Videogiochi > Baldur
Ricorda la storia  |      
Autore: Yume No Akuma    11/05/2025    0 recensioni
[ Fem!Tav x Shadowheart | Selûnite!Shadowheart ]
─────── ⟡ ───────
Breve one-shot ambientata durante l’atto 2, attenzione agli spoiler!
─────── ⟡ ───────
Dal testo:
Per la prima volta stavo per dire a qualcun altro quello che mi era accaduto e questo mi spaventava terribilmente.
«Seira? Che succede?»
«Io… io ho infranto il mio Giuramento. Sono un’Apostata.»
Genere: Fantasy, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prima di leggere:

  1. Ho volutamente scelto di usare tutti i termini e nomi italiani, perché non amo mescolare le lingue fra loro. Quindi, anche Shadowheart sarà nominata “Cuorescuro” (che non disdegno come traduzione, tbh).
  2. Per come la vedo io, ha senso che gli altri personaggi - eccetto forse Withers? - non possano vedere il Cavaliere Apostata, ma solo il Paladino che ha rotto il proprio giuramento.


————————————————————


L’eterna notte della Coltre Oscura sembrava meno cupa adesso che Dame Aylin, il Canto Notturno, figlia della stessa Vergine della Luna, era stata liberata; una battaglia furiosa ci aspettava, potevo sentirlo nelle mie ossa e nel mio sangue che anelavano impazientemente il combattimento, ma avevamo bisogno di riposare prima di affrontare Ketheric Thorm e le forze dell’Assoluta. Decidemmo di sostare senza prima raggiungere la Taverna dell'Ultima Luce, così da poter arrivare direttamente alle Torri dell’Alba Lunare già durante le prime ore dell’alba, o almeno ciò che noi consideravamo tale nell’immensità di quel buio. Ormai non ero più sicura nemmeno dello scorrere lineare del tempo.

Io e Astarion, essendo coloro che necessitavano di meno ore di riposo per recuperare pienamente le nostre forze, ci dividemmo i turni di guardia, mentre tutti gli altri potevano dormire sereni; Minthara si era unita a noi solo qualche ora prima e, nonostante ponessi abbastanza fiducia in lei da lasciarle la guardia senza troppo sospetto, era ancora molto debole. Halsin, invece, si stava ancora occupando del piccolo Thaniel e non volevo dargli ulteriori pensieri.

Sarei stata io la prima a rimanere sveglia, ma mentre mi accingevo a raggiungere la posizione migliore per tenere d’occhio l’intero accampamento mi accorsi che Cuorescuro ancora non era entrata nella propria tenda. La mezzelfa se ne stava in piedi al limitare della nostra “zona sicura”, con lo sguardo perso nel vuoto. Io avevo preferito lasciarla in pace durante le ore precedenti, quello che era successo nelle profondità del Santuario di Shar era stato più grande di quanto entrambe ci saremmo mai immaginate e sapevo che aveva bisogno di tempo per metabolizzare la cosa, ovvero il fatto di aver perso per sempre la protezione della sua Dea. Nonostante le mie iniziali intenzioni, vedendola così pensierosa decisi di avvicinarmi per invogliarla a raggiungere la propria tenda e riposare, in vista della giornata che ci attendeva l’indomani. Scesi dalla piccola altura che avevo occupato e in poche falcate la raggiunsi, anche se rallentai notevolmente il passo una volta arrivata abbastanza vicina alla mora.

«Ehi», le sussurrai, cercando di essere il meno brusca possibile. Lei, però, sobbalzò ugualmente.

«Oh! Seira… sei tu», la sua voce era meno sagace del solito, meno… meno da Cuorescuro. Sentirla così innaturalmente sconfortata mi fece male, più di quanto mi sarei immaginata prima di quel momento. Mi sentii anche una grande egoista, perché la gioia che avevo provato nel vederla sottrarsi per sempre alle grinfie di Shar si stava scontrando ora con la pesante angoscia della mia compagna di viaggio. Non era così che mi immaginavo una “vittoria”.

«Sì, sono solo io, non preoccuparti» le risposi, adesso un po’ più mestamente.

