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Autore: nachiko_nene    29/05/2025    0 recensioni
Anno 2150 - Nina è una giovane cacciatrice di taglie, ebbra di vita e determinata a riscattarsi agli occhi di una società che non ha mai riconosciuto il valore degli umani.
Nel corso di una missione nello spazio profondo, tra colpi di scena e misteri sovrannaturali, si troverà faccia a faccia con HAEIST, il famigerato e temuto comandante di un manipolo di mercenari fuorilegge.
Un incontro destinato a cambiare le sorti della galassia... e forse anche quelle di Nina.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Diciassette: Il Comandante che fu

 



Xyiònn, Anno 2150

In un battito di ciglia Xolgos fu davanti a loro. Era sceso dalle balconata con un'agilità sorprendente per una creatura della sua stazza e ora era lì a sovrastarli in tutta la sua altezza.

«Non potevo credere alle mie orecchie quando mi hanno riferito che il mio pupillo era tornato a trovarmi.»

Lukasz si limitò a fargli un cenno con il capo, per nulla sorpreso dell’entrata in scena sopra le righe del suo vecchio comandante.

«Ne è passato di tempo. Vedo che te la passi bene circondato da servitori. A proposito, hai rischiato di perderne uno.»

«Ah sì, ho saputo.» Xolgos sembrò ripensare alla scena di poco prima e il ricordo lo fece sogghignare. «Ho visto la sua faccia mentre vi scortava fin qui… non credo rifarà lo stesso errore!»

Poi si voltò verso Nina.

«Ma guarda un po' chi abbiamo qui. Come ti chiami giovane umana?»

«Nina.» Rispose lei, ma quello che fuoriuscì dalla sua gola fu più che altro un mormorio. Xolgos le porse la mano e lei esitò un istante, colta di sorpresa da quel gesto tanto... umano.

Lui se ne accorse.

«Ti stupiresti se sapessi quanto conosco delle vostre usanze.»

«Sì ammetto… che non me l’aspettavo.» sorrise nervosamente Nina mentre cercava di stringere l’enorme mano di quella creatura nella speranza di non essere stritolata. Avvertì invece una presa estremamente delicata da parte sua.

«E dimmi mia cara, che circostanze ti hanno portato a bordo dell’Estus?»

«Di questo vorrei parlarne in privato.» intervenne Lukasz.

Xolgos emise un verso di sorpresa. 

«Oh bè, se le cose stanno così...»

Li invitò a seguirlo all'interno della struttura.

Camminarono lungo un corridoio dalle luci soffuse.

Passarono davanti a una prima stanza, visibile attraverso una parete trasparente: al suo interno, la gravità pareva del tutto assente. Figure galleggianti si muovevano con grazia nell’aria, mentre sfere luminose fluttuavano come stelle in miniatura. Nina rallentò il passo, affascinata. 

Avrebbe voluto entrarvi per provare quella leggerezza, ma non osò chiedere.

Poco più avanti, oltre la sala dei reliquiari, vi era una parete curva che rivelava all’interno un gigantesco acquario che occupava quasi l’intera stanza. Creature colorate e dalle più strane forme nuotavano tra i coralli iridescenti e masse di alghe luminose.

Quel castello sembrava infinito e pieno di meraviglie.

Finalmente arrivarono alla fine di quel corridoio e si accomodarono sulle poltrone di un'ampia sala.

«Bene, sentitevi liberi di parlare.»

Lukasz si limitò a sollevare il palmo della mano dove apparvero delle fiamme. 

Il fuoco scaturiva dal suo corpo come un'estensione della sua volontà ma non lo bruciava. Xolgos strabuzzò gli occhi impressionato.

«Non può essere…»

Si sporse in avanti per osservare da vicino quello strano fenomeno che cessò appena Lukasz chiuse il pugno in un soffio di fumo.

«Ce l’hai fatta, ragazzo» ammise, «non avrei mai creduto di vedere l’arte oscura prima di morire.»

Si massaggiò il mento pensieroso e si girò verso Nina osservandone gli occhi scarlatti.

«Puoi farlo anche te?»

«Io? No no.» mentì spudoratamente davanti allo sguardo divertito di Lukasz.

