L’orologio che portava al polso segnava le 22 spaccate quando finalmente richiuse la finestra. Nell’aria aleggiava ancora un piccolo sentore di bruciato, ma per quella sera bastava così. Aveva finito le forze e tutto quello che voleva era dormire. Si diresse in camera, si spogliò e si infilò sotto le lenzuola. Nonostante il caldo, si coprì fino alla testa, cercando di lasciare fuori tutto il resto. Si portò un cuscino al petto, sperando di sentire l’odore di Theo. Tutto quello che invece inspirò fu l’odore di lavanda dell’ammorbidente. Una lacrima solitaria le lasciò gli occhi, senza che lei se ne rendesse conto, e crollò leggera sul cuscino, lasciando una piccola macchia bagnata. La stanchezza la avvolgeva, ma il sonno faceva fatica ad arrivare. Il cuore le batteva ancora velocemente nel petto e lei ci appoggiò sopra una mano, stringendo forte il pugno contro il seno.
«Mi dispiace.»
Il sussurro le uscì dalle labbra, prima che lei potesse fermarlo. Chiuse gli occhi e si immaginò il suo volto: il sorriso storto che l’aveva conquistata la prima volta che si erano incrociati; gli occhi con una sfumatura bellissima di vede smeraldo, che brillavano alla luce del sole; i morbidi capelli neri, che lei avrebbe passato la vita ad accarezzare e la piccola fossetta sul lato destro della bocca, dove lei premeva sempre il mignolo. Lo immaginò in ogni suo piccolo particolare e le parole le uscirono come un fiume in piena, impossibile fermale.
«È tutta oggi che sei nei miei pensieri, come se tu fossi stato con me tutto il giorno. Come se non volessi farti dimenticare. Ma sai che io non ti dimenticherò mai… non posso. Sei stato l’unico che abbia amato e che mai amerò.»
Un singhiozzo le scosse il corpo, ma lei continuò.
«Lo sai che quella sera ho sentito le tue ultima parole? Sono state l’unico motivo per cui mi sono alzata e sono uscita da quella casa… dalla nostra casa, lasciandoti avvolgere dalle fiamme. I giorni successivi mi sono pentita della mia scelta, di averti ascoltato, perché niente aveva senso se non potevo condividerlo con te.»
Le lacrime iniziarono a scendere veloci verso il cuscino e lei prese una piccola boccata d’aria prima di continuare.
«Lo so che mi stai osservando da dovunque ti trovi ed è per questo che non mi sono arresa. Per renderti orgoglioso di me e di quello che costruisco ogni giorno.»
Il viso rinchiuso tra le sue palpebre si aprì in un sorriso smagliante, uno di quelli che lui riservava solo a lei.
«Buonanotte, amore mio. Ci rincontreremo primo o poi. Te lo prometto. Intanto spero di vederti nei miei sogni.»
Un brivido freddo le percorse la schiena, leggero come una carezza. Maya si addormentò con la sensazione che Theo fosse seduto di fianco a lei.
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Siete arrivati alla fine di questa storia. Spero che vi sia piaciuta e che vi abbia commosso come ha commosso me mentre la scrivevo.
Mi scuso per eventuali errori tecnici riguardanti il pronto soccorso, anche se ho cercato di essere il più accurata possibile. Ho cercato di renderlo il più realistico che potessi, ma sono consapevole che ogni campo ha le sue complessità.
Per quanto riguarda il nome di Theo mi sono ispirata a Prometeo. Fatemi sapere cosa pensate del collegamento.
Come sempre vi invito a lasciare un commento (positivo o negativo), che sono sempre molto graditi e mi aiutano a migliorare come scrittrice.
Grazie per aver speso il vostro tempo a leggere, alla prossima.
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