«Solo? Credo… credo che tu sia l’unica persona su cui ancora io possa contare… quindi non direi “solo” tu.»

Quelle parole un po’ mi spiazzarono. Sapevo fossero sincere, ma una parte di me in quel momento si sarebbe aspettata solo una serie di imprecazioni poco gentili nei miei confronti… l’altra parte di me, d’altronde, non desiderava altro che la complicità, da un certo punto di vista anche l’approvazione, della mezzelfa. Accennai un sorriso rincuorante.

«Non dire così, Cuorescuro. Sai che puoi contare su ogni persona che si trova in questo accampamento, oltre che su di me.. Persino Lae’zel mi ha chiesto se ci fosse qualcosa che poteva fare per farti stare meglio» replicai nuovamente. Anche io stavo dicendo il vero. Non solo la nostra compagna githyanki, ma tutti coloro che stavano affrontando quel viaggio al nostro fianco si erano subito premurati di offrire il proprio sostegno. Astarion e Wyll, in particolare, erano coloro che più di molti altri sapevano quanto essere incatenati ad una forza superiore potesse rivelarsi straziante e maledettamente soffocante – entrambi erano stati ben felici di constatare che almeno Cuorescuro, almeno lei, fosse riuscita a spezzare quell’ingiusto legame. Non era sola, non lo era mai stata da quando il nostro gruppo si era unito e volevo che lo sapesse.

«Davvero? Ringraziala da parte mia… ma l’unica cosa che voglio adesso è stare sola. Non è che io non desideri la tua compagnia, ma ho paura che finirei per rovinare anche i momenti insieme», mi disse nuovamente.

La sua tristezza aggiungeva peso al mio animo, ma come potevo riuscire ad alleviarla con la sola forza delle mie parole? Come sarei riuscita a placare il turbinio nella sua mente senza risultare spocchiosa o insensibile? Per quanto fosse vile, Shar era stata la guida di Cuorescuro per moltissimi anni e io non avrei mai potuto cancellarlo. Anche potendo, forse, non l'avrei mai fatto. Quello che provava era parte della sua libertà e troppi dei suoi ricordi le erano stati rubati sotto il dominio della Dea della Perdita.

In quel momento capii che c’era più di una cosa che ci legava, qualcosa che trovava radice nelle rispettive esperienze. Non si trattava dei girini che ancora scorrazzavano nella nostra mente, non si trattava nemmeno della missione comune di affrontare il padre della chierica Isobel… ma di un legame che entrambe avevamo perso.

Mossa un po’ dal desiderio di consolarla, un po’ dal bisogno di aprirmi finalmente con lei, decisi che fosse giunto il momento di parlarle di qualcosa che avevo celato per molti giorni e molte notti. Non volevo che il mio patimento si sostituisse arrogantemente al suo, non volevo darle l’impressione di essere egoista. Piuttosto, ciò che davvero desideravo era di condividere qualcosa che credevo, almeno in piccola parte, l’avrebbe fatta sentire più compresa e meno in balia dei suoi demoni.

«Cuorescuro, io… io devo parlarti di una cosa» le dissi, cercando di raccogliere tutto il coraggio che possedevo nel corpo.

Lei mi guardò per qualche istante inizialmente tranquilla, poi sempre più corrucciata, probabilmente a causa della mia espressione non più rassicurante.

«Mi stai facendo preoccupare così», mi confidò.

«Non devi, non più del necessario almeno, è solo che io-», le parole mi morirono in gola per un’istante. Per la prima volta stavo per dire a qualcun altro quello che mi era accaduto e questo mi spaventava terribilmente.

«Seira? Che succede?»

«Io… io ho infranto il mio Giuramento. Sono un’Apostata.»

Cuorescuro mi guardò con stupore, ma anche dolore negli occhi. Era chiaro che tutto si aspettasse, tranne che quello. Io abbassai lo sguardo, incapace di sostenere oltre il suo. Per qualche ragione temevo di averla delusa, nonostante io fossi stata una Paladina di Selûne, nonostante i nostri scontri iniziali e le frecciatine che non avevamo mai smesso di mandarci fino al quel momento, temevo davvero di sembrarle un fallimento adesso.

