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Autore: Shannara_810    27/09/2009    10 recensioni
Quant'è grande il dolore per la perdita di un figlio?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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TITOLO: Miscarry ovveroAborto”

AUTORE: bellax_xmuerte

PAIRING: Merlin/Arthur

RATING: R (per la delicatezza dell’argomento trattato)

DISCLAIMER: i personaggi appartengono alla BBC.

NOTE DELLA TRADUTTRICE: Ok, gente. Vi avverto fin da ora: preparate i fazzoletti! Readers avvisati, readers mezzi salvati! Sebbene sia solo la prima storia che l’autrice scrive su questo meraviglioso pairing, il risultato è stato sconvolgente.

Vorrei poterla definire con un semplice “bellissima” ma mi rendo conto che sarebbe ben misera cosa di fronte alla tempesta che ha saputo scatenarmi dentro.

Non riesco a trovare parole sufficienti, mi spiace. Così scelgo di lasciare a voi l’ardua sentenza.

So che capirete presto cosa mi abbia spinto a mettermi in contatto con Bellax e chiedere il permesso di poterla tradurre. Posso soltanto augurarmi di aver reso giustizia alla sua opera.

LINK ORIGINALE: http://bellax-xmuerte.livejournal.com/13717.html

 

ABORTiRE: verbo intransitivo [-isco; -isci; -ii; -ito]

1.       Interruzione prematura di una gravidanza

2.       Fallimento nell’ottenere il risultato o lo scopo desiderato: “Il piano è fallito”

3.      Perdere qualcosa nel compimento di un’azione

 

                                                       *******

Era successo tutto così in fretta. Era passato dal sentirsi completo e in pace all’essere vuoto e disperato. Non poteva semplicemente accettare la perdita, il lutto, il peso di tutto. Troppo grave, troppo da assimilare.

In tutta onestà, non riusciva a credere che solo poche ore prima era stato pieno di gioia, felice, sorridente, colmo della vita del figlio del Principe.

La sua pelle aveva appena iniziato a risplendere, i suoi fianchi a divenire più rotondi, le nausee mattutine sotto controllo infine.

Si stava beando della compagnia di suo figlio non ancora nato. Ed ora era tutto finito. Il suo bambino non c’era più.

Gaius gli aveva spiegato tutto; mentre giaceva su quel letto fra le lacrime, i singulti strazianti che riecheggiavano in tutto il castello, Gaius gli aveva detto che questa tragedia accadeva a molte persone.

Non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo.

Non era stata colpa sua. Non era stata colpa di Arthur. Non era stata colpa di nessuno. Solo un destino crudele che si era abbattuto su di lui, ma Merlin non poteva crederci mentre giaceva lì con il viso contorto in un muto urlo di disperazione. Le mani poggiate su quel ventre oramai vuoto. Una tristezza impossibile da accettare che gli lacerava il cuore.

Dieci settimane. Aveva portato dentro di sé il loro bambino per dieci settimane e poi aveva fallito. Aveva perso l’unica cosa di cui era stato davvero il solo a poterne avere cura. Aveva ucciso il suo bambino, il bambino di Arthur. Non sapeva come, ma era stata colpa sua.

Era un idiota. Uno stupido idiota.

Continuava rivivere nella sua mente le memorie di quel giorno senza pietà.

Forse non avrebbe dovuto portare quei libri così pesanti.

Forse non avrebbe dovuto percorrere la strada più lunga sotto la pioggia.

Forse avrebbe dovuto dare ad Arthur un bacio d’addio prima che il Principe andasse a caccia.

Forse l’amore di Arthur avrebbe potuto permettere al minuscolo cuore del loro bambino di continuare a battere.

Chiaramente solo il suo amore non era stato abbastanza. Gemette forte mentre un’ondata di penosa agonia lo sommergeva una volta ancora.

Che cosa aveva fatto.

Che cosa avrebbe detto Arthur?

Arthur. Quale sarebbe stata la sua reazione quando, tornando a casa, avrebbe scoperto che il loro bambino era morto? Quando si sarebbe reso conto che quell’idiota, stupido del suo compagno non era riuscito nemmeno ad ospitare con cura un tenero esserino? Non c’erano dubbi nella sua mente che questo avrebbe significato la fine della loro relazione e della loro amicizia. Non si può perdonare una cosa come questa.

In ogni caso, lui non lo meritava il perdono. Meritava solo la morte come suo figlio aveva meritato la vita.

Il cuore continuava a dolergli nel capire che ora non avrebbe mai più visto il suo ventre gonfiarsi di vita. Non avrebbe mai percepito un calcio. Mai visto le piccole dita di piccole mani e piccoli piedi. Mai un sorriso. Mai una risata.

Un crampo gli percorse lo stomaco e Merlin urlò dal dolore. Il suo corpo aveva perso la propria gemma. Gaius corse al suo fianco ma lui scacciò via le mani preoccupate del vecchio.

“Lasciami solo, Gaius”. Pianse, le guance umide che rifulgevano sotto i raggi del sole. Come poteva il sole splendere in un giorno così triste? Gli Dei stavano ridendo di lui. Forse tutti stavano ridendo di lui.

“Merlin, ti prego!”. Lo implorò il medico. I vecchi arti che tremavano miseramente.

