Parabola della perfezione
e di come la mediocrità ha salvato la mia salute mentale
Era appena iniziato il 2022 e una giovane donna di ventotto anni sedeva al tavolo della stanza da pranzo, circondata dalle persone a cui voleva bene, con in mano il proprio Bullet Journal. Era una nuova moda americana, dicevano, quella di scrivere ogni giorno sul proprio diario i propri programmi, le cose da fare e tenere traccia dei propri obiettivi.
Sarà divertente, dicevano. È molto estetico, anche!
Era ormai qualche mese che Ada si sforzava di tenere tutto in ordine nel proprio diario, di usare le carte migliori, gli adesivi più carini e le penne più colorate nel tentare di tenere traccia giornalmente dei propri progressi.
È rilassante, dicevano! È molto meditativo, anche!
“Sarà”, pensava lei. Ma ogni giorno che non riempiva quei maledetti quadrettini colorati, ogni volta che sbagliava a scrivere qualcosa ed era costretta a cancellare, ogni disegno che veniva fuori tutto fuorché perfetto…. Beh, non faceva altro che riempirla di una immensa frustrazione.
Ormai era diventata una campionessa nello strappo del foglio e dell’appallottolare selvaggio della carta. Non si poteva dire lo stesso del lancio della stessa nel cestino, straripante di passati fallimenti.
Ed ecco come un hobby nato dal tentativo di essere più produttiva nella vita, si era lentamente trasformato in un inferno di caselle vuote, di goal tracker semivuoti e di bullet intonsi. Bullet impilati accuratamente sotto la pila di insuccessi che Ada sentiva di stare inanellando negli ultimi mesi, a giudicare dalla vuotezza di quel maledetto diario che si beffava di lei ogni giorno che passava.
Sono un fallimento, pensava scorrendo i reel di Instagram, vedi quante cose riescono a fare le persone in tutto il mondo. E io, invece, riesco a portare a termine giusto un paio di cose ogni giorno, qualche pagina di libro letta, una lavatrice ogni tanto.
“Sii mediocre”.
Quel messaggio la colpì profondamente. Sii mediocre? Cosa mai voleva dire “sii mediocre”? Non meritava forse di essere migliore? Di essere “la migliore versione di se stessa”?
Immensamente frustrata, perplessa e sconcertata, Ada guardava disgustata quelle due semplici parole.
“Sii mediocre”.
Le rifiutò categoricamente, le rinchiuse in fondo al cassetto della sua mente e gettò via la chiave. “Sii mediocre”, puah. Io sono meglio. Io sono più che mediocre!
Si gettò a capofitto nelle attività che aveva scelto all’inizio dell’anno, iniziando ad incasellare quadrettini colorati ogni giorno, si dedicò a disegnare le pagine più belle per il suo bullet usando le penne più fini e glitterate che riusciva a trovare. Ma si rallegrava poco di ciò che faceva, occupata com’era a riempire le caselline degli habit tracker, dando per scontato che fosse il suo dovere essere una persona migliore, una persona d’eccellenza, che fosse “normale” per chiunque.
E quando, come sempre accade agli esseri umani, talvolta era troppo stanca per portare a compimento tutto ciò che si era prefissa nella giornata si scavava da sola la fossa della propria autocommiserazione. Qualche volta, tornata dal lavoro, era così priva di energie fisiche e mentali da non riuscire a fare altro che scrollare la sua pagina di Instagram, in uno stato semicatatonico. E quando accadeva, si puniva con la speciale severità che siamo in grado di riservare solo a noi stessi. Si dava della pigra, poiché tutti gli altri giorni in cui aveva portato a termine con successo i propri traguardi non contavano. Bastavano quei singoli giorni in cui ciò non accadeva per renderla una perdente improduttiva.
Scriveva ogni giorno 735 parole per portare a termine le proprie sfide letterarie, e quando non riusciva a farlo non mancavano le severissime autocritiche il cui tremendo effetto collaterale erano di renderla immensamente triste e priva di voglia di fare. Dopotutto era senza valore, si diceva, se anche avesse fatto qualcosa non sarebbe contato nulla, poiché aveva fallito.
Indovinate un po’ che risultato avevano quelle parole velenose su se stessa?
Bingo, alla fine della seduta di autoflagellazione non aveva voglia neppure più di alzare un bicchiere, figurarsi di portare a termine il resto degli obiettivi che si era ripromessa.
“Sii mediocre”. Fu durante uno di quei momenti di disperata scrittura creativa, quando le 735 parole proprio non riuscivano ad uscire, che le ritornarono alla mente quelle due parole.
E capì.
Con un sorriso leggero, ma liberatorio, tirò un profondo respiro di sollievo e si allontanò dal computer, lasciando incompiuto il racconto.
A una parola dalla -
// Ciao a tutti! E' da una vita che non scrivo su EFP e ho pensato di rispolverare il folder del mio computer e di postare tutte quelle one-shot o storie che non trovano collocazione in ciò che sto facendo ora.Questa one-shot è dedicata a chiunque si sia sentito fuori posto nella vita, in ritardo, "meno" rispetto a qualcun altro.
Non siete soli. Ed è OK non essere sempre al top. Vivere è già di per sé difficile :)