«Sì, li ha anche lei» la sbugiardò subito, guadagnandosi un'occhiataccia. «ma non la convincerai mai a mostrarteli. In effetti questo è il motivo per cui ci troviamo qui. Nina sta cercando un modo per sbarazzarsene.»

La ragazza rimase senza parole. Avevano fatto tutta quella strada solo per lei?

«Sarebbe un gran peccato. Perché mai dovrebbe volerlo?» 

I due umani si scambiarono una lunga occhiata e infine Lukasz decise di raccontargli la storia dal principio, a partire dal loro primo incontro su Thurania fino alla fuga da Dysyòpia. Parlò omettendo alcuni particolari che Nina ricordava invece molto bene e che conservava gelosamente nelle pieghe della memoria. Come quando avevano ballato insieme o quando avevano bevuto insieme durante il Carnevale. 

«Una cacciatrice di taglie che diventa a sua volta una ricercata, e si unisce al nemico. Davvero interessante…»

Osservò aggrottando le sopracciglia ingarbugliate.

«Perdona la curiosità di un povero vecchio, Lukasz. Ma non posso che domandarmi cosa ti abbia spinto ad aiutarla.» 

Lukasz incrociò le braccia al petto.

«È una faccenda che riguarda me e Nina.» rispose risoluto.

A quelle parole Xolgos alzò le mani in aria in segno di resa. Poi prese a giocherellare pensieroso con un ciondolo a forma di prisma triangolare che portava al collo.

«Nella sala dei reliquiari…» disse infine, «conserviamo alcuni testi antichi. Scritture sacre del culto dei Grandi Spiriti. Alcuni passaggi parlano di arte oscura.» Nina si raddrizzò sulla poltrona, attenta. «Forse la chiave per la tua risposta è nascosta tra quei versi.»

Quelle parole le diedero un barlume di speranza che bastò a spazzare via ogni residuo di imbarazzo e timore che Nina provava verso la creatura. La voce le uscì chiara e decisa.

«La prego, Maestro, mi faccia consultare quei libri!»

Un sorriso divertito gli curvò le labbra.

«Spero che tu abbia sentito, Lukasz. Mi ha chiamato Maestro

Fece un gesto teatrale con la mano indicandole il corridoio.

«Ma certo, mia cara. Sei libera di andare.»

Nina si catapultò in piedi, ma non fece in tempo a muovere un passo che Lukasz la agguantò per il braccio e la tirò giù con decisione, facendola ricadere sulla poltrona accanto a lui.

«Ferma dove sei, ci andremo insieme dopo.»

Lei si voltò.

«Ma mi ha dato il permesso di andare da sola.»

«Sai benissimo quali erano gli accordi prima di arrivare qui,» ribatté lui con un tono basso. «Anche se fai finta di non ricordartelo. Non voglio perderti di vista.» 

Nina fece una smorfia seccata.

«Sono il tuo comandante, obbediscimi senza fare storie per una volta.»

«Mai visto un comandante così protettivo.» lo punzecchiò beffardo Xolgos, intrecciando le dita sotto il mento e studiandolo con aria divertita.

Nina guardò Lukasz di sottecchi, curiosa di vedere come avrebbe reagito a quella provocazione. Sentiva ancora il suo palmo bollente stretto attorno al braccio.

L’uomo si voltò verso Xolgos, lento, e gli rivolse un sorriso maligno prima di sollevare il dito medio.

«Ah, me lo ricordo quel gesto!» gracchiò Xolgos, puntandogli contro un dito artigliato. «Tu vai a farti fottere!»

Nina scoppiò a ridere, incapace di trattenersi davanti a quel momento assurdo, quasi familiare. «L’ho detto bene?»  le chiese strizzando l’occhio. 

Lei annuì energicamente battendo le mani.

«Sai,» le disse «Tutto quello che sa fare questo farabutto ingrato gliel’ho insegnato io… a parte insultare la gente, in quello era bravissimo. Ci ho messo un po', ma alla fine sono riuscito a insegnargli anche il rispetto della gerarchia. Finché questa vecchia carcassa del suo maestro avrà la forza per parlare, lui dovrà dargli retta, ahah!»