“Ho detto di lasciarmi solo. Vattene! VATTENE!!!”. Gridò il giovane mentre un altro crampo gli dilaniava il bacino. Urlò ancora ma sapeva, dentro di sé sapeva, di meritare molto peggio. Non poteva accettare alcun aiuto per un dolore che si era guadagnato ampiamente.

Li sentì.

Il rumore di passi. No. Il rumore di una corsa. Il rumore del panico.

La porta si spalancò di colpo alla comparsa Arthur. Il volto contorto da così tanta preoccupazione; così tanta paura, che Merlin singhiozzò ancora.

“No…”. Arthur sussurrò con la voce incrinata. Lo sguardo fisso che correva dal viso sconvolto di Merlin agli occhi rossi di Gaius.

“Gaius”. Mormorò. “Ti prego… no… no...”. Il vecchio non ebbe bisogno di dir nulla per confermare il peggio, lo sguardo che rivolse al Principe lo fece al posto suo.

Arthur cadde in ginocchio e pianse. Per il suo bambino. Per Merlin. Per la famiglia che era stato così vicino dall’avere.

“M-Mi dispiace”. Mormorò il mago mentre Gaius lasciava soli i due giovani e il capo di Arthur si sollevava di colpo. Per cosa chiedeva scusa?

Non aveva fatto nulla di male. Niente.

Il biondo cavaliere, malfermo, si diresse verso il letto. S’inginocchiò accanto a Merlin sollevando una mano in una carezza. Il giovane si ritrasse mentre il principe sobbalzava a quella reazione. Non andava per niente bene.

“Pensi che voglia colpirti? Merlin?”. La voce di Arthur era così bassa che Merlin dovette guardarlo. Dovette vedere le lacrime bagnargli gli occhi e scorrergli sul viso. Non era arrabbiato. Solo spezzato.

“Ho ucciso il nostro b-bambino”. Pianse, il respiro irregolare che gli rendeva difficile parlare.

“No, non lo hai fatto”. Gli promise il Principe. Sfiorandogli le labbra con le dita. “Te lo giuro, Merlin. Non è stata colpa tua”. A Merlin venne da ridere. Certo che era stata colpa sua. Non vi erano dubbi nella sua mente che se fosse stato Arthur a portare in grembo il loro bambino quest’ultimo sarebbe ancora vivo.

“Sono un idiota! È stata colpa mia. Ho fatto qualcosa di sbagliato. Io… io faccio sempre qualcosa… qualcosa di sbagliato”. Confessò. Gli occhi gli si riempirono di nuove lacrime.

“Smettila!”. Urlò il cavaliere balzando in piedi mentre il corpo di Merlin si ritraeva lesto dall’altra parte del letto. “Smettila, Merlin! Il nostro bambino non c’è più! Non c’è più, mi hai sentito?! Non avresti potuto fare niente per impedirlo! Niente! Ed io ti amo! Lo capisci. Devi smetterla. Ti prego”. Aggiunse senza forze.

“Mi sento così vuoto”. Le sue parole erano così esili che Arthur non poté trattenersi dal piangere ancora.

“Mi dispiace. Mi dispiace così tanto”. Il Principe sollevò le coperte andando a stendersi accanto al mago. Avvolgendo un braccio intorno al suo amore. Mai sarebbe riuscito a perdonarsi per non essere stato al fianco di Merlin quando la tragedia era avvenuta. Mai.

“Mi sento vuoto qui”. Sussurrò quieto il mago, sollevando una mano di Arthur e adagiandosela sul ventre.

“Mi sento vuoto qui”. Mormorò ancora, portando ora quella stessa mano sul suo cuore.  Arthur si accasciò su di lui adagiandogli un dolce bacio sul capo.

“Ti amo”. Gli mormorò tra i capelli ancora e ancora con una sincerità tale da dare al giovane Merlin un tenue raggio di speranza. “Io ti amo, Merlin”.

 

                                                                *******

Note finali: se avete pianto a mò di fontana come ho fatto io – e sono sicura che lo abbiate fatto, non mentite – ho per voi una bella notizia. L’autrice mi ha assicurato che sta già lavorando ad un sequel “dannatamente” felice di questa storia. Lo posterà al più presto e mi ha già concesso di tradurlo. Quindi, su con la vita! Ok?

Come spiegato dalla stessa Bellax nelle risposte ad alcuni commenti: Merlin e Arthur vivono la loro relazione alla luce del sole. Tutti al castello sanno a chi il giovane mago appartiene e naturalmente tutti sapevano della gravidanza di quest’ultimo. Nel sequel, Bellax ha intenzione di spiegare anche le reazioni di personaggi importanti quali Uther, Morgana e Gwen.

Note di traduzione: ho cercato di attenermi all’originale il più possibile. Perdonatemi le piccole licenze di traduzione, soprattutto nell’utilizzo di sinonimi che descrivano i due protagonisti in loco dei nomi propri. L’ho fatto solo per dare maggiore scorrevolezza al testo. Mi faccio carico di riportare le vostre recensioni all'autrice. Ringrazio coloro che hanno letto questa storia, con la speranza che vi abbia lasciato qualcosa nel cuore.

  
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