«Cosa? Come è successo?», la sentii fare una pausa.

«… è colpa mia?»

Alzai immediatamente lo sguardo e incollai i miei occhi ai suoi. Come poteva pensare una cosa del genere? Come poteva anche solo pensare che fosse stata colpa sua? Lei che in quelle settimane mi aveva donato gioia e leggerezza, che mi aveva aiutata contro nemici e mostri di ogni sorta. Scossi la testa vigorosamente.

«No, no non è affatto colpa tua!»

«Come puoi dirlo? Il fatto che io sia… fossi chierica di Shar, potrebbe aver fatto infuriare Selûne…»

«No, Cuorescuro. Non lo dico solo perché conosco la mia Dea, ma soprattutto perché conosco me stessa. Non so esattamente come, quando precisamente sia successo… ma è accaduto ancora prima di raggiungere la Coltre Oscura. Da quando ho lasciato il mio villaggio qualcosa dentro di me ha iniziato a vacillare. Vedi, io non ho mai davvero parlato con la Vergine della Luna, non sono una chierica, ho fatto un giuramento perché sapevo che quello era il mio destino, ma dopo tutto quello che ci è successo ho capito che il mondo non è fatto solo di bianco nero, di luci ombre, come mi hanno sempre insegnato.

«Non ho ripudiato la mia Dea e non ho scelto io di rompere il mio Giuramento… ma nel momento in cui è accaduto, nel momento in cui l’ho percepito, ho deciso di seguire la mia strada piuttosto che quella imposta dai miei genitori, piuttosto che riforgiare qualcosa che non è mai stato davvero mio. Voglio essere libera di compiere le mie scelte, essere libera di essere chi voglio e non chi devo essere. Continuerò a usare la mia forza per quello che ritengo giusto e continuerò a rivolgere a Selûne le mie preghiere, anche se il mio potere non verrà più da lei, anche se lei dovesse rifiutare di ascoltarmi.

«E continuerò a donarti il mio amore, qualsiasi cosa tu scelga di fare d’ora in poi.»

Quelle parole uscirono dalla mia bocca come un fiume in piena adesso libero dai propri argini. Sapevo che Selûne era incline al perdono, sapevo che se mi fossi pentita avrei potuto forgiare di nuovo il mio giuramento, ma in quel momento la mia intenzione era di scoprire cosa il Destino avesse in serbo per me.

«Non capisco…», mi rispose lei.

«Lo so, lo so che non è facile da capire, ma io spero che resterai comunque al mio fianco-»

Cuorescuro mi interruppe immediatamente: «No, no io non capisco… cosa ho fatto per meritare una persona come te al mio fianco.»

I suoi occhi, ancora fissi suoi miei, erano velati dalle lacrime. Non potevo sapere se si trattasse di lacrime di gioia o di tristezza, o forse di sollievo. Allungai la mano verso il suo volto, la appoggiai delicatamente sulla sua guancia e con il pollice inizia ad accarezzarla.

«Forse era destino che ci incontrassimo» sussurrai.

«Forse… ma perché non me lo hai detto subito?»

«Un po’ per orgoglio, lo ammetto. Un po’ perché… non lo so, volevo ancora vedere cosa avresti fatto tu, dove la strada che stavamo percorrendo ci avrebbe portato. Sappi che sono fiera di te. Non tanto perché tu abbia ripudiato Shar, ma perché hai dimostrato che nemmeno il volere di una Dea tanto malvagia può piegarti.»

«Alla fine, nonostante tutto, hai dimostrato che avevi ragione tu…»

«Non mi importa di avere ragione o torto, non mi è mai importato. L’unica cosa che conta è che tu sia al sicuro e libera e qualsiasi cosa accada, io ti proteggerò con tutte le mie forze. Da Shar, dai suoi seguaci, da chiunque voglia farti del male.

«Ricordi cosa ti ho detto prima di entrare nel Santuario, no? Ti ho detto che ti avrei appoggiata nonostante tutto, che desideravo che tu seguissi la strada che sentivi giusta per te. Se anche questo ci avesse portato ad essere nemiche in futuro, a me in quel momento importava solo che tu seguissi il tuo cuore. Il fatto che tu abbia ripudiato Shar mi rende più serena, questo è ovvio… ma-», prima di riuscire a finire la frase, però, lei mi interruppe ancora una volta, questa volta appoggiando il palmo della sua mano sulle mie labbra. Il suo tocco era delicato, ma freddo.

