei venuta a consegnarmi il biglietto da parte di mio marito, la scorsa settimana, mi hai risposto male e mi hai gettato il biglietto in pieno volto perchè non potevo aprirti”

Blair corrugò ancora di più la fronte e rivolse alla donna uno sguardo truce.

“Non è assolutamente vero!”

“Sta dicendo che mia moglie sta mentendo?” disse Mr Menninson con tono duro.

“Sì. E le mente sempre. Scommetto che non sa nemmeno che ha degli amanti”

“Come ti permetti, ragazzina?” disse lei ostentando una finta rabbia.

“Ragazzina a me? E' lei qui quella che fa i giochi da ragazzina”

“Basta, Miss Waldorf. Se ne vada, e non torni mai più in questo palazzo!”

“Con piacere!” disse lei girando i tacchi e dirigendosi a passo veloce verso l'ascensore.

Una volta nel taxi, chiamò un numero recente nella rubrica.

“Carter? Sì, sono Blair. Mi chiedevo se potevamo vederci prima...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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