Dopo qualche attimo Nina sentì la presa sul suo braccio allentarsi e riuscì a sgattaiolare nel corridoio.

Xolgos la seguì con lo sguardo finché non scomparve oltre la soglia.

Poi si voltò lentamente verso l’uomo con un’espressione diversa.

∆•••∆•••∆


Nina si infilò nella stanza dei reliquiari e avanzò fino alla gigantesca libreria. Riconobbe il simbolo dei grandi spiriti su alcuni spessi tomi rilegati in pelle screziata. Ne afferrò uno e lo aprì con cautela… le pagine non erano scritte in lingua umana ma in qualcosa di troppo antico per essere letto da occhi profani.

Nina sbuffò, poi sfilò dalla cintura un piccolo dispositivo, un’interfaccia portatile, collegata all’intelligenza artificiale della nave. Lo attivò e una tenue luce azzurra si proiettò davanti a lei.

Interfaccia attiva. Traduzione automatica in corso.

∆•∆•∆

Pov Lukasz 

«Mi dispiace ragazzo, non vorrei spegnere le vostre speranze, ma non credo esista una soluzione a questo tipo di problema.»

Lukasz annuì, lisciandosi la barba pensieroso. 

«È ciò che immaginavo, ma dubito che Nina si darà per vinta tanto facilmente. Finché ne avrà la forza cercherà un modo per sbarazzarsi dei suoi poteri e tornare su Dystòpia.»

«Mi stai dicendo…» iniziò a parlare piano, serio in volto, «che se decidesse di tornare a casa, tu la lasceresti andare?»

Ci fu un lungo momento di silenzio e questo a Xolgos bastò.

«Ho capito.» 

Zoppicò fino al retro per recuperare una bottiglia di liquore e due coppe che riempì fino all’orlo. 

«Bene allora: brindiamo alla tua fanciulla.»

Lukasz fissò la coppa che aveva davanti qualche attimo, infine l’alzò.

«Non stiamo assieme.» ci tenne a precisare.

«Ah, davvero?»

«Già.»

Il vecchio capitano fece oscillare la coppa e diede un’avida sorsata al liquore facendone gocciolare la metà sul tavolo. Si pulì la bocca con il dorso della mano.

«Bè, questo sì che è un problema risolvibile.»

Lukasz fece un mezzo sorriso. Poi bevve.

Quando le parole si fecero più rade e i bicchieri vuoti, Lukasz si avviò nel silenzio del corridoio, deciso a cercare Nina e a fare ritorno alla nave.

Ripercorse i suoi passi sorpassando le varie stanze, fino a raggiungere la stanza dei reliquiari. Spalancò la porta. Vuota.

Sospirò piano, passandosi una mano tra i capelli. Dove si era cacciata stavolta?

Proseguì il corridoio e quando passò davanti alla camera a zero gravità si bloccò. Nina era là dentro che faceva delle capriole a mezz'aria volteggiando tra le luci. Gli occhi chiusi, il volto rilassato. Si perse a osservarla sulla soglia per qualche momento.

«Dush’ka, dobbiamo andare.» 

Lei guardò verso di lui e gli mostrò un debole sorriso. Fece qualche volteggio in aria e afferrò la mano tesa di Lukasz che, con delicatezza, la attirò verso di sé facendola posare tra le sue braccia. 

«Come mi hai chiamata?» sussurrò a bassa voce la ragazza.

«Dush’ka.» ripeté lentamente lui mentre la fissava con una strana luce negli occhi. 

La trattenne tra le braccia.

«Hai trovato qualcosa di utile in quelle scritture?»

«Non mi hai mai chiamata così prima d’ora.» rifletté Nina ignorando la domanda che le aveva posto. Lo sguardo, malinconico e velato, rimaneva fisso davanti a sé. 

Lukasz intuì subito che la ricerca non era andata a buon fine. Non si sorprese, in fondo se l'arte oscura era così temuta non poteva esserci una soluzione così semplice. O, più probabilmente, non esisteva affatto. 

Osservò a lungo Nina mentre questa era occupata a macinare pensieri grigi e in quel momento realizzò che poteva proteggerla da tutti tranne che da sé stessa.
 

 

  
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