«Quando il Canto Notturno ha detto che seguendo la via di Shar avrei dovuto rinunciare a tutto, in particolar modo avrei dovuto rinunciare all’amore… lì ho iniziato a vacillare. In cuor mio sapevo che aveva ragione, perché è ciò che mi è stato insegnato dalla Madre Superiora, ma sentirglielo dire lo ha reso più reale.

«In quel momento ho capito di non voler rinunciare a ciò che stava nascendo tra noi. Mi dispiace per essere stata così distaccata da quando siamo arrivati nella Coltre Oscura, forse non volevo pensare a cosa amarti avrebbe comportato… ma adesso non ho più dubbi, adesso so cosa voglio.»

«Hai appena-»

«Ti amo, Seira.»

In quell’istante sentii le gambe farsi un po’ più molli e la testa leggera. Certo, ci eravamo baciate dopo la festa al Boschetto, ma un bacio era solo un bacio dopotutto. Nonostante la chimica crescente tra di noi era chiaro che non potevamo permetterci distrazioni. Avevamo attraversato l’Underdark, visitato l’asilo githyanki nel tempio di Lathander e poi raggiunto le Terre Maledette dall’Ombra, dove avevamo iniziato a districare la matassa che ci avrebbe condotto più vicini a scoprire cosa si nascondesse dietro il culto dell’Assoluta. Avevamo aiutato Halsin nella sua missione di sollevare quel luogo dalla maledizione, avevamo salvato Minthara dalla sua sorte, cercato di curare Karlach dalla sua afflizione. Tante cose erano accadute, ma in quel momento mi sembrava che tutto avesse portato fino a lì, fino a quel preciso istante.

Non esitai oltre e mi portai verso di lei per un bacio. Quando le nostre labbra si toccarono, sentii una scossa pervadere totalmente il mio corpo. Tutto mi sembrò improvvisamente possibile. Quel bacio non era come il nostro primo, era più delicato, più sincero, più libero.

Sentii la sua bocca aprirsi piano e con incertezza, ma abbastanza da darmi spazio per entrare. Era la prima volta che baciavo qualcuno in quel modo, ma cercai di fidarmi tanto di me quanto di lei. Non seppi dire quanto durò, ma quando ci allontanammo l’una dall’altra mi sentii come se avessi appena ripreso a respirare dopo una lunga apnea. Il mio cuore batteva all’impazzata, ogni parte del mio corpo non sembrava essere nemmeno più al suo posto. La amavo, la amavo così tanto che adesso non ero più in grado di tenerlo per me.

«Ti amo anche io» le sussurrai, con un po’ meno sicurezza di lei, ma con tutta la sincerità che possedevo.

Ci stringemmo forte, sentii le sue braccia accarezzarmi la schiena e i suoi capelli sfiorarmi la guancia sinistra. Era la sensazione migliore del mondo. Sapevo, però, che avremmo avuto tutto il tempo del mondo per concederci di rimanere avvinghiate in una stretta sicura. Mi staccai da lei con delicatezza.

«Coraggio, vai a riposare adesso» le dissi. «Domani ci aspetta uno scontro duro, ma ti prometto che andrà tutto bene.»

Lei annuì, ma non aggiunse altro. Si limitò a darmi un veloce bacio sulle labbra e poi la vidi avviarsi verso la propria tenda. Dopo poco tornai anche io sull’altura che avevo scelto come postazione per controllare l’accampamento e attesi l’arrivo del cambio con Astarion, pensando solo a quanto quel viaggio mi stava cambiando.


————————————————————


Nota dell’autrice: grazie per aver letto questa breve one-shot! Non ho voluto scrivere più del necessario, semplicemente raccontare questo momento tra il mio Tav e Shadowheart. Spero sia stata una lettura interessante tutto sommato e ovviamente: Shart best companion. ♡



  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Baldur / Vai alla pagina dell'autore: Yume No Akuma